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Autore: Anna Santarello

Vite preziose: i nostri lettori con le donne afghane

Cristiana Cella, 31 ottobre 2012, L’Unità

1278579234 2 300x119Connettere, costruire reti. Non solo virtuali. Reti reali, concrete, di cittadini italiani che si uniscono per sostenere altre reti di cittadini, in questa o in altra parte del mondo. Per affiancarli nella comune lotta per i diritti umani e la legalità. È questo che stiamo facendo. E quando le persone si uniscono, al di là di stati, governi e istituzioni, per qualcosa che gli sta a cuore, sono davvero efficaci e cambiano le cose.

ECCO COME PARTECIPARE

In occasione della sua presenza in Italia, Selay Ghaffar, direttrice esecutiva di Hawca e portavoce della società civile afghana, ha potuto incontrare, a Roma, nella redazione del nostro giornale, e a Milano, nella sede del Cisda (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane), alcuni dei lettori che sostengono “Vite Preziose” come molti altri che, purtroppo, non hanno potuto partecipare.

Per informazioni scrivete a vitepreziose@gmail.com

Sono persone che, come tutti, oggi, combattono con la crisi economica e con i loro problemi personali ma che non ci si chiudono dentro. Lasciano aperta la porta all’altro, a chi sta peggio e ha meno armi per combattere per la vita. Straordinaria è la creatività solidale che si è scatenata, con intelligenza e condivisione, in questi incontri.

L’emergenza mondiale della violenza contro le donne è, in Afghanistan, una violenza di sistema, esasperata dalla guerra, che, a dispetto delle leggi dello Stato, si autogiustifica legalizzando la brutalità: nelle case, nelle comunità, nelle scuole, per la strada, nei posti di polizia, nei tribunali, nelle istituzioni.

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Afghanistan, elezioni fissate per l’aprile 2014

30 Ottobre 2012, lettera43.it

Alle urne pochi mesi prima del ritiro Nato, Karzai non può ricandidarsi.

l43 afghanistan elezioni 121030093046 medium 300x200Le elezioni presidenziali in Afghanistan sono state fissate per l’aprile del 2014, pochi mesi prima della fine della missione Nato nel paese.
Lo ha riferito martedì 30 ottobre un alto funzionario della Commissione elettorale. Secondo la Costituzione afghana, l’attuale presidente Hamid Karzai, al suo secondo mandato alla guida del paese, non può candidarsi in questa tornata elettorale.

LA SOFFIATA: ALLE URNE IL 5 APRILE. Ufficialmente, la data esatta del voto è in programma che venga annunciata mercoledì 31 ottobre a Kabul dalla Commissione elettorale indipendente (Iec), ma ufficiosamente un responsabile dell’organismo ha fatto giungere ai media una indiscrezione: il voto sarà in Hamal 16 dell’anno 1393 del calendario solare afghano, che equivale al 5 aprile 2014.

NIENTE ANTICIPAZIONE AL 2013. Mesi fa il capo dello Stato aveva insinuato che, dato il ritiro delle truppe nel 2014, le presidenziali avrebbero potuto essere anticipate al 2013, ma con il passare del tempo, e con il fatto che in realtà il ritiro delle truppe della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) potrebbe avvenire nel 2013, è stata confermata la data naturale. Karzai ha comunque polemizzato di recente sostenendo che la presenza di due stranieri nella Commissione per i reclami elettorali (Ecc), che dovrebbe sorvegliare le operazioni di voto e l’operato della Iec, «è anticostituzionale».

ROMA 23 OTTOBRE, SEMINARIO “AFGHANISTAN IN GUERRA: PAROLE ALLE DONNE”

di Simona Cataldi – C.I.S.D.A. Roma

Ringrazio di cuore la Dr.ssa Scarcia e la Casa Internazionale delle Donne per l’invito a partecipare a questo interessante ciclo di seminari che ci dà l’opportunità preziosa di illustrare nonché di portare la nostra testimonianza sulla condizione delle donne in Afghanistan. Condizione che da sempre riflette fedele e al di là di ogni tipo di retorica, lo stato di salute reale di un paese in termini di democrazia e stato di diritto.

