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Autore: Anna Santarello

Oltre 2 milioni al giorno per la guerra

Peacereporter  20 gennaio 2011

Martedì alla Camera il voto sull’ennesimo rifinanziamento alla missione militare in Afghanistan: 410 milioni di euro per il primo semestre 2011
Martedì 25 gennaio la Camera dei Deputati vota il diciannovesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan.
Per i 181 giorni di campagna militare che vanno dal 1° gennaio al 30 giugno 2011, è prevista una spesa complessiva di oltre 410 milioni di euro, vale a dire più di 68 milioni al mese (2,26 milioni al giorno).

Un ulteriore incremento rispetto ai 393 milioni (65 al mese) del secondo semestre 2010, causato dall’invio al fronte di nuovi rinforzi che a giugno porteranno il nostro contingente a 4.350 uomini, 883 mezzi terrestri (tra blindati leggeri e pesanti, carri armati, camion e ruspe) e 34 velivoli (tra caccia-bombardieri, elicotteri da combattimento e da trasporto e droni).

Vediamo i dettagli di spesa. 380,77 milioni di euro per il mantenimento del contingente militare schierato in Afghanistan, 12,17 milioni per il personale militare della missione (125 uomini e 6 mezzi) che opera nelle basi americane negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e in Florida (Usa), 2,1 milioni per il personale della Guardia di Finanza (Isaf, Eupol e Jmous) e 5 milioni per le operazioni d’intelligence degli 007 dell’Aise (l’ex Sismi).

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In pace con i criminali, in guerra con il popolo!

Dichiarazione dell’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan (RAWA) sulla “Consultative Peace Jirga”

Invitando dei criminali come i Talebani, gli esponenti del partito di Gulbuddin Hekmatyar e altri leader della Jehad a prendere parte alla “Consultative Peace Jirga”, Hamid Karzai ha commesso un altro tradimento nei confronti del popolo afghano. Come qualsiasi fantoccio, capo di stato contro la sua stessa gente, Karzai è sceso prima a compromessi con gli assassini del 27 Aprile 1978 (giorno in cui il PDPA, partito socialista filo-comunista, diede vita alla cosiddetta “rivoluzione di aprile” N.d.T.) e del 28 Aprile 1992 (giorno in cui l’Alleanza del Nord ha preso il controllo di Kabul N.d.T.) affidando loro ruoli chiave nel governo e successivamente nominando i due noti signori della guerra, Karim Khalili e Qasim Fahim,come suoi vicepresidente. Egli definisce i Talebani e i terroristi del partito di Hekmatyar “Figli d’Afghanistan” e cerca di condividere il potere con loro od offre loro la possibilità di avere asilo politico in qualsiasi Paese a loro scelta. Karzai permette loro di muoversi indisturbati in modo tale da poter mantenere facilmente queste regole di stampo mafioso.

Un noto terrorista appartenente al partito islamico di Hekmatyar, Farooq Wardak, è stato incaricato di gestire la Jirga. Inoltre, i delegati dello stesso partito sanguinario di Hekmatyar sono stati ricevuti a Kabul come se fossero delle celebrità dello show business, mettendo a loro disposizione i media locali. La reputazione di criminali come Mullah Wakil Ahmad Motawakal, Mullah Zaef, Humayun Jarir, Abdul Hadi Arghandewal, Sabaoon, Mullah Rocketi, di molti altri terroristi talebani e di esponenti del partito islamico è stata indorata nel corso degli ultimi anni. Tutte queste cose, non solo mettono in luce la vera natura e i reali obiettivi della Jirga, ma costituiscono anche un insulto alla nostra gente, che ha visto la propria liberazione nel processo e nella condanna di Khalqi, Parchami, Jehadisti e di alcuni Talebani, ma sentono ancora sul proprio corpo il peso delle ferite procurategli da questi brutali nemici.

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Convegno “L’ALTRO AFGHANISTAN” Berlino 28 e 29 gennaio

Dopo nove anni di intervento della NATO in Afghanistan NON c’è pace in vista. Invece assistiamo ad un’ulteriore escalation della guerra e un sempre più alto numero di vittime civili. La sicurezza è peggiorata. Nella popolazione prevalgono povertà e disperazione. Talebani e signori della guerra sono al potere in molte province. Signori della guerra e fondamentalisti occupano posti nel governo o sono membri del Parlamento.
 
Ma c’è anche un altro Afghanistan: donne e uomini coraggiosi che lottano per uno sviluppo democratico e pacifico. Un tale processo può venire solo dal basso e richiede la partecipazione della popolazione alla vita politica e sociale.
 
Il gruppo della sinistra chiede il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e il sostegno dei movimenti della società civile afghana. L’intervento militare non potrà mai trasformarsi in un processo politico. Questi movimenti democratici sono infatti bersaglio di un fuoco incrociato.
 
