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Autore: Anna Santarello

DELEGAZIONE CISDA COME OSSERVATORI INTERNAZIONALI ALLE ELEZIONI TURCHE.

23 giugno 2018

hdpsecom 700x325 599x275Il Cisda, aderendo alla richiesta di UIKI (Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia) per l’invio di Osservatori Internazionali alle elezioni turche, ha inviato una delegazione di sei persone. La delegazione è stata destinata in diversi seggi elettorali, secondo le esigenze dell’HDP.

Incontrerà ONG locali e attvisti dell’HDP.

L’ORGANO DI DIFESA DEI DIRITTI UMANI CONFERMA LE RAZZIE DEI RIBELLI SOSTENUTI DAI TURCHI E LA DISTRUZIONE DI PROPRIETÀ AD AFRIN

di Wladimir van Wilgenburg – theregion.org – 14 giugno 2018

c6fd699c0149dbb83cc07181ad9eecad copyNella relazione di giovedì, la Human Rights Watch (HRW) sostiene che i gruppi armati dell’Esercito Siriano Libero (ESL) sostenuti dai turchi abbiano occupato, saccheggiato e distrutto le proprietà dei civili curdi nel cantone di Afrin nel nord della Siria.

L’organo di difesa dei diritti umani ha lanciato un appello alla Turchia e ai gruppi dell’ESL per risarcire i residenti sfollati le cui case sono state razziate o occupate.

I gruppi armati anti-governativi hanno sistemato i combattenti e le loro famiglie nelle case dei residenti e hanno distrutto e saccheggiato le proprietà dei civili senza risarcire i proprietari.

“Distruggere o trasferirsi nelle abitazioni di chi ha dovuto fuggire dagli scontri non è ciò che i combattenti dell’Esercito Siriano Libero dovrebbero fare quando si trasferiscono in una zona”, dice Priyanka Motaparthy, ricercatrice senior della divisione Emergenze presso la Human Rights Watch. “Invece di proteggere i diritti dei civili vulnerabili, questi combattenti stanno perpetrando un ciclo di abusi”.

La Turchia ed i suoi alleati ribelli hanno preso Afrin dalle Unità di Protezione Popolare (YPG) il 20 marzo, dopo una campagna di due mesi. Secondo le Nazioni Unite, i combattimenti hanno causato almeno 137.000 sfollati. Dopo che i ribelli hanno occupato l’area, molte case sono state saccheggiate e le proprietà distrutte. Inoltre, i civili sfollati provenienti da altre zone sono stati collocati nelle case dei cittadini di Afrin che sono stati trasferiti.

La HRW ha intervistato di persona due sfollati del distretto di Afrin, entrambi a Qamishli, i quali hanno affermato che i combattenti dell’ESL hanno sequestrato, distrutto e saccheggiato le loro proprietà residenziali o commerciali. Sebbene i gruppi ribelli abbiano invitato i civili di Afrin a lamentarsi degli abusi, nessuno è stato risarcito.

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IL TESTO DEL DISCORSO ELETTORALE DEL NOSTRO CANDIDATO PRESIDENTE SELAHATTIN DEMIRTAŞ

PUBBLICATO SU TRT NEWS CHANNEL IL 17 GIUGNO 2018 – UIKIONLUS.COM – 18 GIUGNO 2018

demirtas 599x275 300x138 copyMie care sorelle, miei cari fratelli, bella gente del mio Paese, Vi saluto con i sentimenti più calorosi, con amore, con nostalgia. Sfortunatamente in questa campagna elettorale che verrà ricordata come una delle macchie più nere delle nostra storia politica, devo parlarvi dal carcere di massima sicurezza di tipo F di Edirne.

Ci hanno messi in carcere insieme ad altri 12 legislatori il 4 novembre 2016, calpestando la legge. Sono stato detenuto illegalmente per oltre 20 mesi. Non abbiamo avuto un processo equo e imparziale in ogni caso.

Durante questi 20 mesi, sono stato portato in tribunale solo due volte per le accuse che mi sono state mosse. Mentre il processo giudiziario si sarebbe agevolmente potuto fare senza arresto, a causa di pressioni politiche, il mio arresto politico confermato in ogni fase.

