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Autore: Anna Santarello

AFGHANISTAN – La guerra contro il «burqa» avvalla la sharia

Karzai: niente rifugio per le donne violentate

il manifesto 8 febbraio
In Afghanistan l’odore dei gelsomini non è arrivato. E dove la democrazia doveva arrivare con i carri armati continua a lasciare vittime sul terreno. Le ultime notizie che arrivano dall’Afghanistan sono molto allarmanti: la sharia e la giustizia coranica (il cosidetto sistema legale informale), già di fatto in vigore (recentemente sono state lapidate due donne con l’accusa di adulterio), starebbe per essere «legalizzata» dalle ambasciate occidentali e quindi dai paesi che rappresentano. Quali? Non si sa. Ci sarà anche l’Italia visto che il nostro paese è incaricato di ricostruire il sistema giudiziario in Afghanistan? Giriamo la domanda al nostro ministero degli esteri. O a quello della difesa visto che tutta la cooperazione è ormai diventata militare?
Non è l’unica pessima notizia che arriva da Kabul. E su questa non ci sono dubbi. Vittime ancora una volta le donne. Dopo aver approvato un codice della famiglia per le donne sciite che legittima lo stupro in famiglia, Karzai ora si appresta (entro 45 giorni) a mettere sotto il controllo governativo, del ministero degli affari delle donne, le case per le donne maltrattate. A denunciarlo è l’ong afghana Hawca (Humanitarian assistence for women and children in Afghanistan) che ha messo in piedi (con l’aiuto del Cisda, Coordinamento italiano sostegno delle donne afghane) tre di queste case.

In questo modo non solo il governo impedirebbe qualsiasi finanziamento diretto alle ong ma affiderebbe il controllo di queste case rifugio a persone che non hanno nulla a che vedere con il rispetto dei diritti delle donne. Infatti, prima di emanare il decreto il presidente aveva nominato due commissioni: una per monitorare le case rifugio (formata da personaggi poco inclini a riconoscere i diritti delle donne) e l’altra per risolvere le controversie più acute, sotto la supervisione della Corte suprema afghana, controllata dai fondamentalisti. Prima ancora dell’entrata in vigore del decreto la Corte suprema ha emesso una missiva in cui considera tutte le donne e ragazze che si allontanano da casa e si rifugiano in una casa gestita dalle ong (quindi dove non sono presenti membri della famiglia)colpevoli di reato.
Il decreto era stato preceduto da una campagna denigratoria realizzata da Nooren tv, di proprietà del partito di Massud, in cui le donne che si rifugiano nelle case vengono presentate come «prostitute». A dare il via a questa campagna è stata l’ingenuità con cui una delle ong che gestisce una casa rifugio ha presentato alcuni casi di violenza ai media. «Le case rifugio sono un problema molto sensibile, uno stupido errore in un paese conservatore come l’Afghanistan può provocare un grave danno e persino mettere a rischio la vita di queste vittime», sostiene Selay Ghaffar, responsabile di Hawca.

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AFGHANISTAN: ALLARME ONG, A RISCHIO RIFUGI DONNE MALTRATTATE

HAWCA E CISDA: LEGGE LI AFFIDA A GOVERNO, CORTE LI VUOLE CHIUSI

(ANSA) – ROMA, 7 FEB
Nuovi rischi per i diritti delle donne in Afghanistan con una nuova legge che prevede il passaggio al ministero per gli Affari delle donne della gestione dei rifugi per le vittime di abusi e violenze creati in questi anni dalle ong afgane e internazionali. A denunciarlo sono l’ong afgana Hawca (Humanitarian Assistence for Women and Children in Afghanistant) e l’italiana Cisda (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane), secondo cui queste strutture finirebbero cosi’ per essere affidate a personale estraneo, se non ostile, alla cultura dei diritti delle donne.
La legge in questione, per la cui modifica è già partita la mobilitazione delle ong internazionali, sarebbe un decreto del presidente Karzai ”che prevede – riferisce in una nota Selay Ghaffar, responsabile di Hawca – il passaggio al ministero di tutti i rifugi entro 45 giorni”. Inoltre, aggiunge, un precedente provvedimento della Corte suprema prevede che le donne che si rifugino nelle strutture delle ong senza che vi sia un loro parente commettano un reato: il che equivale, rileva, alla ”chiusura” dei rifugi.

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ALLARME DELLE ONG: la legislazione afghana potrebbe permettere al governo di gestire direttamente gli shelters (case per donne maltrattate)

2 Febbraio 2011

Manizha Naderi, Direttrice Esecutiva di WAW (Women for Afghan Women – Donne per le Donne Afghane).

