Il regime di Erdogan è determinato a mantenere il suo dominio autoritario e illegale che negli utlimi 3 anni sta prendendo di mira le province curde. Dalle elezioni amministrative del 31 marzo 2019, le municipalità di HDP sono state sottoposte a costante minaccia e ad attacchi da parte del governo guidato dall’AKP e dei suoi alleati ultra nazionalisti dell’MHP.
Queste minacce hanno assunto un ulteriore rilevanza il 19 agosto 2019, quando il Ministro dell’Interno ha rimosso i Co-sindaci e ha sciolto i consigli comunali delle tre municipalità metropolitane amministrate da HDP di Diyarbakır, Mardin e Van.
Il 25 novembre 1960 la tirannia del dittatore Trujillo, simbolo del patriarcato sistematizzato, uccise le sorelle Mirabal. La dittatura dichiarò le sorelle Mirabal arcinemiche e le uccise mediante una cospirazione. La loro resistenza e il loro assassinio incrementarono la lotta contro la dittatura fascista.
Sei mesi dopo che furono assassinate, la forza organizzata del popolo pose fine alla dittatura. Le sorelle Mirabal continuano ad essere oggigiorno una delle maggiori fonti di speranza per la lotta di tutte quelle donne che lottano costantemente contro la violenza patriarcale e le sue forme organizzate di fascismo e dittatura.
Lo scambio di prigionieri: due professori dell’Università americana di Kabul sequestrati tempo addietro dai taliban e condotti probabilmente in Pakistan, in cambio di tre comandanti della rete di Haqqani (Anas Haqqani, Mali Khan, Hafiz Rashid) detenuti nella prigione di Bagram, viene presentato da Ashraf Ghani come un passo utile alla “sicurezza del Paese”. Forse produrrà qualche attentato in meno, ma non è affatto certo.
Le attiviste della Rete Jin in solidarietà con le donne curde presentano il documentario: I AM THE REVOLUTION Regia: Benedetta Argentieri DOCUMENTARIO – 2018, 74 MINUTI
In mezzo alla guerra e al fondamentalismo, sono cresciute donne leader che comandano eserciti, organizzano la fuoriuscita delle altre donne dalla schiavitù, guidano forze politiche laiche e progressiste, andando villaggio per villaggio a sfidare i talebani. Queste donne praticano la democrazia più avanzata che possiamo immaginare nei contesti meno favorevoli possibili. Queste donne testimoniano la rivoluzione necessaria ovunque.
Il Rojava è rimasto solo. Le Ong occidentali sono state costrette a fuggire, nessun aiuto può giungere dalla Croce Rossa Internazionale. Le forze aeree turche hanno bombardato ospedali, ambulanze, convogli di civili in fuga e si denuncia l’uso di armi chimiche, mentre le avanguardie jihadiste dell’esercito turco commettono ogni sorta di atrocità. In questa serata vogliamo offrire il nostro aiuto al Rojava.
Vi aspettiamo il 21 NOVEMBRE 2019 ALLE 21 Presso LA CASA DELLA SINISTRA Via Porpora 45
Seguirà rinfresco!
(Per raggiungerci occorre entrare da via Porpora nella vietta poco prima di Viale Lombardia, ci trovi al secondo edificio, sulla sinistra)
Questo è il post pubblicato da AFCECO (Afghan child Education and Care Organization) in occasione di un evento dell’associazione:
Per fortuna, abbiamo avuto i nostri sostenitori italiani all’evento e due dei nostri sponsor, Cristiana Cella e Graziella Mascheroni, hanno parlato della loro esperienza in Afghanistan, hanno detto che “venire in Afghanistan è una grande esperienza per noi perché siamo venute in un paese dove le persone soffrono a causa della guerra e debbono affrontare molti problemi, ma quando si sono aperte per noi le porte dell’orfanotrofio di Mehan abbiamo visto un altro mondo in cui è possibile vedere i volti sorridenti dei bambini, sentire la speranza all’interno dell’edificio e vedere come tutti i bambini hanno la possibilità di imparare musica, danza, pittura e praticare dello sport ”.
