Apartheid di genere al Consiglio di sicurezza delle NU
Nove membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avvertono che la repressione delle donne da parte dei talebani potrebbe costituire un crimine contro l’umanità
Siyar Sirat, Amu TV, 18 settembre 2025
Mercoledì 17 settembre nove membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui avvertono che la continua repressione delle donne e delle ragazze da parte dei talebani potrebbe costituire persecuzione di genere, un crimine contro l’umanità ai sensi dello Statuto di Roma.
I rappresentanti di Danimarca, Francia, Grecia, Guyana, Panama, Repubblica di Corea, Sierra Leone, Slovenia e Regno Unito si sono detti “profondamente sconvolti” dall’inasprimento delle restrizioni imposte dai talebani, che hanno descritto come sistematiche e istituzionalizzate.
I Paesi hanno condannato i divieti imposti dai Talebani alle donne di lavorare per le ONG e le Nazioni Unite, affermando che tali misure negano ai gruppi vulnerabili, in particolare donne e ragazze, l’accesso ad assistenza salvavita. Hanno inoltre espresso preoccupazione per le segnalazioni di minacce e molestie nei confronti del personale della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA).
La dichiarazione esorta i talebani a revocare immediatamente le restrizioni all’accesso delle donne ai servizi umanitari, in particolare in seguito al mortale terremoto nell’Afghanistan orientale di agosto, sottolineando che le donne e le ragazze devono essere incluse in tutti gli sforzi di soccorso e di emergenza.
“Chiediamo ai talebani di revocare immediatamente tutte le politiche e le pratiche che limitano i diritti umani e le libertà fondamentali delle donne e delle ragazze e di rispettare gli obblighi degli afghani ai sensi del diritto internazionale”, si legge nella dichiarazione, citando la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e le risoluzioni 2593 e 2681 del Consiglio di sicurezza.
I nove membri hanno inoltre espresso solidarietà alle donne e alle ragazze afghane che continuano a dimostrare resilienza nonostante le restrizioni quasi totali. “Nonostante le restrizioni quasi totali, sostengono le attività commerciali, prestano servizio come operatrici umanitarie e ostetriche e guidano le comunità”, si legge nella dichiarazione.
I paesi hanno espresso il loro sostegno agli sforzi per accertare le responsabilità, tra cui i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale contro alti dirigenti talebani per presunti crimini internazionali, tra cui crimini di genere.
Esortazioni ai talebani
La dichiarazione congiunta invita inoltre i talebani a:
Garantire il diritto delle ragazze afghane all‘istruzione oltre la scuola primaria, compresa la formazione medica.
Riaprire le possibilità di partecipazione economica delle donne, compreso il loro diritto al lavoro e alla partecipazione alla vita pubblica.
Porre fine alle persecuzioni nei confronti delle donne impegnate nella difesa dei diritti umani, delle rappresentanti della società civile e delle costruttrici di pace.
Hanno inoltre sottolineato che il processo di Doha guidato dalle Nazioni Unite “deve produrre progressi concreti nella tutela dei diritti delle donne” e garantire la partecipazione di diversi gruppi di donne afghane alla definizione del futuro politico del Paese.
In occasione del 30° anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d’azione di Pechino e del 25° anniversario della Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza su donne, pace e sicurezza, i nove membri del Consiglio hanno affermato che la situazione in Afghanistan rappresenta una “prova decisiva della nostra determinazione e credibilità collettive”.
“Come membri del Consiglio di sicurezza, affermiamo il nostro fermo impegno a garantire la piena, equa, significativa e sicura partecipazione delle donne e delle ragazze in tutti gli aspetti della società afghana, nonché la loro protezione da ogni forma di violenza e discriminazione”, conclude la dichiarazione.
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