Autore: Anna Santarello
Leyla Güven HDP: questo è un colpo di stato, non può essere chiamato diversamente
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Retekurdistan.it – 4 giugno 2020
Lo status di deputato della Co-presidente del DTK (Congresso della società democratica) e deputata di HDP ad Hakkari Leyla Güven, del deputato di HDP di Diyarbakir Musa Farisoğulları, e del deputato Partito repubblicano del popolo (HDP) di Istanbul, Enis Berberoğlu sono state revocate.
I tre deputati sono stati ufficialmente rimossi dopo che il vicepresidente del parlamento Süreyya Sadi Bilgiç ha letto le sentenze del tribunale all’Assemblea generale. Leyla Güven ha affermato che la decisione è una continuazione del “Piano del collasso” adottato durante la riunione del Consiglio di sicurezza nazionale (MGK) del 30 ottobre 2014.
LE VITE NERE CONTANO, LE VITE CURDE CONTANO E SIAMO PRONTE A DIFENDERLE FIANCO A FIANCO
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Rete Jin – 3 giugno 2020
Costruiamo una vita libera insieme in memoria di George, di Barış, di tutte le persone che sono morte per mano del fascismo e del razzismo e di tutte le persone resistenti che ci hanno preceduto.
Traduciamo il comunicato da WomenDefendRojava (3 giugno 2020)
Questa settimana, molte persone negli Stati Uniti sono scese in strada a causa dell’uccisione razzista di George Floyd da parte della polizia. Le proteste continuano giorno dopo giorno con fermezza mentre lo Stato risponde con la più brutale violenza. Manifestanti e giornalisti vengono colpiti, arrestati e umiliati, senza rispetto per il diritto di protesta e per le vite libere dalla violenza.
Soltanto due giorni fa, il giovane curdo Barış Çakan è stato ucciso dai fascisti in Turchia. Un’altra persona curda uccisa dal fascismo che lo Stato turco promuove e protegge, sia attraverso la polizia, l’esercito e i servizi segreti che attraverso fascisti che agiscono impuniti per le strade. Soltanto qualche settimana fa diverse attiviste per la libertà della donne e rappresentanti del popolo curdo in diverse istituzioni sono state colpite e arrestate.
Risiko Afghanistan. Ecco perché i negoziati con i talebani traballano
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Formiche.net – Emanuele Rossi – 3 giugno 2020
Il coronavirus colpisce anche la leadership talebana, che passa in mano al figlio del Mullah Omar, mentre una fazione interna mantiene relazioni con al Qaeda. Quanto peserà tutto questo nei negoziati tra Trump e il gruppo ribelle? Il commento di Bertolotti (Cemres)
Il distanziamento dei Talebani da Al Qaeda è tutt’altro che in atto, anzi all’opposto i contatti procedono, nonostante gli Stati Uniti abbiamo messo la questione come condizione necessaria per portare avanti l’accordo di pacificazione con l’organizzazione afghana. Le informazioni più recenti sulla continuazione di queste relazioni sono state messe nero su bianco da un report del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
All’interno dell’organizzazione ribelle afghana persistono forme di collegamento e contatto con gli jihadisti creati da Osama bin Laden – da ricordare, prima di andare avanti, che la ragione della presenza americana in Afghanistan sono questi collegamenti, in particolare il riparo che il regime talebano aveva offerto ai qaedisti responsabili del 9/11.
Appello urgente da parte delle organizzazioni delle donne in Siria
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Retekurdistan.it – 1 giugno 2020
Rappresentanti delle organizzazioni delle donne che operano in Siria hanno partecipato a una conferenza stampa chiedendo un’azione urgente contro gli atti disumani perpetrati dall’esercito turco e dai mercenari alleati nelle aree che hanno occupato nella Siria nord-orientale.
Il testo della dichiarazione, letto in arabo, curdo e siriaco, comprende quanto segue:
“Dall’inizio dell’occupazione turca della città di Afrin con l’aiuto dei suoi mercenari, le violazioni e le pratiche – che rientrano nella categoria dei crimini di guerra alla luce di un silenzio internazionale generalizzato – sono proseguite nonostante la resistenza del popolo di Afrin contro lo sfollamento forzato e il sistematico cambiamento demografico che l’occupazione turca e i suoi mercenari stanno cercando.
Afghanistan: i talebani si avvicinano alla minoranza Hazara e all’Iran
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Sicurezza Internazionale LUISS – 31 maggio 2020
I talebani hanno reclutato uno dei leader locali della comunità sciita Hazara, una delle minoranze religiose ed etniche più perseguitate dell’Afghanistan. Cosa significa questa svolta per il Paese.
