Cinica, ciclica e creativa la geopolitica che ispira l’economia imperialista dell’occupazione sta disegnando l’Afghanistan che verrà, con buona pace di tutte le favole raccontate per un ventennio dalle missioni di sostegno occidentali. Costose quest’ultime, costosissime, fino a duemila miliardi di dollari di spesa, e il calcolo va dal 2001 al “grande ritiro” di Obama del 2015. Spese rivolte esclusivamente a finanziare la conservazione del circo Barnum della guerra targato Nato, che peraltro continua e ha creato finora solo le super basi aeree per il controllo regionale e il conflitto coi droni. Attorno il nulla, né strade, né scuole.
L’aggressione avviata il 9 ottobre 2019 da parte dell’esercito turco e dei suoi mercenari e alleati jihadisti contro la Federazione Democratica della Siria del Nord, ha portato con sé una fase di resistenza e di solidarietà internazionale a livello globale.
Durante la notte di sabato le forze armate afghane (ANSF – Afghanistan National Military Forces) e le forze armate internazionali (International Military Forces) hanno condotto un’operazione ‘di ricerca’ nell’area di Zokuri Khail, provincia di Ghazni, dove si trova il Posto di primo soccorso di Andar (FAP – First Aid Post), collegato al Centro chirurgico di EMERGENCY a Kabul tramite un servizio di ambulanza operativo 24 ore su 24.
Circa 40 militari con unità cinofile sono entrati nel Posto di primo soccorso di EMERGENCY alla ricerca di membri appartenenti ai gruppi di opposizione armata. Nel FAP, quella notte, erano di turno due infermieri, un addetto alla pulizia e l’autista dell’ambulanza. Non era presente nessun paziente.
Mercoledì 4 dicembre il medico giapponese Tetsu Nakamura, di 73 anni, è stato barbaramente ucciso in un agguato dell’ISIS insieme a cinque colleghi afghani. Nakamura lavorava da oltre 10 anni a Nangarhar, una provincia orientale dell’Afghanistan, in progetti nelle zone rurali.
Dialogo e sangue. L’inviato Usa torna a discutere con le autorità locali su come tornare al tavolo con i Talebani. Lutto nella provincia di Nangarhar per l’uccisione di Tetsu Nakamura, un medico giapponese molto amato dalla popolazione locale
Zalmay Khalilzad, l’inviato del presidente Trump per l’Afghanistan, è tornato ieri a Kabul per discutere con le autorità locali la ripresa formale del negoziato con i Talebani. Interrotto improvvisamente il 7 settembre scorso da Trump, proprio quando la firma del testo concordato a Doha sembrava imminente, il processo di pace è rimasto sospeso a lungo, sebbene i Talebani abbiano sempre lasciato la porta aperta a futuri incontri con la controparte statunitense.
A Tel Rifat nel nord della Siria oggi dieci persone hanno perso la vita negli attacchi di artiglieria turchi. Otto delle vittime erano bambini che stavano giocando. Il KCDK-E per martedì chiama a protestare in tutta Europa.
Frontierenews –Martino Pedrazzini – 30 novembre 2019
Il 16 marzo 1988, durante la guerra Iran-Iraq, l’esercito iracheno uccise circa 5000 curdi di Halabja attraverso armi chimiche. Una rappresaglia contro la popolazione curda che non aveva frapposto sufficiente resistenza al nemico iraniano. Ad oggi l’attacco contro i curdi di Halabja è il più grande massacro condotto attraverso armi chimiche nella storia dell’uomo. Un museo e un’associazione di cittadini di Halabja ci spiegano che la memoria di ieri può essere antidoto all’odio di oggi.
“Ci sono colline verdissime e panorami che ricordano l’Irlanda!” E ancora: “Le montagne sono innevate e sembra di stare tra le Alpi!” Così dicevano…
I quasi cinquanta gradi dell’ora di pranzo, le immense distese di erba ingiallita dal sole e i rarissimi alberelli solitari paiono descrivere una realtà ben diversa. I miei amici sono venuti qui a dicembre e io con loro sono tornato a giugno. Sembrano due luoghi diversi, ma siamo nello stesso posto. Siamo ad Halabja, nel Kurdistan iracheno al confine con l’Iran, in quella che un tempo veniva chiamata Mesopotamia. Una terra che ha visto sorgere civiltà gloriose, che è stata teatro di guerre, di violenze e di persecuzioni, ma anche una casa accogliente per molti popoli dalle culture e dalle religioni più disparate.
Halabja è una città curda semi-sconosciuta che ha malauguratamente vissuto un solo brevissimo momento di celebrità. Il 16 marzo 1988 la popolazione della città fu brutalmente bombardata dall’aviazione irachena, vennero usate armi chimiche di ogni genere. Con i gas sprigionati nell’aria vennero uccise 5000 persone e più del doppio vennero ferite e molte rese per sempre invalide.
Un rapporto di Human Rights Watch denuncia esecuzioni sommarie contro la popolazione civile in Afghanistan commesse da paramilitari addestrati dalla Cia, l’agenzia di intelligence americana.
Le forze afghane sostenute dalla Cia, l’agenzia di intelligence americana, avrebbero commesso esecuzioni sommarie contro la popolazione civile. A denunciarlo è il recente rapporto They’ve Shot Many Like This: Abusive Night Raids by CIA-Backed Afghan Strike Forces (Hanno sparato a molti in questo modo: Incursioni notturne abusive da parte delle forze d’attacco afghane sostenuto dalla CIA) realizzato da Human Rights Watch(Hrw).
In dozzine di località le donne hanno manifestato contro la violenza. Nelle azioni in occasione della Giornata Internazionale contro le Donne si è protestato anche contro l’occupazione. In occasione della Giornata Internazionale contro le Donne del 25 novembre si svolte manifestazioni in numerose città della Siria del nord.
Musa Mahmudi e Ehsanullah Hamidi, due difensori dei diritti umani molto noti in Afghanistan, sono stati arrestati il 21 novembre da uomini della Direzione per la sicurezza nazionale mentre si stavano recando nella capitale Kabul per incontrare alcuni ambasciatori dell’Unione europea. Da allora, non si hanno più loro notizie.