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Autore: Anna Santarello

Afghanistan, arresti e liberazioni

Enrico Campofreda – 10 aprile 2020

C’è fermento in questi giorni nelle carceri afghane per l’annosa questione del rilascio dei detenuti talebani e per l’arrivo d’un prigioniero eccellente.

afghanMercoledì il governo Ghani ha deciso unilateralmente la scarcerazione di cento miliziani reclusi, come gesto di buona volontà sulla questione delle 5000 liberazioni assicurate dall’accordo di Doha fra la delegazione dei turbanti e quella statunitense. Com’è noto i rappresentanti di Kabul, che hanno subìto quell’accordo però detengono le chiavi delle prigioni, affermano di voler liberare gradualmente i miliziani.

Il mullah Baradar, che ha firmato l’accordo al cospetto di Khalilzad e molto s’è speso per moderare la Shura di Quetta, è infuriato. I suoi collaboratori accusano il governo Ghani di praticare tatticismi volti a perdere tempo per entrare in una partita che l’aveva visto escluso. Quest’ultimo, pur avendo problemi interni per la reiterata rivalità con Abdullah che s’è nominato antipresidente, sostiene la necessità di verificare l’identità e la tipologia dei soggetti da rilasciare. In tal modo scontenta anche il padrone americano, che col Segretario di Stato Pompeo ha già annunciato una sanzione verso Kabul tagliando un miliardo di dollari d’aiuti previsti per l’anno in corso. In più col frazionamento delle scarcerazioni i minimi approcci fra talebani e amministrazione Ghani minacciano di deragliare del tutto. 

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Tributo a “zia Nafisa” una grande donna, una straordinaria attivista

CISDA 10 aprile 2020

zia NafisaCare amiche e compagne,
abbiamo appreso solo oggi della scomparsa di una grande donna, una straordinaria attivista, un’amica generosa di persone bisognose, che, con il suo esempio, ha ispirato figlie, nipoti e generazioni di donne.

Questa notizia, che giunge in un momento tanto difficile per tutti, duole molto a ciascuna di noi. Tutte le compagne italiane, che in questi venti anni avete conosciuto e amato profondamente, vogliono esservi vicine e stringervi.
E lo faremo, sperando sia molto presto, perché insieme abbiamo sempre superato qualsiasi difficoltà, qualsiasi distanza.

Di seguito le parole che loro stesse hanno dedicato a “zia Nafisa”, conosciuta come madre, [che] si è addormentata per sempre dopo molti anni di lotta con la malattia, segnando tutti coloro che l’avevano conosciuta.
Purtroppo il coronavirus e la quarantena hanno reso il suo funerale a Kabul molto breve e, ai suoi amici desiderosi di incontrarla per un’ultima volta, è stato impedito di partecipare alla cerimonia.

Essere Madre significa esserlo di tutti, una donna estremamente compassionevole e gentile al contempo raffinata e colta. 
Ogni madre è compassionevole e accogliente con i suoi bambini e la sua famiglia, ma lei era un tipo diverso di madre. Ha condiviso il suo boccone con chiunque ne avesse bisogno, indipendentemente da sangue, etnia, pensiero e ogni altra presunta differenza.

Era una Madre che conosceva da vicino #Meena, la martire fondatrice della Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (RAWA), e che si è presa cura di lei e dei suoi figli per consentirle di occuparsi più tranquillamente del suo importante lavoro.

Non è più una madre compassionevole e accogliente per noi, ma dobbiamo imparare dal suo spirito di sacrificio e dalla sua umanità per poter trasmettere le sue lezioni alla generazione di oggi.

E vogliamo esprimere le nostre condoglianze a sua figlia, che ha dedicato tutta se stessa ad accudire sua madre negli ultimi anni di vita”.

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AFGHANISTAN. DESTINATO A TRABALLARE L’ACCORDO DI DOHA

Notiziegeopolitiche.net – Dario Rivolta* 9 aprile 2020

Da più parti, come in questo articolo, gli accordi tra talebani e Usa vengono giudicati come inefficaci o di improbabile attuazione. La critica non avviene per il fatto che sono stati stipulati con coloro che hanno oppresso la popolazione, e le donne in particolare, con le loro leggi oscurantiste e reazionarie, ma invece perchè, con atteggiamento paternalistico, gli afghani vengono considerati, se lasciati a loro stessi, incapaci di gestire democraticamente il loro paese e da sempre divisi e propensi alla guerra civile.

