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Autore: Anna Santarello

L’Afghanistan visto dalle donne di Rawa

Il coraggio delle donne di Rawa pronte come sempre a lottare per le donne del loro paese. “Troveremo il modo di proseguire la nostra lotta a seconda della situazione. È difficile dire come, ma sicuramente porteremo avanti le nostre attività clandestine come negli anni ’90, durante il governo dei talebani. Certamente questo non sarà esente da rischi e pericoli, ma qualsiasi tipo di resistenza ha bisogno di sacrifici.”

Upday News – 14 agosto 2021 – di Cristiano Tinazzi  

Afghan donneI talebani in Afghanistan, a seguito del disastroso ritiro americano e poi delle forze Nato, continuano inesorabilmente ad avanzare verso Kabul, la capitale.

Negli ultimi giorni sono stati presi distretti importanti come quelli di Herat, Kandahar e Lashkar Gah. Secondo l’intelligence americana, il governo filo-occidentale potrebbe cadere entro breve, in un lasso di tempo compreso tra i 30 e i 90 giorni.

Rawa, l’Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan, è un’organizzazione politica femminista basata a Quetta, in Pakistan, e fondata nel 1977 da Meena Keshwar Kamal con l’intento di aiutare le donne nella lotta per l’emancipazione e i diritti civili e per sostenere la resistenza in seguito al colpo di stato organizzato dall’Unione Sovietica nell’aprile del 1978. A partire dagli anni ’90, quando al potere arrivano i talebani, ha condotto attività clandestine nel Paese per aiutare le donne e la loro emancipazione. Tramite una mediatrice italiana, dopo una lunga attesa, riusciamo a contattare una loro portavoce, Maryam.

Dalla caduta dei talebani nel 2001, quali progressi sono stati fatti per quanto riguarda lo status delle donne nel Paese?

Ci sono stati pochissimi progressi, e possiamo dire che nessuno di questi cambiamenti ha avuto radici profonde nella società. Sono stati progressi fragili, e a certi livelli, falsi.
Gli ultimi 20 anni hanno portato altre delusioni e lacrime. La mancanza di sicurezza, la guerra diffusa e l’incertezza per il futuro, gli attacchi suicidi, gli omicidi mirati, la corruzione dilagante, la droga e la tossicodipendenza, la povertà, gli sfollamenti e altro ancora sono le preoccupazioni quotidiane che la nostra gente e in special modo le donne stanno affrontando. L’Afghanistan è ancora definito “il posto peggiore in cui nascere come donna”. Un nostro membro il 13 marzo 2002 disse profeticamente in un’intervista: “Sappiamo che è difficile non voler reagire quando accade qualcosa come l’11 settembre, ma bombardare l’Afghanistan non libererà il mondo dal terrorismo. I terroristi e i fondamentalisti vivono in tutto il mondo e bombardando un Paese, non si uccide la loro rete”. Oggi vediamo il risultato: i talebani, più potenti di prima, governano il Paese.

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È di 8,7 miliardi il costo definitivo della presenza militare italiana in Afghanistan

I costi della missione italiana in Afghanistan che dopo questo ingente costo che abbiamo pagato ci siamo ritirati lasciando il paese in balia dei talebani e alle soglie di una guerra civile.

MILEX Osservatorio sulle spese militari italiane – 14 agosto 2021 di Francesco Vignarca 

Milex 14 agosto

A seguito delle discussioni e votazioni avvenute nel corso dell’estate sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica è ora possibile valutare complessivamente e definitivamente il costo complessivo della missione militare italiana in Afghanistan.

Infatti i dettagli delle decisioni Governative relative alle presenze militari italiani all’estero permettono di aggiornare il quadro dei costi già valutato ed analizzato in passato dall’Osservatorio Mil€x fino al 2020 in relazione alla missione in Afghanistan. Anche per il 2021 viene confermato un esborso finanziario in linea con quello degli anni immediatamente precedenti, nonostante le operazioni di ritiro decise in sede di alleanze internazionali e da completarsi entro l’autunno dell’anno in corso abbiano richiesto la presenza complessiva di circa 200 effettivi in più rispetto al 2020 (per un totale di 1000 soldati).