Un tempo le violenze e le atrocità commesse nei confronti delle donne e la totale negazione che subivano dei più elementari diritti umani erano sotto i riflettori di tutti gli organi di informazione nazionale e internazionale. Oggi, il principale aspetto messo in luce dai media mainstream è il processo di presa di responsabilità delle istituzioni afghane, a valle del disimpegno significativo della Nato, che resterà nel territorio -sia detto per inciso- , ma senza dovere garantire la sicurezza alla popolazione afghana o al Governo nel processo di pace.
Sembra quasi sottinteso che, a fronte di 12 anni di intervento, siano stati raggiunte, quantomeno in linea di massima, le condizioni di maturità politico-istituzionale necessarie per lasciare che il paese prosegua autonomamente il percorso di costruzione di una democrazia solida e foriera di una pace duratura.

Tuttavia, ancora una volta, sembra che siano interessi “altri” a prevalere su quelli della popolazione e, in particolare, delle donne che non sono coinvolte, se non formalmente, nei meccanismi del processo di pace come prescritto, tra l’altro, dalla Risoluzione ONU 1325 che le riconosce come le prime e più gravi vittime dei conflitti.

L’Afghanistan è uno dei paesi più corrotti al mondo e, secondo l’ultimo rapporto dell’International Crisis Group, sta precipitando verso una crisi politica devastante che sancisce irrimediabilmente il fallimento fattivo della Transizione. Il Governo non ha recuperato credibilità e lo stesso Karzai, riconfermato nel 2009 attraverso un processo elettorale definito tra i più fraudolenti al mondo, sembra sia stato interessato più a mantenere il potere che a mettere in atto le misure necessarie per contrastare l’impunità e il malcostume che compromettono la stabilità e la sicurezza del paese.

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Il mondo non ha tremato

30 ottobre 2012 di DB

di Noorjahan Akbar, attivista per i diritti delle donne, corrispondente dall’Afghanistan per «Safeworld»; traduzione di Maria G. Di Rienzo.
Mah Gul era una giovane donna di Herat, in Afghanistan. È stata decapitata dalla famiglia di suo marito, nell’ottobre 2012, perché rifiutava di prostituirsi. Aveva vent’anni.

Quando Mah Gul è stata decapitata, nessuno ha acceso una candela.
Nessuno ha pregato per lei. Nessuno l’ha fotografata.
Nessuno ha affisso manifesti con il suo nome e la sua immagine, in città.
Nessuno ha registrato la storia della sua vita, i suoi sogni, la sua felicità, la sua tristezza, il suo sorriso o il modo in cui guardava.
Quando Mah Gul è stata decapitata, nessuno l’ha lodata per la sua integrità, per il suo coraggio, per la sua moralità.
Quando Mah Gul è stata decapitata, i miei amici su Facebook stavano scrivendo dei loro cibi preferiti e dei loro giorni difficili.
Quando Mah Gul è stata decapitata, ragazzi afgani spensierati stavano dicendo “sgualdrina” a una ragazza.
Quando Mah Gul è stata decapitata, i talebani stavano usando donne come scudi umani per portare i loro feriti negli ospedali.
Quando Mah Gul è stata decapitata, stanchi poliziotti afgani stavano fumando una sigaretta in cima alla collina di Maranjan.
Quando Mah Gul è stata decapitata, un poeta scriveva della fragranza delle labbra del suo amore.
Quando Mah Gul è stata decapitata, i giornali discutevano del dibattito presidenziale in America.
Quando Mah Gul è stata decapitata, un soldato in Afghanistan stava scrivendo una lettera al figlio.
Quando Mah Gul è stata decapitata, insegnanti afgani stavano riscrivendo una storia noiosa e storta sulle lavagne.
Quando Mah Gul è stata decapitata, una prostituta di Kabul si appoggiava a un muro freddo, piangendo di fame.
Quando Mah Gul è stata decapitata, la televisione afgana trasmetteva soap-opere provenienti dall’India.
Quando Mah Gul è stata decapitata, il nostro vicino stava ancora picchiando la sua siasar. (1)
Quando Mah Gul è stata decapitata, le donne di Herat stavano appendendo camicie ad asciugare e speravano che, almeno quelle, avrebbero sperimentato della libertà.
Quando Mah Gul è stata decapitata, donne americane praticavano lo yoga per alleviare il loro stress.
Quando Mah Gul è stata decapitata, un “intellettuale” in Afghanistan ha commentato su come le donne indossino sciarpe più piccole, ora, e un mullah locale predicava sulle ragazze operaie che promuovono la prostituzione.
Quando Mah Gul è stata decapitata, Angelina Jolie non l’ha saputo.
Quando Mah Gul è stata decapitata, le nostre scolare non hanno indossato sciarpe nere di lutto per lei.
Quando Mah Gul è stata decapitata, il Presidente era impegnato.
Quando Mah Gul è stata decapitata, il mondo non ha tremato. In ogni parte del mondo, la gente segue la catena di montaggio della propria vita.
Quando Mah Gul è stata decapitata sua madre ha sorriso, perché sua figlia era, alla fine, libera.
(1) siasar: termine per “donna” o “moglie”.

