“Coloro che credono nella linea della libertà in Kurdistan resistono. In tutte le aree, le persone stanno combattendo contro l’occupazione”, afferma Feride Alkan, comandante della stella YJA.
Feride Alkan, una delle comandanti delle truppe di guerriglia femminile YJA-Star, ha parlato al canale radiofonico Dengê Welat della guerra in Kurdistan e degli sviluppi mondiali. Ha sottolineato nella trasmissione che la vera ragione della pandemia di Coronavirus è l’industrialismo e il sistema capitalista: “Come movimento di liberazione discutiamo della pandemia e ci chiediamo come sia avvenuta questa catastrofe. In tutto il mondo, le persone parlano di problemi tecnici e dei risultati della pandemia.In questo modo, lo sfondo è nascosto. Sono le potenze dominanti e l’industrialismo a essere responsabili. Le potenze mondiali si preoccupano solo del proprio profitto e distruggono la natura. Ignorano l’equilibrio tra persone e natura. Occupano tutto “.
Se la pace non cammina, ritorna la guerra. Devono ammetterlo a Kabul: gli attentati riprendono il ritmo di due anni addietro. Non lo dice apertamente il governo, ma gli uomini del Sigar, l’Ispettorato speciale per la ricostruzione. E sono attentati talebani, non dello Stato Islamico del Khorasan che dalle trattative di Doha era escluso e si escludeva da sé.
Peraltro negli ultimi tre mesi coi marines poco schierati nei presidi di terra, l’impatto offensivo ricade tutto sul claudicante esercito locale, sempre in affanno sul tema di vigilanza e sicurezza.
Siria. Ankara accusa le unità Ypg del Rojava. Le Sdf replicano: «Così la Turchia vuole svuotare le comunità». Il cantone diventato modello dell’occupazione turca per il resto del nord est: rapimenti, torture, saccheggi, tutti gli abusi delle milizie jihadiste documentati dall’Onu e dai curdi.
A due anni dall’inizio dell’occupazione turca e islamista del cantone curdo-siriano di Afrin, un’esplosione nel centro della città, nel profondo nord-ovest del paese, ha provocato almeno 50 feriti e 46 morti. Molte donne, undici bambini. A saltare in aria un camion di benzina carico di esplosivo, nel mezzo di un mercato affollato in uno dei primi giorni di Ramadan.
Un film di animazione di Nora Twomey basato sul libro di Deborah Ellis, prodotto da Angelina Jolie. Un. film affascinante sul potere trascendente delle storie e sul loro potenziale di aggregazione e cura, un meraviglioso racconto di emancipazione e immaginazione femminile di fronte all’oppressione.
(New York) – Donne e ragazze afghane con disabilità devono fronteggiare barriere insormontabili, discriminazioni e molestie sessuali nell’accedere all’assistenza governativa, all’assistenza sanitaria e alle scuole, così ha detto l’Osservatorio per i Diritti Umani (H.R.W.).
Il rapporto di 31 pagine, “Disabilità non è debolezza: Discriminazioni e barriere che donne e ragazze con disabilità devono affrontare in Afghanistan”, dettaglia le barriere che giornalmente devono essere affrontate in uno dei paesi più poveri del mondo.
Decadi di conflitti hanno decimato le istituzioni governative e gli sforzi per lo sviluppo non hanno raggiunto molte comunità con estremo bisogno. Il Governo afghano dovrebbe urgentemente riformare politiche e pratiche che impediscono a donne e ragazze disabili di accedere ai diritti di base come la salute, l’istruzione e il lavoro. I donatori e sostenitori dell’Afghanistan dovrebbero supportare e richiedere i diritti di tutti gli afghani con disabilità.
“Dobbiamo lottare fino a quando ogni donna avrà una volontà libera”, scrive le confederazione di donne Kongreya Star in una lettera aperta alle donne del mondo. La confederazione di donne organizzata ha pubblicato una lettera alle donne del mondo:
Mentre il mondo è paralizzato dal coronavirus, i popoli della Siria del nord e dell’est sono di fronte agli attacchi e alle violazioni di diritti dell’occupazione turca: assassinio, distruzione, sostituzione mirata della popolazione e attacchi contro la popolazione civile, in particolare nelle regioni di Efrîn, Girê Spî, Serêkaniyê e Şehba.
Lo Stato turco ha commesso migliaia di crimini e vuole usare il coronavirus come arma contro le persone che sono rimaste in queste regioni. Mira a estendere la sostituzione etnica nelle zone conquistate e cerca di introdurre la malattia COVID-19 in Siria del nord e dell’est. Questo è un grande pericolo, si tratta di un crimine e di una violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.
