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Autore: Anna Santarello

Afghanistan: le donne sepolte vive in galera

5 dicembre 2011 – Giornalettismo.com

Si apre a Bonn la seconda (inutile) conferenza sul futuro dell’Afghanistan

Afghan woman 007 300x180Dieci anni dopo il primo incontro di Bonn, si apre nell’ex capitale tedesca il secondo incontro sul futuro dell’Afghanistan, una conferenza internazionale per parlare di sicurezza, di sviluppo, di impegno militare e di prospettive per il paese asiatico. Fra i temi sollevati soprattutto dalle organizzazioni non governative e posto al centro del dibattito fra gli stati partecipanti è il presente e il destino delle donne afghane detenute nelle prigioni del paese: dopo il documentario definanziato dall’Unione Europea (chiamato In-Justice) che mostrava la critica condizione delle prigioni di Kabul, il tema è tornato nell’agenda dei dibattiti.

CHI PENSA A LORO? – Secondo il Daily Telegraph sono 600 le donne detenute, spesso ingiustamente, in prigioni “non raramente finanziate dall’Occidente”, per lo più con accuse di “crimini morali”, il che in Afghanistan vuol dire principalmente reati di tipo coniugale: “Essere sfuggite a violenze o matrimoni forzati, oppure essere in galera per adulterio”. Secondo i dati a disposizione “metà delle donne detenute” sono in galera per reati del genere, tasso che sale ai “quattro quinti” nel caso di detenute “fra i 12 e i 18 anni”. “La situazione”, spiega il Daily Telegraph, “dovrebbe peggiorare dopo una recente sentenza della Corte Suprema: una donna che scappa di casa e non si dirige alla polizia o presso un parente deve essere chiusa dentro, come precauzione contro il sesso illecito e la prostituzione”: se esce di casa e si mostra troppo disinibita, probabilmente è pericolosa e va segregata.

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Afghanistan/ Karzai grazia “adultera”, dovrà sposare stupratore

Roma, 1 dic. (TMNews)

Il presidente afgano, Hamid Karzai, ha graziato la giovane donna afgana condannata a 12 anni di carcere per adulterio dopo essere stata violentata. Lo riferisce la Bbc, sottolineando che, se vorrà tornare libera, Gulnaz dovrà subire un’altra violenza, quella di sposare il suo carnefice: questa la tragica condizione posta alla donna dalla “giustizia” del suo Paese che ha considerato lo stupro un adulterio.

Oltre 5.500 persone hanno firmato una petizione chiedendo al capo dello Stato afgano di graziare Gulnaz, 20 anni, che, nove mesi dopo essere stata stuprata dal marito della cugina, ha dato alla luce una bambina in una cella del carcere di Kabul dove sta scontando la pena. “Speriamo che giustizia sia fatta”, aveva detto Heather Barr, ricercatore afgano dell’organizzazione “Human Rights Watch”.

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Comunicato WLUML sulla Conferenza di Bonn

A seguito dell’esclusione delle donne afgane dal “processo di pace” alle Conferenza di Bonn che avrà luogo il prossimo 5 dicembre 2011,

WLUML denuncia con fermezza:

  • l’incoerenza etica degli Stati che si ingaggiano in una guerra devastante in Afghanistan sotto il fallace pretesto di proteggere “le povere e oppresse donne musulmane che vivono sotto il burqa in Afghanistan” e poi impediscono loro di partecipare come cittadine con pieni diritti nel processo di pace del loro paese, e per di più si compromettono proprio con gli oppressori delle donne afgane;
  • la responsabilità morale di questi Stati, che stanno consegnando le donne afgane, legate e imbavagliate, a quegli stessi talebani e signori della guerra dai quali hanno preteso di  averle salvate solo pochi anni fa;
  • la miopia politica di alleanze come quelle con i talebani e con i signori della guerra, che ci ricordano drammaticamente altri compromessi del passato che sono costati numerosissime vite umane;
  • la falsità della conferenza che avrà luogo in Germania come “processo democratico”, ma con l’esclusione dei “subumani” (gli “untermensch” dell’epoca nazista) di oggi: le donne afgane.

