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Autore: Anna Santarello

In Turchia ormai «attaccano la letteratura»

Intervista. Alla vigilia del processo in cui rischia 9 anni per «propaganda terroristica», la celebre scrittrice turca Asli Erdogan denuncia: «È la vendetta per aver scritto delle atrocità commesse dall’esercito di Ankara contro i curdi»

Il Manifesto – S. Tarabini 13/2/20

TurchiaAttaccaLetteraturaAsli Erdogan venne arrestata nell’agosto del 2016. La notizia fece scalpore non solo all’interno della Turchia, ed anche grazie a una forte mobilitazione internazionale la scrittrice uscì dal carcere dopo 4 mesi e mezzo, gravemente provata nel corpo e nello spirito. Purtroppo la Turchia ha dovuto abituarsi a questo genere di eventi: le sue carceri sono sempre state molto popolate di dissidenti, ma dal fallito golpe del luglio 2016 la repressione ha avuto un’impennata impressionante abbattendosi in particolar modo su intellettuali e attivisti. In questo senso il processo a carico di redattori e redattrici in capo al quotidiano filocurdo ora vietato Özgür Gündem è emblematico.

Il processo dopo essersi trascinato per anni ha subito un’improvvisa accellerata: il 14 febbraio potrebbero arrivare le condanne, dai 2 ai 9 anni per la scrittrice, fino a 15 per gli altri accusati. E intanto prosegue la campagna internazionale per chiedere che sia riconosciuta la sua innocenza.

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Eventi: Proiezione del documentario “I am the Revolution” a Sesto San Giovanni il 21 febbraio

LocandinaImtherevolutionIl 21 febbraio alle ore 20,45

Proiezione del film di Benedetta Argentieri “I’M THE REVOLUTION

alla Casa delle Associazioni – Piazza Oldrini 120 Sesto San Giovanni

Il film sarà introdotto dal C.I.S.D.A. – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane

 

Il film racconta di tre donne, delle loro comunità e del cambiamento che portano nel loro mondo.

In mezzo alla guerra e al fondamentalismo, in Afghanistan, Siria e Iraq, sono cresciute donne leader che comandano eserciti, organizzano la liberazione di altre donne dalla schiavitù, guidano forze politiche laiche e progressiste, sfidando i talebani villaggio per villaggio. Queste donne praticano la democrazia più avanzata che possiamo immaginare nei contesti meno favorevoli possibili e testimoniano la rivoluzione necessaria ovunque.

 

 

Afghanistan: gli attacchi sessuali rimangono impuniti

Nessuna volontà politica di perseguire persone di spicco

AfghanGirlsHuman Rights Watch – 20/12/20

(New York) – Due recenti casi in Afghanistan evidenziano l’incapacità delle autorità di perseguire violenze sessuali che coinvolgono persone potenti, ha dichiarato Human Rights Watch oggi. Il governo afghano dovrebbe prendere provvedimenti immediati per fornire giustizia, sostenere le vittime e proteggere i testimoni.

Le autorità afghane non sono riuscite ad arrestare alti funzionari della Federazione calcistica afghana accusati di aver aggredito sessualmente giocatori di sesso femminile e di aver partecipato a un insabbiamento dell’abuso. In un altro caso recente, i funzionari provinciali della provincia di Logar stanno cercando di porre fine a un’indagine sugli abusi sessuali di centinaia di scolari e hanno minacciato gli attivisti che hanno denunciato l’abuso.

“Perseguire la violenza sessuale è stato a lungo difficile in Afghanistan, ma i problemi sono ingigantiti quando i sospettati sono persone potenti”, ha affermato Patricia Gossman, direttore associato dell’area Asia di Human Rights Watch. “Questi due orribili casi sono una cartina di tornasole dell’impegno del governo afghano a porre fine all’impunità per la violenza sessuale”.

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Più di 2.000 morti in Afghanistan dal 2002 durante le operazioni di ricostruzione

AlJazeera 11/02/2020

Gli afgani hanno subito il maggior numero di vittime, con 131 soldati e 1.447 civili uccisi mentre lavoravano alle operazioni per ricostruire il loro paese [Rahmat Gul / AP Photo]Quasi 1.500 afgani tra i morti sono stati uccisi dal 2002 durante la ricostruzione, evidenziando il costo umano della guerra, questo è ciò che afferma una Agenzia statunitense.