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NON VOLTIAMO LO SGUARDO ALTROVE

L’Occidente non è riuscito a portare democrazia e libertà delle donne, ma una nuova devastante guerra

afghanistan emergenzaLa decisione degli USA di avviare una trattativa con i talebani, consentendo la liberazione di 5000 miliziani dalle prigioni, e di lasciare l’Afghanistan insieme a tutte le truppe della Nato, ha portato ad una situazione che non può che definirsi di EMERGENZA UMANITARIA. I talebani stanno riconquistando il paese, provincia dopo provincia, lasciando dietro di loro una scia di morte e devastazione forse mai viste prima.

Secondo quanto riportato al Consiglio di Sicurezza dalla rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu per l’Afghanistan, Deborah Lyons, quel che sta accadendo richiama sempre più quanto avvenuto in Siria o a Sarajevo. Metà della popolazione, 18,5 milioni di persone, ha bisogno di assistenza umanitaria.

Centinaia di migliaia di sfollati si sono riversati su Kabul per scappare dalla brutalità e dalla violenza dei talebani e non hanno accesso a cibo, acqua, elettricità, medicine. Le associazioni, le onlus locali e gli attivisti con cui il Cisda lavora da oltre 20 anni, ancora una volta, si stanno attivando per accogliere i loro connazionali in fuga, nonostante il contesto insicuro e drammatico.

Vogliamo cominciare ad aiutarli con un primo doveroso gesto di umanità: stiamo raccogliendo fondi che è necessario inviare in brevissimo tempo, per far sentire che ci siamo e che continueremo a star loro accanto, anche nell’ennesima tragedia che stanno vivendo.

Vi inviamo il report che hanno pubblicato dopo una visita in un campo di sfollati nei pressi di Kabul, dove si stanno rifugiando persone provenienti dalle provincie di Kunduz e Thakar, al Nord

Vorrei che morissimo tutti
La condizione degli sfollati nel parco Azadi di Kabul

di Zahra *

A seguito della decisione di ritirarsi dall’Afghanistan degli Stati Uniti e degli eserciti alleati della NATO le milizie talebane, con cui sono state avviate le “trattative di pace”, hanno invaso le città, preso il controllo dei capoluoghi di provincia e si sono impadronite facilmente delle vite, delle proprietà e dell’onore del nostro popolo. Migliaia di morti e feriti, saccheggi e incendi di proprietà pubbliche e di case, centinaia di migliaia di famiglie sfollate in altre province, inclusa Kabul, sono i primi risultati della resa di diversi capoluoghi di provincia ai mercenari talebani. Il regime fantoccio al potere, creato solo per salvaguardare gli interessi USA, e sorretto solo grazie all’appoggio degli americani, non ha fatto altro che tradire le persone di questo paese, lasciandolo nelle mani dei criminali jihadisti e talebani, e ora si è arreso a questi gruppi criminali.

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Afghanistan in bilico tra la tragedia e la farsa

L’avanzata dei talebani continua inesorabile senza che l’esercito governativo possa  contrastarla e migliaia di sfollati sono in fuga verso Kabul. Nico Piro fa un’analisi di quello che sta accadendo oggi che era già prevedibile da anni 

Tashakor Il Blog di Nico Piro, 11 agosto 2021 Talebani 12 agosto

I talebani hanno conquistato Farah city, capitale dell’omonima provincia dell’ovest, quella dove le nostre truppe hanno subito il maggior numero di perdite. Evidentemente e purtroppo, per nulla.

Hanno anche conquistato Faryabad, capitale della provincia più occidentale, quella del Badakshan. Mazar-i-Sharif invece resiste agli attacchi. Se la città della moschea blu dovesse cadere i due fronti settentrionali si unirebbero e il nord afghano sarebbe tutto nelle mani dei talebani.

Gli studenti coranici affermano anche di aver preso Gardez, una città strategica per arrivare a Sorobi e quindi verso Kabul. Kandahar e Lashkargah continuano ad essere assediate mentre Herat (grazie anche alla mobilitazione di Ismail Khan) sembra reggere.

