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Autore: Anna Santarello

Manifestazione del Solidarity Party of Afghanistan per ricordare i giorni bui del 27 e 28 aprile

Dal sito di HambastagiHambastagi – 27 aprile 2016

Durante la manifestazione in occasione del 28 aprile, giorno in cui ricorre la sanguinosa guerra civile scatenata dai mujaheddin all’indomani della ritirata sovietica, gli attivisti del Solidarity Party of Afghanistan hanno organizzato un Flash mob per ricordare che i criminali che causarono migliaia di vittime civili dal 1992 al 1996 SONO ANCORA IN PARLAMENTO e rivestono posizioni di potere anche nelle province afghane. Gli afghani chiedono un Tribunale Internazionale per processarli per crimini contro l’umanità. Militanti di Hambastagi hanno indossato le loro maschere, nella speranza che davvero un giorno si riesca ad incatenarli e a sottoporli a giudizio!

Potete vedere il video sulla pagina Facebook di Hamastagi
https://www.facebook.com/hambastagi/?fref=nf

Aviatori Usa puniti ma non processati per raid su ospedale.

blitz quotidiano – 29 aprile 2016

ospedale msf 300x300LOS ANGELES – Il Pentagono degli Stai Uniti, Usa, ha avviato una punizione disciplinare nei confronti di 16 membri dei dipendenti per aver colpito un ospedale di Medici senza frontiere in Afghanistan durante un raid e aver ucciso oltre 20 persone. Il sito Los Angeles Times spiega che dopo una indagine durata circa sei mesi, gli aviatori statunitensi sono stati puniti per il raid aereo, ma non processati.

L’attacco è avvenuto lo scorso 3 ottobre a Kunduz, quando un bombardamento aereo degli Usa ha causato la morte di 24 persone tra personale medico, pazienti e altre persone di origine afghana. Sono 16 le persone ritenute colpevoli degli omicidi compiuti durante il raid, tra cui due generali, la squadra di un Air Force AC-130 che ha eseguito l’attacco e persone delle forze speciali.

Solo uno degli ufficiale ha avuto la peggio, con la sospensione dai suoi incarichi in Afghanistan, mentre gli altri hanno ricevuto punizioni decisamente più lievi: per 6 di loro c’è l’obbligo di ad un corso di counseling, per altri 7 ci sono lettere di rimprovero e infinite 2 persone che attendono il processo.

Punizioni che sembrano inevitabili, scrive il Los Angeles Times, dato che le truppe statunitensi erano state informate per tempo dello scontro a fuoco e del raid aereo in atto proprio nella zona di Kunduz. Il raid ha rischiato di scatenare un incidenti diplomatico, con le organizzazioni di aiuto che hanno chiesto la persecuzione degli autori della strage in cui morirono 42 tra adulti e bambini.

L’Afghanistan nelle mani dei terroristi e dei narcotrafficanti.

Narcomafie – 27 Aprile 2016, di Piero Innocenti

afghanistan oppio web 400x300 300x225L’ultimo attentato con un camion bomba dei talebani in Afghanistan è di pochi giorni fa, nella capitale Kabul. Il bilancio è stato di una trentina di morti e di trecento feriti. È stata colpita ancora una volta quella parte della città in cui hanno sede gran parte delle ambasciate e dei comandi delle forze di coalizione. Ed è anche quella più controllata da check point e da sistemi di sicurezza passiva. Anche per questo i terroristi fanno sempre più spesso ricorso a razzi.

Ordigni che vengono lanciati con sistemi piuttosto rudimentali e che sovente colpiscono obiettivi non previsti. A poco servono alcuni sistemi acustici di difesa programmati per allertare la popolazione pochi secondi prima dell’impatto dell’ordigno; così come appare insufficiente il sistema di triangolazione per individuare il punto dell’impatto o del lancio del razzo che viene attivato da un sistema installato su di un pallone aerostatico sospeso sulla capitale. La minaccia di attentati, in realtà, incombe soprattutto su diverse zone del confine (Jalalabad, Mazar-e-Sharif, Gardez), dove, quotidianamente, le forze militari afghane combattono contro i gruppi di miliziani talebani e di Daesh e dove le città non hanno una “green zone” particolarmente vigilata.

