DOVE STA IL CONFLITTO
Blog G. Viale – 20/11/2018
Nelle fotografie della marcia di migliaia di honduregni verso gli Stati Uniti è difficile non riconoscere il Quarto stato di Pelizza da Volpedo attualizzato; e non vedere in quel loro presentarsi disarmati e affamati a una frontiera blindata non solo la disperazione, ma anche la convinzione che la Terra è di tutti; e la rivendicazione di ripartire tra tutti i beni che i signori della globalizzazione rubano al loro paese, costringendoli a lasciarlo.
Ma è difficile anche non riconoscere nell’esercito mobilitato per impedire loro l’ingresso negli Stati Uniti una riedizione dei cannoni con cui, sul finire dell’800, il generale Bava Beccaris disperdeva e sterminava la folla dei manifestanti che lottavano per il pane. Ma questa non è che la versione americana delle tante stragi provocate dalla guerra scatenata contro i migranti nel Mediterraneo per farli affogare o respingerli nei Lager libici, alla mercè degli ascari al soldo dei governi europei; o delle barriere e dei respingimenti messi in atto nell’area Schengen; o alla cacciata dai centri di accoglienza dei tanti profughi a cui viene e verrà negata ogni forma di protezione.
Insomma, è difficile non rendersi conto che tra coloro che cercano di entrare nelle cittadelle di un benessere (in gran parte alle nostre spalle) e i poteri che si adoperano per respingerli è aperta un conflitto sociale o, se vogliamo, una “lotta di classe” di portata planetaria, destinati a dominare il nostro secolo.