Skip to main content

Autore: Anna Santarello

Quando Mah Gul è stata decapitata

THE POST INTERNAZIONALE – 14 Novembre 2014

quando mah gul stata decapitata orig mainUna giovane donna afgana ha rifiutato di prostituirsi. Per questo è stata decapitata dalla famiglia di suo marito.
di Noorjahan Akbar

La maggior parte di noi non saprà mai chi era Mah Gul, oppure si dimenticherà molto presto di lei.

Mah Gul era una giovane donna di 20 anni e viveva a Herat, in Afghanistan. È stata decapitata dalla famiglia di suo marito, nell’ottobre del 2012, per aver rifiutato di prostituirsi. Il mondo non ha tremato.

Quando Mah Gul è stata decapitata, nessuno ha acceso una candela. Nessuno ha pregato per lei. Nessuno le ha scattato una foto. Nessuna città ha esposto manifesti con sopra il suo nome e la sua foto.

Nessuno ha raccontato la storia della sua vita, i suoi sogni, la sua felicità, la sua tristezza, il suo sorriso o il modo in cui osservava il mondo.

Continua a leggere

Essere un ginecologo in Afghanistan

THE POST INTERNAZIONALE – 18 novembre 2014

ginecologo afghanistan orig mainLa storia di una dottoressa afghana e della sua battaglia contro i Talebani per permettere alle donne di abortire
di Horia Mosadiq

“Quando ho iniziato a lavorare, non aiutavo chi si rivolgeva a me per abortire. Dicevo di no”, spiega la dottoressa Lima, la ginecologa afghana che ha intrapreso un pericoloso mestiere: permettere a donne disperate di avere segretamente accesso a metodi contraccettivi e abortivi.
A dettare la sua decisione è stata la portata della sofferenza delle donne per via delle violenze a cui sono sottoposte, di cui la dottoressa è stata testimone. Il suo rifiuto iniziale era prevedibile, in un Paese in cui gli aborti, nella maggior parte dei casi, sono illegali.

Nel 2006, però, la dottoressa Lima si è trovata davanti a un caso che le ha permesso di toccare con mano lo strazio delle donne afghane, facendole capire quanto fosse necessario avere accesso a metodi abortivi sicuri.

“La ragazza aveva 17 anni ed era incinta. Quando i genitori l’hanno scoperta, le hanno somministrato a sua insaputa dei farmaci per indebolirla e ucciderla più facilmente, soffocandola con un cuscino. Fu allora che decisi di aiutare le persone come lei”, ricorda la dottoressa Lima.
La decisione di mettere la sua formazione medica a servizio delle donne afghane, fornendo loro assistenza sanitaria e altre forme di sostegno, pone la vita della dottoressa, e quella della sua famiglia, in costante pericolo.

Continua a leggere

QUALCHE BUONA NOTIZIA DA KABUL: VITE NUOVE

di Cristiana Cella (Cisda Firenze) x Progetto Vite Preziose

Chi vuole partecipare al progetto, sostenendo Hawca e le donne a loro affidate, scriva a: vitepreziose@gmail.com 
Modalità di partecipazione:

  • 50 euro mensili, sostegno completo per una donna
  • 25 euro mensili, condivisione di due sponsor per una donna
  • Donazione ‘una tantum’

HAWCALogoNon ci sono molte speranze che la vita della popolazione afghana possa, in un prossimo futuro, migliorare. Il fondamentalismo, con la sua brutalità e la negazione dei diritti basilari delle persone, è sempre più saldo al potere, come la presenza militare americana. Gli attacchi talebani sono sempre più frequenti e la violenza dei warlords dilaga nelle province.

La battaglia si fa sempre più dura, soprattutto per le donne, quelle che combattono per la giustizia e la democrazia e quelle che soffrono, sulla loro pelle, il disastro afghano. Hawca ci racconta che le donne che fuggono dalla paura e dalla violenza sono sempre di più. Il nostro progetto, che continua il suo cammino, è dunque sempre più prezioso e cresce, di giorno in giorno, con l’affetto e la partecipazione di tante donne e tanti uomini del nostro paese.

Sostenute dalla determinazione di Hawca e dall’aiuto economico dei nostri sponsor, poco a poco, le vite di 30 donne stanno cambiando. Non tutte con gli stessi successi, ma la speranza c’è, per ognuna di loro. Le storie aggiornate di oggi portano buone notizie, e sono testimoni della possibilità di trasformare situazioni devastanti in opportunità di futuro. Eccole.

