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Autore: Anna Santarello

Il mistero della donna a piedi scalzi per le strade di Kabul

Marta Serafini – Corriere della Sera 11 dicembre 2014

79617560 kabulwoman knQ U43050370098551OX 593x443Corriere Web SezioniA piedi scalzi e a gambe scoperte per le strade di Kabul. Sta facendo il giro del mondo un’immagine che secondo quanto riporta la Bbc sarebbe stata postata su Facebook dal giornalista locale Hayat Ensafi. «Ho scattato perché non avevo mai visto una donna vestita in questo modo per le strade della città», ha raccontato il reporter.

Quel cappotto vinaccia, quelle calzette viola e soprattutto quel polpaccio scoperto non avrebbero sconvolto durante gli anni ’60-’70 quando le donne erano libere di andare in giro come volevano. Ma ora che i talebani hanno imposto alle donne i burqa blu, vedere quella ragazza libera e incurante delle conseguenze fa discutere.

La reazione delle donne

L’immagine, vera o falsa che sia, ha suscitato una marea di reazioni sui social. E sono molte le donne afghane che hanno salutato il suo coraggio con entusiasmo.

«È il suo corpo, non il vostro. È libera di fare quello che le pare», scrive qualcuno su Facebook. «Il mio corpo, il mio diritto di non essere obbligata al velo», rivendica una donna.

Ma c’è anche, in genere di sesso maschile, che ha criticato aspramente il comportamento della donna, la cui identità, secondo quanto riporta la Bbc, rimane ancora sconosciuta. «Viviamo in un paese musulmano, non possiamo tollerare un comportamento del genere», tuona Ahmed. Ma c’è da star certi che questa foto ha mosso qualcosa nell’animo delle donne afghane.

 

Attentato nel centro culturale francese, almeno un morto

Internazionale – 11 dicembre 2014

110614998 21d36ba7 d90e 4c7e 8ce1 f298e5f5f711Un’esplosione ha colpito un centro culturale francese all’interno di una scuola a Kabul. Almeno una persona è morta e quindici sono state ferite. Al momento dell’attacco dentro l’istituto si stava svolgendo una performance teatrale e musicale dal titolo Battito cardiaco: silenzio dopo l’esplosione.

Secondo le prime testimonianze, l’attentatore è un adolescente. Si tratta dell’ultimo di una serie di attacchi contro obiettivi stranieri nella capitale afgana. Il Lycee Estaqlal è gestito dal governo francese e si trova vicino al palazzo presidenziale, nel cuore di Kabul. Ap

Nel rapporto sulle torture la mappa dei Paesi che ospitavano le prigioni segrete della Cia

ADNKRONOS – 10 dicembre 2014

B4bbAVjIgAAxKxENel rapporto sulle torture della Cia sono stati omessi i nomi dei paesi che hanno collaborato con Washington nel portare avanti i programmi tra il 2002 e il 2006. Gli ‘omissis’ rappresentano una vittoria dell’ultimo minuto per Casa Bianca e intelligence americano che temevano che venissero rivelati nero su bianco i nomi di questi paesi, in particolare quelli che hanno ospitato le prigioni segrete della Cia, che si erano resi disponibili contando appunto sulla segretezza di questi programmi.

Nel rapporto così i diversi paesi e le diverse prigioni segrete vengono identificati con un colore. Ma il Washington Post ha facilmente decodificato il codice ed ha pubblicato sul sito una mappa, in cui si mostra come quando si parla di “black site” si parla della Romania, mentre il sito blu è la Polonia, quello violetto è la Lituania e quella verde è in Thailandia. Per l’Afghanistan i colori sono quattro come le prigioni segrete, grigio, cobalto, arancione e marrone.

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Afghanistan: Usa chiudono carcere Bagram

Redazione ANSA – NEW YORK – 10 dicembre 2014

277864de31612f6db711c7148faa175aGli Stati Uniti hanno chiuso il carcere di Bagram in Afghanistan e non hanno più detenuti in quel Paese. Lo riferisce il Pentagono. Si chiude così un capitolo controverso della lunga ‘guerra al terrore’ contro al Qaida, con Bagram al centro di polemiche passate legate a presunte torture sui prigionieri.

