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Autore: Anna Santarello

Afghanistan, gli agguati e le uccisioni dei civili (bambini compresi) alla vigilia del negoziato di pace.

Segnaliamo l’articolo che illustra le difficoltà del “cosiddetto” accordo di pace con i talebani accompagnata da attentati e uccisioni di civili. Come le nostre fonti in Afghanistan sottolineano da sempre che non potrà esserci nessun accordo di pace con chi ha sempre seminato violenza e terrore. Inoltre i personaggi che partecipano ai negoziati non danno certo la certezza di fare veramente gli interessi della popolazione (es. la deputata Fawzia Koofi che fa parte del gruppo di negoziatori che dovrà intavolare la discussione con i talebani) N.d.R.

La Repubblica – 18 agosto 2020 di Bianca Senatore 

Le violenze contro le donne e chi lavLa repubblica 18 agosto 2020ora per il futuro è un problema che l’Afghan Independet Human Right CommissionAIHRC, affronta ogni giorno. Intervista a Zabihullah Farhang, il portavoce.

KABUL – La strada verso la stabilizzazione in Afghanistan è tutt’altro che spianata. Entro il 20 agosto, dovrebbero iniziare a Doha, in Qatar, i colloqui intra-afghani tra governo e talebani per arrivare a un accordo di pacificazione. Sempre se entro quella data verranno rilasciati 320 dei 400 prigionieri talebani che dovrebbero essere liberati grazie al patto di “buona volontà” stabilito dalle parti, proprio per favorire l’incontro di Doha. I primi 80 detenuti sono stati rilasciati il 14 agosto scorso e il portavoce dell’ufficio politico dei taliban, Suhail Shaheen, ha confermato che nell’arco di una settimana dalla liberazione degli altri combattenti, ci si potrà sedere attorno a un tavolo.

L’attacco alla deputata. Ma intanto la tensione in Afghanistan non si attenua, anche proprio in vista di questi possibili negoziati. L’ultimo attacco è avvenuto per colpire la deputata Fawzia Koofi, che fa parte del gruppo di negoziatori che dovrà intavolare la discussione con i talebani. E’ stata ferita mentre andava al mercato. Le violenze ai danni di donne e uomini che lavorano per garantire un futuro all’Afghanistan è un problema che l’Afghan Independet Human Right Commission, AIHRC, affronta ogni giorno, come racconta Zabihullah Farhang, portavoce e capo delle pubbliche relazioni della stessa Commissione, che abbiamo intervistato.

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Appello a tutto il mondo dalla popolazione di Hasake

Rete Kurdistan Italia – 16 agosto 2020 

HasakahAppello di emergenza a tutto il mondo per interferire e contribuire a salvare la vita dei civili e considerare Heseke come una città veramente afflitta poiché i mercenari turchi che controllano la centrale idrica di Allouk stanno nuovamente tagliando l’acqua.

Da più di 10 giorni mercenari turchi che controllano la stazione idrica di Allouk (Elok) stanno tagliando l’acqua alle città e alle regioni di Heseke e Tel Tamir, lasciando a rischio più di un milione di persone.

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È morta Cristina Cattafesta, combattente per i diritti delle donne oppresse

[un altro bel ricordo della cara Cristina]

AGI Agenzia Italia – 16 agosto 2020 

È scomparsa a 64 anni. Nel 2018 fa era stata arrestata in Turchia

Cristina AGIAGI –  Sono passati due anni da quando l’attivista italiana per i diritti delle donne oppresse, Cristina Cattafesta, fu arrestata in Turchia, mentre faceva parte di una delegazione internazionale che vigilava sullo svolgimento delle elezioni politiche.

Nonostante i lunghi periodi passati in Afghanistan e altri Paesi di cui denunciava le disuguaglianze e le difficili condizioni in cui vivono le donne, l’esperienza turca, un paio di settimane in carcere, l’aveva particolarmente impressionata. Al rientro a Milano, aveva scritto all’AGI, combattiva come sempre: “Ora, da libera, sto benissimo. Ma sono incazzata per come vengono trattate le persone in quel maledetto Centro di Detenzione ed Espulsione di Gaziantep”.