Questa è la tragedia del Paese dove decine di migliaia di persone sono già in fuga come IDP, in pratica sfollati interni, in fuga dal nord verso Kabul dove vivono accampati in strada. Prime avvisaglie di quella che sarà la fuga dal Paese verso l’esterno di qui a qualche mese.

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Taliban, il marchio su Kunduz

Dal Blog di Enrico Campofreda, 9 agosto 2021 Campofreda 9 agosto

L’effetto domino, con cui oltre ai distretti, anche città di grandi e medie dimensioni diventano conquista talebana, raggiunge Kunduz. In attesa del ritiro dell’11 settembre, che conferma la sua doppia tragicità per l’orizzonte statunitense.
Collocata a settentrione, come la maestosa Mazar-i Sharif, il cui collegamento è da mesi controllato dai combattenti coranici, fu da loro insidiata già nel 2015 e 2016.

Alla conquista delle scorse ore, dopo giornate d’assedio, è seguita una vendetta rivolta ad alcuni luoghi simbolo finiti devastati o dati alle fiamme. Il quartier generale della polizia, l’edificio dell’odiata Intelligence, il compound della disprezzata Commissione elettorale.

Davanti alle prigioni, aperte dai taliban per liberare detenuti propri e comuni, s’è formata una folla.

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Ecco perché ci piace l’ordine talebano

I Talebani stanno avanzando nelle varie province afghane la popolazione si ritrova dopo vent’anni di occupazione delle forze occidentali e il repentino ritiro delle truppe alle soglie di una nuova guerra civile. La preocuppazione dei nostri governi è il rimpatrio dei profughi….

Il Manifesto – 11 luglio 2021 – di Alberto Negri  

Afghanistan. Un altro bel colpo nella strategimanifesto 11 agostoa del caos perseguita dagli Stati uniti negli ultimi vent’anni grazie alle amministrazioni repubblicane ma anche a quelle democratiche, dove spicca con Obama il ritiro dall’Iraq che lasciò il Paese nelle braccia dell’Isis

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AFGHANISTAN: COLPITO POSTO DI PRIMO SOCCORSO DI EMERGENCY A MAYDANSHAR

COMUNICATO STAMPA – 9 Agosto 2021  

“NON SIAMO UN BERSAGLIO, MA IL FUOCO INCROCIATO DANNEGGIA SIA I CIVILI CHE CHI PRESTA SOCCORSI”  

EmergencySchegge provenienti da ordigni esplosivi e proiettili hanno colpito il Posto di primo soccorso gestito da EMERGENCY a Maydanshar, capoluogo della provincia afgana di Maidan Wardak, nell’area di Kabul, nella notte tra domenica e lunedì 9 agosto.

Per tutelare la sicurezza del proprio staff, l’organizzazione umanitaria aveva deciso di chiudere temporaneamente il presidio poco prima dell’avvenuto.

“Nessun membro dello staff dell’organizzazione è rimasto ferito, ma essere costretti a chiudere un Posto di primo soccorso in un momento come questo significa privare la popolazione locale delle cure di primo soccorso in un territorio da sempre sprovvisto di strutture sanitarie,” ha dichiarato Alberto Zanin, Medical coordinator del Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul.

Il Posto di primo soccorso era già stato danneggiato da una raffica di proiettili lo scorso venerdì, quando i combattimenti avevano già colpito l’area.

“Non siamo un bersaglio, ma il fuoco incrociato danneggia sia i civili che chi presta soccorsi. Chiediamo ancora una volta a tutte le parti di rispettare le strutture sanitarie e di garantire che non vengano messe in pericolo. GLI OSPEDALI NON SONO UN OBIETTIVO!,” ribadisce Zanin.

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«Afghanistan come la Siria». L’Onu teme per civili e migranti

L’Italia ha speso 8.5 miliardi per finanziare la sua presenza militare per 20 anni nel paese che oggi richiama sempre più quanto avvenuto in Siria o a Sarajevo. Sono 18,5 milioni le persone, secondo Deborah Lyons, la rappresentante speciale ONU, che hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Il Manifesto – 8 luglio 2021, di Giuliano Battiston  Milizie ad Herat

I Talebani conquistano un secondo capoluogo di provincia, mentre la rappresentante speciale dell’Onu per l’Afghanistan parla con preoccupazione di «una nuova fase, più sanguinosa e drammatica» del conflitto, simile a quanto già visto in Siria e molti anni prima a Sarajevo.