Gli attacchi alle missioni di ricostruzione in Afghanistan hanno causato la morte di oltre 2.200 persone e quasi 3.000 feriti dal 2002, secondo un rapporto ufficiale degli Stati Uniti pubblicato martedì.

Il rapporto sui costi umani è arrivato quando almeno sei persone, tra cui civili, sono state uccise in un’esplosione nel primo grande attacco nella capitale, Kabul, da mesi.

Tra aprile 2002 e la fine dell’anno scorso 2.214 persone sono state uccise fuori dai combattimenti, ha affermato John Sopko, ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan (SIGAR). Ha detto che 284 americani erano tra quelli uccisi.

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Afghanistan, i giornalisti chiedono l’attuazione della Legge sull’accesso alle informazioni

Articolo 21 – R. Noury, 5/2/20

Mappa Afghanistan2La comunità dei giornalisti dell’Afghanistan è tra le più coraggiose del mondo. Continua a lavorare nonostante gli attentati, i morti, le minacce e le intimidazioni. Nel 2019 i gruppi armati afgani hanno ucciso 10 giornalisti. I talebani li considerano “obiettivi militari” e il governo non li protegge.

Il 5 febbraio 30 organi d’informazione hanno lanciato un appello al governo affinché dia attuazione alla Legge sull’accesso alle informazioni. Accesso, denunciano, finora negato rispetto a informazioni riguardanti la Corte suprema, la Procura generale, la Direzione dei servizi di sicurezza, i ministeri della Difesa e delle Finanze e la Banca centrale.

Tra le informazioni cui i giornalisti afgani pretendono, giustamente, di avere accesso ce ne sono molte relative a violazioni dei diritti umani quali le cosiddette “ricerche” (operazioni notturne condotte dai servizi segreti che hanno causato morti e feriti tra la popolazione civile), le denunce di violenza sessuale ad opera di funzionari governativi e il rapimento di due difensori dei diritti umani che avevano scoperto un giro di pedofili.

RAWA commemora il 33° anniversario del martirio di Meena con una funzione a Kabul

Rawa.org – 8 febbraio 2020

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L’Associazione Rivoluzionaria delle donne Afghane (RAWA) il 6 febbraio 2020 ha organizzato a Kabul una funzione per commemorare il 33° anniversario del martirio della sua leader e fondatrice. Trentatré anni fa, il 4 febbraio 1987, agenti del KHAD insieme ai criminali della banda di Gulbuddin, strangolarono Meena e due suoi compagni e privarono l’Afghanistan e in particolare le donne afghane di una grande leader. In seguito al suo martirio, le compagne di Meena presero ispirazione dal suo sacrificio in giovane età e giurarono solennemente di seguire la sua strada.

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Rapporto: del sistema democratico nella Siria del Nord e dell’Est

Rojavainformatocenter.com – 6 febbraio 2020

oltrelelinnedelfronteL’invasione turca della Siria il 9 ottobre 2019 ha dato avvio a un nuovo capitolo della guerra civile siriana e ha aperto nuove arene per i giochi di potere politico delle potenze regionali e globali. Mentre le forze armate turche (TAF) e le loro milizie proxy (mercenarie NdT) sono avanzate oltre confine, supportate da attacchi aerei e artiglieria, è diventato improrogabile rispondere alla domanda: “Che cosa c’è in gioco in Siria del Nord e dell’Est?”

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Escalation per Idlib

Retekurdistan.it – 5 febbraio 2020

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Le forze armate di Ankara vanno in soccorso di Al-Qaida nella provincia siriana. Si rischia uno scontro russo-turco.Mentre l’esercito siriano si prepara alla conquista del capoluogo di provincia Idlib nell’omonima provincia della Siria nordoccidentale, la Turchia soccorre militarmente i combattenti della propaggine siriana di Al-Quaida, Haiat Tahrir Al-Sham (HTS) che lì sono andati in difficoltà.

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HDP: gli attacchi a Maxmur dimostrano che l’ISIS sta assumendo l’iniziativa

Retekurdistan.it 4 febbraio 2020

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Il comitato esecutivo centrale del Partito democratico dei popoli (HDP) ha rilasciato una dichiarazione scritta a riguardo degli attacchi di ISIS al campo di Maxmur. La dichiarazione afferma: “Ieri pomeriggio c’è stato un intenso attacco al campo di Maxmur, che è stato sottoposto a embargo dal Governo regionale del Kurdistan ed è stato miacciato di tanto in tanto dall’AKP”. Una persona è stata uccisa negli attacchi e 3 persone sono rimaste ferite.”

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