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Tag: Curdi

Turchia, Erdogan tenta il dialogo con Ocalan per dividere i curdi in Siria ma in patria arresta i loro sindaci: 5 in pochi mesi

Il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2025, di Roberta Zunini

Nell’ultimo mese al leader del Pkk è stato permesso di ricevere le visite di parlamentari nella prigione di Imrali dove sconta l’ergastolo.

Mentre l’esercito turco bombarda i civili curdi a est della città siriana di Aleppo, uccidendo anche due giornalisti, il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan cerca – non è dato sapere se genuinamente o per dividere le milizie curde siriane del Ypg che hanno uno stretto legame con il Pkk – di dialogare con Abdullah Ocalan e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, offrendo la possibilità addirittura di toglierlo dalla lista delle organizzazioni terroristiche. E potrebbe non essere un caso che a Ocalan, dopo anni, sia stato permesso di ricevere per ben due volte nell’ultimo mese le visite di alcuni parlamentari nella isola-prigione di Imrali dove sta scontando l’ergastolo.

Intanto sul terreno, ogni giorno si fa sempre più fitta la lista dei sindaci – di etnia turca e curda – che vengono prelevati dal letto all’alba e arrestati. In queste ultime due settimane la lista si è allungata in modo impressionante. Il nome più influente è quello del primo cittadino del grande quartiere di Beşiktaş, a Istanbul. Rıza Akpolat è detenuto per 4 giorni con accuse tra cui “appartenenza a un’organizzazione criminale”, “offerta collusiva” e “arricchimento ingiusto”. Dopo un controllo medico, ieri è stato condotto davanti al tribunale di Çağlayan e oggi rilascerà una dichiarazione al pubblico ministero, che deciderà se deferirlo in tribunale o rilasciarlo.

L’arresto ha scatenato una protesta di fronte alla sede municipale. Özgür Özel, leader del maggior partito di opposizione, il repubblicano laico Chp, il sindaco della municipalità metropolitana di Istanbul Ekrem İmamoğlu, anch’egli del Chp, il sindaco di Ankara Mansur Yavaş, assieme ai sindaci di altre province e ad altri dirigenti del Chp hanno manifestato di fronte al palazzo municipale di Beşiktaş. Anche il presidente provinciale del Chp di Istanbul Özgür Çelik ha invitato la popolazione a partecipare alla protesta. Nei giorni precedenti era stata la volta dei copresidenti del comune distrettuale di Akdeniz della provincia di Mersin, Hoşyar Sarıyıldız e Nuriye Arslan, e i membri dell’assemblea comunale Özgür Çağlar, Hikmet Bakırhan e Neslihan Oruç del Partito per l’uguaglianza e la democrazia dei popoli (DEM) – evoluzione del partito filo curdo democratico dei Popoli Hdp – che sono stati arrestati durante le retate della polizia.

⁠ La repressione non conosce soste. L’ufficio del procuratore capo di Mersin, città costiera del sud est, ha avviato un’indagine per “propaganda di un’organizzazione terroristica“, “appartenenza a un’organizzazione terroristica armata”, “violazione della legge sulla prevenzione del finanziamento del terrorismo” e “opposizione alla legge n. 2911 su riunioni e dimostrazioni”. Cinque persone sono state arrestate mentre la polizia ha effettuato una perquisizione anche nel comune di Akdeniz. L’agenzia Mezopotamya ha riferito che c’è un ordine di segretezza sul fascicolo.

Alle elezioni locali tenutesi il 31 marzo 2024, il partito Dem ha vinto con il 36,92% dei voti nel distretto di Akdeniz della provincia di Mersin (47 mila 843 voti). “La polizia ci ha impedito di entrare in comune di Akdeniz – ha raccontato Ali Bozan, parlamentare Dem di Mersin -, affermando che il governo ha nominato un fiduciario per gestire il comune. La nomina di fiduciari a posizioni elettive è un’usurpazione, un furto alla volontà del popolo”. “Abbiamo vinto il comune di Akdeniz alle elezioni locali del 31 marzo in seguito alla libera decisione di decine di migliaia di persone . ha aggiunto Bozan su X -. Oggi, vogliono nominare un fiduciario governativo al posto di quella volontà. Invitiamo tutti coloro che in questa città sono dalla parte della giustizia di fronte all’edificio municipale alle 10”.

L’Associazione medica turca (Ttb) ha affermato che la nomina di fiduciari governativi presso i comuni è “un segno che sia il diritto di voto che quello di candidarsi alle elezioni vengono deliberatamente e costantemente ignorati e che il sistema giudiziario viene utilizzato come arma in linea con gli interessi politici del governo”. La dichiarazione prosegue con queste parole: “Ricordiamo ancora una volta che è impossibile lavorare per la salute o la scienza senza un ambiente democratico e pacifico; e invitiamo l’autorità politica a rispettare il diritto di voto e di candidarsi alle elezioni e la volontà del popolo”.