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Colloqui inter afghani – Roshan: “Riscattare i taliban è un tradimento nazionale”

Enrico Campofreda – 12 agosto 2020

Belquis Roshan

Il sourplace del rilascio dei detenuti talebani si scioglie in uno sprint. Il presidente Ghani, da acceso oppositore dell’accordo sottoscritto in febbraio a Doha fra le delegazioni statunitense e dei rappresentanti della Shura di Quetta per rilasciare cinquemila prigionieri, è diventato nei mesi seguenti un mediatore. L’ha fatto per rientrare nel giro che conta, che l’aveva riproposto come capo d’uno Stato esistente sulla carta più che sul territorio, per poi escluderlo dalle trattative su come amministrare l’area dell’Hindukush sfinito da quarant’anni di guerra.

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La «guerra» ecologica dei giovani del Friday afgano

Reportage. In Afghanistan non esiste una cultura ambientalista Gli attivisti universitari di «Oxygen» puntano a sensibilizzare le scuole

Giuliano Battiston, Il Manifesto, 13 agosto 2020

Abbiamo scelto il nome Oxygen perché quel che più ci manca qui è l’ossigeno, l’aria pulita, la libertà di respirare”. Ventitre anni, modi svelti e parlantina facile, Faredeen Barakzai arriva di fretta al Gol-e-Sang Center. In un piazzale circondato da vecchi container dipinti con colori pastello, ragazzi e ragazze provano numeri circensi, si passano di mano in mano birilli e palline, qualcun altro oscilla su alti trampoli, mentre una ragazza scatta fotografie. Siamo nel quartiere di Dehbori, a due passi dalla Kabul University, nella struttura che ospita anche la sede di Oxygen, la sezione locale di Friday For Future, la rete ecologista formatasi grazie all’attivista svedese Greta Thunberg.

Del comitato di Oxygen fanno parte 25 membri attivi, spiega Faredeen, “perlopiù giovani studenti e studentesse universitarie”, ma i volontari e simpatizzanti sono molti di più. “Ci riuniamo due volte alla settimana e pianifichiamo le attività, soprattutto formazione e sensibilizzazione”. Faredeen Barakzai snocciola numeri su numeri. Sono migliaia i bambini e i ragazzi coinvolti nei workshop promossi da Oxygen. Leggi tutto

“Quel che manca in Afghanistan è la cultura ecologista”, racconta Abdul Basir Bahksai, 21 anni, studente al dipartimento di Arte della Kabul University. “C’è molta ignoranza, non si pensa al domani, noi invece sappiamo quanto sia importante agire oggi per affrontare i problemi ambientali, già enormi”. In Afghanistan i danni legati al cambiamento climatico e allo sfruttamento intensivo delle risorse sono tanti: periodi di siccità sempre più prolungati e frequenti, piogge torrenziali, alluvioni, falde acquifere ridotte, inquinamento dell’aria. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari umanitari (Ocha), nel 2019 più di mezzo milione di persone ha dovuto abbandonare la propria casa a causa delle condizioni estreme del clima. Mentre per il Development Programme dell’Onu, tra 10 anni degradazione del suolo e desertificazione avranno effetti su più di un terzo dei 38 milioni di abitanti del Paese. Le istituzioni sono consapevoli dei rischi, ma i fondi scarseggiano. Così il governo punta sui programmi di informazione, tanto che l’Agenzia nazionale per la protezione ambientale (Nepa) nel 2019 ha siglato un accordo perfino con il ministero per gli Affari religiosi: agli ulema governativi è affidato il compito di sollevare questioni ambientali durante i loro sermoni.

Lo fanno anche i ragazzi e le ragazze di Oxygen, con metodi diversi. “Usiamo il teatro per raggiungere bambini e gente senza istruzione”, continua Abdul Basir Bahksai, che racconta di spettacoli sui rifiuti e sul cambiamento climatico, di forte impatto emotivo, portati negli asilo nido o nei parchi. Al fondo, l’idea che occorra innanzitutto trasmettere saperi, conoscenze. Shahla Jawid, 24 anni, studentessa universitaria al quarto anno di Farmacia alla Kabul University, ha aderito a Oxygen per rendersi utile, “per mettere le mie capacità a disposizione degli altri”. Ha seguito un percorso graduale e preciso: “Learn, Act, Impact, impara, agisci, cambia le cose. Nei primi due-tre mesi studiamo molto, poi forniamo le conoscenze agli altri, attraverso incontri, workshop, manifestazioni”.

