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Autore: Anna Santarello

Il giudice impone ad Abdullah Öcalan un nuovo divieto di visita di 6 mesi con gli avvocati

Uiki Onlus – 7 maggio 2022

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Non ci sono notizie dirette dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan dal 25 marzo 2021. Ora si è appreso che è stato punito con un nuovo divieto di visita di 6 mesi con gli avvocati.

Sebbene non si ricevano notizie dirette dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan da oltre un anno (dal 25 marzo 2021), gli è stato imposto un nuovo divieto di visita di 6 mesi con gli avvocati prima della scadenza del vecchio.

Il vecchio divieto divieto di visita con gli avvocati è scaduto il 22 aprile. Tuttavia la richiesta presentata dagli avvocati al giudice per l’esecuzione si Bursa 29 aprile, in cui si chiedeva una visita con Öcalan è stata respinta dal giudice.

È stato affermato che il motivo del rifiuto era un nuovo divieto di 6 mesi con gli avvocati che gli era stato imposto il 13 aprile. Nessuna informazione è stata data agli avvocati sul motivo del divieto.

La decisione di divieto è diventata definitiva il 22 aprile senza darne notifica gli avvocati che hanno presentato ricorso al giudice dell’esecuzione di Bursa il 6 maggio.

I Talebani in Afghanistan sostengono i traffici di oppio ed eroina

I fondamentalisti islamici hanno tessuto nel tempo una rete di contrabbando che vende oppio ed eroina afgana in tutto il Medio Oriente, Asia ed Europa e usa i proventi del narcotraffico per acquistare armi ed esplosivi. La nona puntata del podcast “NarcCovid” porta alla luce la forza di questa rete criminale

Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi – Il Sole 24 ore – 4 maggio 2022

afghanistan protesta studentesse

L’85% dell’oppio prodotto nel mondo proviene dall’Afghanistan che – di fatto – è un Narco-Stato. Molti analisti si spingono a dire che – dopo il pieno potere assunto dai Talebani – è un Narco-Stato anche di diritto.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga, nel 2021 il raccolto di oppio in Afghanistan è stato di 6.800 tonnellate: l’8% in più rispetto al 2020. Tradotto in altri termini, vuol dire che gli oppiacei afgani forniscono otto consumatori su dieci in tutto il mondo, inondato da circa 320 tonnellate di eroina pura trafficata dal Paese che – circa un anno fa – ha visto il ritiro dei militari statunitensi e dei loro alleati occidentali.

Questo è quanto racconta la nona puntata di “NarCovid – Fiumi di denaro per i re della droga ai tempi della pandemia”, da oggi disponibile solo su Apple Podcast. Anche questa puntata è ricca di fatti, storie, ricostruzioni e voci originali che, in questo articolo, si accennano solo.

Il rapporto dell’Onu stima che nel 2021 il fatturato derivante dagli oppiacei afgani oscillasse tra 1,8 e 2,7 miliardi – appena 43 milioni di dollari derivanti dal mercato domestico afgano – ma profitti molto più elevati sono stati realizzati nelle catene di approvvigionamento della droga fuori dal Paese. Alla fine della catena, il pallottoliere segna una cifra certamente non inferiore a 40 miliardi di dollari.

L’aumento dell’incertezza politica in Afghanistan sta facendo salire i prezzi dell’oppio, che sono quasi raddoppiati in appena tre mesi, da maggio ad agosto 2021, quando i Talebani sono tornati al potere. Il media Der Spiegel, a gennaio 2022, ha rivelato che dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021, il traffico di eroina è aumentato del 70%, a testimonianza dell’impatto negativo che ha avuto il ritorno al potere del gruppo fondamentalista in Afghanistan.

I prezzi più alti possono incentivare i contadini che seminano il papavero da oppio a coltivare di più, aumentando il raccolto dell’anno in corso. Le cattive notizie non vengono mai da sole. Accanto all’aumento della produzione di oppio ed eroina, in Afghanistan cresce anche quello delle metanfetamine. L’alta domanda, unita a un mercato globale saturo di oppiacei, potrebbe spingere ancor di più la produzione di metanfetamina e altre droghe sintetiche.

Un rapporto delle Nazioni Unite del giugno 2021 mette nero su bianco che la produzione e il traffico di droga «restano la più grande fonte di reddito dei Talebani». Una vera manna – come ascolteremo – per i signori della droga afghani coperti dal manto del potere talebano. Ma questo è solo un assaggio di quel che potrete approfondire nella nuova puntata di Narcovid. Buon ascolto su Apple Podcast.

Nelle moschee afghane il Ramadan più insanguinato

In Afghanistan la popolazione civile continua a vivere in una situazione  pericolosa dovuta agli attentati terroristici alla repressione dei talebani  oltre alla grave crisi umanitaria.

