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Autore: Anna Santarello

Taliban, i più stabili nella politica afghana

Enrico Campofreda dal suo Blog – 9 marzo 2020

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Persino la rissosa galassia talebana risulta attualmente più stabile e seria dei rappresentanti ufficiali del regime afghano amato e sponsorizzato dall’Occidente. Lo si è visto palesemente stamane nel corso della cerimonia di giuramento che il candidato vincitore delle presidenziali dello scorso settembre, Ashraf Ghani, ha affrontato in solitudine. Unico conforto d’apparato gli è giunto dal rappresentante afghano presso gli Stati Uniti, quel Khalilzad che ha condotto per un anno e mezzo i ‘colloqui di pace’ coi turbanti, e dal comandante delle truppe Nato nel Paese, il generale Scott Miller. Volutamente è mancato all’insediamento Abdullah Abdullah, il candidato giunto secondo, che come aveva fatto nel 2014 ha decisamente contestato anche quest’elezione accusando il vincitore di brogli. Anzi, stavolta ha addirittura predisposto una propria cerimonia in contrapposizione a quella dell’avversario. Abdullah, oftalmologo tajiko con buoni agganci fra i pashtun, è da tempo un eterno secondo. Si presentò anche in alternativa a Karzai, ma poco potè contro l’agguerrito clan Popalzay. Dovette, dunque accontentarsi di incarichi di ministro degli Esteri e di premier in pectore, durante la prima amministrazione Ghani. Di fatto l’establishment nazionale, che avrebbe dovuto avviare il colloquio inter afghano proprio con la delegazione degli studenti coranici, non c’è.

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Siria: chi sono i “ribelli” di Idlib?

carmillaonline.com in Controinformazione  Davide Grasso* – 8 marzo 2020

Idlib

*Davide Grasso, militante No Tav, collaboratore di Carmilla e di altre testate, ha combattuto contro l’ISIS nei ranghi delle forze armate libertarie curde. In patria ne sono seguite persecuzioni, giudiziarie, poliziesche e persino bancarie. Il suo articolo, ma sarebbe meglio parlare di saggio, va letto con estrema attenzione, perché la merita.

Vi ricordate quando, nel 2003, il segretario alla difesa statunitense Colin Powell agitò alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu la famosa provetta che doveva dimostrare la presenza in Iraq di “armi di distruzione di massa” (poi rivelatesi inesistenti) per giustificare la guerra che avrebbe gettato gran parte del mondo musulmano nella catastrofe? Powell portò quel giorno anche un secondo argomento, meno noto: la presenza, sui monti Zagros, nell’Iraq settentrionale, di una banda di integralisti islamici curdi, Ansar al-Islam (“Ausiliari dell’islam”). Il suo fondatore era il fanatico giordano Abu Musab al-Zarqawi e la sua presenza, secondo gli Stati Uniti, dimostrava che Baghdad gli dava protezione. Questo era probabilmente falso, mentre è vero che l’attuale segretario di stato Mike Pompeo, il 28 febbraio 2020, ha affermato che gli Stati Uniti sostengono gli sforzi dell’esercito turco nel proteggere i “ribelli” che occupano la provincia siriana di Idlib.

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La pace con i Talebani è fatta alle spese delle donne afgane

Theglobeandmail.com – Sally Armstrong – 6 marzo 2020

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Vi ricordate degli “editti”che ci facevano rabbrividire? Nessuna scuola per le ragazze, nessun lavoro per le donne, una donna deve essere coperta dal burka e non deve mai lasciare la propria casa se non è accompagnata da un marito, fratello o figlio? La donna doveva dipingere di nero le finestre della casa per non farsi vedere da fuori da un uomo. Doveva calzare solo scarpe con la zeppa perché ai Talebani non piaceva il suono dei tacchi da donna. Mentre il mondo guardava da un’altra parte, gli editti diventarono sempre più pazzi. Per esempio, una donna non poteva usare calze bianche perché considerate sessualmente provocatorie. Le calze bianche…

Le punizioni per le trasgressioni erano terribilmente severe. Una banda di energumeni che si facevano chiamare La Squadra dei Vizi e Virtù girovagava per le strade alla ricerca di donne da frustare – donne di cui s’intravedevano le caviglie o che non coprivano le loro mani quando pagavano un venditore di pane.  La musica era proibita, così come cantare e ridere.