Pertanto, gli afghani impegnati in questi movimenti democratici sono stati invitati dalla LINKE a Berlino. Questi attivisti hanno spesso rischiato la vita battendosi contro la guerra e per la democrazia in Afghanistan e la LINKE ritiene che solo facendo sentire le voci autentiche dell’Afghanistan si può avviare un processo di pace in Afghanistan. La conferenza prevede inoltre uno spazio di incontro tra i relatori e gli afgani che vivono in Germania.
 
Alcuni dei relatori che sono stati invitati:
 
Malalai Joya, politica e attivista per i diritti umani e per i diritti delle donne. È stata eletta membro del Parlamento Afghano nel 2005 per la provincia di Farah. Divenne nota a livello internazionale quando nel 2003 a 23 anni venne eletta nella Loya Jirga, Assemblea Costituente, e alzò la voce e condannare i signori della guerra presenti in Parlamento. Nel 2007 è stata sospesa per le sue critiche ai signori della guerra presenti nel governo Karzai e in Parlamento. Joya da allora ha vissuto in clandestinitò, è sopravvissuta a diversi attentati ed è stata più volte ospite della LINKE a Berlino. E’ stata Direttrice di OPAWC (Organizzazione per la promozione dei diritti della donna), La sua biografia è stata pubblicata nell’aprile 2009 con il titolo: “Finché avrò voce”.

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Afghanistan redacted

Peacereporter – 19 gennaio 2011

La stampa iraniana riporta la notizia, ancora non confermata, di tre ragazzine afgane rapite e stuprate – una a morte – da soldati americani nella provincia di Farah, che ricade sotto il comando militare italiano
Secondo quanto riportato dalla stampa iraniana, soldati americani di stanza nella provincia afgana sud-occidentale di Farah – che ricade sotto il comando militare italiano di Herat – avrebbero rapito e stuprato tre ragazzine afgane, causando la morte di una di loro, figlia di un uomo politico locale.

I militari statunitensi, che viaggiavano a bordo di cinque furgoncini Toyota Hiace, avrebbero portato le vittime in una base, e lì le avrebbero sottoposte a violenze sessuali di gruppo. Una di loro sarebbe deceduta per la grave emorragia causata dalle ripetute violente penetrazioni; le altre due sarebbero state ricoverate presso una struttura medica militare.

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Il mullah Omar operato in Pakistan dopo un attacco cardiaco

Corriere della Sera – 19 gennaio 2011
MILANO – Il mullah Omar, leader dei talebani afghani, sarebbe stato operato in Pakistan in seguito a un attacco cardiaco con l’aiuto dell’Isi, i servizi segreti di Islamabad. Lo riporta il Washington Post. Il mullah Omar avrebbe subito un attacco cardiaco lo scorso 7 gennaio e sarebbe stato ricoverato per alcuni giorni in un ospedale vicino a Karachi. Come fonte, il giornale cita un documento della rete privata di intelligence guidata da ex ufficiali della sicurezza Usa, The Eclipse Group, che a sua volta si base sulle dichiarazioni di un medico anonimo dell’ospedale.

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La Procura: “Tra gli immigrati clandestini probabile la presenza di terroristi”

Repubblica – 12 gennaio 2011

L’allarme del procuratore aggiunto Pietro Saviotti  dopo un’operazione che ha smantellato un’organizzazione dedita all’immigrazione clandestina tra l’Afghanistan e Paesi del centro e nord Europa.
Un flusso costante di immigrati clandestini pronti a spendere cifre da capogiro pur di giungere in Italia, e da qui in molti paesi dell’Europa. Per oltre due anni a gestire gli “ingressi” sul suolo italiano era una organizzazione composta da cittadini dell’Afghanistan e del Pakistan smantellata al termine di una indagine coordinata della Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotta dalle Squadra Mobile delle Questure di Roma e Bolzano e della Digos della Questura di Frosinone, coordinata dal Servizio Centrale Operativo. In totale sono 48 i provvedimenti di custodia cautelare emessi, di cui 26 già eseguiti: il reato ipotizzato è quello di associazione per delinquere finalizzati all’immigrazione clandestina.

Gli inquirenti non escludono che tra le migliaia di persone giunte in Italia in questi due anni potrebbero esserci anche soggetti che hanno “partecipato ad attività di terrorismo internazionale”. “Si tratta di sospetti su cui stiamo effettuando i controlli”, puntualizza il procuratore aggiunto di Roma, Pietro Saviotti. 

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Immigrazione: dall’Afghanistan con falsi documenti, 48 arresti

12 gennaio 12:25 (ANSA)

L’Italia come ponte per il trasferimento di clandestini dalle Regioni dell’Afghanistan ai paesi del centro e nord Europa, dietro pagamento di ingenti somme di denaro.