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Afghanistan, un intero popolo sta annegando nella violenza dei talebani

Articolo 21 – 9 luglio 2021, di Massimo Marnetto Articolo21 9 ago 21

C’è il naufragio in mare, che conosciamo bene nel Mediterraneo; ma c’è anche il naufragio in terra, come in Afghanistan, dove un intero popolo sta annegando nella violenza dei talebani, che stanno riconquistando il paese.

E praticheranno la stessa angheria che già sperimenta vent’anni fa con la violazione dei diritti umani e la feroce sottomissione delle donne. Ora l’Afghanistan sta ripiombando in quell’oscurantismo, nella totale indifferenza dell’Occidente. Con gli Usa e alleati vari (tra cui l’Italia) che in vent’anni di mera occupazione militare, non hanno saputo sviluppare né una società civile preparata, né istituzioni efficienti e prive di corruzione. Gli unici agenti di cambiamento sono stati le Ong e il volontariato internazionale, che hanno operato a stretto contatto con la popolazione.

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L’Afghanistan nel baratro

ISPI, 2 agosto 2021

talebaniI talebani hanno il controllo di oltre la metà dei distretti dell’Afghanistan, e si apprestano a conquistare le principali città del paese. Con il progredire del conflitto diventa sempre più instabile lo scenario geopolitico regionale.

Prosegue l’offensiva talebana in Afghanistan. Herat, Lashkar Gah e Kandahar, tre capoluoghi chiave delle province meridionali e occidentali, sono ora sotto assedio. Se il dispiegamento di centinaia di forze speciali afgane ad Herat, terza città afghana per importanza con i suoi 600mila abitanti, sembra essere stato per il momento vincente, la situazione appare più grave a Lashkar Gah, con interi distretti ormai nelle mani dei talebani, come riportato da Ajmal Omar Shinwari, portavoce dell’esercito afgano. Sarebbe la prima delle 34 capitali provinciali dell’Afghanistan ad essere persa dal governo. La potenziale conquista di Kandahar, culla del movimento talebano e seconda città più popolosa del paese, potrebbe poi, secondo le parole del membro del parlamento afgano Gul Ahmad Kamin, “alimentare le preoccupazioni sull’incapacità dell’esercito di resistere all’avanzata dei talebani, rovesciando rapidamente le cinque province circostanti”. Complessivamente, a livello nazionale, i talebani controllano ormai circa la metà dei 407 distretti in cui è divisa l’amministrazione afghana, compresi i lucrativi valichi di frontiera con l’Iran e il Pakistan. A più di un anno dagli accordi di Doha, la pace in Afghanistan rimane lontana e migliaia di civili afgani si stanno affrettando ad evacuare le città per salvarsi la vita. Al vuoto creato dal ritiro delle truppe occidentali, annunciato da Biden a metà aprile e ormai in via di completamento, si stanno sostituendo i molteplici interessi delle potenze limitrofe: Turchia, Cina e Russia.

offensiva talevani

 

Una nuova crisi migratoria per Erdogan?

Da inizio anno, la degenerazione dello scenario afgano ha portato alla morte o al ferimento di più di 5000 civili: il numero più alto dell’ultimo decennio. Chi può fugge e così sono quasi 300mila gli afgani costretti a lasciare le loro case negli ultimi otto mesi, per un totale di 3,5 milioni di sfollati interni. La gran parte di questi passa attraverso l’Iran per poi raggiungere le confinanti province turche di Van e Igdir e provare a dirigersi verso l’Europa. Secondo la prefettura di Van, ogni giorno tra i 500 e 1000 migranti afgani sono fermati per aver attraversato illegalmente il confine con l’Iran, 5 volte di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questi nuovi arrivi in Turchia di rifugiati dall’Afghanistan, che vanno ad aggiungersi ai 200 mila già presenti (il secondo gruppo più numeroso dopo quello siriano) stanno aumentando la pressione da parte di opposizione e opinione pubblica sul presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Nonostante Ankara stia già costruendo un muro di cemento di circa 300 chilometri al confine con l’Iran, con tanto di torri di guardia e trincee per prevenire nuovi flussi, hashtag come “non vogliamo più rifugiati” spopolano sui social. Non sorprende quindi che Erdogan abbia più volte richiesto ai talebani la sospensione delle ostilità, e cercato di mantenere i propri contingenti militari a gestione dell’aeroporto di Kabul.

