Sotto assedio. Intervista ai Co-presidenti del Campo profughi Martyr Rustem Cudi di Maxmur
Città futura, 10 agosto 2025, di Carla Gagliardini
Il Campo profughi Martyr Rustem Cudi di Maxmur (Iraq), abitato da famiglie curde fuggite negli anni novanta dal Bakur, ossia dal Kurdistan del nord situato nella parte meridionale della Turchia, a causa della distruzione dei loro villaggi e città da parte del governo di Ankara, vive nuovamente dei momenti di forte tensione. Criminalizzato dalla Turchia, dal KDP (Partito democratico del Kurdistan) e dal governo centrale iracheno per essere strettamente legato al PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan), dal 2021 ciclicamente viene minacciato da Baghdad che invia il suo esercito nel tentativo di circondarlo con il filo spinato e erigendo torrette per il controllo pervasivo dei suoi abitanti.
Dopo il 2021 il governo iracheno ci aveva riprovato a maggio del 2023 e adesso di nuovo. Il 5 agosto infatti i militari iracheni si sono presentati alle porte del Campo con tutto il necessario per isolarlo e chiuderlo ermeticamente, ma per ora l’incontro tra i rappresentanti del Martyr Rustem Cudi e del governo ha evitato che il piano venisse portato a buon fine.
Che la situazione tra il governo e il Campo fosse in rapido peggioramento si era capito già ad Aprile, quando il primo aveva deciso di mettere sotto embargo il campo, il quale dal 2019 è sottoposto anche a quello del Kurdistan iracheno. Una delegazione di cinque rappresentanti era partita da Maxmur per incontrare il Ministro della Giustizia a Baghdad ma tre di loro, sulla strada del ritorno, sono stati fermati e incarcerati.
I Co-presidenti del Campo, Fatma Bilen e Edban Abudullah Yilma, hanno così descritto gli avvenimenti.
1. Quando e come è peggiorata la situazione nel Campo di Maxmur?
Il Campo di Maxmur è stato sottoposto a continui attacchi, embarghi e blocchi durante questi 31 anni in cui è stato riconosciuto come campo di rifugiati. Dopo l’assassinio a Erbil nel 2019 di un ufficiale del Mit (servizi segreti turchi, ndr), senza alcuna motivazione il governo regionale del Kurdistan, guidato da Barzani, ha imposto un embargo al Campo, sponsorizzato dallo Stato turco. La libertà di movimento dei residenti verso la regione del Kurdistan è stata completamente vietata e questa situazione si protrae da anni. Questo divieto ha fatto sì che centinaia di giovani perdessero l’accesso all’istruzione universitaria e centinaia di lavoratori che lavoravano nelle città del Kurdistan meridionale (il Bashur, attuale Kurdistan iracheno, ndr) per sostenere le proprie famiglie sono stati espulsi.
Inoltre, ci sono molte persone con malattie croniche che non possono essere curate, molte delle quali hanno perso la vita a causa di gravi patologie.
In aggiunta, dal 10 aprile 2025, senza fornire alcuna motivazione, il Campo è stato sottoposto a embargo e blocco da parte del governo centrale iracheno. I materiali da costruzione non possono entrare, creando un impatto molto negativo sugli abitanti. Invece di fare l’embargo e il blocco, il governo iracheno è tenuto a rispettare l’articolo 51 della Legge sull’asilo del 1971, che riconosce il diritto all’asilo politico e i diritti ad esso connessi. Purtroppo, si comporta in modo opposto e fa tutto il possibile per mettere gli abitanti del Campo in situazioni ancora più difficili. Il governo iracheno e i suoi partner, come lo Stato turco, vogliono inasprire ulteriormente questo blocco.
2. Con quale accusa sono stati arrestati i tre membri del Consiglio del Campo che si erano recati a Baghdad per discutere con il governo della situazione creatasi?
Ci hanno solo detto che i documenti d’identità erano stati sequestrati. Con l’arresto dei tre membri del Consiglio del Campo hanno cercato di distruggere la volontà del popolo, la sua lingua, la sua cultura e la sua identità. Questo è illegale e le autorità competenti non dimostrano di voler risolvere la questione.
Il 13 maggio 2025, su richiesta ufficiale del Ministero della giustizia iracheno, Khaled Shwani, una delegazione di cinque persone, in rappresentanza del Campo, si era recata al Ministero per confrontarsi sulla situazione e sui diversi problemi che ci sono.
La delegazione doveva discutere le questioni relative ai residenti del Campo e alla loro registrazione, oltre ad altri problemi generali. Dopo aver completato l’incontro, il 14 maggio 2025, era partita per tornare al Campo ma, una volta lasciata Baghdad, è stata arrestata e trasferita in una località sconosciuta. La detenzione era illegale e non aveva nulla a che fare con le leggi e i regolamenti iracheni; si può solo affermare che fosse arbitraria. Dopo 37 giorni di arresto, è stata rilasciata. Questo episodio dimostra ancora una volta e chiaramente il trattamento abusivo riservato alla nostra popolazione.
3. Qual è la situazione attuale? Il governo ha fatto qualcosa per migliorare la situazione a Maxmur?
Non c’è stato alcun cambiamento nell’approccio, ora ci sono molti problemi con l’ingresso e l’uscita dal Campo e nei cantieri. Ci sono tante difficoltà e nessun cambiamento visibile è stato apportato. Da circa tre anni, i documenti d’identità dei residenti e delle residenti del Campo sono scaduti e non vengono rinnovati. Questo ha determinato una situazione di “prigionia” delle persone per giorni, a volte mesi, e le ha costrette ad affrontare molte difficoltà. I documenti d’identità non vengono rinnovati dal governo iracheno.
