Fustigazioni pubbliche: una “pratica criminale” ampiamente applicata dai talebani

I talebani fustigano oltre 240 persone, tra cui donne e bambini, in tre mesi, secondo quanto riportato dall’ONU
KabulNow, 29 ottobre 2025
Secondo un nuovo rapporto della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), tra luglio e settembre di quest’anno i talebani hanno frustato pubblicamente almeno 242 persone in tutto l’Afghanistan, tra cui 48 donne, un ragazzo e due ragazze.
Il rapporto, pubblicato martedì 28 ottobre, ha evidenziato uno dei più grandi episodi di fustigazione pubblica, avvenuto il 13 agosto nella provincia di Sar-e-Pol, nel nord dell’Afghanistan. Ventuno persone sono state fustigate in pubblico, ricevendo tra le 21 e le 39 frustate ciascuna, e sono state anche condannate a pene detentive.
Secondo il rapporto, gli individui sono stati puniti per una serie di presunti reati, tra cui la fuga dalle proprie case, conversazioni telefoniche con persone del sesso opposto, furto, adulterio e omicidio.
Dal loro ritorno al potere nel 2021, i Talebani hanno sistematicamente ripristinato le punizioni pubbliche, tra cui fustigazioni ed esecuzioni, applicando un’interpretazione rigorosa della Sharia. Negli ultimi quattro anni, il gruppo ha eseguito almeno 11 esecuzioni pubbliche per omicidio in tutto l’Afghanistan.
Queste pratiche hanno attirato critiche da parte delle Nazioni Unite, delle organizzazioni per i diritti umani e degli attivisti, i quali sostengono che tali punizioni violano gli standard internazionali sui diritti umani e la dignità umana fondamentale.
Organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch, hanno esortato i Talebani a porre immediatamente fine alla “pratica criminale” della fustigazione pubblica e di tutte le altre forme di punizione corporale. Hanno inoltre criticato il sistema giudiziario e le pratiche dei Talebani, sostenendo che non garantiscono processi equi e che gli imputati non hanno accesso all’assistenza legale.
I talebani, tuttavia, sostengono di applicare la legge della Sharia in Afghanistan, accusando altri paesi e organizzazioni di non avere una comprensione sufficiente o di avere pregiudizi nei confronti dell’Islam.
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