In realtà la pace voluta da questi accordi è solo una pace militare, perchè gli attori in campo continuano a essere gli stessi che si sono fatti la guerra in tutti questi anni per il potere, che si sono impunemente macchiati di atti efferati, che, indisturbati, hanno massacrato e affamato il popolo per mantenere il loro potere corrotto, senza che mai sia stata fatta luce sulle loro azioni.

Ma senza giustizia non ci può essere una vera pace, senza un governo democratico e popolare nessuno la può chiamare pace

afghanistan talebani 534Lo scorso 29 febbraio a Doha, in Qatar, gli Stati Uniti e i talebani afghani hanno firmato un accordo di pace che salvo imprevisti o malafede da una delle due parti dovrebbe teoricamente mirare alla pace nel martoriato Paese. La guerra afghana cominciò nell’ottobre 2001 e fino a oggi è costata agli USA 2300 militari morti e circa 20mila feriti. Il costo economico per il contribuente americano si avvicina ai mille miliardi di dollari. Se questo accordo, qualora dovesse funzionare, rappresenti una soluzione ottimale vittoriosa per gli Stati Uniti oppure certifichi una sconfitta sul campo lo si vedrà nei prossimi mesi.
Per il momento, paragonando i risultati raggiunti con il motivo per cui più di 100mila soldati americani sono stati impiegati in una zona del mondo così lontana e senza alcuna valenza strategica, la risposta rimane dubbia.

Quando i sovietici invasero l’Afghanistan i loro chiari obbiettivi erano quelli di assicurarsi un governo amico in uno Stato confinante e costituire, a Guerra Fredda in corso, un loro ulteriore avamposto nella spartizione del mondo. Sappiamo come finì: dopo numerose perdite e dieci anni di guerriglia l’Armata Rossa nel 1989 abbandonò il campo lasciando un governo che resistette soltanto fino al 1992. Anche dopo che i sovietici se ne furono andati, la guerriglia continuò assumendo tutti i caratteri di una guerra civile proseguita fino al 1995 con la definitiva vittoria dei talebani.
Washington aveva deciso l’intervento in Afghanistan subito dopo l’attacco del settembre 2001 alle Torri Gemelle. C’erano consistenti motivi per ritenere che gli attentati fossero stati organizzati dal gruppo di fanatici islamisti guidati da Osama Bin Laden, ospitati ed addestrati proprio in quel Paese. Si trattava dello stesso gruppo di guerriglieri motivati religiosamente che erano stati armati e finanziati proprio dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita in funzione antisovietica durante la presenza delle truppe di Mosca.

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Diritti umani e stato d’emergenza: l’appello della rete In Difesa Di al CIDU

Indifesadi.org  – 7 aprile 2020

epidemia coronavirus

La rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” ha inviato una lettera al Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU), per chiedere che le Nazioni Unite siano notificate al più presto sulle misure eccezionali approvate per far fronte all’emergenza COVID-19 e che venga attuato un monitoraggio sulle deroghe ai diritti umani fondamentali.

La drammatica ed eccezionale situazione che stiamo vivendo, e la necessità di salvaguardare il diritto alla salute e alla vita,  autorizza infatti gli Stati ad approvare misure drastiche che prevedono la limitazione o la sospensione – seppur temporanea – di alcuni diritti fondamentali, tra cui quello di movimento, di assemblea, di organizzare e partecipare a manifestazioni, o alla privacy.

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Taliban, iniziative anti Covid e anti Ghani

Enrico Campofreda – dal suo Blog – 6 Aprile 2020

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L’Ak-47 d’assalto e la mascherina di protezione primaria, i combattenti taliban si sono presentati così in alcuni villaggi delle province afghane. Divulgano l’abc per difendersi dal contagio della Sars-Cov2: usare una maschera o un succedaneo per la protezione di bocca e naso, se è possibile guanti, lavarsi spesso e bene le mani. Informano le persone a non raccogliersi in gruppo, evitare festeggiamenti, rimandare matrimoni, addirittura pregare in casa e non in moschea.
Una linea integerrima. I dati ufficiali del contagio sono bassissimi (400 o poco più) anche perché i controlli risultano inesistenti, ma il timore dell’epidemia è presente a ciascuna componente, governativa e anti.

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COVID-19: UN AGGIORNAMENTO DALL’AFGHANISTAN

Emergency.it – 6 aprile 2020

“Con il sistema sanitario in macerie a causa di un conflitto senza fine, l’Afghanistan non sarebbe in grado di rispondere a un’epidemia di Covid —19” — ci spiega Marco, coordinatore dei nostri progetti nel Paese. Qui, dove lavoriamo da 20 anni, il coronavirus ha già cominciato a colpire la popolazione. Nei mercati locali i materiali utili alla prevenzione iniziano a scarseggiare, ma le nostre attività non si fermano.