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Il Rojava si prepara alla rivoluzione economica.

Rete Kurdistan Italia – 25 aprile 2016 – Civaka Azad

Rojava 1 690x325Da quando la città di Kobanê il 19 luglio 2012 è riuscita a liberarsi dal regime Baath, la rivoluzione del Rojava fa parlare di sé in tutto il mondo. Ora rivoluzione, da quando è riuscita a fare importanti passi avanti in ambito militare e politico, vuole portare avanti anche i suoi progressi economici. Nonostante il perdurare della guerra le elaborazioni per un’economia comunale, alternativa e socialmente durevole vanno avanti a pieno regime.

Per molto tempo il Rojava è stato escluso dall’economia della Siria. Per questo le persone nella regione nei primi anni della rivoluzione hanno avuto grandi difficoltà a costruire qualcosa di nuovo in particolare nel settore economico. Ma nel frattempo vengono compiuti passi sicuri in direzione di un sistema economico nel senso dell’autonomia democratica.

Ma la guerra contro la rivoluzione nel Rojava viene condotta scientemente a livello economico. Le persone nel Rojava ne sono consapevoli. Per questa ragione la popolazione nella costruzione dell’economia punta su un’azione disciplinata e previdente come sul fronte militare. Perché si ha coscienza del fatto che conquiste politiche in futuro potranno essere protette solo attraverso strutture economiche che funzionano di pari passo.

Il percorso in questa direzione tuttavia è caratterizzato da difficoltà che possono essere ricondotte non solo alle condizioni di guerra e all’embargo economico nei confronti del Rojava. C’è ad esempio un’idea dell’economia all’interno della popolazione che è caratterizzata dalla politica economica del regime Baath durato per anni. Superare l’anno con il reddito di alcuni mesi di lavoro agricolo era l’idea diffusa dell’economia nel Rojava, che era considerato il granaio della Siria. Per questo una delle sfide più grandi per l’economia del Rojava è di rendere comprensibile alle persone il fatto che devono costruire un’economia sulla propria terra con il proprio lavoro. E nonostante le condizioni di guerra già stanno succedendo parecchie cose. Perfino lì dove regna la guerra la produzione va avanti o viene organizzata in modo nuovo. Dall’industria fino all’agricoltura sono già nate innumerevoli cooperative.

Ma su quali basi si fonda il sistema economico del Rojava? Quali passi sono stati fatti fino ad ora nel settore industriale, agricolo, edile? Come funzionano i trasporti? Quali sono le condizioni di lavoro? Abbiamo cercato risposte a queste e ad altre domande economiche nel nostro viaggio nel Rojava e abbiamo parlato con persone diverse. Purtroppo le nostre indagini per via delle condizioni geografiche si concentrano soprattutto sui cantoni di Cizîre e di Kobanê. Quindi è stato un po’ trascurato il cantone di Afrin, ve ne chiediamo scusa.

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La politica di guerra del governo turco: Rapporto su Cizre – 868 civili uccisi

UIKI Onlus – 23 Aprile 2016

Cizre 300x150Il Partito democratico dei popoli (HDP) ha pubblicato un rapporto sui crimini di guerra,le violazioni di diritti umani ed i morti nelle città e nei paesi curdi da luglio 2015, con una particolare attenzione a Cizre. Pubblicato il 20 aprile ed intitolato “Rapporto su Cizre”, il documento di 21 pagine fa un’analisi approfondito sul coprifuoco e l’assedio di Cizre da parte delle forze dello stato turco.