Talebani usano libri di testo pro jihad finanziati dagli Stati Uniti per indottrinare i bambini

Adnkronos – 09/12/2014

talebani bambini infoI Talebani stanno indottrinando i bambini afghani con libri di testo che esaltano il jihad e che sono stati finanziati dagli Stati Uniti. Tutto parte dagli anni Ottanta, quando Washington spese milioni di dollari per produrre e diffondere libri di testo anti-sovietici agli studenti afghani.

Nei testi rivolti alle scuole elementari si sostiene l’ideologia jihadista, utile agli Usa nel periodo nella Guerra Fredda, così come si parla di soldati, mine, proiettili e pistole. Stampati in pashto e dari, le due principali lingue parlate in Afghanistan, libri come ‘The Alphabet for Jihad Literacy’ sono stati prodotti sotto gli auspici dell’Agenzia Usa per lo Sviluppo internazionale dell’Università del Nebraska a Omaha e introdotti in Afghanistan attraverso la rete costruita dalla Cina e dall’intelligence militare pakistana, l’Isi.

Dalla deposizione del regime talebano nel 2011, le autorità afghane hanno investito molto per contribuire a modernizzare il sistema dell’istruzione pakistana, aprendolo alle ragazze e modificando i programmi scolastici messi a punto dai Talebani. Ma molto resta ancora da fare e i testi scolastici antisovietici e pro jihad sono ancora in circolazione, nonostante nel 2002 l’Unicef abbia bruciato molti libri ”militarizzati”.

Dana Burde, professoressa della New York University, ha detto inoltre che i Talebani stanno ristampando i vecchi libri jihadisti sponsorizzati dagli Stati Uniti per influenzare i bambini nelle zone dove i militanti sono ancora attivi. Al-Jazeera America riporta un esempio citato da un libro per l’uso della lettera ‘T’, che sta per “topak” ovvero pistola. ”Mio zio ha una pistola – recita il testo – Lui fa il jihad con la pistola”.

Tra gli insegnamenti, anche quello che Kabul può essere governata solo dai musulmani e che i russi sono degli invasori e degli infedeli.

Afghanistan: fine 13 anni missione Isaf

Redazione ANSAANSA – KABUL  8 dicembre 2014

d4e71651771fa74caac5bb090958f1b4Il comando congiunto della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) ha realizzato oggi all’aeroporto internazionale di Kabul una cerimonia di conclusione della sua missione di combattimento in Afghanistan durata 13 anni.

In un comunicato l’Isaf ha riferito le parole del comandante in capo, generale John F. Campbell, secondo cui “ci accingiamo a spostare nel prossimo futuro l’attenzione dal combattimento all’assistenza alle forze di sicurezza afghane”.

NON C’È PACE SENZA GIUSTIZIA!

FB.com/SAAJS.Afghanistan – 6 dicembre 2014.

228959 260859467260506 2932230 n copyIl SAAJS, Social Association of Afghan Seekers, i famigliari delle vittime afghane, che da anni chiedono un Tribunale Internazionale per processare gli assassini tuttora al governo del Paese, in occasione della Giornata Mondiale per i Diritti Umani organizza una serie di manifestazioni a Kabul e nei dintorni: il 7 dicembre verranno depositati fiori sul luogo della strage di AFSHAR (65.000 civili uccisi dalle bande di Massoud); dall’8 al 10 dicembre una mostra fotografica delle vittime presso l’ex Palazzo Reale (Daralaman Palace); una manifestazione davanti alle fosse comuni dove sono stati seppelliti i corpi di migliaia di civili afghani uccisi nell’ultimo trentennio.
DON’T FORGET, DON’T FORGIVE!

[Trad. a cura di Cisda]

Kabul sotto il fuoco e senza governo.

Il Manifesto di Giuliano Battiston – Kabul, 3.12.2014

patikaAfghanistan. Sotto il tiro di ben 11 attentati in due settimane il Paese, grazie al regalo Usa, resta spaccato tra il neopresidente Ghani e il quasi premier Abdullah. Intanto resta in alto mare l’annunciato negoziato con i talebani. La missione Isaf/Nato finisce ufficialmente a dicembre.