4. Quale pressione esercita lo Stato turco sul governo e sui rifugiati?
Lo Stato turco sta facendo pressione sia sul governo regionale del Kurdistan sia sul governo iracheno affinché sgomberino il Campo. Questo è chiaro ed evidente. Oltre a queste pressioni, la Turchia nel corso degli anni ha sorvolato il Campo con i suoi droni decine di volte e l’ha attaccato, causando la morte di molti dei nostri civili, donne, bambini e uomini. La ragione delle incursioni turche è legata al comportamento dell’ONU. Dal 1994, il Campo è sotto l’egida delle Nazioni Unite che però non adempiono ai loro doveri umanitari nei confronti della popolazione residente. Ciò consente allo Stato turco e al governo iracheno di aumentare la pressione su di noi. Stanno facendo tutto il possibile per sgomberare il Campo.
5. Per quanto riguarda il processo di pace in corso in Turchia avviato con l’appello di Abdullah Öcalan “Per la pace e una società democratica”, avete mai visto cambiamenti nel KDP che supportino questo processo, anche nei confronti del Campo di Maxmur?
Purtroppo non si sono osservati cambiamenti significativi nell’approccio del KDP verso il Campo. La situazione di embargo e blocco persiste. Il campo profughi di Maxmur è parte del processo di pace avviato in Turchia. Sia il KDP che l’Iraq devono cambiare la loro posizione nei confronti della popolazione del Campo.
6. Qual è la vostra previsione rispetto al processo di pace in corso in Turchia e che tipo di impatto, positivo o negativo, pensate possa avere sul Campo?
Noi, come popolazione del Campo, non nascondiamo di avere delle aspettative dal processo di pace. La pace sarà raggiunta, i diritti del popolo curdo saranno garantiti dalla Costituzione turca, la guerra in corso sarà fermata e arriverà finalmente la pace in Turchia.
Senza dubbio, se questo processo avrà successo, la popolazione del Campo ne beneficerà enormemente. Il fatto che il Campo sarà vuoto sarà il risultato positivo di questo processo. La popolazione tornerà ai propri luoghi e alle proprie terre e si libererà dalla pressione e dall’oppressione delle forze locali. Ma se il processo di pace non dovesse andare a buon fine, la guerra diventerà ancora più feroce, ancora più intensa e i sogni legati al giorno del ritorno saranno resi vani.
7. Considerata la recente situazione generale in Medio Oriente, ritenete che il campo di Maxmur sia stato o sarà interessato dagli avvenimenti? Perché?
Certamente i cambiamenti in Medio Oriente stanno influenzando e plasmando anche il Campo di Maxmur.
Attualmente in Medio Oriente è in corso una guerra il cui centro è il Kurdistan. Ci sono attacchi al popolo curdo da tutte le parti. Non è possibile separare il Campo dai processi che si stanno sviluppando nella regione.
L’incompetenza del governo iracheno consente alle forze straniere di intervenire sul suo suolo e lo Stato turco, che ha occupato completamente il territorio del Kurdistan meridionale, sta saccheggiando il Kurdistan. Questo fa sì che le sue pressioni sull’Iraq e sulla regione aumentino. Inoltre, le pretese della Turchia di stringere la morsa intorno al Campo accrescono. Si può affermare che sia stato raggiunto un accordo tripartito per smantellare il Campo di Maxmur.
Di fronte a tutti questi attacchi, nessuna negazione, distruzione, occupazione, embargo o detenzione potrà reprimere la volontà del popolo del Campo di Maxmur. Se il processo di pace avviato dal leader APO (Abdullah Öcalan, ndr) avrà successo, la pace prevarrà in Medio Oriente. La negazione e la distruzione perpetrate contro il popolo curdo per anni giungeranno al termine. Tutta l’umanità vivrà insieme sulla base della fratellanza dei popoli e i problemi saranno risolti attraverso il dialogo. Ciò avrà un impatto positivo sull’intero Medio Oriente e ovviamente sui profughi del Campo di Maxmur.
A seguito dell’ultimo tentativo di assedio del Campo di pochi giorni fa, Murat Karayılan, Comandante dell’HPG (Forze di difesa del popolo), l’ala armata del PKK, intervistato da Sterk TV, si è rivolto al Presidente dell’Iraq, il curdo Abdul Latif Rashid, esortandolo a intervenire per porre fine ai tentativi di assedio. Ha poi dichiarato che il popolo di Maxmur resisterà, così come ha fatto di fronte all’avanzata dell’Isis il 6 agosto del 2014, e ha aggiunto che l’HPG è pronto a intervenire a difesa del Campo.
Anche Öcalan si è rivolto al popolo di Maxmur attraverso un messaggio inviato l’8 agosto con il quale l’ha definito la spina dorsale della battaglia passata e, guardando al processo di pace che sta conducendo, di quella futura.
Maxmur resiste, come ha sempre fatto, nella speranza che il processo avviato in Turchia per la costruzione della democrazia nel paese e il riconoscimento dei diritti dei popoli che la abitano possa finalmente porre fine a un conflitto che ha segnato generazioni di curdi.
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