UNA BREVE NOTA
Le traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi articoli – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com
Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una mia recensione è qui alla data 2 luglio 2011. (db)

 

Afghanistan: Università di Kabul intitolata al criminale Rabbani, continuano le proteste degli studenti

Gloria Geretto del C.I.S.D.A., 28 Ottobre 2012

Non si placano le proteste degli studenti di Kabul contro la decisione di Hamid Karzai di intitolare all’ex presidente Burhanuddin Rabbani l’Università di Kabul.

Il decreto presidenziale prevede infatti di rinominare l’ateneo di Kabul in onore a Rabbani, fondatore e capo del partito religioso afghano Jamiat-i-Islami, ucciso il 20 settembre del 2011 in un attentato suicida nella sua residenza di Kabul, situata nel quartiere diplomatico Wazir Akbar Khan.

Rabbani, presidente afghano durante la sanguinosa guerra civile tra il 1992 e il 1996, è noto come uno dei più grandi criminali in Afghanistan e per aver commesso feroci crimini di guerra contro la popolazione nella prima metà degli Novanta, uccidendo più di sessantacinque mila civili, costringendo molti afghani a lasciare il paese e distruggendo la città di Kabul. Secondo un rapporto del 2005 intitolato Blood-Stained Hands (mani macchiate di sangue) pubblicato dall’Osservatorio sui Diritti Umani, Human Rights Watch, Rabbani e le sue milizie avrebbero torturato, rapito, stuprato e ucciso centinaia di migliaia di civili anche negli anni successivi alla guerra fazionale, gettando acido sul volto delle studentesse della stessa Università di Kabul in cui oggi è affissa una targa in suo onore. Nel 1993, proprio a pochi passi dall’università che da qualche settimana porta il suo nome, Rabbani insieme alle milizie di Ahmad Shah Massoud e Rasool Sayyaf uccisero barbaramente centinaia di civili di etnia Hazara in un attentato che divenne noto come il massacro di Afshar.

Nominato nel 2010 capo dell’Alto consiglio di pace e incaricato di mediare con i talebani, Rabbani non fu mai processato da un regolare Tribunale Internazionale per i crimini commessi grazie all’amnistia concessa dal governo di Karzai nel 2010 che graziò molti signori della guerra tra i quali lo stesso leader jihadista per le atrocità compiute negli ultimi trent’anni, legittimandoli così agli occhi della comunità internazionale. 

Ad un anno esatto dalla morte di Rabbani, il presidente Karzai ha rinominato l’ateneo della capitale e la strada circostante in ‘Università del Martire della Pace e Professore Burhanuddin Rabbani’, in ricordo dell’ex leader jihadista.

