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Autore: Anna Santarello

Afghanistan: Ghani, rafforzare ruolo donne. Presentato programma Usa da 216 mln dollari

Redazione ANSA Kabul  8 novembre 2014

5a76bf256eb98a846b4ac99b3c6bea99Il ruolo svolto dalle donne nella società afghana e’ insufficiente e va rafforzato con specifici programmi e con una maggiore loro inserimento a tutti i livelli del governo e delle pubbliche amministrazioni.

Lo ha dichiarato il presidente afghano Ashraf Ghani. Il discorso è stato tenuto in occasione della presentazione a Kabul di un programma di USAID per permettere a 75.000 donne afghane di diventare leader nei rispettivi settori di intervento”.

L’Esercito degli Stati Uniti ‘perde’ in Afghanistan equipaggiamento militare per un valore di 420 milioni dollari

Philip Sherwell – The Telegraph – 5 novembre

afghanistan US lea 3096915bIl Sergente Jason Sherman del Nebraska riordina le attrezzature lasciate alla partenza delle unità idall’Afghanistan Foto: Getty Images

L’esercito degli Stati Uniti, secondo un’imbarazzante indagine interna, in Afghanistan ha “perso” materiale militare del valore di 420 milioni di dollari, compresi i sistemi di armi sensibili, veicoli, dispositivi di crittografia e di attrezzature di comunicazione.

La relazione dell’ispettore generale del Pentagono ha criticato i funzionari dell’esercito per la lentezza nel segnalare e investigare le perdite delle apparecchiature, in gran parte molto importanti, dalle sue principali basi operative a Bagram e Kandahar.

L’inchiesta non ha concluso come si siano verificate le “perdite di inventario 2013” di 156.000 pezzi di materiale  pesante, ma ha osservato una serie di carenze nella vigilanza, nella contabilità e nela tenuta dei registri.

Non è chiaro se delle apparecchiature potrebbero essere cadute nelle mani del nemico, ma la relazione ha sottolineato i costi e le sfide che gli Stati Uniti devono affrontare, ora che si sta avviando il disimpegno dalle operazioni militari in Afghanistan dopo 13 anni. Il ritiro potrebbe costare un ulteriore 7 miliardi dollari, secondo le stime del Pentagono.

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Paolo Gentiloni ministro degli Esteri. Dall’Isis all’Ucraina, dall’Afghanistan ai Marò, le sfide che lo attendono

Umberto De Giovannangeli, L’Huffington Post – 31 ottobre 2014

n PAOLO GENTILONI large570 300x125Estratti dall’articolo:

“Le crisi internazionali bussano alla porta della Farnesina. E non attendono il rodaggio del nuovo ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Il Medio Oriente in fiamme, la Libia diventata un avamposto jihadista alle porte dell’Italia, la crisi russo-ucraina tutt’altro che risolta. E ancora: il ritiro dei nostri soldati dall’Afghanistan;…….

AFGHANISTAN. Entro l’anno dovremmo completare il ritiro dei nostri soldati dal “pantano afghano”. Un pantano insanguinato. Ma l’Afghanistan che lasciamo è un Paese tutt’altro che pacificato. La nuova dirigenza di Kabul chiede all’Occidente, e dunque all’Europa, e dunque all’Italia, di non lasciare campo libero, perché quel campo potrebbe essere riconquistato dalle milizie dei Talebani. Il neo ministro degli Esteri sarà chiamato a decidere, in concerto con gli alleati, in che modo non far coincidere la exit strategy annunciata con un inglorioso abbandono. Anche qui una problematica “quadratura del cerchio”…”

Il Governo contro la pubblicità che mostra una presenza femminile.

PAN 3 novembre – Rawa News

AFGHANISTAN F 0325 Arrestato direttore TV copy“Chiediamo a tutti i media di evitare di mandare in onda annunci pubblicitari che portino ad una distorsione culturale e diffondano il vizio o che possano spingere i giovani all’immoralità”

Il Ministro dell’Informazione e della Cultura lunedì ha chiesto a tutti i canali TV di evitare di mandare in onda pubblicità che abbiano una presenza femminile.

