OCALAN: PROPOSTE PER UNA SOLUZIONE POLITICA
labottegadelbarbieri.org Gian Luigi Deiana 21 aprile 2025
La proposta di pacificazione di Abdullah Ocalan
La primavera kurda segna giorno dopo giorno, in questo anno sempre più oscuro, tracce di luce molto significative e importanti:
a febbraio si è riunito a Bruxelles il tribunale permanente per il diritto dei popoli, e negli stessi giorni Abdullah Ocalan, dal carcere turco nel quale è recluso da ventisei anni, rendeva pubblico il manifesto per la “soluzione politica” della questione kurda;
a marzo la complessa situazione siriana vedeva da un lato l’intensificazione della guerra sporca del governo turco sulle componenti curde ed alawite, con bombardamenti e stragi, e dall’altro la crescente volontà di composizione pacifica della nuova realtà del mosaico;
e infine, in questi giorni di aprile, la conferenza tenuta a roma proprio sul tema della “soluzione politica” ha potuto offrire in tempo reale una attenta e fiduciosa ponderazione della situazione: non solo in tempo reale, nello svolgersi delle vicende presenti, ma soprattutto, nella vasta pluralità delle voci, la forte significatività delle “voci interne” del mondo kurdo, e del rojava in particolare;
di qui il messaggio, con la forza di un appello universale, transita alla giornata mondiale della pace, prevista per il 1 settembre: e dunque proviamo a riflettere su come arrivarci; per semplificare questa riflessione ricorrerò qui alla sottolineatura di alcuni concetti essenziali, sui quali si sono soffermati tutti gli interventi della conferenza romana;
– coerenza: il messaggio del presidente Ocalan non è frutto di una opzione estemporanea: tutta la monumentale opera di scrittura carceraria, ormai più che ventennale, è indirizzata a questo fine: la cessazione delle ostilità e la costruzione della società democratica;
– sociologia della libertà: l’opera teorica del presidente Ocalan non è circoscritta alla situazione kurda e non è temporizzata sulla storia recente: è in senso pieno una “visione del mondo”, che ricomprende la storia della civiltà dalle prime formazioni mesopotamiche all’orizzonte attuale, e che è compresa nel senso di una “sociologia della libertà” finalmente svincolata dagli idoli più recenti e più tragici della storia: il nazionalismo e lo stato;
– prassi: il messaggio del presidente Ocalan, pur interno a questa ampia e profonda riflessione teorica, si propone essenzialmente per la sua realizzabilità pratica: non tanto come enfasi della “pace”, quanto piuttosto come prassi della “pacificazione”; egli stesso, nel rivendicare a se stesso questo indirizzo (che comporterebbe in primo luogo la fine della lotta armata) lo assume come propria “responsabilità storica”; una dichiarazione così solenne, nella scrittura di un carcerato, indica che egli stesso non è semplicemente un filosofo della pace, ma intende se stesso, e invita tutti a questo intendimento, intende se stesso come “incarnazione” concreta della costruzione della pacificazione;
– soluzione politica: il percorso della pacificazione non è mai facile: quanto più facile e scontata e duratura è stata la guerra, tanto più difficoltosa e creativa e paziente deve essere la pacificazione; quindi tutti gli attori in campo devono riconoscersi vicendevolmente; ne deriva che il popolo kurdo, in quanto riconosce il presidente Ocalan come proprio irrinunciabile rappresentante, pone come primo passaggio della “soluzione politica” la sua liberazione.
– jnealogie: la “scienza della donna”, o la ricomposizione della visione del mondo sulla liberazione dell’universo femminile, è la condizione essenziale dell’intero processo; il presidente Ocalan considera la processualità storica sotto il segno della “lunga durata”; e non vi è alcuna possibilità di “lunga durata” senza la primarietà attiva dell’universo femminile;
– coralità: la partecipazione alla conferenza “politica” di Roma, come peraltro la partecipazione alla sessione “giuridica” di Bruxelles, è stata appassionata ma soprattutto “corale”; ciò non era affatto scontato, laddove si consideri che i convenuti, circa quattrocento in ambedue le occasioni, provenivano da situazioni disparate sia in Kurdistan, sia in Europa; quindi con intuibili disparità di analisi e di giudizio; e tuttavia nel succedersi delle ore il discorso ha preso la forma di un discorso profondamente condiviso; ed è questa disposizione corale, in fondo, ciò continua nel tempo a dare garanzia di continuità e di apprendimento pedagogico, ovvero anche di interiorizzazione, del pensiero del presidente Ocalan.
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