Da subito la controversa decisione del presidente Karzai ha scatenato le proteste di centinaia di studenti afghani che dal 23 settembre scorso continuano a manifestare ogni giorno davanti all’università di Kabul chiedendo che il decreto venga immediatamente revocato e la targa commemorativa rimossa. Non sono mancati gli scontri e gli arresti: una ventina di studenti sono stati fermati mentre alcuni studenti e poliziotti sono rimasti feriti. Le proteste si sono poi estese davanti al Parlamento quando un gruppo di studenti ha bloccato l’entrata del palazzo che ospita l’Assemblea invocando la revoca del decreto. Secondo fonti locali, tre studentesse che manifestavano nella Piazza del Parlamento sono state investite da un’auto guidata da un deputato della provincia di Herat, sostenitore di Rabbani, che poco prima aveva tentato di prendere a calci alcuni manifestanti.

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Non permettiamo che le scuole afghane siano intitolate ai traditori

Revolutionary Association of the women of Afghanistan, 22/10/2012

Anti rabbani protest sep 29 2012 150x150I nostri giovani patrioti, i difensori del nostro popolo sfortunato, devono sapere che questo movimento, per quanto piccolo, è il germe di un movimento che domani condurrà una più dura lotta contro i collaborazionisti e i traditori nazionali.
Il governo corrotto che loda e sostiene i macellai della nostra nazione, che sostiene i signori della guerra e i traditori, ha intestato un istituto di formazione e una strada della capitale a Burhanuddin Rabbani, uno dei distruttori di Afghanistan. Fortunatamente, questa volta, i nostri giovani che sono stanchi e consapevoli si sono mobilitati contro questo atto vergognoso di Karzai.
Le loro proteste, nelle ultime tre settimane, hanno messo il governo traditore, i ladri che siedono in parlamento e l’intero apparato oppressivo, in una posizione disperata.

Se in passato, la nostra gente avesse fortemente protestato contro il governo, quando alcuni luoghi a Kabul e in altre province vennero dedicati ad assassini come Mazari, Massoud, Tora Baz Khan, Atta Mohammad, Abdul Haq, Abdul Saboor Farid e altri, nessun traditore avrebbe osato insultare la nostra nazione, commemorando i suoi assassini.

khoshalmeena 1992 150x150Fortunatamente, la maggior parte dei giovani dell’Università di Kabul insieme hanno dichiarato di trovare vergognoso studiare in un luogo intitolato ad un criminale brutale e che non permetteranno mai che questo governo di macellai di raggiunga il suo scopo infido. Si opporranno con fermezza a questa decisione. Le forze di sicurezza comandate dagli assassini Jamiati e Shoray Nizari, hanno attaccato i giovani che hanno protestato pacificamente ferendone e arrestandone alcuni. Questo atto fascista ha ulteriormente provocato la rabbia e il risentimento dei ragazzi.

I nostri giovani patrioti, i difensori del nostro popolo sfortunato, devono sapere che questo movimento, per quanto piccolo, è una preparazione per la lotta di domani che sarà più dura contro i collaborazionisti e traditori nazionali. Questi giovani non devono essere intimiditi e devono continuano a resistere fino alla fine.
Dovrebbero imparare dai giovani dell’Iran e di altri paesi che si oppongono contro i regimi più dispotici, accettando la tortura, le catene e la prigione, e anche di sacrificare la propria vita per la loro causa. I nostri giovani dovrebbero guardare ai loro coetanei in Iran come esempio. Il regime dei Vilayat-e Faqih (i guardiani della giurisprudenza islamica), con la sua forca e le sue prigioni, è stato umiliato dalle proteste dei suoi giovani. Essi dovrebbero guardare a Majid Tawakali come modello, questo eroe del movimento studentesco iraniano, la cui passione, la cui parola senza paura nelle università, ha scosso il regime. Sono tre anni che ha trasformato il macello del regime in un campo di lotta e resistenza.
Oppure dovremmo guardare Yousof Rashidi, che ha alzato un cartello con la scritta “presidente fascista, non c’è spazio per te nel Politecnico”, durante il discorso di Ahmadinejad. E ‘da diversi anni che si trova nelle prigioni di Ahmadinejad – e del regime medievale Khamenei ma non si è arreso. Studenti consapevoli che lottano per la libertà come Neda Agha Sultan, Mohammad Mokhtari e Saney Zhala, hanno sacrificato la loro vita durante le rivolte degli studenti.