Sono state minacciate azioni legali a chi contravviene ciò e si afferma inoltre che : “Tutte le pubblicità, nelle quali le donne sono usate a scopo decorativo o come strumento per pubblicizzare la moda, nei fatti degradano la posizione delle donne afghane”.

Il capo del gruppo di difesa dei media indipendenti (NAI),  Sadiqullah Tawhidi, ha detto all’emittente Pajhwok Afghan News che loro appoggeranno ogni azione nell’ambito della legge sui media.

Ha spiegato che il 90% dei canali TV contano sulla pubblicità. Ha detto che la proibizione della presenza femminile nelle pubblicità avrebbe creato problemi economici per tutti i canali televisivi.

Un membro del’Accademia delle Scienze, Akbar Jan Folad, ha accolto con favore la presa di posizione del governo. “Tali pubblicità provocano dure reazioni nelle aree remote, dove la gente pensa che il governo abbia concesso molta libertà alle donne. Inoltre i Talebani traggono vantaggi da queste pubblicità nella loro propaganda.”

Afghanistan: razzo dei talebani sul carcere della base di Bagram, feriti detenuti

1 novembre 2014 – Ristretti Orizzonti

664e7f89932dae261d19fd63c5fdf1f7 LI talebani afghani hanno sparato ieri alcuni razzi sulla base aerea di Bagram, nella provincia centrale di Parwan, uno dei quali ha colpito la prigione locale causando il ferimento di 26 detenuti. Lo ha reso noto oggi il ministero della Difesa a Kabul.

Il portavoce del ministero, generale Zahir Azimi, ha precisato che l’incidente è avvenuto ieri pomeriggio quando due razzi lanciati dagli insorti si sono schiantati all’interno della base aerea, apparentemente senza causare vittime.
Nel carcere colpito, ha aggiunto, si trovano soprattutto militanti talebani.

Da parte sua il capo della polizia di Parwan, generale Mohammad Zaman Mamozai, ha detto all’agenzia di stampa Pajhwok che i feriti sono in condizioni stabili in ospedale e che i razzi sono stati sparati dalle montagne del distretto di Qarabagh.

Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha rivendicato l’operazione senza però fornire un bilancio delle vittime o dei danni provocati.

Programma Ghani: business, patria e sicurezza

2 novembre 2014 – Enrico Campofreda dal suo blog

ghani dostamNel Paese abbiamo 4.000 affaristi e molti sono pronti a lanciarsi sul mercato cinese” dichiara il presidente afghano Ghani di ritorno da un viaggio a casa dell’immenso e potente vicino, sempre più interessato a ciò che c’è sotto il suolo afghano e preoccupato a cosa si muove sopra.

All’inverso alcuni di questi businessmen si mostrano assillati dalla scarsa sicurezza che ostacola le procedure mercantili.

Probabilmente non si tratta di quel genere d’imprenditori che sull’instabilità della nazione hanno creato personali fortune, passando dal ruolo di signore della guerra a politico e affarista, come Fahim vicepresidente di Karzai, defunto per infarto nei mesi scorsi.

O quell’altro tipo di capitano d’impresa che è stato Ahmed, il fratello del presidente. Faccendiere chiacchieratissimo che prestava servizi alla Cia, e signore dell’oppio, morto anche lui (nel 2011) ma non naturalmente.
Venne fatto fuori, o dalla stessa Intelligence statunitense oppure dalla criminalità internazionale con cui pattuiva tranche dell’immenso business di coltivazione, trasformazione e traffico di eroina e altri derivati dell’oppio.

La maggiore riserva di denaro per l’Afghanistan, assieme ai fondi degli aiuti internazionali.

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SOSTENIAMO LA RESISTENZA DI KOBANE!

Solidarity Party of Afghanistan – 1 Novembre 2014, Documents

Ormai da diverse settimane l’indomita popolazione di Kobane, donne e uomini, giovani e anziani, resistono strenuamente contro i barbari dell’ignoranza e del terrore. Tanta fermezza ha guadagnato loro il sostegno di quanti lottano per i diritti e la libertà in tutto il mondo.
Sono state organizzate ovunque nel mondo manifestazioni di solidarietà con Kobane.

