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Autore: Anna Santarello

La Corte dell’Aia non indagherà sui crimini dei soldati Usa in Afghanistan

130814758 f8f8d33c a44f 4e93 a051 d7c9e9981908LaPresse – 12 aprile 2019

La decisione giunge una settimana dopo che l’amministrazione Trump ha annunciato la revoca del visto alla procuratrice capo del tribunale proprio a causa della possibile inchiesta.

I giudici della Corte penale internazionale (Cpi) hanno respinto la richiesta della procuratrice capo della Corte stessa, la gambiana Fatou Bensouda, di aprire un’indagine per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dai militari degli Stati Uniti in Afghanistan dal 2003. “I giudici hanno deciso che un’inchiesta sulla situazione in Afghanistan a questo stadio non sarebbe negli interessi della giustizia”, afferma la Corte dell’Aia.

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Arrivederci Padre Maurizio

PadreMaurizioLa luminosa vita di Padre Maurizio si è spenta ieri. Ma la sua presenza resterà accanto a chi lo ha conosciuto, come noi, nelle parole, nell’ironia, nei gesti di affetto, nell’accoglienza, nelle infinite opere che con il suo aiuto hanno reso migliore la vita di tanti afghani.
Un uomo che non doveva abbattere muri perché non ne aveva mai costruiti. Il suo discrimine non era la religione ma l’umanità. La sua legge l’amore e la generosità. Le divisioni confessionali e i pregiudizi non lo sfioravano nemmeno.

Una volta ci disse, sorridendo: “Ci sono anche persone che sono cristiane a loro insaputa.”

Andarlo a trovare, insieme alle nostre e sue amiche afghane, era sempre molto emozionante. Si faceva raccontare con gioia i progressi, le speranze, le vittorie che i progetti da lui sostenuti facevano fiorire, in mezzo alla guerra, nelle quotidiane battaglie per la vita degli afghani.

Ne condivideva gli enormi problemi, con la sua partecipazione attenta e amorevole, e sosteneva la lotta di donne, come Rawa, che combattono per i diritti umani contro la guerra e l’oscurità del fondamentalismo, permettendo la nascita di ospedali, la cura per le persone, l’istruzione.

Sempre pronto a tendere la mano, anche oltre le richieste, alle piccole e grandi esigenze di chi ha bisogno di aiuto. La sua disponibilità, che non perdeva mai, nemmeno nella malattia, la leggerezza dell’ironia, ci ha accompagnato per dieci anni.

È stato per noi un onore avere la sua amicizia e siamo fiere e felici di averlo conosciuto e di aver fatto tanta strada insieme a una persona così straordinaria.

Con affetto, CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane).

Riace, Mimmo Lucano rinviato a giudizio

mimmo lucanoAlessia Candito – La Repubblica – 11 aprile 2019

Il processo per l’inchiesta sulla gestione dei migranti. Il sindaco, ora sospeso, e altre 26 persone accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e irregolarità di gestione nel modello del paese. Il 3 aprile la Cassazione ha smontato parte delle due accuse rimaste in piedi.

Mimmo Lucano dovrà affrontare il processo. Dopo più di 7 ore di camera di consiglio e quattro giorni di udienza preliminare, lo ha deciso il gup di Locri, Amelia Monteleone, che ha rinviato a giudizio il sindaco sospeso di Riace e altri 26 indagati, fra cui la sua compagna Lemlem Tesfahun.  La posizione di altri tre indagati dovrà essere valutata perché la loro posizione è stata stralciata dal troncone principale del procedimento per problemi tecnici. 

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Per Leyla Güven, una di noi

Comunicato del CISDA, (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) a sostegno di Leyla Guven, 12 aprile 2019 

56466255 2637427372966212 5020862295677337600 oLeyla, deputata curda dell’HDP, è in sciopero della fame a tempo indeterminato dall’8 novembre 2018, per chiedere la fine dell’isolamento nel carcere di Imrali e i diritti legali per Abdullah Öcalan, leader riconosciuto e amato dal popolo curdo.
Se la richiesta di Leyla avesse una risposta, significherebbe anche la fine dell’isolamento di tutto il popolo curdo. E questo è ciò che il dittatore fascista Erdogan non vuole.

Dopo Leyla, migliaia di prigionieri curdi detenuti nelle carceri turche hanno iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato. E con loro molti curdi in diverse città europee stanno compiendo lo stesso gesto estremo.

L’Unione Europea ha voltato la testa dall’altra parte. In questi ultimi giorni i prigionieri e le loro famiglie hanno fatto appelli e inviato lettere al Presidente e al Ministro della giustizia turchi, al Comitato europeo per la prevenzione della tortura, al Consiglio europeo, a diversi membri del Parlamento Europeo. Sono stati scritti migliaia di appelli e messaggi di solidarietà a Leyla e a chi ha deciso di fare il suo stesso passo da parte di associazioni e persone singole.

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“I am revolution” al Riviera Film Festival

I am the revolution copy

Il film “I am revolution” di Benedetta Argentieri sarà proiettato fuori concorso anche al Riviera International Film Festival, rassegna cinematografica fondata e presieduta da Stefano Gallini-Durante e dedicata ai registi under 35 che si terrà a Sestri Levante dal 7 al 12 maggio 2019.

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Erol a digiuno per il popolo curdo: «Alzate la voce, il silenzio ci uccide»

erol retekurdistanitaliaRete Kurdistan Italia – 5 aprile 2019

Il giovane in sciopero della fame al centro Ararat di Roma, come migliaia di curdi che da mesi rifiutano il cibo per protesta contro l’isolamento di Abdullah Ocalan: «inviate mail alla Corte penale, rendete visibile questo sciopero. Dopo la morte di Lorenzo Orsetti, le piazze si sono riempite. Ma c’è chi ha capito il suo sogno?»

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Corte penale internazionale, Stati Uniti revocano visto al procuratore Bensouda. L’Aja: “Lavoreremo sempre senza paura”

Fatou Bensouda 1300IlFattoquotidiano.it – 5 aprile 2019 di Giusy Baionidi

L’annuncio era arrivato il 15 marzo dal segretario di Stato Mike Pompeo, oggi la conferma della Corte: “Continueremo ad assolvere i nostri compiti”. La decisione è arrivata dopo l’apertura di un esame preliminare su eventuali crimini di guerra commessi dalle truppe statunitensi in Afghanistan.

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Quelle frustate sul burqa e il nostro silenzio

Corriere della Sera – 2 aprile 2019 di Marta Serafini

La punizione esemplare inflitta sulla pubblica piazza

Colpite con una cinghia, sul burqa blu. Mentre loro inermi non trovano nemmeno la forza di lamentarsi o ribellarsi. Intorno, un gruppo di uomini assiste allo spettacolo. Loro, le donne, sono «colpevoli» di aver ascoltato musica. Il filmato postato su Facebook proviene dalla provincia settentrionale del Noristan e non rappresenta certo un documento inedito.

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Il raìs sa già dove reagire: a Rojava

11est1 sotto erdoganafp0Il Manifesto – 3 aprile 2019, di Alberto Negri

La reazione del leader turco Erdogan alla sconfitta di Ankara e Istanbul non si farà attendere. O’ Sarracino si sente tradito. Lui è smanioso ma anche freddo, come un giocatore di poker, e vuole essere ammirato, al punto che una sera a cena offrì a noi, attoniti giornalisti italiani, un telefonino per parlare con Berlusconi allora presidente del Consiglio. Ha manie di grandezza, quindi è imprevedibile.

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