 

Dialogo Cina-talebani: soldi e sicurezza?

 Anche la Cina sta osservando attentamente gli ultimi sviluppi in Afghanistan. Come spiega Claudio Bertolotti in questo ISPI commentary, da un lato Pechino teme che l’Afghanistan possa essere usata come base logistica per i separatisti e i jihadisti uiguri e cerca quindi una sponda tra i talebani per contrastare l’East Turkestan Islamic Movement tra le cui fila potrebbero trovarsi persone accusate di terrorismo nello Xinjiang. Allo stesso tempo, con un’amministrazione stabile e cooperativa a Kabul, la Cina, detenendo la maggior parte dei diritti estrattivi dal ricchissimo sottosuolo afghano, avrebbe accesso diretto a una ricchezza dal valore potenziale di 3 trilioni di dollari. Si aprirebbe inoltre la strada a un’espansione della Nuova Via della Seta nell’Afghanistan stessa e attraverso le repubbliche dell’Asia centrale. In virtù di questi molteplici interessi, pochi giorni fa, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha accolto a Tianjin una delegazione talebana guidata dal mullah Abdul Ghani Baradar, vice leader dei talebani, che hanno così ottenuto la desiderata legittimazione sul piano delle relazioni internazionali, a conclusione di un tour diplomatico regionale che li ha visti nelle scorse settimane a Teheran, Mosca e Ashgabat.

 

Russia: fantasmi del passato o nuove minacce?

Alla delegazione talebana in visita a Mosca a inizio luglio, il Cremlino ha invece sottolineato come non permetterà che i confini settentrionali dell’Afghanistan siano usati come base per attacchi alle ex repubbliche sovietiche. In particolare, Mosca teme per il vicino Tagikistan, che si è appellato all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, che include la Russia e altri cinque stati ex-sovietici, per essere aiutato ad affrontare le sfide di sicurezza che emergono dall’Afghanistan. Proprio in Tagikistan, centinaia di militari afgani si sono infatti rifugiati in risposta alle avanzate dei talebani, aumentando il rischio di infiltrazioni jihadiste. La Russia reputa altamente strategico il paese, che non a caso ospita la sua più grande base militare straniera con circa 6.000 soldati. Nonostante le rassicurazioni dalla delegazione talebana, ha quindi deciso per l’invio di un contingente aggiuntivo di 800 soldati per partecipare alle esercitazioni militari al confine afghano che si svolgeranno dal 5 al 10 agosto insieme alle forze uzbeke e tagiche. Più di 2.500 militari saranno coinvolti in totale. Ma un nuovo intervento militare in Afghanistan, dopo la propria logorante guerra afgana del 1979-89, resta però altamente improbabile, come chiarito dal capo della diplomazia russa Sergei Lavrov.

Il commento

Di Giuliano Battiston, giornalista freelance

“Con l’assedio a Herat, Lashkargah e Kandahar, tra le più importanti città del Paese, l’offensiva militare dei talebani entra in una nuova fase. Che passa anche per la conquista dei capoluoghi di provincia, finora risparmiati in base a un accordo con Washington. L’obiettivo è duplice: enfatizzare la sconfitta degli americani a ridosso del ritiro completo delle truppe straniere e dimostrare la completa vulnerabilità del governo di Kabul. Ma i costi sociali dell’offensiva vengono pagati dai civili: secondo l’Onu, nei primi 6 mesi del 2021 sono 1.659 i civili uccisi, 3.524 quelli feriti. Il 47 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2020.”

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)