Ciò che rende il movimento di Kobane uno straordinario esempio di coraggio è la presenza delle donne in prima linea in questa guerra di resistenza. Donne determinate e consapevoli, con cuori colmi di amore, che non lasceranno mai la propria terra a bande di criminali preistorici. L’esempio delle donne curde di Kobane è una grande lezione di amore e di umanità per il Paese e per tutte le nazioni oppresse. Una popolazione unita non sarà mai sconfitta!
Non è un segreto per nessuno che l’ISIS è una creatura degli USA, di Israele e del Regno Unito.

ISIS è stato foraggiato e armato con i più moderni armamenti dagli alleati di Turchia, Arabia Saudita, Giordania e Qatar. Questo gruppo ultra-reazionario e disumano, al pari dei Talebani e di Al-Qaeda, sta spianando la strada, nel nome dell’Islam, ai piani neo-colonialisti degli USA e dell’Occidente. Travolgono il Medio Oriente con fuoco e fiamme in maniera tale da consentire ai Paesi imperialisti di attuare i loro piani di lungo periodo in questa area strategica.

La Coalizione Internazionale contro l’ISIS, guidata dagli USA, è pura demagogia. Da una parte, gli alleati ipocriti proclamano slogan anti-ISIS e annunciano raid aerei contro di loro, e dall’altra continuano a sovvenzionare una guerra criminale contro il popolo siriano, armando e finanziando l’ISIS senza vergogna, mentre i difensori di Kobane muoiono al confine turco perché viene loro negato l’ingresso nel Paese. Il governo turco ostenta il proprio antagonismo verso lo stesso regime di Bashar al-Assad che ha coccolato fino al 2004, quando i curdi venivano torturati nelle prigioni turche.

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Disastro Afghanistan. I dati «nascosti» dall’America: ogni giorno 61 attacchi talebani, quasi tremila morti in un anno.

Tempi – 1 Novembre 2014.

Le forze afghane sono impotenti. La produzione illegale di oppio è raddoppiata rispetto al 1999 e genera profitti per circa tre miliardi di dollari.

Gli occhi del mondo sono puntati sull’Iraq e sulla Siria, dove lo Stato Islamico non dà segni di cedimento. Ma anche in Afghanistan la guerra contro il terrorismo islamico non sembra sortire effetti: nel 2014 gli attacchi dei talebani sono tornati ai livelli del 2011 e la produzione di papavero da oppio, che alimenta il giro d’affari degli estremisti, è più che raddoppiata rispetto agli anni ’90. Lo afferma il quarto rapporto Sigar (ispettorato generale per la ricostruzione dell’Afghanistan), presentato giovedì al Congresso americano. Il rapporto delinea un quadro fosco della situazione nel paese.

ESERCITO INCAPACE. L’accusa più pesante al Pentagono fatta dagli ispettori per la ricostruzione è di aver bruscamente secretato documenti fondamentali per valutare le capacità militari dell’Afghanistan. L’ispettorato generale, nel rapporto, si è detto «profondamente turbato dalla decisione» della coalizione internazionale – in testa il Pentagono – «di classificare la sintesi della relazione che valuta la capacità dell’Ansf».

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AFGHANISTAN: La lotta di Mariam e i diritti delle donne afghane.

East Journal – 28 ottobre 2014, di Natalia Benedetti.

«Mariam non è il mio vero nome» mi rivela la donna afghana che ho di fronte, il suo volto rimane impassibile. La incontro a Bologna, ad una conferenza organizzata da CISDA, Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane, si presenta come portavoce di RAWA: Revolutionary Association of the Women of Afghanistan. Un’identità fittizia, il viso nascosto durante le interviste, sono soltanto alcune delle precauzioni necessarie per poter sopravvivere in Afghanistan se si lavora per un’organizzazione politica che si pone l’obiettivo di tutelare i diritti delle donne, soprattutto se tu stessa sei una di loro.

RAWA viene fondata nel 1977 da un gruppo di studentesse afghane. L’idea rivoluzionaria di creare un’associazione politica indipendente che promuova l’emancipazione femminile, ne tuteli i diritti e la partecipazione alle attività socio-culturali nasce dalla presa di coscienza che un cambiamento così rivoluzionario possa compiersi soltanto attraverso l’accesso libero all’istruzione.