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Donne di Sinistra, Meena Keshwar Kamal

Meena RAWA04 150x150L’organizzazione fondata da Meena è tutt’oggi attiva e continua a battersi per i diritti delle donne afghane, a denunciare le atrocità da loro subite e a tenere vive le speranze e le aspirazioni delle donne nel paese.

Nota principalmente per il nome, Meena Keshwar Kamal nasce nel 1957, due anni prima che fosse riconoscito alle donne afghane il diritto di apparire in pubblico senza velo. Quello fu un periodo importante per i diritti delle donne in Afghanistan: cinque anni dopo il diritto di voto venne esteso anche alle loro mentre crescevano le opportunità per donne e bambine di ricevere un’educazione. Opportunità che la madre analfabeta di Meena non ebbe mai.

Meena frequentò una scuola per ragazze di Kabul, il liceo Malalai, che prese il nome della coraggiosa eroina  pashtun del XIX secolo che difese il suo paese durante la seconda guerra anglo-afghana. Gli inglesi volevano espandere il proprio dominio in Afghanistan e controllarne una parte dall’India britannica. Con il padre e il compagno in prima linea per tentare di frenare l’avanzata inglese, Malalai si dedicò a soccorrere i feriti e prestare loro supporto sul campo di battaglia. Con lo sviluppo della nuova artiglieria moderna, gli inglesi avanzarono senza troppi problemi nonostante l’inferiorità numerica e fu proprio l’annientamento della difesa dell’esercito nemico di lì a poco a mettere in seria difficoltà le truppe afghane. A quel punto, Malalai si strappò il velo e ne fece un baluardo per incoraggiare l’esercito afghano a sferrare il colpo finale che segnò la sconfitta definitivaa degli inglesi. Malalai fu uccisa durante i combattimenti ma il suo coraggio rimase impresso nella memoria di molti insegnanti della scuola di Kabul che prese il suo nome, e che promossero l’educazione e la partecipazione politica delle ragazze.

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Donne barattate per porre fine alle faide tra afghani

IWPR, 5 ottobre 2012, di Zabiullah Larawai

DonneBarattate 150x150In alcune regioni dell’Afghanistan, quando si aprono delle dispute tra famiglie per questioni rilevanti, uno dei metodi per risolvere la faida è che il responsabile consegni alla parte danneggiata una donna.
Nota come “Baad”, l’usanza prevede il matrimonio combinato tra la donna ceduta e un uomo della famiglia che ha ricevuto l’offesa. Tale costume è considerato un’alternativa per evitare un’escalation di sangue che potrebbe costare molte vite in entrambe le parti in causa.

Ma mentre le famiglie, in questo modo, salvano la faccia – e l’onore -, la donna, o di frequente la giovane ragazza, si ritrova costretta a sposarsi e spesso i suoceri nutrono nei suoi confronti persistenti risentimenti. Gli attivisti per i diritti umani dicono che questa pratica è una delle principali cause a valle delle violenze domestiche.
La provincia orientale di Kunar è un’area in cui il “Baad” è forte. Ustad Toraj, membro del Consiglio Provinciale, dice che la pratica è comune e ha effetti enormemente negativi sulle donne coinvolte.

Farida, dal capoluogo di provincia Asadabad, è stata data in sposa come “compensazione” per un crimine commesso dal fratello. Lui è andato via per raggiungere l’esercito afgano, mentre Farida ha pagato il prezzo della sua colpa.
“Mio fratello rapì una ragazza e per ricompensare la sua azione, ho dovuto sposare un membro della famiglia della vittima” ha detto a IWPR. “Mi picchiano in continuazione. Mio marito non mi tratta bene e non ho un buon rapporto con i miei suoceri”.