Secondo il rapporto da luglio 2015 il governo dell’AKP ha dichiarato il coprifuoco e ha assediato 22 cittadine in 7 località 63 volte per un numero complessivo di 873 giorni. 33 persone sono morte nella strage di Suruç, 8 nel bombardamento nel villaggio di Zergelê e 100 persone nella strage di Ankara;127 civili sono stati uccisi dalle forze dello stato durante proteste e manifestazioni, 600 civili nelle zone sottoposte ad assedio, per un ammontare pari a 868 civili,di cui 102 ragazzini e 99 donne,uccisi in risultato del “concetto di guerra speciale” dell’AKP.

A riguardo delle atrocità a Cizre, il rapporto di HDP ha afferma che 282 persone sono state uccise nella città assediata da luglio.Le forze dello stato hanno ucciso 251 persone durante i 79 giorni di assedio,iniziato il 14 gennaio,massacrando brutalmente 177 persone negli “scantinati delle atrocità”.

Il rapporto ha toccato anche la vasta gamma delle violazioni dei diritti umani perpetrati dalle forze dello stato, incluso la violazione del diritto alla salute,all’educazione, all’acqua, all’elettricità, al cibo ed alla vita,ed il sistematico sfollamento delle popolazioni utilizzando la guerra psicologica.

 

Le attività del Centro di Assistenza Legale per le donne vittime di violenza a Mazar E-Sharif

Cisda, Aprile 2016

HAWCALogoll progetto “Assistenza Legale per donne vittime di violenza ed empowerment delle comunità locali” realizzato dall’Associazione HAWCA (Humanitarian Assistance for Women and Children of Afghanistan) e sostenuto dal CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) prevede una serie di interventi integrati finalizzati alla lotta alla violenza nei confronti delle donne, da un lato promuovendo il loro empowerment sociale, economico e legale e dall’altro l’affermazione della cultura dei diritti umani delle donne attraverso l’educazione alla legalità e il rafforzamento del sistema di giustizia.

Nel semestre maggio-ottobre 2015 il Centro di Assistenza Legale ha gestito i casi di 65 donne. Le cause sostenute sono state prevalentemente per richieste di divorzio, contestazioni per affidamento dei figli, maltrattamenti, richieste di risarcimenti e di restituzione della dote. Di queste, 41 donne hanno ottenuto un riconoscimento di giustizia ad esito dei procedimenti legali avanzati e, per le rimanenti 24, sono ancora in corso i procedimenti.

Il Centro di Mazar ha attivato corsi di alfabetizzazione che hanno formato 100 donne di due distretti. Operano anche due Comitati locali costituiti da rappresentanti della comunità, insegnati, Mullah e anziani rappresentanti locali. I Comitati si riuniscono regolarmente per discutere le questioni dell’area e sono particolarmente focalizzati sul controllo dei casi di violenza, la loro prevenzione e le possibili soluzioni quando questa è già avvenuta.

Il Centro di Assistenza Legale ha già organizzato anche corsi di formazione e workshop per insegnanti, funzionari governativi e studenti della facoltà di Giurisprudenza. I temi trattati sono stati l’empowerment femminile affinché le donne assumano un ruolo di leadership nelle attività governative e non governative e nella lotta per i diritti delle donne vittime di violenza.

Concerto di musica classica a sostegno dell’orfanotrofio di AFCECO

Aprile 2016, Connessi con la musica

ConcertoPiadena 300x214 copyUn concerto di musica classica: il 10 aprile scorso a Piadena, duo violino e pianoforte, Respighi, Mozart, Ravel, brani difficili interpretati in modo non solo impeccabile quanto espressivo e vibrante di energia.

Nella sala offerta dall’amministrazione comunale di Piadena per sostenere la raccolta fondi a favore di Afceco, il pubblico forse non si aspettava un’esecuzione musicale di tale livello. La città desiderava semplicemente sostenere l’orfanotrofio afghano di cui in passato aveva ospitato per un mese alcune delle bambine venute in Italia nell’ambito di un progetto di accoglienza temporanea organizzato dal Cisda, e realizzato concretamente a Piadena da Emmaus coinvolgendo alcune famiglie e la scuola.