Organizzare una manifestazione a Kabul, città con un tasso di crescita urbanistica del 14% annuo, non è scontato. “Le elezioni, un attentato, la visita di un diplomatico straniero, la sicurezza: la polizia trova sempre una ragione per non darci il permesso, ma abbiamo imparato a prendere le misure”, racconta Faredeen Barakzai con un pizzico di ironia. Per Shahla Jawid le manifestazioni sono essenziali: “ci aiutano a rendere visibili i temi che ci stanno a cuore, ma anche a capire la gente”. Gli attivisti di Oxygen hanno organizzato anche iniziative simboliche: “travestiti” da alberi per le vie della città per ricordare l’importanza di piantare e prendersi cura degli alberi; installazioni artistiche realizzate con i rifiuti nei parchi-cittadini per invitare i cittadini a riciclare; corse in bicicletta con il megafono per dare consigli; grandi striscioni per combattere l’inquinamento dell’aria, uno dei problemi più sentiti nella capitale afghana, soprattutto in inverno.

“D’inverno si brucia di tutto per riscaldarsi”, nota con disappunto Shahla Jawid, “plastica, stracci, pneumatici, carbone e benzina di bassa qualità, rifiuti”. Il risultato è allarmante. In inverno, l’indice di qualità dell’aria (Aqi) supera quota 300, un valore considerato rischioso per la salute. La concentrazione di PM2.5 è di 57 micrometri/m3, molto superiore alla soglia massima raccomandata di 10 micrometri/m3. Secondo il rapporto “State of Global Air 2019” realizzato dall’Health Effects Institute di Boston, nel Paese nel 2017 ci sarebbero state 26.000 morti riconducibili all’inquinamento dell’aria, mentre sono state circa 3.500 quelle causate dalla guerra nello stesso anno. Nella sola Kabul i morti per inquinamento sarebbero circa 3.000 ogni anno. Numeri confermati dal ministero della Salute pubblica, che registra sempre più casi di pazienti con problemi respiratori e cardiovascolari. “La guerra non è il problema più importante. Alla guerra si può mettere fine con un accordo politico, ma i cambiamenti climatici possono essere irreversibili”, sintetizza con efficacia Qais Morshid, 23 anni, attivista di Oxygen e studente di Relazioni internazionali.

Non tutti i cittadini di Kabul la pensano così: “qualcuno ci incoraggia ad andare avanti, qualcuno ci aiuta a raccogliere l’immondizia in giro per la città, ma altri dicono che perdiamo tempo, che i problemi veri sono altri. Ognuno può fare la sua parte. Anche qui in Afghanistan”, conclude Somaya Jafari prima di tornare a disegnare i manifesti per le prossime iniziative pubbliche. A partire dal Global Day of Climate Action indetto dalla rete Friday For Future per il 25 settembre.

Abdullah Öcalan: la mia soluzione per Turchia, Siria e i curdi

Rete Kurdistan Italia – 7 agosto 2020

OcalanIn un editoriale pubblicato da Jacobin, Öcalan chiede un “progetto di nazione democratica” in grado di unire cittadini di diverse origini etniche e tradizioni culturali. La rivista Jacobin di New York ha pubblicato un editoriale tratto dagli scritti e dalle dichiarazioni dal carcere del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan.

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Un sorriso indimenticabile, dalla parte degli ultimi

Addio a Cristina Cattafesta, scomparsa venerdì mattina. Il ricordo di alcune delle persone che l’hanno conosciuta

cristina 7 agosto

Giuliana Sgrena, Il Manifesto, 10 agosto 2020

Se n’è andata, determinata nelle sue scelte fino all’ultimo. Cristina Cattafesta, è scomparsa venerdì mattina, lasciando un grande vuoto, ovunque sia passata, perché non c’era situazione disperata di cui lei non si facesse carico. Soprattutto delle donne afghane, fin dai tempi dei taleban, quando, nel 1999, ha fondato il Coordinamento italiano di solidarietà con le donne afghane (Cisda). Ma anche l’Algeria, la Palestina fino al Rojava. Ha vissuto intensamente superando gli ostacoli che la vita ci riserva, fino alla malattia che in pochi mesi l’ha stroncata, a soli 64 anni. Cristina lascia, insieme ai ricordi di chi ha vissuto con lei esperienze indimenticabili, una grande eredità: l’amicizia con tante donne, di diversi paesi, che ha fatto conoscere al mondo della solidarietà italiana, costruendo legami che dovremo mantenere e coltivare. Leggi tutto