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Rawa celebra la Giornata Internazionale delle Donne

14 Marzo 2012: Rawa, Revolutionary Association of the Women of Afghanistan, ha celebrato la Giornata Internazionale delle Donne nella provincia di Nangarhar. Più di cento donne e giovani ragazze hanno partecipato alla funzione.

Due poesie e canzoni nel programma. Sharifa ha fatto un breve intervento ripercorrendo la storia dell’ 8 Marzo e il significato di questa giornata per le donne. Azita ha illustrato le attività di Rawa e ricordato la condizione di molte donne afghane durante l’occupazione americana del paese:  “Il mondo trema e il nostro paese è stato occupato con la scusa di liberare le donne afghane, ma le atroci sofferenze delle donne non si placano e l’oppressione di questa categoria sociale, la più colpita, dilaga. Il governo mafioso e ultra corrotto di Karzai assieme alla cosiddetta comunità internazionale illude le donne afghane sfruttando la loro sofferenza per promuovere la propria ideologia politica e spingendo il mondo intero a chiudere gli occhi dinnanzi a questo sorpruso.

Alcune donne al governo, simpatizzanti dei signori della guerra, come Sima Samar, Fawzia Koofi, Nosheen Arbabzada, Shukria Barikzai, Azita Rifat, Palwasha Kakar, Manizha Bakhtari, Wazhma Forough e altre ancora vengono considerate il simbolo dell’emancipazione delle donne nel nostro paese. Il governo e i media occidentali definiscono la presenza di  sessantotto donne nel parlamento afghano come una straordinaria conquista, facendo credere che le donne afghane abbiano riconquistato i propri diritti. In verità, la maggior parte di queste donne è il vero nemico dei diritti femminili e della democrazia e non sono altro che fantocci manovrati da spietati signori della guerra. La presenza di donne nelle alte cariche del governo afghano non ha alcuna importanza se queste non hanno il coraggio di difendere le compagne più deboli. La maggior parte di loro descrive ai media le sofferenze delle compagne afghane facendo attenzione a non contraddire e quindi infastidire i jihadisti e i personaggi oscurantisti al governo.

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La guerra in Afghanistan sta diventando sempre più cruenta per i civili

Reuters, 8 Ottobre 2012, di Rob Taylor e Mirwais Harooni

La guerra in Afghanistan sta diventando sempre più cruenta per i civili, con i gruppi armati in aumento in tutto il paese e un sempre più difficile accesso alle cure sanitarie.
L’uscente responsabile della delegazione del ICRC in Afghanistan, Reto Stocker, un veterano con  sette anni di esperienza in attività di aiuto agli afghani, ha dichiarato che la guerra condotta dalla NATO contro i talebani che si trascina da dodici anni, ha reso le prospettive per l’Afghanistan sempre più fosche.
“Da quando sono arrivato qui nel 2006, gruppi armati locali si sono moltiplicati. . I civili sono stati presi di mira non solo da una ma da più linee di fuoco”, Stocker ha detto ai giornalisti a Kabul.
Con la partenza delle forze da combattimento della NATO nel 2014, i gruppi di aiuto e alcuni diplomatici occidentali sono preoccupati dalla possibilità che si ripeta la guerra civile del 1990 che infuriava tra fazioni rivali su base etnica, dando spazio al governo dei talebani.
Alcuni lavoratori della sicurezza e per gli aiuti nelle regioni del nord, un tempo centro di resistenza anti-talebani e dove si trova la maggior parte delle risorse petrolifere e di gas non sfruttate, dichiarano che ribelli e altri gruppi armati si stanno preparando per approfittare di un vuoto di sicurezza dopo l’uscita delle forze straniere.
Una analisi sulla sicurezza predisposta dal think tank “International Crisis Group” (ICG), ha detto che il governo del presidente Hamid Karzai è sempre più impopolare e potrebbe crollare dopo il ritiro della NATO, soprattutto se la gente perdesse fiducia nel risultato delle elezioni presidenziali che si terranno sempre nel 2014.

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