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Autore: Anna Santarello

Afghanistan, i talebani hanno perso il controllo della base

La Stampa – Pier Luigi Bussi – 11 Settembre 2019

KabulI Taliban negoziano con gli Stati Uniti ma non controllano la base. La conferma che non hanno mordente sui singoli gruppi, viene dall’attacco alla vigilia della firma dell’accordo con gli Usa e dal successivo messaggio diffuso dall’Emirato Islamico nei suoi canali di propaganda. Nel testo si sottolinea che se un singolo episodio fa retrocedere gli americani, allora vuol dire che sono ingenui e sprovveduti.
Un segnale importante perché si tratta di una conferma ma non di una rivendicazione.

Ad ulteriore riprova l’attacco di questa notte a Kabul, con un razzo lanciato da una posizione sconosciuta che ha colpito il ministero della Difesa,  in prossimità dell’ambasciata Usa. L’esplosione in una giornata simbolo per gli americani, l’11 settembre, non aiuta i colloqui ma anzi rischia di farli saltare definitivamente ed esacerbare la violenza.
Ciò fa pensare anche che tra gli “studenti di dio” ci siano fronde che non vogliono l’intesa e a cui convenga che in Afghanistan permanga una situazione di conflitto.

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Trump annulla i negoziati di pace con i talebani

Tolo News – 8/9/2019

trump 21Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dichiara di aver interrotto i negoziati di pace con i talebani dopo che il gruppo ha ammesso un attacco a Kabul che ha ucciso almeno 10 persone, tra cui un soldato americano.

In una serie di tweet, Trump ha dichiarato che erano stato fissato un incontro con alti leader talibani e separatamente, con il presidente afghano Ashraf Ghani, domenica a Camp David. Tuttavia, ha annullato l’incontro e ha sospeso le negoziazioni dopo che il gruppo ha ammesso un attacco a Kabul che ha ucciso un soldato americano.

Trump ha detto che se i talebani non possono accettare un cessate il fuoco durante questi importantissimi colloqui di pace e avrebbero addirittura ucciso 12 persone innocenti, allora probabilmente non hanno il potere di negoziare un accordo significativo. Gli Stati Uniti e i talebani “hanno concordato in linea di principio” un accordo dopo nove round di colloqui a Doha e negli Emirati Arabi Uniti, secondo il capo negoziatore americano Zalmay Khalilzad.

In un’intervista con TOLOnews la scorsa settimana, il sig. Khalilzad ha affermato che gli Stati Uniti e i talebani hanno raggiunto un “accordo di principio”, ma ha aggiunto che non sarebbe stato definitivo fino a quando il presidente degli Stati Uniti Trump non fosse stato d’accordo.
Khalilzad ha affermato che sulla base del progetto di accordo, gli Stati Uniti avrebbero ritirato 5.000 truppe da cinque basi in Afghanistan entro 135 giorni se i talebani avessero accettato le condizioni dell’accordo.

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Esclusivo: il segretario di Stato Pompeo rifiuta di firmare un accordo di pace afgano rischioso

Time – 5/9/2019 di Kimberly Dozier

MPompeoGli Stati Uniti stanno concludendo un accordo con i talebani che dovrebbe chiudere la guerra americana durata 18 anni in Afghanistan, ma la migliore indicazione di quanto possa essere rischioso il patto è questa: il segretario di Stato Mike Pompeo sta rifiutando di firmarlo, secondo alti funzionari statunitensi, afgani ed europei.

Secondo alti funzionari dell’amministrazione afgana e di Trump, “l’accordo di principio” che l’inviato americano Zalmay Khalilzad ha messo a punto in nove round di colloqui con i rappresentanti dei Talebani in Qatar darebbe il via ai primi passi verso la pace da quando le forze statunitensi e alleate sono state dispiegate in Afghanistan a seguito degli attacchi dell’11 settembre. Il segretario alla Difesa Mark Esper avrebbe dovuto discutere i dettagli dell’affare con il presidente Donald Trump in una riunione del 3 settembre, secondo alti funzionari dell’amministrazione. Se Trump approvasse e venisse raggiunto un accordo, potrebbe iniziare un ritiro di circa 5.400 truppe statunitensi, circa un terzo della forza attuale, da cinque basi entro 135 giorni.