SANIYA

La storia – ’Quando le mie avvocate mi hanno annunciato che ero una donna libera, avrei voluto volare e dimenticare per sempre tutte le mie sofferenze e la mia stessa vita. In un attimo non c’era più niente, nemmeno i miei figli, nient’altro che quell’enorme sollievo.’

Saniya racconta così il momento in cui le avvocate di Hawca le annunciano il suo divorzio. Il padre la vende in sposa a 13 anni a un uomo sordomuto. Nella famiglia del marito subisce stupri e violenze da tutti gli uomini di famiglia.

Quando cercano di obbligarla a prostituirsi, scappa. Trova rifugio nello shelter di Hawca, dove nasce il suo quarto figlio. Ci rimane a lungo. Arriva l’aiuto di Elisa, la nostra prima sponsor, e Saniya può curarsi le profonde ferite, fisiche e mentali, che 15 anni di matrimonio le hanno lasciato. Quattro figli, non sa di chi sono, ma per lei sono soltanto suoi e i tre che sono rimasti col marito le mancano da morire. Resiste alle brutali pressioni della famiglia, ma per molti mesi non sa immaginare un futuro.

Gli sviluppi- Ma Saniya ha il suo piccolo gruzzolo che le permette di vivere, non è più un peso, e un parente si convince a prenderla con sé. Le avvocate, dopo il divorzio, combattono per farle avere la custodia dei figli. Il divorzio è, in Afghanistan, una colpa, una vergogna, un’infamia. Non è facile vivere con i parenti. Ma Saniya, forte dell’aiuto della sua sponsor e delle assistenti di Hawca, sa che anche questo può finire.

Non perde di vista il suo sogno. Un sogno che adesso è finalmente reale. I figli sono assegnati a lei, una vittoria straordinaria per una donna afghana divorziata. Vivono tutti insieme e possono andare a scuola. Ha trovato una stanza dignitosa con un piccolo bagno, libera dalla paura, dalla violenza, dai ricatti. Lavora adesso, in un salone di bellezza, per tre ore al giorno. Guadagna 2000 afghani al mese. Non è sufficiente a vivere ma è molto fiera di potersi pagare almeno la sua stanza. Per il resto, l’aiuto di Elisa è sempre fondamentale ma spera di diventare completamente autonoma un giorno o l’altro. Le parrucchiere sono molto richieste in Afghanistan.

Continua a leggere

«L’Afghanistan resta una base Usa»

di Giuliana Sgrena – 11 novembre 2014 –  Globalist

RAWALogo2 150x150 copyMartedì 8 ottobre sono stati impiccati a Kabul cinque uomini ritenuti responsabili dello stupro di quattro donne avvenuto il 23 agosto scorso. A nulla sono serviti gli appelli di Amnesty international per evitare l’esecuzione, ma non si tratta certo di una eccezione in Afghanistan.

«È però la prima volta negli ultimi tredici anni che qualcuno viene condannato per uno stupro. Le violenze contro le donne sono all’ordine del giorno in Afghanistan, ma non sono mai punite, anzi a volte sono le vittime ad essere incarcerate», sostiene Mariam Rawi di Rawa (Revolutionary association of the women of Afghanistan) appena arrivata in Italia su invito del Cisda.

Secondo Mariam tuttavia ad essere impiccati non sarebbero i veri responsabili dello stupro, a compiere l’orrenda violenza sarebbero stati due comandanti al servizio e protetti dal leader fondamentalista Sayyaf. Ora sarebbero fuggiti all’estero. Con Mariam Rawi abbiamo parlato anche delle novità portate dal nuovo governo.

Il primo atto del nuovo presidente afghano, Ghani, è stata la firma dell’accordo Usa-Afghanistan che Karzai si era rifiutato di sottoscrivere. L’Accordo permette agli Usa di mantenere in Afghanistan circa 10.000 uomini (più altri 5.000 della Nato) dopo il ritiro previsto alla fine dell’anno.

Questo accordo rappresenta la legalizzazione della presenza Usa in Afghanistan. Anche se l’accordo non fosse stato firmato non credo che gli americani se ne sarebbero andati. Hanno una presenza militare, interessi economici e hanno investito molti soldi, quindi vogliono trarne dei benefici. Le basi militari permetteno anche il controllo del traffico della droga. Con l’accordo gli americani possono fare e stare quanto vogliono. La differenza rispetto al passato è che quando c’è una occupazione c’è anche resistenza. Ora c’è solo molta confusione.