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Progetto Vite preziose per l’Unità

L’Unità 26/11/2011 – Cristiana Cella

Unita261111 150x150Davvero non se lo sarebbero mai aspettato: sapere improvvisamente di non essere sole. Qualcuno, dall’altra parte del mondo, in un paese che non sanno nemmeno esattamente dove sia, si fa carico dei loro problemi e le accoglie nella propria vita. Allora qualcosa, davvero, può cambiare. Incredule e felici, nonostante i loro guai. Così, ci hanno detto, hanno reagito le donne di cui abbiamo scritto le storie, alla notizia del sostegno dei nostri lettori che continuano ad aiutare 14 donne afghane nel loro cammino verso una vita di dignità.

Hanno affidato a queste pagine il racconto delle loro esistenze mortificate, aprendoci la porta sulla quotidianità devastata che la maggior parte delle donne in Afghanistan, è costretta a vivere, dopo dieci anni di promesse tradite. Ci hanno parlato dei lutti della guerra perenne, della miseria che costringe a vendere i figli, dei matrimoni forzati subiti ancora bambine, della violenza quotidiana e impunita dei loro uomini. Dell’ impossibilità di essere curate, avere giustizia, lavorare, andare a scuola. Della disoccupazione che abbrutisce, della tossicodipendenza che cancella anche l’ultimo barlume di umanità, della speranza che si spegne.
 
Ma non c’è solo barbarie in Afghanistan. Altre donne, avvocate, operatrici sociali, insegnanti, psicologhe, che ci hanno proposto queste storie, testimoniano, con il loro rischioso lavoro quotidiano, un altro Afghanistan. Fanno parte della ONG Hawca e, nonostante gli enormi ostacoli, trasformano ogni giorno il contributo dei nostri lettori in azioni concrete. Difendono le vittime di violenza in tribunale, organizzano la loro protezione e sostengono l’emergenza, raggiungono i villaggi d’origine per discutere con le loro brutali famiglie, si preoccupano di farle curare, studiare, lavorare. Combattono, nell’infinita tragedia, per trovare soluzioni e cambiare il futuro, con metodi non violenti, coraggiosi e creativi. Le speranze che stiamo condividendo nel progetto, sono anche le loro: quelle di un paese libero e democratico, dove i diritti delle donne, e di tutti i cittadini, vengano rispettati.
 
Ecco i racconti che ci hanno mandato: le prime conquiste, piccole e grandi, risultato dell’impegno dei nostri lettori e del giornale.
 
SANIYA
A 28 anni, Saniya riesce a scappare dalla casa nella quale era entrata a 13. Il porto sicuro, dove nasce il suo quarto figlio, è la casa protetta di Hawca. Si lascia alle spalle il marito sordomuto, i cognati, il suocero, che, tutti, abusavano di lei. Le violenze quotidiane, fisiche e psicologiche, la prostituzione forzata che gli uomini di famiglia le impongono. Non deve più avere paura ma il futuro è un buco nero. Non può restare lì per sempre. Non ha niente, né soldi, né lavoro, né casa. Il marito e la famiglia fanno pressioni perché ritorni. A questo punto arriva l’aiuto di Elisa. Saniya quasi non ci crede. Comincia a pensare a qualche timido progetto. Le avvocate di Hawca si danno da fare e, qualche settimana fa, ottengono finalmente il divorzio. E’ il primo passo. Saniya è libera dai vincoli matrimoniali che la legavano ai suoi aguzzini. Ma la strada è ancora lunga. In questi giorni il padre, dopo molte trattative, si sta convincendo a farla vivere a casa sua, ora che può mantenersi. Lì potrà avviare un piccolo lavoro che le permetta di essere autonoma in futuro e ottenere la custodia degli altri figli piccoli. A Elisa pensa ogni giorno.

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Gli Usa in Afghanistan fino al 2024

PeaceReporter, 21/11/2011 – Enrico Piovesana

60252La Loya Jirga convocata dal presidente afgano Hamid Kazrai, e conclusasi domenica, non ha fatto altro che ufficializzare l’accordo segreto tra Washington e Kabul per la permanenza di truppe Usa in Afghanistan fino al 2024, almeno.

Il documento di chiusura del gran consiglio che ha riunito per quattro giorni a Kabul oltre duemila dignitari filogovernativi, tra ministri, governatori, rappresentati distrettuali, capi tribù e leader religiosi, ha auspicato il prolungamento decennale, e rinnovabile, della presenza militare americana nel Paese oltre il 2014, data termine del ritiro del grosso delle truppe.