Coloro che hanno familiarità con questo tipo di colloqui hanno dichiarato a TIME che l’accordo non garantisce diverse cose cruciali. Non garantisce la continua presenza delle forze antiterrorismo statunitensi per combattere al Qaeda, la sopravvivenza degli Stati Uniti pro governo a Kabul, o addirittura la fine dei combattimenti in Afghanistan. “Nessuno parla con certezza. Nessuno “, ha detto un funzionario afgano che ha preso parte ai briefing sull’accordo con Khalilzad. “È tutto basato sulla speranza. Non c’è fiducia. Non c’è storia di fiducia. Non ci sono prove di onestà e sincerità da parte dei talebani “, e le comunicazioni intercettate” mostrano che I Talebani pensano di aver ingannato gli Stati Uniti mentre gli Stati Uniti credono che se i talebani imbrogliano, pagheranno un prezzo pesante “.
Questo potrebbe spiegare perché Pompeo ha rifiutato di mettere il suo nome sull’accordo.

Vedi articolo completo su Time: Exclusive: Secretary of State Pompeo Declines to Sign Risky Afghan Peace Deal”

Afghanistan, autobomba a Kabul. Almeno tre morti

La Stampa – G. Stabile 5/9/2019

BombaAccordiPaceTalibanI colloqui di pace
L’ondata di attacchi arriva mentre Taleban e Stati Uniti sono vicinissimi a un accordo di pace, che porterà al ritiro della maggior parte delle truppe occidentali. Nel Paese, dopo 18 anni di guerra civile, ci sono ancora 14 militari americani e altri 13 mila di alleati Nato. Martedì il negoziatore americano Zalmay Khalilzad ha rivelato i primi dettagli tecnici dell’accordo fra Usa e Taliban.
Entro 135 giorni saranno ritirati 5400 soldati americani e chiuse cinque grandi basi nell’Est del Paese. I restanti 8600 soldati saranno concentrati nelle basi di Kandahar e soprattutto Bagram, a 50 chilometri a Nord di Kabul.

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Afghanistan, continua la guerra alla gente

Blog – E. Campofreda, 3/9/2019

Kabul blast 02 September
Khalilzad non solo sa, ma ha ampiamente messo in conto che mentre annuncia l’ormai certo ‘accordo di pace’ coi leader dei talebani dialoganti, i miliziani della stessa famiglia proseguono gli attentati per far salire le proprie quotazioni.

La tre giorni di Kunduz-Balkh-Kabul (ieri sera un camion-bomba nell’area della capitale definita Green Village ha dilaniato sedici persone e ne ha ferite oltre un centinaio) non è frutto dello Stato Islamico del Khorasan. E’ opera dei turbanti di Doha che vogliono molto di più di quel che chiedono. Hanno compreso come l’accordo gli restituisce quanto l’invasione dell’Enduring Freedom gli aveva tolto, non solo quale presenza sugli scranni di Kabul, ma nei rapporti internazionali. Dall’altra parte del tavolo i servitori del cinico Trump, che pensa esclusivamente alle sue elezioni, gli confezionano un piano per l’elettorato: anziché svenarsi nella polvere afghana, interessi e spese americane vengono riconvertiti.

È un giochino di prestigio, perché occhi e mani statunitensi restano in loco pur se diminuiscono i numeri. Infatti già si conteggiano 5.000 marines in meno, ma di fatto questo percorso rilancia il lavoro che da tempo la Cia pratica con la formazione di reparti antiterrorismo. Questi venivano addestrati già nei primi anni d’occupazione del Paese, ne facevano parte militari Nato di diversa nazionalità, fra cui nostri incursori del ‘Col Moschin’.
Quindi gli addestratori di Langley si sono spesi nell’organizzare milizie parallele di afghani le cui azioni andavano dal semplice pattugliamento di massima sicurezza per i capi militari Nato presenti in loco, a missioni  segretissime nei santuari del jihadismo e negli stessi territori della Fata, oltreché di ‘extraordinary rendition’.
Da qualche tempo alcune di queste unità sono finite sotto la direzione dell’Intelligence afghana, seppure gli addetti ai lavori sostengano che simili interventi si sviluppano sempre e solo sotto la supervisione della Cia.

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L’inviato Usa: «Pace fatta». Ma a Kabul la strage continua

ilmanifesto – Giuliano Battiston – 04.09.2019

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Afghanistan. Attacco al Green Village mentre Khalilzad annuncia l’intesa raggiunta «in linea di principio» con i Talebani. Il ritiro per ora di 5400 marines (su 14 mila) al primo punto dell’accordo tra barbuti e Trump. Che nessuno però ha ancora firmato

Lunedì sera, mentre in tv l’inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, rassicurava gli spettatori afghani sull’accordo raggiunto «in linea di principio» con i Talebani ma non ancora firmato, lungo la cosiddetta Jalalabad road di Kabul un gruppo di attentatori lanciava un camion bomba contro il Green Village.

