Skip to main content

Autore: Anna Santarello

Riace, la Cassazione dà ragione a Domenico Lucano: “I magistrati dicono quello che era sotto gli occhi di tutti”

Mimmo LucanoLEFT – 2 aprile 2019, di Stefano Galieni

«Ancora dovrò soffrire prima di tornare a casa ma le parole della Corte di Cassazione di oggi sono significative. I magistrati dicono quello che era sotto gli occhi di tutti. Ora ci sarà la decisione del Tribunale del Riesame (il 4 aprile, ndr) e poi dovrò chiedere che venga annullato il divieto di dimora.

Ma ci spero». Mimmo Lucano, raggiunto al telefono poco dopo la lettura delle motivazioni con cui la Corte, con la sentenza del 26 febbraio, accoglieva in parte il ricorso presentato dai legali del sindaco di Riace, esprime insieme i timori e le speranze per quella che potrebbe essere una svolta della sua vicenda giudiziaria, umana e anche politica.

Continua a leggere

Delegazione CISDA in Afghanistan, marzo 2019 – Report

CISDA Kabul CISDA Kabul CISDA CISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulKabul CISDA Kabul CISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA KabulCISDA Kabul CISDA Kabul CISDA KabulKabul, per chi come noi del CISDA vi si reca ogni anno, si presenta sempre allo stesso modo: caotica, polverosa, con un traffico privo di regole, le fogne a cielo aperto, tossicodipendenti a ogni angolo, attraversata da un’umanità ferita, che fatica per fare qualsiasi cosa, che esce di casa la mattina senza sapere se la sera tornerà. Ancora restano dentro la città almeno 3 campi profughi; in quello che abbiamo avuto modo di visitare, che è lì da 12 anni, vivono 7000 persone nelle case di fango o nelle tende, senza acqua né luce, dove decine di bambini malvestiti e senza scarpe giocano nel fango e nelle fogne a cielo aperto.
Persone a cui il governo non ha mai dato alcuna risposta e a cui è stato chiesto di andarsene, senza offrire alcuna alternativa.

Continua a leggere

I bimbi dell’orfanotrofio di Afceco festeggiano con la delegazione del CISDA a Kabul

Ultima sera a Kabul con le ragazze e i ragazzi dell’orfanotrofio che ci ha ospitato… canti e balli per noi. Se volete aiutare questi bambini: https://charityhelp.reachapp.co/sponsorships

Orfanotrofio AFCECOAFCECO è un’organizzazione no-profit fondata nel 2004 e riconosciuta dal governo Afghano nel 2008.

Andeisha Farid ha fondato Afceco nei campi profughi in Pakistan con l’obbiettivo di dare una possibilità alla nuova generazione di diventare adulti propositivi e portatori di cambiamento nel panorama della politica e della società afghana. Cresciuta anch’essa durante la guerra e avendo passato l’infanzia nei campi profughi del Pakistan, ha aperto il primo orfanotrofio proprio lì, per poi rientrare e proseguire con questo progetto in Afghanistan, nel 2007.

Continua a leggere

Lacrime tardive per Lorenzo ma i curdi sono soli contro i fanatici dell’Isis

Corriere della Sera – 20/3/19 di Pierluigi Battista

Lorenzo Orsetti CISDACon la morte di Orsetti, ucciso in Siria dai jihadisti, emerge tutta l’ipocrisia dell’Europa che non ha mai voluto impegnarsi sul terreno.

E ora si piangono lacrime ipocrite e tardive sulla triste sorte di Lorenzo Orsetti, trucidato dall’Isis per aver combattuto, armi in pugno, a fianco dei curdi. Ma nessuno, nei governi occidentali, nelle cancellerie, nelle istituzioni europee è stato al fianco dei curdi.

I curdi che sono stati eroi nella guerra contro gli assassini fanatici dello stato islamico. I curdi che sono stati i nostri «boots on the ground», i combattenti che sono stati sul terreno cruento della guerra mentre noi, inorriditi dall’Isis ma senza la minima intenzione di pagare un costo di sangue per metterlo in ginocchio, ci siamo tenuti a debita altezza.

I curdi che stanno dalla parte giusta senza essere, come lo siamo noi, complici con i peggiori macellai e tiranni in nome del realismo politico.

I curdi esposti alla vendetta dei cecchini dell’Isis sconfitto ma non domato. I curdi di cui ci siamo serviti e a cui adesso abbiamo dato il benservito con un cinismo rivoltante, dimostrando ancora una volta che di questo Occidente, di questa Europa parolaia e pusillanime, di queste democrazie impaurite e impotenti, nessuno si può fidare.

Ora versiamo lacrime ipocrite, ci inchiniamo di fronte all’idealismo anche velleitario di Lorenzo Orsetti. Ma almeno Orsetti sapeva dove fosse la parte giusta, i nostri governi, di destra e di sinistra, dell’establishment e del populismo, invece no.