Dalle elezioni locali del 31 marzo 2024, sono stati già nominati i fiduciari governativi in ​​5 municipalità governate dal partito Dem e 2 dal Chp. Mehmet Sıddık Akış, sindaco Dem di Hakkari, è stato licenziato il 3 giugno e al suo posto è stato nominato un fiduciario governativo. Il 30 ottobre è stata la volta di Ahmet Özer, sindaco del CHP del distretto di Esenyurt. Il 4 novembre, il sindaco metropolitano di Mardin Ahmet Türk, quello di Batman Gülistan Sönük e quello del distretto di Halfeti della provincia di Şanlıurfa Mehmet Karayılan sono stati rimossi dai loro incarichi. Il 22 novembre è toccato al sindaco di Dersim Cevdet Konak (Dem) e a quello di Ovacık Mustafa Sarıgül (Chp).

Oggi la Turchia è di fatto un ologramma della democrazia che avrebbe voluto essere: non ha mai raggiunto la piena maturità da quando venne fondata da Kemal Atarurk un secolo fa sulle ceneri del dissolto impero Ottomano.

 

Turchia. Delegazione del Pkk incontra Ocalan: urge la ‘fratellanza curdo-turca’

Notizie Geopolitiche, 29 dicembre 2024, di Shorsh Surme

Una delegazione del Pkk curdo ha incontrato ieri presso il centro di detenzione di Imrali il leader . A seguito della visita la delegazione ha constatato che Ocalan gode di buona salute e che “ha proposto una soluzione positiva agli scenari oscuri che si stanno imponendo nella regione”.
“Il rafforzamento della fratellanza curdo-turca non è solo una responsabilità storica, ma anche di importanza decisiva per tutte le nazioni”, ha affermato Ocalan in una nota.
In occasione dell’incontro è stato notato che per il successo del processo di pace, tutti i partiti politici in Turchia devono prendere l’iniziativa e avere un atteggiamento positivo e costruttivo senza dipendere da calcoli temporanei e ristretti. Naturalmente, uno dei settori più importanti di questa partecipazione sarà il parlamento turco.
In merito alla questione di Gaza e a quella della Siria Ocalan ha affermato che “Ho la competenza e la determinazione per dare il contributo necessario al nuovo paradigma sostenuto da Bakcelli ed Erdogan”, auspicando “un’era di pace, democrazia e fratellanza per la Turchia e la regione”.
Nel corso degli ultimi decenni, ci sono stati vari tentativi di pace e negoziati tra il governo turco e i rappresentanti curdi, ma nessuno di questi processi ha portato a una soluzione duratura e definitiva. Di seguito sono descritti i principali momenti dei negoziati:

– Processo di pace degli anni ’90: durante gli anni ’90 la Turchia ha affrontato una guerra contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), organizzazione curda separatista, che ha causato migliaia di vittime. Negli anni ’90 ci furono alcuni tentativi di negoziati, ma furono interrotti a causa del rifiuto del governo di concedere autonomi diritti ai curdi e della violenza da entrambe le parti.

– Processo di pace degli anni 2000: negli anni 2000, soprattutto durante il governo di Recep Tayyip Erdogan, ci furono segnali di apertura verso una soluzione politica del conflitto. Tra il 2006 e il 2009, ci furono alcuni tentativi di negoziato informali, ma questi non portarono a risultati concreti.

– Processo di pace (2013-2015): il periodo più significativo di negoziato tra il governo turco e i rappresentanti curdi è stato tra il 2013 e il 2015, noto come il “Processo di Pace”. Il governo di Erdogan e il leader del PKK, Abdullah Ocalan, detenuto nelle prigioni turche, hanno avviato un dialogo segreto che ha portato a un cessate-il-fuoco tra le parti e alla formulazione di alcune proposte per una soluzione politica. Tuttavia il processo è stato interrotto nel 2015 a causa dell’escalation del conflitto, delle difficoltà interne alla Turchia e delle operazioni militari contro il PKK nel sud-est del paese.

– Fasi successive: dopo il fallimento del processo di pace, la situazione è tornata a essere caratterizzata dalla violenza e dalla repressione nei confronti delle organizzazioni curde. La Turchia ha continuato a combattere contro il PKK, mentre il governo curdo nel nord della Siria (le Forze Democratiche Siriane, SDF), che include il PYD (Partito dell’Unione Democratica, considerato dalla Turchia affiliato al PKK), ha ottenuto il sostegno degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico. Questo ha acuito ulteriormente le tensioni tra la Turchia e le forze curde regionali.

 

La Turchia non chiude all’attacco ai curdi: Siria ancora in bilico tra guerra e pace

Inside Over, 21 dicembre 2024, di Giuseppe Gagliano

Il  19 dicembre un portavoce del Ministero della Difesa turco ha smentito categoricamente la possibilità di un accordo di cessate il fuoco tra Ankara e le Syrian Democratic Forces (SDF), nonostante le dichiarazioni del Dipartimento di Stat

americano che annunciavano una tregua fino al 22 dicembre. Definendo l’annuncio di Washington un “lapsus”, il rappresentante turco ha ribadito che la Turchia non dialogherà con quelle che considera estensioni del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), classificato come organizzazione terroristica.