Tutte le accuse contro di me sono nei discorsi che avete ascoltato ripetutamente; non mi sono state mosse altre accuse.

L’unica ragione per quale sono ancora qui è che l’AKP ha paura di me. Pensano che sia coraggioso legare le mie mani e le mie braccia e diffamarmi pubblicamente. Mentre io non sono mai stato condannato, neanche una sola volta. Stanno chiaramente violando la Costituzione dichiarandomi pubblicamente colpevole e cercando di fuorviare il pubblico diffondendo informazioni false.

Non esitano a calunniarmi pubblicamente per non perdere il loro potere e per continuare le loro pompose e lussuose vite. Non riesco a capire come coloro che hanno perso la loro moralità e coscienza fino a questo punto, osino voler governare il Paese.

Non abbiate dubbi sul fatto che sarò assolto dalla magistratura se le autorità giudiziarie si si basano sul governo della legge e non sulle aspettative di potere

Ma non devono dimenticare che Seyit Riza ha detto: “Non sono stato in grado di far fronte ai vostri trucchi, alle vostre bugie, questo è il mio problema. Ma non mi sono inginocchiato davanti a voi, e questo sarà il vostro problema.” Bene, con l’aiuto di Dio, anch’io affronterò le vostre bugie!

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AFGHANISTAN, IL GOVERNO ESTENDE LA TREGUA

Redazione ANSAKABUL 18 giugno 2018

f46dff12981e8792843c6c8899e23247 300x193Il Consiglio per la sicurezza nazionale (Nsc) afghano, presieduto dal presidente Ashraf Ghani, ha deciso di estendere per altri dieci giorni il cessate il fuoco già disposto fra il 12 ed il 19 giugno anche se i talebani, che hanno sospeso le ostilità per tre giorni, sono già tornati ad attaccare le forze di sicurezza governative. Lo ha reso noto il portale di notizie Khaama Press.

In un comunicato l’ufficio stampa presidenziale ha reso noto che la riunione si è svolta ieri sera e che in essa i partecipanti hanno tenuto una approfondita discussione circa l’opportunità di estendere la tregua con i talebani.

L’annuncio dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, massima istanza degli insorti, di disporre un mini cessate-il-fuoco in occasione dei festeggiamenti di Eid ul-Fitr per la fine del Ramadan è stata elogiata ed ha spinto l’Nsc ad approvare la proroga della sospensione delle attività militari del governo.

Allo stesso tempo le autorità militari hanno impartito disposizioni per il rafforzamento delle misure di sicurezza ai contingenti dispiegati in tutte le province, sottolineando che essi risponderanno ad eventuali aggressioni.

Intanto i media afghani hanno segnalato che, come avevano ufficialmente comunicato, i talebani sono tornati ad utilizzare le armi dopo la mezzanotte di ieri, in particolare uccidendo una decina di soldati governativi nelle province, settentrionale di Faryab, e occidentale di Badghis. (ANSA).

LA MARCIA DELLA PACE È GIUNTA A KABUL

Ticinonline.ch – 18 giugno 2018

l cpju 300x134KABUL – I partecipanti alla Marcia della Pace hanno raggiunto oggi Kabul, dopo aver lasciato 38 giorni fa Lashkargah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand, ed aver percorso a piedi oltre 700 chilometri.

All’iniziativa, avviata da otto persone, si sono via via unite molte decine di attivisti che lungo il percorso, ha reso noto la tv Tolo, hanno gridato slogan e chiesto alle forze di sicurezza governative e ai talebani di mettere fine alle sofferenze della popolazione.

L’ingresso degli attivisti nella capitale, al grido di “Fermate la guerra!” e “Vogliamo la pace!”, è avvenuto intorno alle 8 locali dopo l’attraversamento delle province di Helmand, Kandahar, Zabul e Ghazni. In serata è previsto un incontro con la popolazione vicino ad una moschea della capitale.

Ieri si è conclusa in Afghanistan una mini tregua di tre giorni per celebrare la fine del mese santo di Ramadan durante la quale gli afghani hanno assistito ad inediti incontri fra membri delle forze di sicurezza e responsabili governativi con comandanti e combattenti talebani.

Ma gli insorti hanno respinto una proposta del presidente Ashraf Ghani di estendere la tregua, per cui le ostilità riprenderanno oggi.