Continua a leggere

Apparenze da salvare, l’accordo tra Usa e Talebani non arriva

Il Manifesto – 15/3/19 di G. BattistonI

talebani est2Ai colloqui di Doha i barbuti devono dissociarsi da al-Qaeda ma non dal jihad nazionale, mentre Washington non può cedere troppo. Kabul sempre meno credibile: ieri scontro a fuoco tra forze di sicurezza afghane.

Afghanistan. Ai colloqui di Doha i barbuti devono dissociarsi da al-Qaeda ma non dal jihad nazionale, mentre Washington non può cedere troppo. Kabul sempre meno credibile: ieri scontro a fuoco tra forze di sicurezza afghane.

A Doha, in Qatar, americani e Talebani negoziano la fine del lungo conflitto afghano. A Mazar-e-Sharif, città strategica dell’Afghanistan settentrionale a due passi dal confine con Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan, le forze di sicurezza afghane si sparano addosso a vicenda. L’ennesima dimostrazione della debolezza e della litigiosità del governo di Kabul, escluso anche dall’ultimo giro di discussioni che si è chiuso a Doha martedì.

Si è trattato di una consultazione durata ben 16 giorni, a cui hanno partecipato anche Zalmay Khalilzad, l’inviato del presidente Usa Trump, e mullah Abdul Ghani Baradar, tra i fondatori del movimento talebano, in carcere per molti anni prima di essere rilasciato lo scorso ottobre dai pachistani, nominato responsabile dell’ufficio politico dei barbuti a Doha.

Dopo l’ultimo incontro di gennaio, qualcuno si aspettava un accordo vero e proprio. Che però non è arrivato. L’inviato americano assicura comunque che «le condizioni per la pace sono migliorate» e «ci sono stati passi in avanti reali».

Khalilzad ha ribadito che sono quattro le questioni su cui occorre trovare un accordo, nero su bianco: «garanzie sul contro-terrorismo», in altri termini l’assicurazione da parte talebana che romperanno ogni legame con i gruppi jihadisti a vocazione globale; «il ritiro delle truppe» straniere; «il dialogo intra-afghano»; e «un cessate il fuoco generale». Già a gennaio Talebani e americani avevano trovato un accordo di principio sui prime due punti. Ora c’è invece «una bozza di accordo», sempre sulle prime due questioni, spinose.

Continua a leggere

Afghanistan e Siria: contractors alla ribalta?

Analisi e Difesa – 5/2/2019 di P. Orizio

ContractorsIl ritiro dei soldati americani – 2.000 dalla Siria e 7.000 dall’Afghanistan – annunciato da Trump a metà dicembre e le conseguenti dimissioni del Segretario alla Difesa hanno creato i presupposti per la realizzazione di un ambizioso progetto: la privatizzazione della guerra in Afghanistan.

E forse, anche della Siria. Da almeno un anno infatti Erik Prince, ex proprietario di Blackwater, ha proposto con insistenza di supportare Kabul contro talebani e terroristi attraverso un contingente privato.

La cronica instabilità del Paese asiatico, nonché l’uscita di scena di James Mattis, principale ed ultimo oppositore in carica rendono il traguardo quanto mai raggiungibile. L’attacco costato la vita a quattro americani – un contractor, 1 agente della Defense Intelligence Agency e 2 militari – a Manbij, potrebbe portare ad un maggiore ruolo dei privati anche in Siria: l’ennesima guerra al terrore dichiarata prematuramente conclusa.

 Il piano di Prince

 Dopo che nell’estate 2017 il presidente Trump, su pressione di Mattis e McMaster, ha optato per l’invio di ulteriori 3.500 militari in Afghanistan invece dei contractors, Erik Prince ha avviato un’intensa campagna di lobbying. Alla ricerca di sostenitori, si è rivolto a tutta una serie d’interlocutori ed agenzie che potessero influenzare Casa Bianca e Governo afghano. Eloquente il video impiegato per perorare la sua causa.

Sostanzialmente, il piano prevede un rimpiazzo dei 17.000 soldati NATO (di cui 8.500 americani) e 29.000 contractors del Dipartimento della Difesa attualmente dispiegati in Afghanistan con 6.000 contractors e 2.000 operatori delle forze speciali, incorporati tra le fila dell’Esercito afghano. I contractors, che per un 60% sarebbero ex membri delle forze speciali USA e per un 40% dei Paesi NATO, avrebbero l’appoggio di una forza aerea – anch’essa privata – per operazioni di supporto aereo ravvicinato, avio ed elitrasporto e MEDEVAC (evacuazione di feriiti dal campo di battaglia).