La connessione internet ha permesso il piccolo miracolo di far assistere in diretta almeno alla prima parte del concerto anche alle giovanissime musiciste dell’orfanotrofio da Kabul. Daniele Sabatini e Simone Rugani, violinista e pianista, hanno occupato un palco tra due mondi: di qua le attiviste e la gente di Piadena piuttosto commossi nel trovarsi proiettate sul muro le immagini delle “loro” bambine un po’ cresciute e in un momento difficile di trasloco, per gravi motivi di sicurezza, dalla sede storica dell’orfanotrofio ad altre strutture meno esposte; dall’altra il giovanissimo pubblico di Kabul, con le musiciste attentissime e le più piccole, vispe e allegre, che ogni tanto facevano capolino infiltrandosi nelle prime file.

I fondi raccolti servivano proprio a questo scopo: sostenere le spese di trasloco, permettere all’orfanotrofio di garantire un minimo di sicurezza per proseguire nell’eccezionale lavoro di formazione di una nuova generazione in grado di prendere il mano i destini personali e del proprio paese. Una formazione aperta e critica, in cui la musica ha un ruolo importante, e che non a caso attira l’opposizione, più o meno aperta e violenta a seconda della convenienza politica, da parte delle forze fondamentaliste che governano il paese con la complicità degli occupanti occidentali, o delle fazioni che vorrebbero prendere il loro posto, tra cui talebani e Isis.
A causa proprio di questa opposizione, non è stato più possibile al Cisda proseguire il progetto di accoglienza temporanea in Italia e la solidarietà ha dovuto trovare altre strade.

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Sotto attacco talebano sede dei Servizi segreti

Il Manifesto – G. Battiston – 19 Aprile 2016

Afghanistan attacco 300x231A una settimana esatta dall’annuncio dell’offensiva di primavera, i Talebani colpiscono Kabul con un attacco spettacolare. Un camion carico di centinaia di chili di esplosivo è stato fatto esplodere contro una sede dei servizi segreti afghani (foto LaPresse) che ha il compito di proteggere i più alti funzionari del governo. In seguito, alcuni militanti sono entrati nell’edificio, dove sembra si svolgesse un corso di addestramento, ingaggiando una battaglia con le forze di sicurezza, prima di essere uccisi.

Sono almeno 30 le vittime accertate, tra cui molti civili, e 327 i feriti, trasportati negli ospedali della città, tra cui quello di Emergency. L’attentato è stato condotto in una delle zone più protette e controllate della capitale: un segno della capacità dei Talebani di colpire ovunque. E una vera e propria sfida agli apparti di sicurezza del governo di Ashraf Ghani, che nei giorni scorsi avevano sventato due attentati della rete Haqqani, una delle fazioni più pericolose della galassia dei «turbanti neri», a cui molti già attribuiscono la responsabilità della carneficina di ieri.

I Talebani hanno rivendicato l’attacco come parte dell’«Operazione Omar», l’offensiva di primavera annunciata martedì 12 aprile, quest’anno dedicata al mullah Omar, il defunto leader. Nel comunicato sull’Operazione Omar, si rintracciano i temi classici del movimento: il jihad non è solo un diritto, è un dovere di tutti gli afghani che hanno a cuore la difesa del Paese «dagli invasori occidentali»; la battaglia andrà avanti fino a quando l’ultimo militare straniero non lascerà l’Afghanistan.
Ma ci sono novità: per la prima volta, si parla non solo della necessità di conquistare aree e centri urbani, ma anche di pianificare la fase successiva del controllo e della gestione dei territori conquistati. I Talebani non mirano soltanto a mettere in difficoltà il governo Ghani, già indebolito da una profonda crisi politica, ma mirano sempre più a presentarsi come un’alternativa valida.