In que­sti giorni si muore facil­mente a Kabul. Più del solito. Qual­cuno prova a tenere il conto degli atten­tati: 11 nelle ultime due set­ti­mane. «Io ci ho rinun­ciato», dice scon­so­lato Rafat, che «pre­si­dia» distrat­ta­mente l’ingresso di una fon­da­zione cul­tu­rale che vive gra­zie ai fondi degli stra­nieri, in que­sti giorni l’obiettivo pre­fe­rito dei Tale­bani. La fon­da­zione è a un cen­ti­naio di metri dal Comando cen­trale della Poli­zia, sul viale Salang Wat. Un atten­ta­tore sui­cida è riu­scito a infi­larsi anche qui, in uno dei luo­ghi più pro­tetti di Kabul. Pun­tava al capo della poli­zia, al gene­rale Zahir Zahir, ma è riu­scito ad ucci­dere solo un suo brac­cio destro.

Dopo la recente serie di atten­tati, il gene­rale è stato comun­que silu­rato dal neo-presidente, Ash­raf Ghani.
Il nuovo governo si è inse­diato il 29 set­tem­bre, dopo una lunga con­tesa post-elettorale tra i due can­di­dati alla pre­si­denza, l’ex mini­stro delle Finanze Ash­raf Ghani e l’ex mini­stro degli Esteri Abdul­lah Abdul­lah.

Ma il governo ancora non c’è. Per molti, il dete­rio­ra­mento della sicu­rezza dipende dalla lati­tanza della nuova ammi­ni­stra­zione. «Si pro­cede di annun­cio in annun­cio, ma i mini­stri ancora non sono stati scelti. Que­sto ritardo dan­neg­gia il paese. Abbiamo biso­gno di misure urgenti per rilan­ciare l’economia, com­bat­tere la cor­ru­zione, con­tra­stare le forze anti-governative».

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USA e Gran Bretagna non abbandoneranno l’Afghanistan. Ma la strada verso la stabilizzazione è ancora lunga.

International Bussiness Time – Mondo, di Luca Lampugnani – 5 dicembre 2014

50781 il presidente afghano ashraf ghani ahmadzai a londraEntro la fine dell’anno le truppe NATO si lasceranno alle spalle l’Afghanistan, Paese dove sono impegnate ormai dal 2001. Tuttavia, nonostante la momentanea apparente tenuta dell’attuale governo di unità nazionale deciso a tavolino dal presidente Ashraf Ghani Ahmadzai e dal “Chief Executive Officer” Abdullah Abdullah – i due si sono dati battaglia sino all’ultimo nel corso della successione ad Hamid Karzai, situazione incandescente stemperata solo dall’intervento diretto del Segretario di Stato USA John Kerry -, Kabul è ben lungi dall’essere in condizione di reggersi in piedi e camminare sulle proprie gambe.

In tal senso, da considerarsi emblematico è proprio il caos politico (e sociale) degli ultimi anni – corruzione e terrorismo in testa -, legato a doppia mandata alle disastrose condizioni di salute in cui versa la fragile economia del Paese. Basti pensare, scrive Euronews, che i due terzi delle entrate che giungono alle casse di Kabul sono frutto di aiuti internazionali.

Per questo motivo, come riportato dalle principali agenzie internazionali, giovedì si sono riuniti a Londra i rappresentanti di 60 Paesi ‘finanziatori’ dell’Afghanistan, tra cui ovviamente il già citato John Kerry e il primo ministro inglese David Cameron. Entrambi, riporta il Washington Post, si sono fortemente impegnati affinché Kabul non venga abbandonata anche in seguito al ritiro – comunque parziale – del contingente NATO, formato principalmente proprio da Stati Uniti e Gran Bretagna.

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Conferenza sull’Afghanistan a Londra.

ANSA.IT Mondo – 4 dicembre 2014

81f1b36ae3dcec292e30a6cba0de664cPresidente Ghani spiega il suo progetto per far uscire il Paese da anni di conflitto.

Si è aperta a Londra la conferenza internazionale sul futuro dell’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato. L’evento è stato organizzato dal premier britannico David Cameron e dal presidente afgano Ashraf Ghani, che dopo la sua recente elezione potrà spiegare ai partner di tutto il mondo il suo progetto per far uscire il Paese da anni di conflitto e avviarne la ricostruzione.

Alla conferenza partecipano il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il premier del Pakistan, Nawaz Sharif.