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L’«ultimo» congresso, il Pkk verso lo scioglimento

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Il Manifesto, 10 maggio 2025

Kurdistan Il Partito dei Lavoratori rispetta la volontà di Ocalan e si riunisce per decretare il proprio futuro. Il fondatore avrebbe partecipato in video. Il partito Dem: «Non è una fine ma un nuovo inizio»

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha annunciato, con una dichiarazione ufficiale diffusa venerdì, la conclusione del suo 12° congresso, tenutosi tra il 5 e il 7 maggio nelle Zone di Difesa di Medya, aree controllate dalla guerriglia curda nella Regione del Kurdistan in Iraq.

Il congresso era stato esplicitamente richiesto da Abdullah Öcalan nel suo appello del 27 febbraio in cui chiedeva di procedere allo scioglimento del partito, evento culminante di un processo iniziato il 28 dicembre 2024, quando una delegazione del Partito per l’Uguaglianza e la Democrazia dei Popoli (Dem), composta dai parlamentari Sırrı Süreyya Önder e Pervin Buldan, aveva incontrato Öcalan nell’isola-prigione di Imralı, a nove anni dal collasso degli ultimi negoziati tra Stato turco e Pkk.

Parallelamente agli incontri di Imralı, la delegazione Dem ha tenuto negli ultimi mesi colloqui con quasi tutte le forze politiche e sociali in Turchia e con il ministero della giustizia, apparentemente per discutere della situazione di Öcalan e di una possibile amnistia generale.

NONOSTANTE gli sforzi di Dem, le dichiarazioni del governo e del Pkk sembravano suggerire uno stallo nei negoziati: il partito curdo accusava lo Stato turco di non permettere il congresso, continuando a effettuare attacchi contro le aree controllate dalla guerriglia curda nonostante un cessate il fuoco unilaterale annunciato dal Pkk. D’altra parte, alcuni esponenti dello Stato turco accusavano il partito curdo di non voler rispondere all’appello di Öcalan, interpretandolo come un appello alla resa immediata e incondizionata.

«Decenni di esperienze dolorose ci hanno insegnato che il dolore non ha colore, lingua o identità. Oggi, le lacrime di turchi, curdi, circassi, arabi, aleviti, sunniti e di tutte le altre identità e credenze si sono unite nello stesso mare – ha scritto il partito Dem in un lungo comunicato – Portiamo il nostro dolore condiviso nel cuore; custodiremo la memoria di tutti i caduti come un impegno sacro e costruiremo il nostro futuro comune».

Dem ha definito il congresso «una delle più significative svolte della storia recente della Turchia» e ha esortato tutte le istituzioni democratiche, in primis la Grande Assemblea nazionale turca, ad assumersi la responsabilità storica di risolvere la questione curda e democratizzare il paese. Nel comunicato, Dem ha ringraziato alcune figure politiche chiave, a partire da Abdullah Öcalan «che ha assunto una responsabilità storica nello sviluppo di questo processo», il leader ultranazionalista Devlet Bahçeli, il presidente Recep Tayyip Erdogan e il leader del principale partito di opposizione Chp, Özgür Özel, per il loro «sostegno alla causa della pace».

Interrogata sulla possibilità che Öcalan abbia partecipato direttamente al congresso durante un’intervista di Mezopotamya Ajansi, Pervin Buldan ha risposto con cautela: «Probabilmente è stata stabilita una comunicazione tecnica. Ma dobbiamo essere prudenti con le parole, per non danneggiare il processo».

Più tardi, il co-presidente del Congresso Popolare del Kurdistan (Kongra-Gel) Remzi Kartal ha confermato a SterkTV che Öcalan e altri tre prigionieri di Imralı sono intervenuti al congresso in videoconferenza.

SIA NEL COMUNICATO del partito Dem che nella nota diffusa dal Pkk ha trovato spazio anche la commemorazione di Önder, membro della delegazione di Imralı e figura chiave negli sforzi di mediazione già nel fallito processo del 2015.

Önder, deputato Dem e vicepresidente del Parlamento turco di origine turkmena, è deceduto il 3 maggio a 62 anni per un edema cerebrale sviluppatosi a seguito di un infarto subito il 15 aprile. Tuttavia Dem ha rivelato che, già il 2 aprile, era stato scoperto un potenziale tentativo di sabotaggio del suo veicolo, episodio finora tenuto riservato poiché oggetto di un’indagine in corso. Nel corso dei mesi, il Pkk aveva più volte nei suoi comunicati messo in guardia dal pericolo di sabotaggio del processo in caso di ritardi da parte dello Stato nel compiere passi concreti.

«Oggi portiamo sulle spalle il peso della speranza e della responsabilità storica – conclude Dem nel comunicato – Questa non è una fine, ma un nuovo inizio. Riporteremo indubbiamente la luce della pace e della fratellanza in queste terre».

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