L’associazione Cittadinanza e Minoranze e la Comunità Curda di Roma ARARAT, organizzano una cena curda per raccogliere fondi da inviare alla Mezzaluna rossa di Rojava (equivalente alla nostra Croce Rossa).
Le condizioni dei curdi dopo l’aggressione militare dei turchi di Erdogan in Rojava, ha comportato l’invasione, la distruzione, l’evacuazione dei curdi dalla loro terra e ha causato migliaia di morti e feriti, tra i quali molti bambini.
Le difficoltà dell’assistenza medica, la scarsità o l’inesistenza di risorse finanziarie per far fronte alla drammatica situazione sanitaria, chiamano tutti noi a dare un contributo (minimo 15 euro), partecipando alla cena.
Comunicato della piattaforma Womend Defend Rojava (link), creata dal Kongra Star e che si propone di creare gruppi territoriali di WDR in diversi territori. Vengono descritti gli obiettivi della campagna, i campi e i metodi di lavoro (organizzazione, strategia mediatica), con riferimento ad azioni congiunte per il prossimo 25 novembre e proposte di collaborazione tra questa parte del mondo e le loro geografie, per dar vita a questa campagna di solidarietà attiva. Diffondiamo il più possibile questo comunicato, leggiamolo insieme e attiviamoci in difesa di questa fondamentale esperienza rivoluzionaria! Grazie
Care amiche, inviamo i nostri più calorosi saluti dal Rojava a tutte coloro che hanno preso parte alla resistenza e alle mobilitazioni per fermare la guerra di occupazione turca contro il Rojava/Siria del nordest.
Afghanistan. Rilasciati tre alti esponenti del movimento in cambio di due docenti dell’American University. Così il governo prova a entrare nell’interlocuzione bilaterale tra Washington e islamisti
Vestiti a puntino, in abiti scuri appena stirati, in testa i turbantoni. Le foto che circolano sui social media mostrano Haji Mali Khan, Hafiz Rashid e Anas Haqqani, tre autorevoli esponenti dei Talebani, pronti a uscire dalla prigione. In cambio del rilascio dello statunitense Kevin King, 63 anni, e dell’australiano Timothy Weeks, 50, due docenti della American University of Afghanistan sequestrati a Kabul nel 2016.
Un boccone amaro, una scelta «difficile ma necessaria», l’ha definita ieri il presidente Ashraf Ghani annunciando lo scambio di prigionieri in diretta televisiva. Assicura che servirà a favorire la pace e il negoziato diretto con i Talebani, che finora hanno preferito parlare con Washington – arrivando quasi alla firma di un accordo – , non con Kabul.
Il volto del Kurdistan siriano prima dell’arrivo dell’esercito turco nell’ottobre scorso. È quello che ci restituisce la mostra “La rivoluzione delle donne. Jinwar: village of free women” a cura delle associazioni Acea Odv e Cisda, dal 14 al 20 novembre alla Fabbrica del Vapore di Milano.
Foto e video di attiviste e volontarie si affiancano agli scatti dei fotografi Claudia Ferri e Giacomo Betti per raccontare l’esperienza del villaggio di Jinwar, nel cantone di Cizîrê del Rojava (il Kurdistan siriano), costruito nel novembre 2018 da un gruppo di donne e abitato da donne: curde, arabe, yazide, assire, turcomanne, giovani e anziane, con figli e senza, vedove di guerra e non. Jinwar è un esempio di democrazia dal basso che funziona attraverso l’organizzazione in assemblee e comitati popolari, e che promuove un sistema produttivo calibrato sugli equilibri dell’ecosistema, con cooperative agricole e la differenziazione delle colture. La mostra apre una settimana di incontri, cinema e musica a sostegno delle popolazioni del Rojava.