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Tag: Chiusura Internet

Afghanistan, il buio della Rete. I talebani spengono il web

Il manifesto, 1 ottobre 2025, di Giuliano Battiston

Restrizioni Conflitto tra i clerici di Kandahar e i governanti di Kabul, internet se ne va per 48 ore

Dopo due giorni di blocco totale, in Afghanistan le connessioni internet e delle comunicazioni via linea mobile vengono ripristinate progressivamente, ma rimane la volontà censoria e il conflitto politico tra le diverse anime dell’Emirato islamico, il governo dei Talebani riconosciuto soltanto dal governo russo.

IL BLOCCO delle comunicazioni, completo dal pomeriggio di lunedì 29 settembre e fino a ieri pomeriggio, ha causato forti disagi commerciali, l’interruzione dei voli in entrata e uscita dall’aeroporto di Kabul e all’interno del Paese, la paralisi di molti uffici, del sistema bancario già compromesso dall’isolamento e dalle sanzioni, della macchina amministrativa-statuale, di quel sistema sanitario che già sconta mancanza di fondi, di personale, di medicinali, e che la decisione dell’amministrazione Trump di tagliare i fondi Usaid ha ulteriormente indebolito. Al di là dei danni economici, ha provocato un danno psicologico enorme: 42 milioni di persone che non hanno avuto la possibilità di comunicare tra loro, se lontane, né con l’esterno, con quella diaspora che spesso, al di fuori del Paese, invia rimesse e mantiene aperti progetti di educazione per le donne e, tramite internet, quella comunità e unità famigliari rotte da esilio, migrazioni forzate o volontarie.

DUE GIORNI di buio digitale, un vuoto di immagini e parole presto riempiti, però, dal passaggio di bocca in bocca dei rumors. Qualcuno, riportano i media afghani che operano all’estero come Hasht-e-Subh, ha sostenuto che il blocco fosse dovuto al ritorno delle forze statunitensi nella base di Bagram, da cui l’esercito Usa si è ritirato nel maggio 2021 e che il presidente Donald Trump ha detto pochi giorni fa di voler indietro, pena «guai seri» per i Talebani. Altra voce diffusa è quella secondo cui il blocco serviva a permettere l’allontanamento in sicurezza dal ministero degli interni di Sirajuddin Haqqani, il kalifa a capo di una delle fazioni più potenti dell’Emirato e in continuo antagonismo con il leader supremo Haibatullah Akhundzada; per altri, sarebbe servito a oscurare l’incontro che si è tenuto in queste ore a Islamabad, in Pakistan, di una parte dell’opposizione politica al governo di Kabul.

ANCORA UNA VOLTA per capirne qualcosa occorre guardare a sud, a Kandahar, da dove governa Haibatullah Akhundzada, il clerico ortodosso che ha impresso una torsione autarchica al Paese, oltre che repressiva e discriminatoria verso le donne. A lui, alla sua cerchia e al suo braccio operativo, il ministero per la promozione della Virtù e la prevenzione del Vizio, andrebbe ricondotta la decisione, assunta per contrastare la diffusione dell’«immoralità» su internet. La decisione è stata presa da alcune settimane. Il blocco totale – preceduto nel 2022 dal blocco di TikTok, nell’aprile 2024 dall’annuncio di voler bloccare Facebook – fa seguito infatti a diverse settimane di blocchi parziali, iniziati dal nord, dalla provincia di Balkh, importante hub economico e commerciale verso l’Asia centrale, rivendicato dal portavoce del governatore della provincia, Haji Attaullah Said, che sul social X ha scritto: «D’ora in poi, non ci sarà accesso a Internet», confermando poi la decisione all’Associated Press (come riepiloga nel suo blog lo studioso Thomas Ruttig): «Questa misura è stata presa per prevenire l’immoralità». La città di Mazar-e Sharif, capoluogo di Balkh, è stata dunque la prima, già il 16 settembre, ha vedere banche, uffici per i passaporti e uffici doganali, esercizi commerciali temporaneamente offline. Ha fatto seguito, il giorno successivo, la provincia di Kunduz. Da lì è venuta la conferma che di mezzo ci fosse proprio il leader supremo: «A causa del decreto del venerato Amir al-Mominin Sheikh Sahib, che Allah lo protegga, le province della regione di Kunduz (Kunduz, Baghlan, Takhar e Badakhshan) sono state completamente isolate e da ora in poi non ci sarà più alcuna connessione internet via cavo. Questa misura è stata presa per prevenire l’immoralità».