A causa degli attacchi di occupazione dello Stato turco decine di migliaia di sfollati delle regioni di Efrîn, Girê Spî e Serêkaniye si trovano nei campi profughi. Questo rappresenta un grande pericolo per la vita, in particolare per la vita delle donne e dei bambini. Mancano risorse fondamentali per la vita e le condizioni di alloggio sono molto difficili. Questa catastrofe per le donne non è meno fatale della pandemia mondiale da coronavirus. Lo Stato turco commette crimini, tra cui assassinii, stupri e sequestri di donne e bambini. Queste violenze sono una prosecuzione del crimine patriarcale di IS contro la società. Ci sono indizi per il fatto che l’ottantenne Fatma così come Sultan Khalil e Huriye Muhemed insieme a molte altre donne siano state assassinate a sangue freddo da gruppi filo-tuchi nella zona di occupazione. All’ombra della pandemia da coronavirus in espansione, le donne in tutti i Paesi del mondo sono confrontate con grande violenza. Le donne sono la colona della costruzione e dell’impostazione della società. La violenza rappresenta una minaccia per la loro vita e con questo una minaccia per la vita dell’intera società.
Per questo le donne in tutto il mondo hanno il compito di mettere fine alla politica ostile alle donne, di lottare contro la violenza e di chiedere contro di tutti i crimini. In queste condizioni chiamiamo tutte le persone, movimenti, istituzioni, organizzazioni e donne in tutto il mondo a rafforzare le nostre relazioni e le alleanze contro la violenza sulle donne e a lottare fino a quando ogni donna raggiungerà una volontà libera.“
Turchia. In sciopero della fame da 297 giorni, condannato all’ergastolo aggravato senza prove, un altro membro della band marxista Grup Yorum è morto di protesta
«Il mio nome è Mustafa Kocak, ho 28 anni. Ho vissuto con la mia famiglia a Istanbul fino all’arresto. Come uno dei quattro figli di una famiglia povera, ho passato la mia infanzia e la mia giovinezza lavorando qua e là. La mia vita è cambiata quando sono stato arrestato, il 23 settembre 2017».
Inizia così la lettera che Mustafa ha lasciato ai suoi avvocati e pubblicata dall’agenzia Bianet. Mustafa è morto 20 giorni dopo Helin Bolek, era ridotto a pesare 29 chili.
A fronte di irrisorie cifre sui contagi della pandemia Covid-19 – i positivi risultano poco più di mille, i decessi trentasei, ma i controlli rivolti alla popolazione sono pressoché assenti – l’infezione compare improvvisamente dentro i palazzi governativi. Lo annunciano le stesse autorità statali che hanno ottenuto test e tamponi per il personale amministrativo, registrando ben quaranta casi di positività. Gli impiegati e gli addetti alla sicurezza potrebbero essersi infettati nell’edificio del Consiglio Nazionale di Sicurezza, che dovrà essere sanificato.
Ferma, nonostante le conseguenti difficoltà economiche, la Turchia delle metropoli attua per la terza settimana un serrato “tutti in casa”. Le cifre della pandemia, dopo un avvio lento ai primi di marzo, sono salite considerevolmente giungendo finora a 91.000 casi, ma tenendo i decessi (oltre 2000) al di sotto dei tragici numeri di taluni Stati europei. Questo, a detta del ministero della Salute, grazie all’individuazione degli infetti tramite una diffusa pratica di tamponi eseguiti nel Paese dai primi giorni dell’allarme coronavirus. Ora i tamponi ammontano a 700.000. Come accade in alcune nazioni, c’è chi contesta i dati ritenendoli non trasparenti.
Nel 297° giorno di sciopero della fame il prigioniero politico Mustafa Koçak è morto nella notte di giovedì nel carcere di T 2 a Şakran presso Izmir. Il 28enne rifiutava di assumere cibo dal 3 luglio perché chiedeva un giusto processo. Mustafa Koçak era stato condannato l’11 luglio 2018 da un tribunale di Istanbul a un ergastolo duro più 39 anni di privazione della libertà perché come presunto membro del „Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo” (DHKP-C) avrebbe procurato armi per un sequestro nel palazzo della giustizia di Istanbul. Contro di lui non c’erano prove, solo la dichiarazione di un delatore costituiva la base per la sentenza. Le contraddittorie dichiarazioni del collaboratore Berk Ercan finora hanno portato all’arresto di circa 200 persone, tra cui i componenti del gruppo musicale Grup Yorum e avvocati dell’associazione di avvocati ÇHD.