A KABUL È VOGLIA DI PACE. RAID UCCIDE CAPO TALEBANO NEMICO DI MALALA

Giuliano Battiston, Emanuele Giordana Il manifesto.it – 16 giugno 2018

27rubricaeverteenMalala1 300x225Per un giorno, in Afghanistan, le armi hanno taciuto e si sono levate le voci di pace. Ieri, in occasione dell’Eid ul-Fitr, la festività che segna la fine del sacro mese del Ramadan, in tutto il Paese c’è stato un giorno di tregua. È il primo dei tre giorni di cessate il fuoco che la leadership talebana ha deciso di accordare, dopo che il presidente Ashraf Ghani aveva annunciato una settimana di tregua unilaterale da parte del governo.

Le date delle due tregue si sovrappongono per tre giorni. Ieri è stata la prima giornata. Una giornata storica: da Kabul alle città più periferiche, in molti sono scesi per strada per celebrare la pace, per quanto provvisoria ed effimera.

Sulle reti social, per tutto il giorno si sono alternate immagini mai viste prima: soldati in uniforme al fianco di talebani, funzionari governativi a braccetto con barbuti col turbante nero, strette di mano, sorrisi, pacche sulle spalle, bandiere tricolori dell’Afghanistan unite allo stendardo bianco con scritte nere degli studenti coranici. Scene inattese ed eccezionali, accolte con entusiasmo dai civili, che celebrano l’Eid ul-Fitr chiedendo con forza il prolungamento della tregua.

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Belquis Roshan condidata al Parlamento

candidatura Belquis 150x150Quando la incontrammo a marzo scorso in Afghanistan, Belquis Roshan non aveva ancora deciso se candidarsi nuovamente alle prossime elezioni parlamentari. Dopo essere stata per diversi anni una delle poche parlamentari democratiche in Afghanistan, eletta senatrice per la Provincia di Farah, non ha mai nascosto la sua delusione per quell’esperienza. In Parlamento ha condotto battaglie storiche contro i signori della guerra e contro l’occupazione americana. Combattiva, schietta e indipendente, è riuscita a conquistare l’affetto e la stima del suo popolo per le sue coraggiose denunce.

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Kurdistan IRQ il sultano Rrdogan bombarda villaggi dei curdi

Notizie Geopolitiche di Shorsh Surme – 14 giugno 2018

Turchia kurdistan villaggio bombardatoCosa non farebbe il “sultano” turco Recep Tayyp Erdogan per vincere le elezioni del 24 giugno prossimo! In barba al diritto internazionale, il presidente turco si è messo a bombardare i curdi del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) nella zona di Qandil, nel territorio del Kurdistan dell’Iraq. Si tratta dell’ennesima violazione della sovranità di nazioni straniere, dopo l’attacco di terra mosso ai curdi dell’Ypg, nel Kurdistan siriano (Rojava).

In questi giorni i cacciabombardieri di Sua Maestà il sultano Erdogan hanno oltrepassato il confine del’Iraq colpendo per 7 ore più di 30 villaggi nel profondo territorio del Kurdistan dell’Iraq, nelle zone di Balakayeti e Sidakan, uccidendo due donne e ferendo altre quattro persone in maniera grave.
Per fortuna la popolazione già sentiva il fiato sul collo e aveva abbandonato i propri villaggi, ricostruiti con molta fatica dopo la caduta del regime di Saddam.

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Afghanistan, non c’è solo l’oppio: ecco come l’Occidente finanzia l’Isis

Lorenzo Vita, da Gli Occhi della Guerra – 10 giugno 2018

download 3 1024x702Come si finanzia lo Stato islamico in Afghanistan è un problema di fondamentale importanza. E interrompere il flusso di denaro è un obiettivo centrale. Molti ritengono che i gruppi terroristi si finanzino, almeno in Afghanistan, esclusivamente  con i proventi dell’oppio. Un commercio molto florido cui aggiungono i ricavi delle attività criminali più disparate. Ma c’è un elemento strategico molto sottovalutato e che invece sta assumendo connotati molto rilevanti: il talco.