Immagine donne 300x234Il governo dell’Afghanistan ha proposto un disegno di legge che autorizzerebbe il Ministero degli Affari Femminili (MoWA) a controllare direttamente i pochi shelters attualmente esistenti in Afghanistan, tutti gestiti da organizzazioni non governative (ONG). Questi shelters sono finanziati da fondazioni e governi internazionali e nessuno di loro ha mai autorizzato il governo afghano ad assumerne il controllo.

Manizha Naderi, Direttrice Esecutiva di WAW (Women for Afghan Women) ha dichiarato: “Ci riteniamo offese da questo decreto legge che mostra la palese intenzione del governo afghano di fermare il lavoro che le ONG stanno facendo per i diritti delle donne. Abbiamo sempre permesso che il MoWA visitasse periodicamente i nostri centri e i nostri shelters, ma non gli permetteremo di impossessarsene. Il MoWA non è in grado di gestire shelters per le donne. Inoltre, in quanto braccio del governo e da esso dipendente per la sua stessa sopravvivenza, il MoWA manca dell’indipendenza e della volontà di lottare per i diritti delle donne contro un regime estremamente conservatore”.

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Afghanistan: sostieni gli orfanotrofi AFCECO

Newsletter AFCECO di Febbraio 2011

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Ai cari amici degli orfanotrofi AFCECO.

Mentre i bambini sono impegnati con le loro attività invernali noi, presso gli uffici di Afceco, stiamo programmando il nuovo anno scolastico che inizierà alla fine di marzo.

Ci aspettiamo che il 2011 sia un anno cruciale per il miglioramento delle attività già esistenti e per rafforzare ulteriormente i nostri supporti.

image001 300x197Siamo entusiasti dei lavori in corso per la costruzione di un Centro di Attività e Risorse a Kabul che potrà contenere almeno 600 bambini. Creeremo in contemporanea anche altri centri simili ma piu’ piccoli nei nostri orfanotrofi di Jalalabad ed Herat. Abbiamo ricevuto fondi sufficienti perché le nostre ragazze possano continuare la loro Leadership Academy e amplieremo ulteriormente i corsi extra curriculari quali football, musica, karate, fotografia e balletto.

Nel contempo le attività di AFCECO all’estero continuano magnificamente. Il primo e piu’ duraturo dei nostri programmi è il Progetto Aquilone, situato a Milano, in Italia. Ogni inverno, durante il periodo delle vacanze, un gruppo di bambini si trasferisce in Europa per sperimentare il tipo di vita in una nazione sviluppata. I nostri amici italiani ospitano i bambini nelle loro case per farli vivere in una famiglia allargata. Non ci sorprende che i bambini si ambientino facilmente poiché sono già abituati ad una vita familiare in orfanotrofio. I bambini frequentano la scuola tutte le mattine dal lunedì al venerdì per sperimentare l’educazione occidentale. Studiano italiano, inglese, matematica, geografia, computer, ginnastica, musica, arti classiche. Due pomeriggi alla settimana vanno in piscina a lezione di nuoto. Per chi lo desidera, ci sono anche corsi di musica e tante altre attività quotidiane come basket, tennis, scrittura, musica, danza, karate o addirittura scii. È sempre prevista almeno una gita in uno dei luoghi più famosi d’Italia, come Venezia, nonché la possibilità di vivere l’esperienza che piu’ hanno a cuore: girare liberamente in bicicletta nella massima sicurezza.

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Protesta in Barcellona contro il governo afgano

Un gruppo di attivisti afghani e di Barcellona, appoggiati dal Collettivo Aturem la Guerra, hanno protestato ieri per la presenza dell’ambasciatore Afgano in Spagna.

L’ambasciatore Massud Khalili è stato invitato a partecipare ad un atto organizzato dalla Associazione Pro Diritti Umani dell’Afghanistan (ASDHA). L’anno scorso, ASDHA  ha invitato nelle  sue conferenze, rappresentanti della NATO e dell governo USA.
Tre attivisti afghani hanno mostrato uno striscione con le scrite “ Massul Khalili, persona non grata, la narcomafia non è gradita in Barcellona”
Una di queste attiviste (la quale ha perso marito e figlia in un bombardamento sul mercato di Kabul negli anni ’90), ha dichiarato che “…è un peccato tornare a mettermi il burka per fare questa protesta, ma ho paura di questi uomini, che hanno venduto il nostro paese e distrutto le nostre vite”.
Prima di andare via, i partecipanti alla protesta hanno urlato consegne in favore della femminista afghana Malalai Joya. Come risposta, l’ex direttore delle Questioni Strategiche e Sicurezza del Ministero della Difesa, Pere Vilanova, ha detto che “il carnevale è a febbraio…”
Sono stati distribuiti dei volantini con le scrite “Siamo un gruppo di persone che ci opponiamo all’impero dei signori della guerra e alla occupazione straniera in Afghanistan”.
Il Collettivo Aturem la Guerra crede che sia vergognoso invitare, a nostre spesse e come se niente fosse, il massimo rappresentante di un regime fantoccio e  corrotto, che viola i diritti umani.