La tensione crescente tra la Turchia e le forze curde in Siria, sostenute dagli Stati Uniti, è parte di un conflitto più ampio che coinvolge anche le relazioni già fragili tra Ankara e Washington. Gli Stati Uniti, pur riconoscendo il PKK come organizzazione terroristica, continuano a collaborare con le SDF, il cui principale componente, le Unità di Protezione Popolare (YPG), è considerato dalla Turchia una minaccia esistenziale. Le forze sostenute da Ankara, tra cui l’Esercito Nazionale Siriano (SNA), hanno intensificato le operazioni lungo il confine per “liberare” le aree controllate dalle YPG.

Secondo fonti statunitensi riportate dal Wall Street Journal, un’importante concentrazione di truppe turche è stata osservata nei pressi di Kobani, città simbolo della resistenza curda, suggerendo l’imminenza di un’operazione transfrontaliera. Il dispiegamento include commandos, artiglieria e milizie alleate, in una manovra che richiama le operazioni militari turche precedenti. Le implicazioni di una nuova offensiva sono significative: oltre 200.000 civili curdi potrebbero essere sfollati, e le già vulnerabili comunità cristiane nella regione rischiano di essere travolte.

Ankara ha già lanciato tre operazioni militari in Siria dal 2016, con l’obiettivo dichiarato di impedire ai curdi di stabilire un’entità autonoma lungo il confine turco-siriano. Ora, con l’accumulo di truppe e l’intensificazione della retorica, sembra pronta a ripetere questo schema. Il portavoce turco ha dichiarato che “la lotta al terrorismo continuerà fino a quando il PKK/YPG non deporrà le armi e i combattenti stranieri non lasceranno la Siria”, senza fornire dettagli su eventuali nuove operazioni dirette.

La situazione ha attirato l’attenzione di un alto funzionario curdo, Ilham Ahmed, che ha inviato una lettera al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, esortandolo a intervenire. Ahmed ha accusato Ankara di voler consolidare il controllo sui territori curdi prima dell’insediamento della nuova amministrazione americana, ricordando a Trump le sue precedenti promesse di proteggere le forze curde, definite “alleati fondamentali” nella lotta contro il terrorismo.

La prospettiva di una nuova offensiva turca rischia di destabilizzare ulteriormente una regione già fragile, minacciando gli sforzi internazionali per contenere il conflitto. Con Antony Blinken che non è riuscito a ottenere impegni concreti da Recep Tayyip Erdogan, e l’amministrazione Trump ancora in transizione, il futuro delle relazioni tra Turchia, Stati Uniti e SDF appare più incerto che mai. Nel frattempo, sul terreno, gli equilibri si spostano pericolosamente verso un’altra escalation, lasciando le popolazioni locali intrappolate in un conflitto senza fine.

Imminente attacco turco alle città della Siria settentrionale – L’UE deve fermare Erdoğan

pressenza.com Bolzano, Göttingen Associazione per i Popoli Minacciati 17dicembre 2024

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede all’UE di impedire al sovrano turco Recep Tayyip Erdoğan di lanciare un grande attacco alle città settentrionali siriane di Kobani e Raqqa, che sono sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF) guidate dai curdi.

Nei suoi colloqui con il Presidente Erdoğan, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen deve fare tutto il possibile per impedire un attacco turco alle città di Kobani e Raqqa. Nelle ultime settimane circa 200.000 rifugiati hanno trovato rifugio nella regione controllata dai curdi intorno alle due città. In caso di nuova aggressione turca, essi e centinaia di migliaia di curdi, assiri/aramaici, armeni, cristiani, yazidi, aleviti e molti sunniti che rifiutano un regime islamista in Siria dovranno fuggire. Un attacco turco sarebbe una catastrofe umanitaria e la fine di un futuro pluralistico per la Siria. La città curda di Kobani è una città simbolo nella lotta contro l’IS. Raqqa, l’ex capitale dell’IS, è stata liberata dai curdi con grande sacrificio.

Anche l’IS sarebbe rafforzato dagli attacchi turchi. Inoltre, circa 11.000 membri dell’IS potrebbero evadere dalle prigioni nella regione del Rojava e raggiungere l’Europa attraverso la Turchia. Se i membri dell’IS evadono dalle prigioni nel nord della Siria e vengono in Europa, il rischio di attacchi islamisti aumenta anche qui, ad esempio nei mercatini di Natale. I politici, soprattutto in Germania, che non riconoscono questi pericoli e sostengono Erdoğan agiscono in modo irresponsabile e mettono in pericolo la vita delle persone.

L’APM critica l’invio di un diplomatico tedesco dell’UE in Siria. Per anni abbiamo chiesto alla Germania e all’UE di fornire aiuti umanitari ai curdi che combattono contro l’IS nel nord della Siria. La richiesta è stata respinta perché il PKK curdo è classificato come organizzazione terroristica dalla Turchia e dai suoi sostenitori. La Germania e l’UE considerano l’SDF vicina al PKK. Il fatto che l’islamista HTS, che ora controlla gran parte della Siria, sia sulla lista dei terroristi delle Nazioni Unite non sembra invece essere un problema.