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Stati Uniti e Russia cercano di evitare la giustizia internazionale.

Internazionale – 6 marzo 2020, di Pierre Haski, France Inter, Francia

Soldati UsaÈ un fatto senza precedenti che avrà un impatto profondo. Il 5 marzo la Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja ha autorizzato l’apertura di un’indagine per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Afghanistan dopo il 2003.

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Afghanistan, attentato contro gli sciiti

la Repubblica – 6 marzo 2020, di Gianpaolo Cadalanu

forze usaCi ha pensato l’Isis a ribadire con il suo linguaggio della ferocia che l’Afghanistan è ben lontano dall’essere pacificato, al di là dei toni reboanti della diplomazia americana. Un’esplosione fortissima, apparentemente un missile, ha seminato la morte alla cerimonia di commemorazione a Kabul in onore di Abdul Ali Mazari, leader dell’etnia Hazara che nel 1995 era stato prigioniero dei Talebani e ucciso.

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Banca Mps contro chi ha combattuto con i curdi in Siria

Rete Kurdistan Italia – 6 marzo 2020

davide grassoLa denuncia di Davide Grasso, che ha partecipato insieme alle Forze siriane democratiche alla sconfitta dell’Isis nella Siria del Nord. La banca gli ha comunicato la chiusura unilaterale del suo conto bancario giustificando il gesto con il fatto che il loro beneficiario è un “filosofo militante” e “presunto foreign fighter”.

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Afghanistan: dalla Corte Penale Internazionale l’ok a un’indagine sui crimini di guerra.

euronews 5 marzo 2020, di Antonio Michele Storto

CorteAIALa notizia rischia di oscurare le celebrazioni per l’accordo di pace tra Washington e i Talebani: il Tribunale penale internazionale indagherà su possibili crimini di guerra compiuti durante gli anni di guerra. L’ok è arrivato in appello, in risposta a un ricorso presentato dai pubblici ministeri in merito a una sentenza del 2017

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“Noi afgane non ci fidiamo, niente accordi con i criminali di guerra”

Proponiamo questa intervista a Malalai Joya rilasciata il 3 marzo scorso relativamente all’accordo di pace tra Stati Uniti e talebani (che peraltro a tre giorni di distanza dalla firma è già stato violato) ribadiamo quanto scritto nel nostro articolo pubblicato in questo sito. Sono anni che Malalai e gli altri attivisti con i quali collaboriamo da oltre vent’anni che non ci sarà pace per il popolo afghano finché il potere rimarrà nelle mani di questi criminali.

La Repubblica – 3 Marzo 2020, di Gianpaolo Cadalanu

Malalai Joya 2019Intervista a Malalai Joya, attivista ed ex parlamentare, che vive sotto protezione dopo aver attaccato Talebani e trafficanti: “Questa pace serve solo a Trump”

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In Afghanistan la pace archivia la giustizia

Il Manifesto – 5 marzo 2020, di Giuliano Battiston

ProtestaGuerra. Un anno fa la Corte penale internazionale bocciava l’inchiesta sui crimini commessi nel paese asiatico. Oggi decide sul ricorso delle vittime della guerra, escluse dall’accordo tra Stati uniti e Talebani

«Chiunque abbia preso parte alle ostilità contro l’Emirato islamico è perdonato per le sue azioni passate». Così Haibatullah Akhundzada, leader supremo dei Talebani, nel comunicato con cui celebra «la vittoria dell’intera nazione di musulmani e mujahedin».

Ottenuta sabato scorso a Doha, la firma dell’accordo tra Stati uniti e Talebani legittima politicamente gli eredi di mullah Omar. E lascia ai negoziati intra-afghani, il cui inizio è previsto il 10 marzo, tante questioni cruciali, dall’architettura politico-istituzionale del paese alla spartizione del potere. Omettendo la questione che, più di tutte le altre, alimenta l’instabilità: la giustizia.

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