Soprattutto, con la garanzia di impunità per i militari le truppe Usa hanno le mani libere per commettere qualsiasi crimine contro la popolazione. Si tratta di un patto tra un padrone e un servo ed è chiaro che a beneficiarne saranno solo gli Usa. Inoltre questo accordo ha un grande impatto sulla regione, soprattutto nei confronti dei nostri vicini come Cina e Russia. Nel caso di una guerra con i paesi della regione l’Afghanistan sarà la base militare per gli Usa.

Continua a leggere

Afghanistan, l’Usaid aiuta le donne

10 novembre 2014 – dal blog di Enrico Campofreda

rulaghani afghanistanR439 thumb400x275 150x150Rula – S’è mobilitata anche la First lady Rula Ghani che sul tema sta sostenendo un marito impegnatissimo nella fase seguente la sua designazione ufficiale a Presidente.

La nuova leadership afghana per celare-distrarre-alterare la realtà dell’establishment politico sulla condizione femminile lancia una campagna a sostegno d’una non meglio precisata “responsabilizzazione” della figura femminile.
L’intento sarebbe quello para modernista di divulgare ciò che un tempo (durante la monarchia di Zhair Shah) era consentito alla donna: l’impegno palese e pubblico sul fronte lavorativo. Tutto ciò che una visione restrittiva dell’Islam corrente, non solo fra i talebani, di fatto impedisce od ostacola.

Per far questo i Ghani s’affidano a una vecchia presenza della discussa e discutibile famiglia della cooperazione mondiale: la statunitense Usaid. Susan Markham, rappresentante dell’organizzazione, è stata intervistata da Tolo tv. E affinché un piano d’aiuti di 216 milioni di dollari si sviluppi, ha ribadito la necessità di stare alla larga dalla corruzione e operare con strutture politiche trasparenti d’un governo democratico.

images 5 150x150Le buone intenzioni – Se la recita delle buone intenzioni risponde al copione, essa cozza contro l’ultima farsa politica: le imbrogliate elezioni presidenziali. La sua evoluzione nelle ultime settimane vede mister Ashraf impegnato su vari fronti, quelli che maggiormente contano sono ovviamente l’occidental-statunitense, cui appartiene anche l’iniziativa “Promote“ targata Usaid e l’asiatico, incentrato sui rapporti economici con la Cina.

Dopo il recente viaggio a Pechino, Ghani parteciperà all’assise del Saarc (South Asian Association Regional Cooperation) prevista il 23 novembre. L’aiuto alle donne prevede che 75.000 di loro possano impostare una carriera e scalarla nei propri settori d’intervento.

È un passo, che potrebbe però accondiscendere alla limitazione settoriale, rivolta a elementi d’apparato come le attuali parlamentari afghane ben poco disposte a svelare i risvolti del potere che colleghi, ministri, funzionari, affaristi utilizzano contro il genere femminile. E discriminare la gran massa delle donne del Paese. Inoltre la libano-statunitense Rula, vicina al marito all’epoca del suo lavoro presso la Banca Mondiale, nell’intervento sulla realtà del Paese lancia un assist agli amichevoli aiuti di Usaid. Sui quali è bene meditare.

Continua a leggere

Scuole Opawc, tra paura di mostrarsi e orgoglio d’imparare

di Enrico Campofreda, 3 novembre 2014 – Liberiamo.it

wbresize.aspx 300x177Quando l’occhio meccanico appare e si rivela le giovani, impaurite, girano la faccia verso il muro. Svicolano, quasi fuggono. Infine i volti scompaiono dietro i veli multicolori. Non vogliono farsi fotografare. A nulla valgono le rassicurazioni dell’insegnante: mai e poi mai le immagini appariranno sui giornali locali.

“Sono terrorizzate perché in tante vengono qui senza che padri o mariti lo sappiano“ spiega Latifa Ahmady, una trentunenne madre di tre maschietti e presidente dell’Organization of Promoting Afghan Women’s Capabilities che organizza i corsi.

Siamo a Kalei Jamal, un quartiere di Kabul ovest, dove Opawc ha aperto un centro di formazione per le donne più povere della capitale, comprendente due classi di alfabetizzazione e lezioni teoriche e pratiche di ricamo. Latifa ha una carnagione chiarissima e occhiali da vista dalla montatura essenziale. Confessa: “Condurre quest’attività diventa di giorno in giorno più faticoso.

È una lotta aspra per non gettare la spugna”. Spazi e arredi sono essenziali. Le studentesse vengono accolte in stanze strette e lunghe, con tavoli di legno disposti su due file parallele. Sulle pareti d’un colore che s’avvicina all’ocra spiccano una mappa dell’Afghanistan e un poster con le lettere dell’alfabeto.