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AFGHANISTAN: 2010 ANNO RECORD PER LE VITTIME CIVILI (RAPPORTO ONG)

ASCA-AFP

Kabul, 1 feb – L’anno 2010 ha segnato un triste record nella guerra in Afghanistan: 2.400 civili uccisi, il bilancio più alto dall’inizio dell’invasione guidata dagli Usa. Il dato emerge dal rapporto dell’Afghanistan Rights Monitor (Arm).

Oltre il 60% di questi decessi sono stati causati dai talebani e da altri ribelli, spiega il rapporto puntando il dito contro le forze di coalizione a guida Usa colpevoli del 21% delle vittime civili.

Tra gennaio e dicembre 2010 ”almeno 2.421 civili afgani sono stati uccisi e 3.270 feriti in tutto il Paese”, ha spiegato. ”Almeno 217 civili sono stati uccisi in raid aerei condotti dalla Nato e dagli Usa e 192 hanno perso la vita in scontri diretti e indiretti provocati da queste stesse forze”, spiega il rapporto.

Almeno il 12% di queste vittime sarebbero state causate dalle forze afgane, ha aggiunto il rapporto della ong, mentre decine di migliaia di persone sarebbero state costrette a lasciare le proprie abitazioni per scappare dai combattimenti tra ribelli e forze di sicurezza.

ghi/mcc/rob

 

Afghanistan: Video e racconto di una donna lapidata per adulterio

Da: WUNRN-BBC

Il sito web della BBC mostra il filmato della lapidazione di una donna.

Quentin Sommerville della BBC: “La fossa nella quale Siddqa si trovava è diventata ora la sua tomba. Centinaia di persone hanno partecipato alla lapidazione, ma nessuna è stata incriminata. L’area è tuttora sotto il controllo talebano”.

27 Gennaio 2011

Quentin Sommerville – BBC News, Kabul

“Gli uomini che hanno lapidato a morte quella coppia verranno portati davanti a un tribunale”, affermano le autorità dopo la diffusione del filmato di queste uccisioni. L’uomo e la donna erano stati accusati di adulterio lo scorso agosto nel distretto di Dashte Archi nella provincia di Kunduz. Centinaia di persone hanno partecipato alla lapidazione, ma nessuna è stata incriminata. L’area è tuttora sotto il controllo talebano. Dopo aver visto il filmato il capo della polizia regionale Gen Daoud Daoud ha affermato che i responsabili verranno riconosciuti. “Invieremo degli investigatori speciali della polizia, li troveremo e li processeremo” ha detto alla BBC.
Il filmato di queste uccisioni, effettuato tramite un telefono cellulare, è stato visto solo dalle autorità afghane e della Nato. E’ un video troppo crudo per essere diffuso.

Il video inizia con Siddqa, una donna di 25 anni, in piedi all’interno di una fossa che le arriva alla vita.

La lapidazione dura due minuti. Centinaia di pietre, di cui alcune piu’ grandi di un pugno di una mano maschile, le vengono gettate in testa e su tutto il corpo. Lei cerca di uscire dalla fossa, ma viene ributtata dentro dalle pietre. Poi, un masso viene lanciato sulla sua testa e mentre il suo burqa si inzuppa di sangue, crolla all’interno della fossa.
Tuttavia, Siddqa è incredibilmente ancora viva. Sembra che i mullahs dicano di lasciarla sola, ma un talebano le si avvicina con un fucile e le spara tre volte.
In seguito il suo amante, Khayyam, viene portato davanti alla folla. Ha le mani legate dietro la schiena. Prima di essere bendato guarda verso il telefono cellulare che lo sta riprendendo; sembra sfidare il pericolo.
L’attacco verso di lui è ancora più feroce. Il suo corpo, che giace con il viso contro la terra, sobbalza ai colpi delle pietre. Sembra stia piangendo, ma poi si azzittisce di colpo.
La coppia era fuggita insieme in Pakistan, ma è stata poi incoraggiata a ritornare con la falsa promessa che nessuno avrebbe fatto loro del male.

