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Autore: Anna Santarello

Femminicidio politico: l’omicidio statale sistematizzato di donne politicamente organizzate

Kongra Star, womendefendrojava, 13 novembre 2020

La Turchia usa in modo sistematico il femminicidio politico per indebolire e opprimere l’intera società. Questa pratica avviene in molti stati del mondo. Un dossier del Movimento delle donne Kongra Star del Rojava vuole dare visibilità a questo fenomeno. Eccone la presentazione

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La guerra sporca in Afghanistan. Forze speciali australiane accusate di 39 omicidi

Rino Condemi – contropiano.org – 19 novembre 2020

L’indagine è stata condotta dalle Forze di difesa australiane stesse. Cosa scoprirebbe un’analoga inchiesta delle forze armate statunitensi?

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Tra il 2005 e il 2016 le forze speciali australiane in forza alla coalizione internazionale guidata dagli Usa, hanno ucciso illegalmente 39 persone in Afghanistan.
La rivelazione è giunta in seguito a un’indagine durata quattro anni e condotta dalle stesse Forze di difesa australiane (Adf) che, dopo aver investigato su 57 casi, ha raccolto le testimonianze di centinaia di testimoni e ha esaminato più di 20 mila documenti.
The Guardian riferisce che l’inchiesta – condotta dal maggiore Paul Brereton – ha condotto interviste con oltre 400 testimoni. Ha anche trovato le prove secondo cui ai giovani soldati è stato detto di ottenere il “battesimo del sangue” sparando ai prigionieri, in una pratica nota come “blooding”.  Poi armi e altri oggetti venivano posti vicino ai corpi degli afghani uccisi per coprire i crimini. Almeno due casi potrebbero costituire un crimine di guerra di “trattamento crudele”.

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Mia figlia al fronte contro l’Isis e ora sorvegliata speciale

Azzurra Digiovanni – vanityfair.it – 19 novembre 2020

La storia di Eddi, combattente in Rojava e al suo ritorno in Italia sorvegliata speciale, nelle parole della madre. Due vite cambiate per sempre.

Eddi

Una figlia che va in Siria per studiare il confederalismo democratico. Poi, però, con l’avanzare dell’Isis, decide di combattere con i curdi al fronte.

Al suo ritorno in Italia viene sottoposta alla misura di “sorveglianza speciale” perché considerata socialmente pericolosa. Roberta Lena, sua madre, ha deciso di raccontare quei lunghi mesi di paura e angoscia nel libro diario “Dove sei?”

«Mamacita, ti volevo mettere al corrente che tra una settimana parto»
«E dove vai?»,
«In Rojava, Siria»
«No, non scherzare, in Siria c’è la guerra, non si va in Siria»

È il 6 settembre del 2017, quando in un appartamento di Torino, le esistenze di Maria Edgarda Marcucci – detta Eddi – e di sua madre Roberta Lena cambiano per sempre.

Leggendo le parole di Roberta, se sei madre, spartisci con lei quell’ansia che senti dal momento in cui metti al mondo un bimbo. Sei sei figlio, condividi quel senso di colpa per non aver mai scritto quel messaggio in più ai tuoi genitori.

«All’inizio ero preoccupata. Ma non puoi dire a una 26enne indipendente: “No, tu non ci vai”.  Non è partita per arruolarsi nello Ypj (Unità di protezione delle donne ndr.) e combattere l’Isis. È andata in Siria del Nord, nel Rojava, per studiare e vedere con i suoi occhi la prima rivoluzione partita dalla centralità del ruolo della donna. Hanno trasformato la tragedia della guerra nell’opportunità di dare forza e concretezza alla proposta del confederalismo democratico», racconta Roberta.

È come se il popolo curdo avesse trovato, in una situazione così difficile, una soluzione possibile.

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In ricordo di Maria Grazia Cutuli

Mara Cinquepalmi – enciclopedia delle donne – 19 novembre 2020

Donna sensibile coraggiosa, giornalista caparbia e scrupolosa, fu uccisa dai talebani in un agguato in Afghanistan il 19 novembre 2001. Non era una fredda cronista di guerre e genocidi ma una attenta osservatrice delle società e dei costumi.

Maria Grazia Cutuli copyInviati si nasce e, qualche volta, si muore. In una terra lontana, come è accaduto nel novembre 2001 a Maria Grazia Cutuli, inviata del «Corriere della Sera» in Afghanistan.

E di inferni Maria Grazia ne aveva visti altri: Cambogia, 1992; Sarajevo, 1995; Albania, 1997; Iraq, 1998; Timor Est, 1999. Non una fredda cronista di guerre e genocidi, ma una attenta osservatrice delle società e dei costumi. Anche della condizione femminile. Le sue corrispondenze da Kabul, dopo la caduta del regime talebano, restituiscono uno spaccato di vita quotidiana che si sofferma con particolare sensibilità sulle donne afgane: «Nascoste, invisibili, assenti: non si vedono donne a Jalalabad.

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Appello in favore di Maria Edgarda Marcucci, ex combattente delle Ypj

Retekurdistan.it 11 novembre 2020

Una compagna impegnata per le donne kurde e per la pace è sorvegliata speciale a Torino N.d.R. 

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Il 12 novembre si svolgerà a Torino l’appello richiesto dai legali di Maria Edgarda Marcucci, che tutti conosciamo come Eddi, ma anche come heval Shilan. Maria Edgarda è stata in Kurdistan nel 2018 e ha preso parte alle attività civili in Rojava, ed alla resistenza di Afrin nelle file delle Ypj.

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Le rapine dei Talebani sulle autostrade

Rawanews 23 ottobre 2020

(Interessante articolo sulle “tasse” estorte dai Talebani  (N.d.Ri)

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KABUL – Ogni anno, quando l’inverno si avvicina sulle montagne dell’Afghanistan, Mohammad Bilal, un minatore delle miniere di carbone di 45 anni, si prepara a dei mesi molto impegnativi. Come scende la temperatura, la richiesta di carbone sale.

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AFGHANISTAN: LA MARCIA DEL VIRUS

CISDA Cristiana Cella e Linda Bergamo 11 novembre 2020

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Per donne e bambini l’Afghanistan è il peggior paese dove  vivere. Per il Corona virus è senz’altro il migliore nel quale prosperare. Arginarlo e difendere la popolazione è stato impossibile. Gli alleati del virus sono molti, gli ostacoli opposti pochissimi. Il 70/90% della popolazione è contagiata. I dati non esistono, o sono inattendibili, il Governo non è in grado di rilevarli: 64.585 test effettuati su 37 milioni di abitanti. Pochi denunciano i propri cari malati. 

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Kabul, salta in aria il volto di Tolo tv

Enrico Campofreda dal suo Blog 7 novembre 2020

(Cosa succederà ai colloqui di pace di Doha? Intanto i Talebani hanno ripreso con gli attentati e negli ultimi mesi sono aumentati del 50% N.d.R.)

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Per l’attentato di stamane a Kabul, non c’è stata rivendicazione. Almeno per ora. Ma l’uccisione di uno dei più noti volti di Tolo tv, Yama Siawash, fatto saltare in aria assieme a due persone da un ordigno piazzato sotto il suo camioncino di servizio, può far comodo a ogni componente bombarola, talebana o statoislamista.

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