Lo scorso agosto il consigliere per la sicurezza di Karzai, Rangin Dadfar Spanta, aveva anticipato alla stampa britannica i termini generali dell’accordo, preannunciando che sarebbe stato reso pubblico entro la conferenza di Bonn sull’Afghanistan di dicembre: basi Usa in Afghanistan fino al 2024 con truppe da combattimento, forze speciali e aviazione.

Il succo è questo, ma sulle condizioni della permanenza delle truppe Usa in Afghanistan la trattativa tra Kabul e Washington è appena iniziata. La Loya Jirga è stata il primo atto di questa lunga partita, destinata a protrarsi fino al 2014. E, come in ogni trattativa che si rispetti, si parte puntando in alto pur sapendo che si otterrà molto meno.

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“L’Unione Europea ha tradito le donne afghane”

L’UE censura un film di denuncia contro le violazioni dei diritti delle donne. Lo stupratore ringrazia.

di Jarome Starkey, “The Times” 12 novembre 2011

eu bans film afghan women jailAssadullah Sher Mohammad, che sta scontando 12 anni nella famosa prigione Pul-e Charkhi di Kabul per avere stuprato e messo incinta una sua parente di 19 anni, ha detto che l’Unione Europea “ha fatto una buona cosa”.

La sua approvazione verso l’Unione Europea, esternata al giornalista di “The Times” che l’ha incontrato in carcere due mesi fa e ripetuta poi attraverso suo fratello l’11 novembre scorso, mette in luce il crescente isolamento in cui si trova l’Unione Europea.

Dopo questa notizia, gruppi di attiviste per i diritti delle donne e di operatori per i diritti umani, insieme a rappresentanti dell’ONU, hanno ribadito la loro posizione a favore del diritto di libera espressione e del diritto della vittima di essere ascoltata. Georgette Gagnon, capo del dipartimento per i diritti delle donne all’interno della missione ONU in Afghanistan, ha detto: “Una maggiore informazione su questo argomento è uno dei modi più efficaci per mettere fine a questi abusi e per dare alle donne maggiore protezione.”
L’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane RAWA, uno dei più antichi gruppi di attiviste per i diritti delle donne, ha accusato la Unione Europea di “aver tradito le donne afghane”. Human Rights Watch ha aggiunto che la posizione della UE è “grottesca”.

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PERCHÉ LA FAME INCOMBE NELL’AFGHANISTAN RICOPERTO DI AIUTI

Da: BBC News

Nonostante i miliardi di dollari in aiuti versati all’Afghanistan negli ultimi anni, più di 2.500.000 persone si trovano ora ad affrontare lo spettro della fame nelle zone più povere e colpite da siccità. Nella provincia centrale di Bamiyan, molti abitanti dei villaggi dispongono di scorte di cibo estremamente limitate.

56744059 cutmountains 300x168La neve potrebbe presto isolare quei villaggi remoti in cui anche i raccolti sono andati distrutti

Nell’estremo nord della montagnosa provincia di Bamiyan, ad est della capitale Kabul, una madre siede in disparte con un bambino in grembo. Bibi Nakiba mi racconta che tutto il cibo che possiede consiste in una manciata di frutta secca e qualche patata.

“Abbiamo dato fondo a tutte le provviste che avevamo in casa e ora ci è rimasto ben poco. Siamo costretti a dire ai nostri figli che non è rimasto niente per loro. A volte piangono per la fame”.

Il suo timore è che la situazione potrà solo peggiorare poiché la neve, che già ricopre le cime dei monti che circondano il suo villaggio, isolerà la sua remota comunità e la renderà inaccessibile a qualsiasi aiuto.

“Abbiamo inviato moltissimi messaggi al governo chiedendo aiuto per la nostra difficile situazione, ma nessuno ci ascolta. Durante l’inverno i nostri bambini potrebbero morire” afferma.

“Forse i nostri vicini hanno ancora delle scorte di cibo, ma non possono comunque aiutarci perché ne hanno bisogno per loro e le loro famiglie. Di questi tempi, ognuno è costretto a pensare a se stesso e non agli altri”.

Le associazioni umanitarie affermano che quest’anno 14 delle 34 province del paese, situate per la maggior parte al nord, sono state pesantemente colpite dalla siccità, considerata una delle peggiori dell’ultima decade.