ALMENO 16 I MORTI, quasi duecento i feriti. Si tratta perlopiù di civili. Le immagini mostrano un cratere enorme e sull’altro lato della strada negozi ed edifici distrutti a decine e decine di metri di distanza. Ieri mattina, alcuni residenti e famigliari delle vittime hanno dimostrato di fronte al Green Village, chiedendo che gli stranieri lascino la zona. Secondo quanto riferito dalla radio The Killid Group, la polizia avrebbe disperso i manifestanti.

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Afghanistan, Trump irrompe nelle trattative di pace: “Manterremo 8.600 soldati nel Paese”. Ma i Taliban avevano imposto il ritiro totale.

 Il Fatto Quotidiano – 29 agosto 2019, di Gianni Rosini

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Mentre i delegati americani e dei combattenti afghani da giorni annunciano che “l’accordo è vicino”, il presidente statunitense va contro alla prima richiesta della controparte. Gli Usa temono anche per la possibile ingerenza di altri attori internazionali, ma adesso il rischio è che i jihadisti aumentino il numero degli attacchi.

Nei giorni in cui sia dai capi negoziatori degli Stati Uniti che dalla delegazione Taliban di base a Doha, loro sede diplomatica, si parla di “ultimi dettagli” e di “accordo vicino”, nel delicato gioco di equilibri per arrivare a una pace che metta fine alle azioni militari degli Studenti afghani e alla presenza delle truppe statunitensi nel Paese irrompono le parole di Donald Trump: “Ridurremo i nostri soldati a 8.600 (sui 13-14mila attualmente dispiegati, ndr) e poi vedremo”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che “avremo sempre una presenza” in Afghanistan.

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Afghanistan, l’orologio dell’accordo e l’incognita elettorale

ilmanifesto – Giuliano Battiston – 29 agosto – 2019

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Afghanistan. Uno dei principali sfidanti al presidente afghano Ashraf Ghani, Abdullah Abdullah, proprio ieri ha detto di essere pronto a rinunciare alle elezioni presidenziali del 28 settembre, per favorire la pace, cioè l’accordo che si sta discutendo a Doha tra talebani e americani.

«Siamo vicini all’accordo finale. Speriamo di poter dare presto buone notizie alla nostra nazione islamica, alla ricerca dell’indipendenza». Così si è espresso ieri, via Twitter, Suhail Shaheen, portavoce della delegazione talebana a Doha, dove gli studenti coranici sono alle prese con il nono giro di negoziati con Zalmay Khalilzad, l’inviato del presidente Usa Trump per la riconciliazione in Afghanistan.

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Basi militari Usa in Afghanistan, il lato oscuro dei negoziati

ilmanifesto – Emanuele Giordana – 29.08.2019

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La trattativa. Un altro interrogativo riguarda la sorte delle milizie allevate dalla Cia in chiave anti jihadisti

Nonostante i buoni propositi e un clima apparentemente disteso c’è qualcosa di segreto e oscuro nel negoziato in corso a Doha. A parte il governo afgano, un fantasma cui per ora non è concesso alcun ruolo, ci sono molti «non detto» sull’accordo in corso oltre a quanto sappiamo più o meno ufficialmente.

Tra i tanti fantasmi c’è infatti il convitato di pietra che va sotto il nome di «basi militari», dossier strettamente collegato al numero di soldati (oggi 14 mila) che gli americani vorrebbero conservare sul suolo afgano.

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Afghanistan, gli Usa resteranno anche dopo gli accordi coi talebani

La Stampa – Francesco Bussoletti – 28 Agosto 2019

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L’inviato speciale americano per il paese asiatico Zalmay Khalilzad: difenderemo le forze afghane prima e dopo qualsiasi intesa.

KABUL. Gli Stati Uniti rimarranno in Afghanistan anche dopo il probabile accordo con i talebani. Lo ha ribadito l’inviato speciale americano per il paese asiatico, Zalmay Khalilzad, in un post su Twitter. Il diplomatico, già ambasciatore Usa a Kabul, ha scritto che “nessuno deve farsi intimidire o ingannare dalla propaganda.

Lasciatemi essere chiaro. Difenderemo le forze afghane ora e dopo qualsiasi accordo con i talebani”. Inoltre, ha sottolineato che “è falsa” l’affermazione di due comandanti dell’Emirato Islamico, i quali citati da Reuters affermavano che tra i punti dell’intesa c’era lo stop del supporto statunitense alle Andf (Afghan national defence forces). Non a caso lo stesso presidente Usa, Donald Trump, nell’ultimo giorno del G7 a Biarritz ha affermato che non c’è fretta per il disimpegno militare.

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