Che il governo afghano sia in profonda crisi, lo dimostra la visita di John Kerry, il segretario di Stato Usa, arrivato a sopresa il 9 aprile a Kabul, dove ha incontrato sia il presidente Ghani sia il «quasi primo ministro», Abdullah Abdullah. É stato proprio Kerry, nel settembre 2014, a imporre la coabitazione forzata ai due, che si accusavano reciprocamente di brogli elettorali: governate insieme o niente soldi, aveva detto Kerry. Ne è nato un accordo per un governo bicefalo: accanto alla carica del presidente, è stata istituita una nuova figura, quella del Ceo, Chief of Executive Officer, destinata appunto ad Abdullah.

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Kabul boom

Blog – E. Campofreda – 19 aprile 2016

KabulBoom 300x191Enorme esplosione stamane a Kabul in un’area affollata di passanti, presso un capolinea di autobus. Finora si contano 28 morti e oltre trecento feriti, ma vista l’entità della deflagrazione si cercano altre vittime sepolte sotto le macerie e sono possibili ulteriori decessi fra i colpiti più gravi. L’esplosione è rivendicata dal movimento talebano. L’attentato è stato provocato facendo deflagrare un camion presso la sede di un sedicente ‘Direttorato della Sicurezza’ che fornisce guardie del corpo ai parlamentari.

Secondo notizie tuttora non confermate dopo l’esplosione un gruppo armato avrebbe provato a entrare nell’edificio facendosi largo a raffiche di mitra, sarebbe comunque stato respinto.
Testimonianze raccolte e diffuse dalla Reuters raccontano di decine di veicoli danneggiati e della rottura di vetri in un’area molto ampia. La nuova campagna di primavera lanciata, come accade da tempo, dai taliban aveva già avuto un precedente episodio giorni fa con il suicidio d’un kamikaze su un bus a seguito del quale erano morti d’una dozzina di soldati.
Secondo Adbullah, accorso sul luogo dell’attentato, la barbarie talebana prosegue la sua strada, mostrando il lato sanguinario di sempre.

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161 BAMBINI UCCISI IN AFGHANISTAN NEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2016.

The Post Internazionale – 17 aprile 2016.

nel primo trimestre del 2016 sono 161 i bambini uccisi in afghanistan orig mainSecondo un rapporto delle Nazioni Unite sono soprattutto donne e bambini le vittime delle offensive dei Taliban contro il governo afghano.

Nel primo trimestre del 2016, da gennaio a marzo, sono 161 i bambini uccisi e 449 i feriti nelle operazioni militari lanciate dai Taliban contro il governo di Kabul. Il numero delle vittime coinvolte nei combattimenti e nelle offensive urbane in numerose province dell’Afghanistan, sono aumentate del 29 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015.

Lo ha reso noto domenica 17 aprile un rapporto della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama).
“I combattimenti persistono nei pressi di scuole, di campi da gioco, di case e cliniche. Si continuano a usare esplosivi in quelle zone, in particolare ordigni improvvisati.
E se ciò continua, allora il numero dei bambini uccisi o mutilati aumenterà in maniera spaventosa”, ha dichiarato il direttore di Unama, Danielle Bell.

Il rapporto ha anche precisato che il numero complessivo delle vittime civili in Afghanistan, soprattutto donne e bambini, negli primi tre mesi del 2016 si è attestato a 1.943, di cui 600 morti e 1343 feriti. Il numero dei morti ha registrato un calo del 13 per cento rispetto al primo trimestre del 2015, ma si è registrato un incremento significativo del numero dei feriti (11 per cento).
Questi numeri dimostrano come quasi un terzo delle vittime sono bambini.
Il rapporto delle Nazioni Unite ha inoltre sottolineato come la maggior parte delle vittime sono state causate dalle forze anti governative, ma in numero minore anche dalle forze di sicurezza che hanno spesso utilizzato armi ed esplosivi, come mortai e granate, a poca distanza dalle aree civili.
I dati diffusi dal rapporto delle Nazioni Unite sono stati pubblicati pochi giorni dopo l’annuncio da parte dei Taliban della loro offensiva annuale di primavera, che ha visto l’intensificarsi degli attacchi contro la città di Kunduz, nel nord dell’Afghanistan, e pesanti combattimenti nella provincia meridionale dell’Helmand