Il nuovo capo del governo ombra dei talebani nel distretto di Balkhab, nella provincia settentrionale di Sar-e-Pul, è Mawlawi Mahdi, un leader di una milizia sciita afghana. Già a partire dal 2012, circolano notizie sulla cooperazione tra alcuni rappresentanti della minoranza sciita e i talebani. Tuttavia, si trattava di casi specifici ed eccezionali. La scelta del governatore del distretto di Balkhab, invece, sembra una nuova svolta, molto più incisiva.
Arrestate in Turchia le donne del movimento femminile kurdo.
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RadioCentoMondi – 27 maggio 2020, di Marco Marano
Arrestate le attiviste del movimento “Rosa Women’s Association” attivo nella Turchia del sud, in quegli insediamenti kurdi dove da cinque anni la repressione di Erdogan contro la cittadinanza e le istituzioni locali è feroce, al punto di far parlare di “genocidio politico”.
Bologna, 27 maggio 2020 – È successo venerdì scorso. Una denuncia per terrorismo a 18 attiviste del movimento Rosa Women’s Association, alcune di esse esponenti del partito di sinistra kurdo HDP. Tutto è stato avviato in seguito ad una indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Diyarbakir.
Talebani, aria di vittoria
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Dal Blog di Enrico Campofreda, 28 maggio 2020
“Noi vediamo la battaglia come un culto, se un fratello cade qualcuno camminerà nelle sue scarpe”. Parola di capo talebano e già non occorre altro. Perché in quest’affermazione rilasciata a un reporter del New York Times due mesi fa, quando i turbanti aspettavano la liberazione dei cinquemila miliziani concordata a Doha con Khalilzad, mentre Ghani gliela bloccava tanto per darsi il tono di quello che conta, c’è l’idea del presente afghano, coi marines che si ritirano e il governo fantoccio che crolla, come il regime filosovietico di Najimbullah dopo la partenza dell’Armata Rossa.
INTERVISTA A BENEDETTA ARGENTIERI
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INTERVISTA A BENEDETTA ARGENTIERI
A cura della redazione Osservatorioafghanistan.org – 6 maggio 2020
Per molti mesi sei stata testimone di eventi che hanno nuovamente segnato la storia del popolo curdo e dei popoli che vivono nel nord est della Siria; nonostante le 11.000 vite sacrificate nelle battaglie per fermare l’ISIS, le grandi potenze mondiali hanno nuovamente tradito il popolo curdo. Puoi raccontarci qual è la situazione e aiutarci a comprendere le alleanze e i giochi di potere tra potenze straniere?
La situazione geopolitica della Siria è molto complessa. Con le prime manifestazioni contro il regime di Assad, nel 2011, entrano in gioco diversi attori.
Gli Stati Uniti, nel 2014, cominciano a collaborare con YPG e YPJ per combattere lo Stato Islamico nella città di Kobane, liberata poi a gennaio 2015. L’alleanza si rafforza nello stesso anno quando vengono create le Forze Democratiche Siriane.
Nel 2018, con l’invasione turca di Afrin, il cantone più a occidente e per molto tempo non collegato a livello territoriale al resto del nord est della Siria, gli USA fanno un passo indietro, dichiarando che quel territorio non è sotto il loro controllo e che quella battaglia non riguarda la lotta contro l’ISIS. In quel periodo le FDS[1] stanno ancora combattendo a Raqqa e minacciano di fermare la battaglia se la questione di Afrin non verrà risolta. Gli USA garantiscono che si schiereranno nel caso la Turchia decidesse di far partire una nuova guerra di aggressione; questo convince le FDS, che continuano a combattere contro l’ISIS, sconfitto definitivamente ad al Baghuz nel marzo 2019, una battaglia di cui sono stata testimone.
“Governo islamico” e Sharia: l’annuncio del leader dei talebani
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Kim international magazine – 25 maggio 2020, di Pierluigi Bussi
N.d.r. Il cosiddetto accordo di pace tra Stati Uniti e talebani non si preoccupa della popolazione e in particolare delle donne e dei loro diritti
La richiesta di Haibatullah Akhundzada verso i suoi oppositori di accettare l’amnistia e le sue assicurazioni che i diritti degli afghani saranno gestiti in base alla legge islamica, non sembrano parole di un leader che sta cercando di integrarsi con l’attuale governo afgano.