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Tag: Scambio di prigionieri

Accordo tra gli Stati Uniti e i talebani sul rilascio di detenuti

La Voce di New York, 14 settembre 2025, di Dania Ceragioli

Da Kabul segnali di apertura verso la normalizzazione, ma Washington resta in silenzio

Un annuncio che appare come una svolta, ma che lascia dietro di sé più domande che certezze. Da Kabul i talebani hanno reso noto di aver raggiunto un’intesa con rappresentanti degli Stati Uniti per uno scambio di prigionieri: un passo che, nelle intenzioni, dovrebbe aprire la strada a rapporti più distesi tra i due Paesi. Ma mentre i portavoce dell’Emirato islamico parlano di “avvicinamento” e “dialogo costruttivo”, dalla Casa Bianca non è arrivata alcuna conferma né commento ufficiale.

L’incontro si è svolto in un clima di apparente cordialità. Alcune fotografie diffuse dalle autorità mostrano il ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi seduto accanto agli inviati americani, tra cui Adam Boehler, responsabile delle missioni legate agli ostaggi sotto l’amministrazione Trump. Secondo quanto riferito, proprio Boehler avrebbe riconosciuto la volontà di entrambe le parti di procedere con una cessione reciproca. Nessun dettaglio, tuttavia, è stato reso noto: né il numero delle persone coinvolte, né la loro identità, né tantomeno le ragioni delle rispettive detenzioni.

Il contesto aggiunge peso politico alla notizia. Solo pochi mesi fa il movimento islamico aveva rilasciato George Glezmann, un cittadino americano rapito mentre viaggiava in Afghanistan come turista. Il terzo ostaggio liberato dall’ascesa del leader del GOP alla White House. Un gesto che, secondo alcuni analisti, potrebbe aver rappresentato un banco di prova per testare la disponibilità statunitense ad aprire spiragli di dialogo.

Ma non si è discusso soltanto di prigionieri. Nella dichiarazione ufficiale, i talebani hanno fatto sapere che al centro dei colloqui vi sarebbero stati anche il rafforzamento dei rapporti bilaterali e le possibilità di investimento economico nella nazione centro-asiatica. Un messaggio che mira a presentare il regime come un interlocutore pragmatico, interessato non solo alla politica ma anche alla stabilità finanziaria.

Gli americani, hanno anche espresso cordoglio per il recente terremoto che ha devastato la zona orientale, un gesto di sensibilità che va oltre le dinamiche diplomatiche, ma che non scioglie i nodi più complessi: il riconoscimento internazionale dei talebani, i diritti umani negati, le restrizioni imposte alle donne.

Resta inoltre aperta la questione più delicata: quanti realmente siano i detenuti coinvolti nello scambio. I miliziani non hanno mai fornito cifre ufficiali, alimentando un clima di incertezza. In passato, il regime aveva rilasciato oltre 2.400 prigionieri in occasione di festività religiose, mentre altri migliaia hanno beneficiato di riduzioni di pena, segno che le carceri afghane restano affollate. La situazione negli Usa invece risulta più circoscritta: a Guantánamo, a inizio 2025, erano rimasti soltanto 15 carcerati, soggetti di origine afghana o altri sospetti legati a conflitti, dopo spostamenti e liberazioni.