Si otterrebbe così un’ immediata e drastica riduzione dei costi: da circa 76 miliardi all’anno a 5 miliardi di dollari preventivati da Prince: 3,5 per  contractors, aerei e logistica e 2 per gli uomini delle forze speciali.

Altro obiettivo è la riduzione dello sforzo logistico, non solo attraverso una forza più contenuta e quindi meno esigente, ma risolvendo l’annoso problema del carburante. Tra il 2008 e 2016 le forze americane in Afghanistan hanno consumato 2,8 miliardi di galloni di carburante per un costo di 13 miliardi di dollari. L’idea sarebbe di costruire due raffinerie per trasformare il diesel in carburante avio risparmiando così denaro, riducendo il rischio di attacchi ai convogli di autocisterne e limitando la dipendenza dal Pakistan.

Continua a leggere

Le donne del Kurdistan bashur

Mirca Garuti, da Uiki – 9 marzo 2019

mexmur 599x275Storicamente la donna ha sempre dovuto subire differenze sostanziali nei rapporti sociali in tutto il mondo: Europa, Asia, Americhe, Africa e Medio Oriente. Una discriminazione senza confini. A parte alcuni esempi di società matriarcali, molto lontane nel tempo, il mondo si è sempre retto sul patriarcato.

La forma di violenza più usata era quella del “delitto d’onore”. Il delitto d’onore è un tipo di reato caratterizzato dalla motivazione soggettiva di chi lo commette per salvaguardare una forma di onore o reputazione verso alcuni ambiti relazionali come per esempio il matrimonio, i rapporti sessuali e la famiglia. In alcune legislazioni l’onore è inteso come un valore socialmente rilevante di cui bisogna tenerne conto sia ai fini giuridici e sia in ambito penale.

I modi utilizzati per difendere l’onore spaziano da una violenza fisica, psicologica (privazione della libertà, istruzione, cibo e induzione al suicidio) fino ad arrivare all’omicidio. In ogni caso, il modello di violenza maschile resta dominante. Le guerre in genere e i genocidi contribuiscono poi ad aumentare le violenze di genere e l’uso del codice d’onore.

Continua a leggere

L’America lascia l’Afghanistan. La Cina è già pronta a sostituirla.

Il Sole24oreRiccardo Barlaam – 10 marzo 2019

America lascia lAfghanistan La Cina è già pronta a sostituirlaKabul nella nuova via della seta

NEW YORK – L’invasione economica della Cina in Afghanistan è già in corso. A Doha, la capitale del Qatar, nell’indifferenza generale dei media occidentali, continuano i negoziati di pace tra Stati Uniti e talebani. Preludio per il ritiro americano dall’Afghanistan e per un cessate il fuoco dopo 18 anni di guerra dall’invasione del paese nel 2001 dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre.

 

Gli americani spingono i talebani ad accettare la loro pace e porre la parola fine alle ostilità per poter smantellare progressivamente la loro presenza nel paese, con il nuovo corso dell’America First dato dall’amministrazione Trump, del disimpegno sul piano internazionale degli Stati Uniti e di una conseguente maggiore presa di coscienza da parte degli attori locali. Una strategia non completamente condivisa dagli ufficiali più alti del Pentagono, anche in Siria, che temono la trasformazione dell’area in una polveriera.

I talebani avanzano le loro richieste per accettare questa nuova situazione. Non riconoscono il governo attuale afghano, guidato da Ashraf Ghani, che ritengono essere un “fantoccio” degli occidentali. Controllano gran parte del territorio rurale del paese e vogliono, in definitiva, rientrare nella partita per la spartizione del potere.

PER SAPERNE DI PIÙ / Afghanistan, l’onorevole ritiro dalla guerra che gli Usa non possono vincere

Record di vittime civili nel 2018
In Afghanistan la situazione è tutt’altro che stabilizzata. Un report delle Nazioni Unite appena pubblicato registra un numero record di vittime civili nel 2018: si parla di 3.800 morti, compresi circa mille bambini. Il più alto numero di vittime tra la popolazione in un solo anno, da quando vengono raccolti questi dati statistici.

GUARDA IL VIDEO / Svolta in Afghanistan, prima intesa tra Usa e talebani


Continua a leggere

I siti femministi fioriscono in Turchia

di Ceren Karlıdağ – da Ahval – 9 marzo 2019

pazartesi dergisi okurlari ve yazarlari 8 martta 2000lerin basi

Mentre i media turchi soffrono le conseguenze dei limiti posti alla libertà di espressione, le femministe turche sfruttano nel modo più efficace le opportunità offerte dalle piattaforme online per dare voce alle storie di donne.

Dopo il vuoto lasciato dalla chiusura dell’iconica rivista femminista “Pazartesi” [“Lunedì”] nel 2007, le donne hanno trovato altri modi per scrivere del loro ruolo nella società e acquisire fiducia.

Continua a leggere