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La Camera proroga la guerra

Peacereporter

Con il voto favorevole del Pd e contrario dell’Idv, la Camera dei Deputati ha approvato l’ennesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana in Afghanistan, per una spesa di oltre 2 milioni al giorno.
Oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati è stato ritualmente approvato – con il solo voto contrario dell’Italia dei Valori – l’ennesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan, per una spesa di oltre 410 milioni di euro fino al 30 giugno (pari a 2,26 milioni al giorno).

Hanno votato a favore tutti i deputati presenti del Popolo delle Libertà, dell’Unione di Centro, di Futuro e Libertà, della Lega Nord e del Partito Democratico che, anche questa volta, si è limitato alle solite critiche formali sul  ricorso del governo allo strumento del decreto-legge che, dice il Pd, impedisce un serio dibattito parlamentare sullo scopo e il senso della missione in Afghanistan. Non è chiaro su cosa vorrebbero dibattere gli esponenti dell’opposizione Pd, visto che, quando come in questo caso hanno la parola, ribadiscono regolarmente il loro sostegno alla missione militare afgana.

“Noi del Pd condividiamo le scelte di fondo, compiute non da oggi e non solo da questo governo, che stanno dietro a questa decreto”, ha detto l’onorevole Mario Barbi. ”Di fronte all’evidente intensificazione degli scontri armati, ritorna la domanda sul senso della nostra presenza in Afghanistan, ma a questa domanda non si può rispondere con leggerezza: noi continuiamo a pensare che l’Italia debba mantenere rigorosamente gli impegni assunti con gli alleati in sede Nato e che non si debbano compiere scelte unilaterali. Un’Afghanistan stabilizzato e non fondamentalista è nell’interesse dell’Italia. I nostri militari in Afghanistan rendono servizio alla pace e al buon nome e all’immagine del nostro paese: l’Italia ne ha bisogno!”.

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Afghanistan: Opus Dei in guerra

di Gianluca Di Feo – l’Espresso

«I vertici delle forze speciali americane in Asia sono membri delle famosa Prelatura. O dei Cavalieri di Malta. E si sentono crociati in lotta contro l’Islam». L’accusa choc di Seymour Hersh, inchiestista di punta del “New Yorker”

Sono i nuovi signori della guerra, quelli in prima linea nel conflitto afghano e in quello iracheno: gli uomini delle forze speciali americane. Gli eredi dei Berretti verdi del Vietnam hanno conquistato alcuni degli incarichi più importanti, a partire dal generale Stanley McChrystal che fino alla scorsa primavera ha comandato tutte le operazioni delle truppe occidentali in Afghanistan.

Sui vertici dei commandos che conducono la lotta al terrorismo islamico in questi giorni si è aperta una polemica con toni da fiction: sono accusati di essere i “nuovi crociati”. Non un’accusa generica: molti di loro sarebbero membri dell’Ordine dei Cavalieri di Malta o dell’Opus Dei.

Sembrerebbe una sparata alla Dan Brown, con un complotto di integralisti cristiani che prende il controllo dei combattimenti contro il fondamentalismo islamico. E gli ultimi eredi dei crociati, quell’Ordine di Malta che ancora oggi è riconosciuto come uno stato sovrano, alleati dell’intellighenzia conservatrice cattolica dell’Opus per guidare i guerrieri dello scontro di civiltà.

Invenzioni? Le prove non ci sono. Ma a trasformare la vicenda in un caso internazionale è il nome dell’autore delle rivelazioni: Seymour Hersh, uno dei giornalisti di inchiesta più famosi al mondo e firma di punta del prestigioso “New Yorker”.

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Afghanistan: miliardi di euro vanno, soldati morti tornano… Lunedì il parlamento regala altri 400 milioni ai militari

Il prossimo lunedì, la Camera dei Deputati voterà il diciannovesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan. Per i 181 giorni di campagna militare che vanno dal 1° gennaio al 31 giugno 2011, è prevista una spesa complessiva di oltre 410 milioni di euro, vale a dire 2,2 milioni di euro ogni giorno, sottratti alle spese sociali nel nostro paese e non certo destinate alla popolazione afghana martoriata dall’occupazione. Fuori dalle spese strettamente militari e ‘paramilitari’,infatti, il governo italiano destina alle iniziative di cooperazione allo sviluppo la striminzita cifra di 16,5 milioni di euro (due in meno rispetto al secondo semestre 2010). Questi spiccioli serviranno a pagare progetti di ricostruzione e di assistenza umanitaria ma anche a organizzare una inutile quanto dispendiosa conferenza regionale della società civile per l’Afghanistan, in collaborazione con alcune Ong come Arci e Lunaria.

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