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Frustate e apartheid di genere

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Radio Bullets, 1 maggio 2025

Leila Sarwari non è il suo vero nome, per ragioni di sicurezza dobbiamo tenerlo nascosto, ma Radio Bullets, sa molto bene chi è. Ha studiato all’università di Kabul, ha fatto un master e il suo sogno era diventare una diplomatica.

La sua vita e i suoi sogni, come per tutte le donne afghane che hanno studiato o lavoravano o erano socialmente impegnate, si sono infranti il 15 agosto del 21 quando i talebani hanno preso il potere consegnato dagli americani e dalla Nato che hanno tradito le speranze di milioni di donne che ora vivono in un regime di apartheid di genere.

Sentire la loro voce è un modo per non dimenticarle e per noi un monito di quello che il potere fa quando le società civili non intervengono

La pratica dei talebani di fustigare le donne in pubblico in Afghanistan ha suscitato una diffusa condanna per la sua brutalità e per la violazione dei diritti umani.

Dal loro ritorno al potere nell’agosto 2021, i talebani hanno ripristinato punizioni severe, tra cui fustigazioni pubbliche, esecuzioni e lapidazioni, secondo la loro rigida interpretazione della Sharia.

Questi atti ricordano il precedente governo talebano alla fine degli anni ’90, durante il quale punizioni simili erano comuni.

Le fustigazioni pubbliche si svolgono spesso negli stadi o in altri luoghi all’aperto, con grandi folle invitate ad assistere agli eventi. Le donne accusate di reati come furto, adulterio o “relazioni immorali” sono state sottoposte a queste punizioni, ricevendo decine di frustate.

In un caso, tre donne e nove uomini sono stati frustati in uno stadio di calcio nella provincia di Logar, con punizioni da 21 a 39 frustate ciascuno. La Corte Suprema dei talebani ha confermato questi eventi, sottolineando il loro impegno ad attuare la Sharia.

Il clima di terrore

L’impatto di queste pratiche va ben oltre il danno fisico inflitto alle vittime. Perpetuano una cultura della paura e dell’oppressione, mettendo a tacere le donne e limitando il loro accesso all’istruzione, al lavoro e alla vita pubblica.

Gli attivisti hanno avvertito che le azioni dei talebani minacciano di annullare anni di progressi nei diritti delle donne e nell’uguaglianza di genere in Afghanistan.

Tra gennaio e agosto 2024, i talebani hanno punito pubblicamente 276 persone, tra cui 46 donne, per vari reati. Queste punizioni spesso comportano frustate pubbliche, con un numero di colpi che varia da 15 a 100, a seconda del presunto crimine.

In un caso di alto profilo, nell’ottobre 2021, una donna e un uomo accusati di adulterio sono stati frustati pubblicamente 100 volte ciascuno nella provincia di Kapisa.

Più recentemente, nel febbraio 2025, sei persone, tra cui una donna, sono state fustigate nelle province di Faryab e Khost per accuse come “fuga da casa” e “sodomia”. I talebani hanno anche effettuato esecuzioni pubbliche, come nel caso del dicembre 2022, in cui un uomo condannato per omicidio è stato giustiziato davanti a centinaia di spettatori.

L’oppressione come sistema

Le azioni dei talebani hanno avuto un impatto devastante sulle donne afghane. Le vittime della fustigazione sopportano forti dolori fisici e traumi psicologici a lungo termine.

Queste punizioni fanno parte di un più ampio modello di restrizioni nei confronti delle donne, tra cui il divieto di istruzione, lavoro e presenza pubblica.

Le punizioni pubbliche sono progettate per instillare paura e sopprimere il dissenso, emarginando ulteriormente le donne e limitando la loro partecipazione alla società.

Il trattamento oppressivo delle donne afghane da parte dei talebani deriva dalla loro rigida interpretazione della Sharia, che secondo loro giustifica queste azioni.

Il che include il divieto alle donne di studiare, lavorare e vivere in pubblico, l’applicazione di codici di abbigliamento come il burqa e l’imposizione di punizioni severe come la fustigazione.

Le loro politiche sono radicate in convinzioni profondamente patriarcali che mirano a controllare e limitare l’autonomia delle donne, spesso con il pretesto di preservare i “valori islamici”.