La fondatrice Meena viene assassinata nel 1987 a Quetta, in Pakistan, e RAWA non ha mai potuto aprire una sede ufficiale in Afghanistan a causa delle intimidazioni di alcuni gruppi della popolazione e delle pressioni del governo che giudica i suoi valori troppo radicali e occidentali.
Si sviluppa un movimento che opera underground: una rete nascosta di volontarie e volontari sparsi in tutto il territorio che lavorano soprattutto attraverso il web e vivono grazie a finanziamenti privati e al supporto di alcune associazioni internazionali. Circa 2000 persone raccolgono testimonianze, stilano rapporti contenenti denuncie di violenze subite dalle donne afghane (stupri, matrimoni forzati, rapimenti) e conducono progetti educativi non ufficiali che si sviluppano porta a porta, soprattutto in Pakistan.

L’attività dell’associazione prosegue ininterrottamente: durante l’invasione sovietica, nel 1979, la guerra civile degli anni ‘90, l’arrivo delle truppe americane e della NATO che combattono il terrorismo ed il regime dei talebani. È continuata durante la presidenza di Hamid Karzai e ancora oggi con l’insediamento del nuovo governo di unità nazionale presieduto da Ashraf Ghani ed affiancato da Abdullah Abdullah come capo esecutivo. La guerra rimane una costante nelle trame della storia afghana più recente e la popolazione assiste impotente al dispiegarsi di forze nazionali ed internazionali che rispondono ad interessi politici lontani dalla loro portata, con la sfiducia che cresce nei confronti delle istituzioni e degli uomini che si alternano al potere. Mariam risponde pacatamente alle mie domande, dalle sue parole traspare una forza d’animo rara, appare desiderosa di raccontare.

Le violenze commesse nei confronti delle donne restano impunite?
Si, molti casi di stupro e violenza non sono denunciati e non arrivano nemmeno davanti alle corti dei tribunali per non macchiare l’onore delle famiglie. Recentemente c’è stato un episodio di stupro di 4 donne da parte di un gruppo di uomini che ha scatenato una forte reazione da parte della popolazione, 5 uomini sono stati condannati a morte e questo è il primo caso.

Il sistema giudiziario è sotto il controllo dei gruppi fondamentalisti e soltanto una piccolissima parte delle vittime denuncia le violenze subite, la maggior parte rimane in silenzio e ci sono moltissimi casi di omicidio d’onore attraverso cui la famiglia si fa giustizia da sola.

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Afghanistan: talebani cantano vittoria contro inglesi. Ieri l’ultimo battaglione britannico ha lasciato Helmand.

TMNews – 28 ottobre 2014

I talebani afgani cantano vittoria dopo che l’ultimo battaglione britannico ha lasciato la provincia di Helmand. In un comunicato postato sul loro sito internet, i talebani ringraziano i propri combattenti per il loro “immenso sacrificio”. “Senza dubbio i sanguinosi attacchi condotti dai mujahedeen durante gli ultimi 13 anni hanno costretto il nemico alla fuga”, si legge ancora nella nota. “Le statistiche ufficiali parlano di 500 soldati morti, ma le cifre reali sono molto più alte. Il numero dei soldati inglesi mutilati raggiunge le decine di migliaia”.

L’ultimo gruppo di militari britannici ha lasciato ieri la base di Camp Bastion, nei pressi della capitale della provincia di Helmand, Laskhar Gah, mettendo fine a una missione costata 453 vite. Nonostante le celebrazioni dei politici, compreso il primo ministro David Cameron, la provincia è rimasta una roccaforte dei talebani e una delle zone più strategiche per la produzione dell’oppio.

I ribelli hanno intensificato i loro attacchi nei mesi recenti, in vista del definitivo ritiro delle truppe della Nato previsto per la fine dell’anno. Secondo i dati dell’esercito americano, sono stati fra i 7.000 e i 9.000 gli agenti della polizia afgana uccisi quest’anno. Il governo afgano ha firmato un accordo con Usa e Nato che prevede la permanenza nel 2015 di 12.500 soldati stranieri, di cui 9.800 americani, con compiti di addestramento militare.
(fonte AFP)