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Turchia: curdi e militanti di sinistra sempre nel mirino della repressione

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Osservatorio repressione, 20 ottobre 2025, di Gianni Sartori

Nonostante lo sbandierato “processo di Pace”, in Turchia la repressione non demorde. In particolare contro i curdi e la sinistra radicale (come da manuale)

Risaliva al 21 gennaio di quest’anno una vera e propria retata (con 35 perquisizioni a Istanbul e 13 ad Ankara) di militanti di sinistra che portava in carcere decine di persone con l’accusa di “appartenenza a una organizzazione terrorista” (a seguito di un’inchiesta sul Partito comunista marxista-leninista – MLKP). In questi giorni (fine ottobre) il tribunale ha emesso le prime sentenza. Hatice Deniz Aktaş (copresidente del Partito Socialista degli Oppressi -ESP) e Ebru Yiğit (esponente dell’Assemblea delle donne socialista – SKM) sono state condannate a 17 anni e un mese e sei mesi . Vent’anni per la socialista Mert Unay e 14 anni e sette mesiper un altra militante di sinistra, Nurcan Güllubudak.

In gennaio 34 persone (dirigenti politici, giornalisti, semplici militanti…) venivano arrestate con l’accusa di appartenenza (e di propaganda) a un’organizzazione terrorista, appunto il MLKP (Marksist-Leninist Komünist Partisi). Illegale in Turchia è noto per aver inviato molti dei suoi militanti in Rojava a fianco dei curdi delle YPG (v. l’assedio di Kobane).

Aveva anche formato una Brigata Internazionale (con volontari spagnoli, tedeschi…oltre che turchi) sul modello di quelleoperanti nella Guerra civile spagnola. Partecipando alla difesa della minoranza yazida di Sinjar in Iraq.

In gennaio, tra gli altri, erano stati arrestati anche Berfin Polat, copresidente della Federazione dei club della gioventù socialista (SGDF) e Züleyha Müldür, corrispondente dell’agenzia di stampa Etkin (ETHA).

A Istanbul venivano inoltre perquisiti (con prelievo di materiale informativo) la sede della BEKSAV (Fondazione per la ricerca scientifica, educativa, estetica, culturale e artistica) e lo studio utilizzato dal collettivo musicale di sinistra Grup Vardiya.

Un’operazione che si inquadrava nella vasta campagna di repressione che nel corso degli ultimi anni ha portato all’arresto di centinaia di dissidenti, giornalisti, attivisti…

Repressione che – attraverso le estradizioni – ha colpito anche due oppositori iraniani, intercettati earrestati un mese fa in Turchia mentre cercavano di raggiungere l’Europa per chiedere asilo politico .

Si tratta di Omid Qazvini, esponente del partito di sinistra Komala, e di Mohammadreza Elmi (da tempo sottoposto a minacce e angherie da parte dei servizi iraniani).

Il 17 ottobre sono stati espulsi verso il Kazakhstan e ora si trovano in arresto all’aeroporto in attesa di venir trasferiti in Iran (come è già stato loro comunicato dalle autorità)

Di segno relativamente opposto la notizia della (per quanto tardiva) liberazione il 16 ottobre di sei (su otto) prigionieri politici curdi rinchiusi da oltre 30 anni nella prigione di Bolu. Altri due invece (nonostante abbiano da tempo scontato la pena) rimangono ancora dietro le sbarre del famigerato carcere di massima sicurezza.

Sempre verso la metà di ottobre è tornato in libertà (provvisoria) anche il militante curdo Nihat Asut incarcerato in Germania (Amburgo) con l’accusa di appartenenza al PKK. In attesa del processo, previsto per novembre, verrà sottoposto a severe restrizioni. Oltre a non poter lasciare la Germania, dovrà presentarsi al commissariato due volte alla settimana e soprattutto non potrà partecipare a nessuna iniziativa del KCK (Koma Civakên Kurdistanê, Unione delle Comunità del Kurdistan), considerata una “organizzazione-ombrello” di tutte le associazioni, partiti, movimenti che fanno riferimento al Confederalismo democratico.

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