È quanto emerso da un indagine delle Squadra Mobile di Roma e Bolzano e della Digos di Frosinone, coordinata dal Servizio Centrale Operativo e dai Sostituti Procuratori della DDA della Procura di Roma Leonardo Frisani e Francesco Polino, conclusasi con l’emissione di 48 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

(ANSA)

Afghanistan – Programma televisivo “Niqab” (La Maschera): le donne raccontano pubblicamente le sofferenze subite

Da: WUNRN

damon.afghan.tv .abuse .cnn .640x360 300x168Da Arwa Damon, CNN – 3 gennaio 2011

Kabul, Afghanistan (CNN) – “Avevo tanti sogni per la mia vita, ma quando lo vidi sparirono immediatamente”. Saraya parla sommessamente, tenendo il corpo curvo e torcendosi nervosamente le mani, mentre racconta tutto ciò che ha dovuto subire.

“Dissi a mio padre che non volevo sposarlo. ‘Perché mi fai questo?’, gli chiesi. Ma mio padre mi rispose: ‘Sei in età da matrimonio. Questa è una decisione mia, non tua’.”.

Saraya racconta che dopo soli tre giorni si rese conto di essere sposata ad un pazzo.

L’agitazione e l’emozione hanno fatto sì che non osasse mai parlare pubblicamente e liberamente di quanto le era successo, ma ora ha il viso nascosto da una “maschera”.

La metà della maschera è di colore blu pallido, il colore del “chaudari” o burqa, che simboleggia l’oppressione delle donne; l’altra metà è bianca e rappresenta l’innocenza.

Si tratta della nuova rivoluzionaria trasmissione televisiva afghana “Niqab”, che significa “Maschera”.

L’ideatrice del programma è la ventottenne Sami Mahdi.

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La vendetta afghana

di Raniero La Valle

L’Afghanistan è l’ultimo – ma non ultimo – frutto avvelenato che si è lasciato dietro il fallimento del “nuovo secolo americano”: un secolo che, nella visione parossistica di Bush e della destra americana, irresponsabilmente sostenuta dai Blair e dai Berlusconi europei, avrebbe dovuto fare degli Stati Uniti il sovrano del mondo, del dollaro il metro di misura dell’universo, del sistema neoliberista l’unico regime economico e politico consentito, e degli “Stati canaglia” un deserto.

Questa politica ha devastato l’economia mondiale, ha diffuso la povertà  perfino tra i ricchi e reso più miserabili i poveri, ha distrutto l’Iraq, ha compromesso le prospettive di pace in Medio Oriente e ha impantanato gli eserciti occidentali in Afghanistan.
 
Se noi stiamo in Afghanistan a morire, ci stiamo per questo; ma non moriamo solo noi, ma anche sono morti quasi 2000 soldati della coalizione, e 40.000 afghani tra militari e civili, mentre centinaia di reduci americani ed inglesi si sono suicidati, come denuncia un appello lanciato dall’ex vescovo di Caserta mons. Nogaro. Se siamo lì in quel contagio di morte, ci stiamo non perché abbiamo fatto una scelta di valori (mettendo in campo per esempio la Costituzione italiana), ma perché, senza scelta, ci siamo messi al servizio di quell’empio disegno. Poi, quando tornano nelle bare, un vescovo militare dice a quei ragazzi uccisi che erano “profeti del bene comune, decisi a pagare di persona per ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto”, e che lo stavano facendo “nella consapevolezza di una strategia chiara e armonica”; ma non è vero, né per la coscienza di ciò che essi stavano facendo (in realtà “lavoravano”), né per la chiarezza della strategia, di cui l’unica cosa chiara è che non si sa come uscirne.

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Afghanistan: la violenza e le tradizioni fondamentaliste impediscono a milioni di ragazze di frequentare la scuola

Da: WUNRN

AfghanistanQuesta foto mostra alcune bambine afghane mentre leggono in una scuola elementare nei sobborghi di Bamiyan.

Kabul, 1° gennaio 2010

Lo scorso sabato un funzionario del governo ha dichiarato che il peggioramento delle condizioni di sicurezza e il perseverare delle abitudini islamiche conservatrici ha impedito a quasi 5 milioni di bambini afghani di frequentare la scuola nel 2010.

I rigidi islamisti talebani vennero estromessi dal potere dagli Stati Uniti e dalle forze afghane quasi una decade fa, tuttavia molte donne non sono ancora in grado di lavorare fuori dalle loro case e, nelle zone più remote del paese, alle bambine e alle ragazze viene impedito di frequentare la scuola.

Durante la dominazione talebana alle donne era vietato usufruire dei servizi sanitari ed educativi ed erano obbligate ad indossare il burqa che le copriva da capo a piedi. Solo i bambini potevano frequentare la scuola, ma queste usanze sono tuttora ampiamente diffuse.

Diversi fondamentalisti islamici oppositori dell’istruzione femminile, hanno gettato acido sui volti di ragazze che si recavano a scuola. Inoltre, molte scuole femminili – anche a Kabul – sono state riempite di gas velenosi. Tutte queste azioni vengono rivendicate dai fondamentalisti islamici.

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