I ricordi ci rendono Cristina indimenticabile. All’indomani dell’11 settembre dovevo partire per il Pakistan, passaggio obbligato per cercare di arrivare in Afghanistan. Mi occorrevano contatti, informazioni, l’indirizzo di una guest house a poco prezzo, cosa non facile visto che giornalisti da tutto il mondo stavano atterrando a Islamabad. Chi meglio di Cristina poteva orientarmi? Già frequentava quei luoghi per aiutare le donne afghane fuggite ai taleban nei campi profughi. Immediatamente Cristina mi ha dato tutte le informazioni, non solo, alla fine ha deciso di venire con me. Il suo aiuto è stato prezioso. Io potevo lavorare senza preoccuparmi di tutte le questioni pratiche che ti portano via la maggior parte del tempo: mi metteva da parte un piatto di riso per la cena e mi accompagnava all’internet café, quando era già notte fonda, a spedire il pezzo. Quando, dopo quindici giorni ha dovuto andarsene – al lavoro non poteva più giustificare la sua assenza – mi aveva raccomandato a tutti gli ospiti della guest house, giornalisti stranieri, gli italiani erano al Marriott.

Lei con la sua solarità non aveva difficoltà a stabilire rapporti. Non solo per le donne afghane, Cristina si metteva in gioco con tutti i suoi contatti per le donne algerine o curde senza risparmio, con estrema generosità. C’era sempre, potevi contare su di lei per qualsiasi causa anche disperata, come succede spesso a chi si schiera con gli ultimi, e c’era con il suo sorriso, il suo ottimismo. Che a volte non bastano, come due anni fa quando è stata fermata dalle autorità turche mentre stava monitorando le elezioni. Anche dietro le sbarre però era riuscita a fare tesoro della sua esperienza, mentre la solidarietà suscitata era la testimonianza del riconoscimento per il suo impegno. In questo momento non voglio pensare solo al vuoto che lascia ma al suo sorriso e alla sua determinazione che richiedono un impegno per non abbandonare i progetti che ci ha lasciato.

Giuliana Sgrena

Con Cristina nel cuore, desideriamo ringraziare nel modo più sentito i medici e tutto il personale di Cascina Brandezzata, che hanno saputo accompagnare Cristina con grande professionalità, umanità e delicatezza nei suoi ultimi giorni. Un saluto affettuoso e un ringraziamento speciale anche alle amiche e agli amici e alle compagne e ai compagni che ci sono stati vicini in questi giorni tristi.

Edoardo Bai con Carlotta, Daniela e Silvia Cattafesta

Cristina, ci hai lasciate. Dopo una malattia dolorosa, intensa e rapida, tanto da non consentirci di realizzare cosa stesse accadendo. Né, per tante, di abbracciarti, un’ultima volta. E, nel dolore, ci siamo rifugiate nelle numerose immagini dei momenti che ciascuna di noi ha condiviso con te, tra decenni di attività politica in Italia, appuntamenti in giro per l’Europa e dozzine di delegazioni nel paese dove tu, per prima tra noi, hai lasciato il cuore. L’Afghanistan. Immagini, sempre, di sorrisi e complicità, rassicuranti e divertenti, nonostante le difficoltà di certi impegni, che ci hanno legate profondamente. Come compagne, come amiche. Siamo unite dall’importanza che ha la storia di ogni persona: sei stata capace di accogliere e sollecitare il bello, di tessere reti e creare ponti, oltre ogni confine e durata nel tempo. Hai raccolto sogni adolescenti e li hai trasformati in realtà, con spontaneità e vicinanza, schiettezza e sensibilità. In tante abbiamo affidato a te le nostre difficoltà se non, talvolta, un pezzo di vita, e tu le hai fatte tue, mostrando una cura e un’umanità che raramente si incontrano. Ci lasci, in un tempo sospeso, con un’eredità collettiva immensa: ci impegneremo a custodirla, strette intorno alla tua presenza indelebile, alla tua mancanza incolmabile.

Le tue compagne del CISDA

“Ci vuole vita per amare la vita!”… E Cristina, la sua, l’ha vissuta pienamente: con gioia, con rara generosità, con coraggio, fino alla fine. Che onore e che fortuna averla avuta come amica! La porteremo sempre nel nostro cuore, la nostra instancabile battagliera, e cercheremo di raccogliere il suo testimone.