DA ALLORA, parallelamente all’estensione del blocco ad altre province, è cresciuta la pressione sul leader supremo, affinché rinunciasse all’editto: 6 ministri dell’Emirato si sarebbero recati da lui, altre pressioni sarebbero arrivate anche da personaggi di spicco vicini all’emiro, come il governatore della Banca centrale Nur Ahmad Agha, il ministro delle miniere Hedayatullah Badri, il vice ministro degli interni Ibrahim Sadr. Il ripristino progressivo delle comunicazioni nel Paese segnala che Kandahar ha ceduto, Kabul incassa una vittoria. Che però rimarrà parziale e provvisoria, come il compromesso trovato tra le diverse anime dell’Emirato. La volontà censoria e moralizzatrice, ci ha spiegato chiaramente il portavoce del ministero per la Virtù qualche mese fa, rimane fortissima. Tornerà presto a scaricarsi sulla popolazione.

I talebani hanno bloccato internet

Il Post, 30 settembre 2025

Dalle 17 di lunedì in Afghanistan non ci si può più collegare in rete: il regime non ha dato spiegazioni

Lunedì il regime dei talebani, che governa in maniera molto autoritaria l’Afghanistan, ha bloccato la connessione a internet in tutto il paese. Per il momento non sono state date spiegazioni, ma già nelle ultime due settimane era stata sospesa la connessione a fibra ottica in molte parti del territorio nazionale, secondo i talebani per limitare «l’uso improprio di internet» e prevenire «atti immorali». Il regime ha aggiunto che il blocco rimarrà in vigore «fino a nuovo ordine».

Secondo il sito di monitoraggio NetBlocks, il blocco è iniziato alle 17 ora locale di lunedì. Da quel momento è diventato difficile avere notizie aggiornate, anche per i problemi con le linee telefoniche. Le agenzie di stampa internazionali Associated Press e Agence France-Presse hanno entrambe detto di non essere state più in grado di contattare i loro uffici nella capitale Kabul.

Il blocco di internet attuale ha dimensioni enormi e sta riguardando moltissimi servizi e attività economiche, tra cui quelle fornite da banche e amministrazione pubblica. Un commerciante di Kabul ha raccontato che «il mercato è completamente congelato», aggiungendo che «è come una vacanza, sono tutti a casa». Anche diversi voli che dovevano atterrare all’aeroporto di Kabul martedì mattina sono stati cancellati. Mohammad Hadi, un afghano che vive in India dal 2019, ha detto che da lunedì pomeriggio «non è più possibile comunicare con nessuno» in Afghanistan, né capire se le persone rimaste lì «stiano bene o no».

Da quando sono ritornati al potere, i talebani hanno imposto un regime molto restrittivo basato su una visione assai integralista della legge islamica. Tra le altre cose hanno limitato di molto la libertà e i diritti delle donne, che sono state escluse dall’istruzione superiore (molte di loro usavano internet per continuare a studiare, spesso frequentando corsi online tenuti da altre donne afghane all’estero).

Come detto, non si sa il motivo per cui i talebani hanno bloccato internet. In passato alcuni governi avevano bloccato volutamente l’accesso a internet per installare dei filtri da usare per rafforzare la censura sui social network. Era successo l’anno scorso in Pakistan, per esempio. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, in passato aveva detto che il governo stava pensando alla possibilità di installare filtri che rendessero più facile promuovere la propria ideologia islamista e conservatrice, ma di non essere in grado di farlo per mancanza di soldi.