Unione Europea: aiuti al veleno agli afghani
Blog – E. Campofreda – 6/10/2016.
L’Unione Europea offre tredici miliardi e mezzo di euro all’Afghanistan fino al 2020 in cambio d’un congruo numero di rimpatri di profughi. Prendere o lasciare. Ovviamente il presidente Ghani che in Occidente, fra le due sponde dell’Atlantico, ha trascorso gran parte dei suoi giorni, dice sì. L’accordo non scaturisce dall’assise di Bruxelles appena conclusa, aveva storia e tempi già segnati.
Lo rivela mister Ekram Afzali, capo di Integrity Watch Afghanistan, una Ong impegnata da un decennio a monitorare la disastrata situazione del proprio Paese. Lui parla di ‘quid pro quo’ nel significato inglese dell’accezione che sta per scambio di favori. Accadeva nel marzo scorso, quando l’amministrazione Ghani annaspava fra liti interne al suo governo (col premier Abdullah che non l’ha mai amato) e scarsa sicurezza del territorio.
Dati benevoli parlano del 10% di aree non controllate, ma vari osservatori testimoniano una presenza talebana e una conflittualità in 15-16 province, dunque su metà del suolo afghano. Ora la stessa stampa mainstream ammette che tale presenza è ben superiore di quella del 7 ottobre 2001, quando George W. Bush iniziò il grande gioco di guerra e gli alleati Nato lo seguirono a breve.
Perciò il piano, che ufficialmente è stato definito ‘Joint way forward’, era pronto già a primavera, prevede soldi in cambio di rimpatri. E l’Alto commissario Ue Federica Mogherini non riesce a convincere neppure se stessa quando recita la parte della vestale affermando: “Non c’è mai un legame fra i nostri piani di aiuto e ciò che facciamo in materia di migrazione”.