Mariagiulia, Sarah, Laura e tutti gli amici dell’anima

Hambastagi: Cristina Cattafesta vivrà nei nostri cuori per sempre

cristina 7 agosto

Cari compagni,

non è possibile credere che non abbiamo più con noi la nostra cara e amata Cris.

Esprimiamo le nostre condoglianze e il nostro dolore per la perdita della nostra Cristina a Edoardo, alle sue sorelle e alla madre, ai membri della CISDA, a noi stessi e a tutti i rivoluzionari in Italia, Kurdistan e Afghanistan.  Leggi tutto

Cristina Cattafesta è stata la partigiana italiana dei nostri tempi recenti. Ha lasciato la sua accogliente vita europea per lavorare per le persone devastate e in particolare le donne dell’Afghanistan e del Kurdistan. Ha persino corso il rischio di mettere la sua vita in pericolo per viaggiare nei paesi più pericolosi della terra, come l’Afghanistan, il Kurdistan e il Pakistan. Lei (e altri membri della CISDA) hanno dedicato la loro vita, tempo, ricchezza etc a lottare per noi. Ha combattuto per un mondo senza guerre, uccisioni, proiettili … dove l’umanità può lavorare per superare i disastri naturali piuttosto che produrre armi per uccidere le persone più povere della terra. Stava lottando per un mondo in cui l’umanità potesse produrre nuovi vaccini e medicinali invece di nuove armi.

La vita di Cristina è piena di esempi che possiamo imparare e farne modello di vita e causa. Stava affrontando i problemi sul suo cammino con cuore aperto e buon umore, e non si è mai inginocchiata davanti a loro. Dopo essere stata rilasciata dalla prigione, stava scherzando sugli episodi del suo periodo di prigionia, come se stesse parlando di un viaggio gioioso. E aveva ragione, per i rivoluzionari, la prigione e la tortura è un’altra parte del loro viaggio rivoluzionario per dire al nemico che nulla può spezzare la loro volontà. Secondo Daud Sarmad, rivoluzionario afghano ucciso in prigione dal regime fantoccio russo, “Sono un’aquila ferita, puoi uccidermi. Ma non puoi mai domarmi”.

Questo è stato il secondo caso di cancro di Cristina, ma entrambe le volte si è schierata con forza contro di loro. Nel suo ultimo messaggio dal letto d’ospedale, ha scritto a uno dei membri di Hambastagi: “L’umore è molto variabile, ma non sono demoralizzata o depressa per ora! Edoardo si prende cura di me molto bene, come le mie preziose sorelle, che mi hanno seguita nei primi giorni dopo la chemio e mi hanno aiutata molto. Miei cari, vi amo moltissimo, e ogni parola che leggo da voi è meglio di qualsiasi terapia! Se non rispondo, è solo perché sono molto stanca, ma vi leggo sempre, non dimentico mai il forte legame che ci unisce, vi penso continuamente”.

Cercheremo di convertire i nostri dolori in forza per portare avanti la causa di Cristina – la causa dell’umanità e del mondo giusto.

 

Rest in power, Cris!

Hambastagi

Ciao Cristina…

Il saluto a Cristina del Movimento delle donne curde in Europa (TJK-E), 8 agosto 2020Cris marcia curdi

Le organizzazioni delle donne curde in Europa si uniscono alle tante e varie associazioni di donne e per i diritti nel salutare con tristezza la perdita della comnpagna italiana Cristina Cattafesta, pacifista, femminista, morta dopo una breve malattia ieri mattina a Milano. Era stata tra le fondatrici della Casa delle Donne Maltrattate di Milano e del Cisda (Coordinamento Italiano a sostegno delle donne afghane).

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Cristina Cattafesta, il sorriso della lotta solidale

Il ricordo di Enrico Campofreda, 7 agosto 2020

Cristina Cattafesta in Afghanistan con il CISDAÈ andata via in punta di piedi, non dicendo nulla del dolore personale. Cristina Cattafesta sapeva fare suo l’altrui dolore, occupandosi dei problemi piccoli e grandi degli oppressi che aveva incrociato in alcuni angoli del mondo, ma era una donna riservata, non amava apparire.
Una donna speciale, come ce ne sono molte, però lei al femminismo, alla militanza, all’attivismo internazionale riusciva ad aggiungere realismo e umanità, ironia e disincanto, coraggio e serietà in un impegno lontano dai riflettori. Anche per le tante notizie che forniva, sgradevoli al mainstream.

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