Continua a leggere

Conferenza sul Terzo Rapporto sulla Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

OPAWAC – 5 novembre 2014

opawc participated on the third report of the united nation28oct2014OPAWAC ha partecipato alla Conferenza sul Terzo Rapporto sulla Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La conferenza è stata organizzata da Afghan Women’s Network  (AWN) a Kabul il 28 ottobre scorso.

Nella conferenza AWN ha presentato una ricerca fatta con la collaborazione di istituzioni nazionali ed internazionali sull’attuazione della Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il risultato di questa ricerca ha mostrato che l’impegno preso rispetto alle donne, alla pace e la sicurezza non è stato mantenuto. Il numero di donne in campo politico e sociale è molto limitato. Le donne non hanno nessun ruolo nel prendere decisioni nel processo di pace.

Incontro di lavoro per monitorare e valutare il programma d’istruzione elementare in Afghanistan

OPAWAC – 5 novembre 2014

opawc participted in workshop on monitoring of literacy program19oct2014Rappresentanti di OPAWAC (Organization of Promoting Afghan Women’s Capabilities) hanno partecipato ad un incontro di lavoro per discutere professionalmente su un monitoraggio, con partecipazione congiunta, e una valutazione del programma d’istruzione elementare in Afghanistan.

L’incontro si è tenuto con il rappresentante per l’istruzione elementare del Ministero.

Hanno partecipato all’incontro di lavoro membri ad alto livello del Dipartimento dell’Istruzione elementare e rappresentanti da tutte le provincie che lavorano nel campo dell’istruzione di base. È stato discusso il nuovo metodo di monitoraggio e valutazione specialmente  nelle provincie e nei villaggi e nuove idee sono state presentate dai partecipanti.

Sono stati dati dei suggerimenti dal pubblico per introdurre scuole specializzate a fornire un’istruzione superiore per coloro che hanno ottenuto un’educazione elementare, così che le donne e le ragazze possono andare avanti senza difficoltà dopo che hanno superato il programma d’istruzione di base.

 

 

 

Persi & Trovati: l’ISIS ha “trovato” materiale bellico “perso” dall’esercito degli Stati Uniti in Afghanistan, per un valore di 420 milioni di dollari?

Robert Bridge RAWA News – 7 novembre 2014

Ecco la domanda che gale un miliardo di dollari: Chi ha messo le mani sull’armamentario militare americano in Afghanistan?

Come possono i militari perdere mezzo milione di dollari di equipaggiamenti in un anno? Questa è la domanda che i revisori di conti del Pentagono si pongono dopo che è stato rivelato che materiale militare del valore di 420 milioni di dollari sono spariti  nella missione in Afghanistan lo scorso anno….

Non importa come la si metta, ma è un incredibile numero di pezzi di armamenti militari ad essere uscito dalla porta sul retro. E siccome qui stiamo parlando dell’Esercito americano, dove nessun generale vuole perdere una stelletta o due per una questione d’inventario, si capisce che i numeri sono stati largamente ritoccati al ribasso….

Ecco la domanda che vale un miliardo di dollari: Chi ha messo le mani sull’armamentario militare americano in Afghanistan? Se tutto quel materiale è stato venduto o rubato, dovrebbe apparire sui radar. E forse è già apparso.

Un probabile colpevole nel grande furto delle armi americane è IS, lo Stato Islamico, conosciuto prima col nome di al-Qaeda in Iraq, l’eterogenea banda di ultraviolenti tagliagole che sono venuti fuori dal deserto dell’Iraq nello stesso momento in cui il materiale militare americano stava sparendo in Afghanistan dal ripiano in alto come nel venerdì nero al grande magazzino Wal-Mart.

isis fighters with us armsNella foto l’ISIS sta usando un numero significativo di armi americane. L’equipaggiamento preso dal gruppo include un certo numero di veicoli  Humvees che l’ISIS ha ripetutamente usato negli attacchi suicidi. (Foto: Reuters)

La cosa curiosa circa lo Stato Islamico è come questo gruppo, che è apparentemente così malvagio che perfino al-Qaeda li ha allontanati, sia improvvisamente apparso sulla scena lo scorso anno, e quasi nello stesso momento in cui l’amministrazione Obama di colpo frenò su quella che appariva essere una decisione ironica di invadere la Siria del presidente Bashar Assad…..

La ragione di questo cambiamento di tattica dell’ultimo momento non era la prudenza di Obama, o un certo tipo di rispetto per la Costituzione calpestata, ma piuttosto aver capito che prendere le parti nella guerra civile siriana era una mossa sbagliata nell’ambito delle relazioni pubbliche, perché anche al-Qaeda era alleata con i ribelli siriani contro il regime di Assad…

Continua a leggere