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IL PARTITO HAMBASTAGI CONDANNA LE BASI PERMANENTI USA IN AFGHANISTAN

La Loya Jirga manovrata dagli USA è una macchia nella storia afgana

Ancora un volta, la Loya Jirga (Grande Assemblea) è stata manipolata da un gruppo di personaggi ben noti, che hanno dato prova a più riprese di essere dei criminali, lacchè, malversatori e anti-popolo al servizio del governo fantoccio di Karzai: come era da prevedere, costoro hanno acconsentito di vendere Anfghanistan agli aggressori USA. Ubbidendo al semplice cenno dei suoi padroni americani, Karzai e i suoi discepoli hanno buttato via 10 milioni di dollari sottraendoli alla nostra povera nazione per una mossa ipocrita, in modo da potere prendere per il naso il mondo intero andando in giro a dire che questo tradimento orrendo è stato perpetrato “con il consenso della nazione afgana”.

Nel passato, i traditori fantocci russi dei partiti filosovietici Khalq e Parcham fecero simili Jirga fraudolente per giustificare il loro asservimento al “grande vicino del Nord”, così da fare apparire che le decisioni erano prese in assemplee pubbliche.  Ma queste macchinazioni non li aiutarono comunqie a raggiungere il loro scopo ed essi stessi furono cacciati nel bidone della spazzatura della storia insieme con i loro burattinai.

Oggi, ancora una volta, il governo fantoccio di Karzai sta replicando i tentativi maldestri e vergognosi degli agenti sovietici, ma ora la nostra gente è sufficientemente consapevole per non cadere più in questi perfidi tranelli.

L’accordo che sancisce l’asservimento agli USA e che dà l’approvazione alla presenza di basi permanenti americane in Afghanistan non è frutto di una decisione improvvisa, presa a caldo dopo accesa discussione. Negli ultimi dieci anni, gli USA e i loro alleati hanno predisposto la loro gigantesca macchina da guerra e costruito losche basi in diverse regioni del paese, in modo da potere arginare le crescenti potenze asiatiche e salvaguardare l’assoluta supremazia militare USA nel mondo.

Un tradimento simile fu commesso già nel 2003 dallo stesso Dr. Abdullah, che firmò un accordo di servitù militare agli USA, lontano dagli occhi del pubblico; ma questa volta con la Jirga i mercenari degli USA hanno voluto apporre il timbro  di “voluto dalla nazione” su questo atto abominevole e sancirne così il carattere legale.

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IL CISDA NELLE SCUOLE

Gli incontri con gli studenti “Afghanistan: dalla parte delle donne”, che saranno tenuti nelle scuole superiori di Lecco e provincia nell’ambito del progetto provinciale “Continente Italia”, rientrano nel programma di educazione ai diritti umani e ai diritti delle donne che il CISDA organizza e gestisce in varie città e provincie italiane, tra cui Milano, Lecco, Como. Gli insegnanti e gli studenti che fossero interessati a prendere contatto con il CISDA per organizzare un incontro o un ciclo di incontri possono scrivere all’indirizzo cisda@osservatorioafghanistan.org.

AI SUPPORTERS DELLE DONNE AFGHANE

Ecco una storia da Kabul:
Un anno fa il centro di alfabetizzazione fondato da SAWA – Australia si è trasferito a Spin Kalay, un’area di Kabul in cui vivono il signore della guerra Sayaf e i suoi comandanti e in cui l’imam locale ha sempre fatto pressioni sugli uomini della zona affinché non permettessero alle donne della loro famiglia di frequentare il centro. La motivazione era che “le persone che gestiscono questo centro vogliono che le vostre donne vi lascino per entrare a far parte di partiti politici; le condurranno su una cattiva strada”. La conseguenza è stata che molte studentesse hanno smesso di frequentare i corsi.
Ora, dieci mesi più tardi, grazie all’ottima reputazione conquistata, lo stesso imam sostiene il centro e manda sua moglie al corso di alfabetizzazione. Sono anche pervenute numerose lettere di ringraziamento da mariti che descrivono i miglioramenti che questi corsi hanno portato alle loro famiglie. Uno di loro ha raccontato che prima di frequentare il centro, sua moglie era sempre depressa e soffriva di problemi psicologici con una conseguente notevole spesa in farmaci. Da quando frequenta il corso non ha più bisogno di medicine e questo permette loro di provvedere meglio al sostentamento dei figli. Il centro, quindi, non fornisce solo un’adeguata educazione alle donne, ma educa anche gli uomini.
Potete leggere l’articolo completo “Una visita al centro di formazione professionale” sul sito www.sawa-australia.org/sawan.html