 

KCK: Lottare contro il virus e contro il governo

Retekurdistan.it – 6 aprile 2020

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Il governo turco vuole impedire a tutti i costi la solidarietà sociale nella crisi da coronavirus perché parte dall’idea che da questo nasca una posizione comune organizzata che possa indebolire il suo potere.

I co-Presidenti della KCK (Unione delle Comunità Kurdistan) in una approfondita presa di posizione si sono pronunciati sulla crisi da coronavirus in Turchia sotto il governo AKP/MHP. Riportiamo la dichiarazione in forma ridotta:

Il carattere del governo AKP/MHP con lo scoppio della pandemia da coronavirus è diventato visibile in modo ancora più chiaro. A questo governo va bene ogni mezzo con il quale riesce a mantenersi al potere. Anche rispetto alla crisi da coronavirus si è comportato conformemente. Tutta la sua politica è determinata dalla paura di perdere il potere.

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Rapporto 2020 della Delegazione Internazionale di Pace di Imrali.

Uikionlus – 4 aprile 2020

imrali 2 599x275 Introduzione – La delegazione di pace di Imrali ha visitato la Turchia tra l’11 e il 16 febbraio 2020, assistendo e raccogliendo le prove sullo stato della società civile e i diritti umani nel paese.

La delegazione ha cercato di visitare il leader del movimento di liberazione curdo detenuto allo scopo di valutare la sua situazione e le sue condizioni di detenzione. I rapporti della delegazione annuale hanno fornito una misura di base dei diritti umani in Turchia nell’ultimo decennio e hanno permesso a diversi gruppi di accademici,politici, avvocati, religiosi, giornalisti e sindacalisti di visitare vari luoghi e di valutare la situazione essi stessi.

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EDDI NON SARÀ MAI SOLA.

Rete Jin – 4 aprile 2020

EddiIn questi giorni dominati dal Covid19, è arrivata una notizia che non avremmo voluto ricevere. Maria Edgarda Marcucci, una donna che nel 2017 è andata in Rojava per sostenere la Rivoluzione delle donne, si è vista comminare la sorveglianza speciale.

Lei, unica imputata donna su cinque, è stata la sola a essere stata punita con misure che discendono per via diretta dal confino del regime fascista e che andranno a limitare moltissimo la sua libertà. L’impianto accusatorio la voleva pericolosa perché ha partecipato alla Rivoluzione delle donne in Rojava, nel nord est della Siria. Quel movimento di donne osannato dai media di tutto il mondo, che così ha scoperto la Rivoluzione in atto attraverso le foto delle guerrigliere curde, scardinando così gli stereotipi sulle donne in Medioriente. Loro, che a volto scoperto hanno combattuto e sconfitto lo Stato Islamico. Molti politici, nelle loro dichiarazioni, hanno elogiato e osannato il movimento delle donne in Rojava. Gli stessi politici che non più di un anno fa hanno definito Lorenzo Orsetti “eroe” quando è caduto martire il 18 marzo 2019 mentre combatteva l’ultima battaglia contro ISIS.

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Comandate FDS: l’esercito turco sfrutta la crisi da coronavirus.

Rete Kurdistan Italia – 4 aprile 2020

20200404 ain issa qsd al shibli jpgae1993 image 700x325 La Turchia sfrutta la pandemia da coronavirus per allargare la sua zona di occupazione. Secondo quanto riferito dal comandante delle FDS Majed Fayyad al-Shibli la situazione attualmente si va inasprendo in modo particolare a Ain Issa e nelle zone circostanti. Le FDS ciononostante rispettano la tregua umanitaria.

Di fronte allo scenario della diffusione del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) il segretario generale dell’ONU António Guterres il 23 marzo aveva fatto appello per una tregua globale e invitato le parti in conflitto a cessare le ostilità. „Noi dobbiamo mettere fine alla malattia della guerra e combattere l’epidemia che devasta il nostro mondo“, aveva detto Guterres.
Le armi vanno fatte tacere, l’artiglieria deve essere fermata e va messa fine agli attacchi aerei. Nella lotta contro la pandemia e per la protezione delle persone, tutti gli attori nelle zone di guerra e di conflitto devono collaborare per rendere possibili approcci comuni contro il Covid-19.

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