Storicamente, i talebani hanno utilizzato queste misure per consolidare il potere e sopprimere il dissenso. Prendendo di mira le donne, rafforzano un sistema di apartheid di genere che le cancella dalla vita pubblica e nega loro i diritti fondamentali.

I critici sostengono che queste azioni abbiano meno a che fare con la religione e più con il mantenimento del controllo e della disuguaglianza.

Dolore, stigma e isolamento

La fustigazione pubblica delle donne afghane sotto il dominio talebano ha conseguenze devastanti, sia immediate che a lungo termine, che colpiscono individui, famiglie e società.

Le donne sottoposte a fustigazione sopportano dolori intensi, lesioni permanenti e traumi psicologici. Queste punizioni possono causare danni ai nervi, infezioni croniche e problemi di salute duraturi.

Il trauma emotivo è altrettanto grave: ansia, depressione e PTSD sono comuni. L’umiliazione pubblica amplifica il dolore psicologico, poiché le vittime vengono svergognate di fronte alle loro comunità.

Questo può portare al ritiro sociale e alla perdita di autostima. Le donne fustigate affrontano anche l’ostracismo: lo stigma sociale le isola e le priva del supporto necessario per reintegrarsi nella società, accedere all’istruzione o cercare lavoro.

Strumenti per il controllo patriarcale

La fustigazione pubblica fa parte di un modello più ampio di oppressione di genere sotto il dominio talebano. Le donne vengono sistematicamente escluse dall’istruzione, dal lavoro e dalla vita pubblica.

Queste punizioni rafforzano una cultura del controllo e del silenzio, minando gli sforzi per promuovere l’uguaglianza e i diritti umani. L’intento è chiaro: instillare paura, sottomettere le donne e rafforzare norme patriarcali che le relegano a un ruolo subordinato.

La situazione delle donne sottoposte a fustigazione pubblica da parte dei talebani è drammatica. Queste punizioni vengono eseguite in spazi pubblici, come stadi e mercati, spesso per presunti reati come adulterio o “relazioni immorali”, e comportano da decine a oltre cento frustate. Il danno fisico e psicologico è immenso, aggravato dall’umiliazione pubblica e dal conseguente isolamento sociale.

Episodi recenti e memoria delle atrocità

Tra gli episodi più recenti, 13 persone – tra cui cinque donne – sono state fustigate nelle province di Jowzjan e Khost. A Darzab, due donne sono state frustate 39 volte ciascuna per “relazioni illecite” e “fuga da casa”, e condannate a tre anni di carcere.

Nello stesso giorno, a Khost, tre donne e otto uomini sono stati puniti con 35-39 frustate e pene detentive da due a cinque anni per reati come adulterio, furto e insulto ai simboli religiosi.

Uno dei casi più famigerati resta quello di Rokhshana, una giovane di 19 anni lapidata a morte nel 2015 nella provincia di Ghor, per presunti rapporti prematrimoniali.

Fu messa in una buca con solo la testa visibile, mentre un gruppo di uomini le lanciava pietre fino a ucciderla. Il suo fidanzato fu solo frustato. Il caso è emblematico della sproporzione e brutalità delle punizioni inflitte alle donne.

Voci di resistenza

Saida Najeeb, una donna di Kabul fustigata pubblicamente dai talebani, ha raccontato la sua esperienza: “Mi sentivo come se la mia anima venisse fatta a pezzi ad ogni frustata. L’umiliazione era insopportabile. Ho perso la mia reputazione, la fiducia in me stessa e l’autostima. Non mi sento più sicura nella mia comunità”.

La fustigazione pubblica delle donne in Afghanistan è una delle manifestazioni più crudeli del sistema di oppressione imposto dai talebani.

Affrontare queste pratiche richiede un sostegno internazionale costante e concreto alle donne afghane, che nonostante tutto continuano a resistere. La loro resilienza è una testimonianza di forza e determinazione che il mondo non può permettersi di ignorare.

Questo pezzo è stato scritto grazie al sostegno di alcune associazioni di Frascati che ci hanno permesso di fare la differenza. In Afghanistan oggi le giornaliste non possono scrivere, andare ad una conferenza stampa o apparire in televisione.

Ma il fatto che non possano farlo nel loro paese, non significa che non possano farlo da qualunque altra parte. Radio Bullets vuole tenere una luce accesa sull’Afghanistan e le afghane hanno bisogno che si sappia cosa sta succedendo loro.

 

 

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