Lo sfruttamento delle miniere di talco

Ad analizzare la rilevanza delle miniere di talco nell’economia del terrorismo afghano è stata  Global Witness. Attraverso interviste con fonti informate e analisi delle immagini satellitari, l’organizzazione ha reso noto come l’estrazione del talco sia diventata una priorità strategica per lo Stato islamico in Afghanistan. Dello Stato islamico così come dei talebani, che infatti si combattono per ottenere l’accesso a questa risorsa.

Secondo le stime diffuse sembra che il traffico di minerali dalla regione del  Nangarhar valga circa 300 milioni di dollari all’anno. E il talco, che può essere considerato il meno prezioso tra i minerali che provocano conflitti, in realtà trova un  grande mercato in Europa e in America. Di solito passando per il Pakistan, dove i talebani hanno una delle loro roccaforti.

E da quando l’Isis ha preso il controllo delle miniere, lo sfruttamento, a detta dei testimoni, è aumentato in maniera esponenziale. Una fonte informata ha detto che  il livello di estrazione è aumentato in particolare nelle miniere di Achin. “La gente del villaggio lavora con loro e il numero di lavoratori è diventato molto alto”, ha detto alla fine del 2016. “Prima era di 20-40 persone, ora è di 50 o 100”.

A metà del 2017, sempre secondo il testimone, l’attività era ulteriormente aumentata e lo Stato islamico aveva aperto addirittura  un ufficio a Suriya Bazaar, vicino al villaggio di Sayed Akhmadkhel, dove reclutava i lavoratori, li pagava e commerciava con i clienti interessati al prodotto estratto.

Nel frattempo, sono aumentati anche i mezzi a disposizione dei minatori. Sono arrivati i mezzi cingolati, martelli pneumatici di grandi dimensioni, escavatori gommati, camion per il trasporto. Un traffico enorme, aumentato perché la domanda è in crescita. E sono arrivati anche ingegneri di altri Paesi, in particolare pakistani, ma c’è chi dice anche sauditi.

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Ghani, un futuro da talib

Dal blog di Enrico Campofreda – 7 giugno 2018

img 2205Con un quadro politico che gli sfugge di mano, un orizzonte sicurezza devastato da cinque mesi fitti di attentati, un panorama sociale altrettanto tragico nonostante le ipotesi economiche derivanti dal progetto Tapi, l’unico che spende a suo favore nella campagna elettorale, il presidente afghano Ghani prova a non finire stritolato come il classico vaso di coccio. E lancia l’ennesimo appello ai talebani di casa proponendo un cessate il fuoco sino al quinto giorno seguente all’Eid-ul-Fitr che segna la fine del Ramadan. Dunque il prossimo 19 giugno. Nell’annuncio dato ufficialmente in tivù il presidente ha sottolineato: “Col cessate il fuoco incarniamo la forza (sic!, ndr) del governo afghano, per dare un futuro alla popolazione e una soluzione pacifica del conflitto nel Paese”. L’offerta è rivolta esclusivamente ai talib ortodossi, quelli con cui cerca di rapportarsi da un anno, usando anche l’intermediazione del signore della guerra Hekmatyar, rientrato a Kabul per la missione. L’ultimo tentativo di dialogo c’era stato a febbraio scorso, ma non aveva sortito effetti.

Anzi, i talebani, che in cuor loro sperano di scalzare il ceto politico collaborazionista filo occidentale con la forza delle armi, s’erano lanciati nella sfida con gli ex compari, ora dissidenti, che si firmano Isis afghano. Una gara all’ultima bomba per il primato del terrore e la patente di prima fazione della resistenza alla Nato.

img 2204Nel tentare di sminuire il fondamentalismo sanguinario, nei giorni scorsi alcuni rappresentanti religiosi s’erano riuniti a Kabul per discutere ed emettere una fatwa contro gli attacchi suicidi, che spesso colpiscono la stessa popolazione. I kamikaze non gli hanno dato tregua, anche il luogo dell’incontro è diventato un obiettivo da colpire. Altri morti e feriti, come nei mesi precedenti, seppure nessuna rivendicazione. Ghani cerca il dialogo coi talebani che furono un tempo guidati dal mullah Omar e che restano nella sua ortodossia, lui considera nemici i miliziani del Khorasan che assieme ad altre sigle costituiscono la rete denominata Isis afghano. Per allettare gli interlocutori ora propone un rilascio di prigionieri.

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