Il Manifesto, 29 aprile 2022, di Giuliano Battiston attentato moschea

“NUOVO CORSO”. A Kabul nuova strage tra i fedeli in preghiera. Stato islamico contro il sufisno sunnita e la minoranza sciita degli Hazara. I Talebani condannano, ma hanno la memoria corta

Ramadan insanguinato in Afghanistan. Continua infatti la serie di attentati contro i luoghi che, nel mese sacro per i musulmani, dovrebbero essere più protetti: le moschee.

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DOBBIAMO RESISTERE ALLA GUERRA FEMMINICIDA: LA GUERRA DI STATO TURCA DI OCCUPAZIONE DEL SUD KURDISTAN

Rete Jin29 aprile 2022  Retejin 29 04 22

Dossier del TJK-E sulla guerra di occupazione turca in Kurdistan meridionale.

Indice

1. Introduzione – La nuova fase dell’aggressione dello Stato Turco in Kurdistan.

2. Background degli attacchi

3. L’invasione e il movimento delle donne

4. Supporto e azione internazionale

1. La nuova fase dell’aggressione dello Stato Turco in Kurdistan

Il 14 aprile 2022 nuove incursioni aeree e bombardamenti hanno annunciato la nuova fase dell’aggressione turca contro il Kurdistan. Tali attacchi concentrati sulle regioni a sud del Kurdistan: Zap, Metina, Avasin, sono stati seguiti dall’avanzata di migliaia di soldati trasformandosi, quindi, in una carica su vasta scala che sta proseguendo sino ad oggi. L’obiettivo immediato dell’invasione militare è quindi lontano dall’essere le Forze di Difesa del Popolo, quanto la guerriglia curda. Ad ogni modo, questa escalation deve essere vista come la fase più recente nell’attacco supportato dallo stato turco verso la popolazione curda, verso la democrazia nella regione curda e verso le conquiste del Movimento di Liberazione Curda e del Movimento delle Donne Curde. Esploreremo questi avvenimenti dalla prospettiva del Movimento delle Donne Curde in Europa (TJK-E). Discuteremo: il contesto di questi attacchi la relazione tra la questione femminista e globalmente delle donne la necessità dell’azione internazionale per difendersi dall’aggressione imperialista.

2. Background

Il contesto politico dietro questi attacchi è l’obiettivo del partito di governo turco AKP-MHP di far rivivere le ambizioni dell’impero ottomano ed estendere il proprio controllo nella regione. Per fare ciò, la coalizione AKP-MHP cerca di dividere e distruggere il popolo curdo e di rafforzare le politiche di genocidio contro di essa. E’ importante capire gli effetti di queste politiche attraverso la regione e non solo in maniera isolata. Ciò contempla: le permanenti occupazioni oltre confine di Afrin e Serekaniye, entrambe ricche di ben documentate violazioni dei diritti umani e dei crimini contro l’umanitàl’incessante aggressione militare in Siria e nella parte ovest del Kurdistan (Rojava)la distruzione delle riserve idriche ed energetiche della società civile gli attacchi intensificati sulla regione degli Yazidi di Shengal (Sinjar) gli attacchi dei droni oltre confine sulle aree civili, incluso il campo per rifugiati Makhmour. Questi attacchi fanno parte di un’ampia strategia contro la società civile curda e contro il movimento per la democrazia, l’ecologia e la liberazione delle donne. Il governo del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) nel governo regionale del Kurdistan sta collaborando con lo stato turco nell’attuale invasione del sude del Kurdistan, incluse le incursioni nello Shengal. Tale tradimento fa anche parte di un tentativo di dividere il popolo curdo e metter l’uno contro l’altro. Nelle ultime due settimane si è assistito a molteplici azioni illegali da parte dell’esercito turco, incluso il bombardamento di quartieri abitati da civili a Kobane nonché all’uso di armi chimiche nell’invasione del Kurdistan. E’ importante sottolineare che la tempistica di questi attacchi rispetto alla guerra in coso in Ucraina, non è una coincidenza. Lo Stato Turco conta sul fatto che lo sguardo del mondo è rivolto all’Ucraina per la propria avanzata imperialista. In quanto membro della NATO, la Turchia sta sfruttando al meglio lo scontro della NATO con la Russia.

3. L’invasione e il movimento delle donne

Il movimento curdo delle donne è divenuto fonte d’ispirazione per la lotta globale delle donne. Le conquiste del movimento delle donne si sono imposte all’attenzione globale nella regione del  Kurdistan ovest (Rojava), dove il movimento  è stato capace di mettere in pratica i propri valori e costruire una partecipazione politica delle donne, l’autodifesa e varie forme di emancipazione.  Il movimento di liberazione delle donne in Rojava ha dato l’avvio ad una radicale trasformazione sociale storicamente caratterizzata dal matrimonio forzato, dalla violenza sulle donne e dalla loro esclusione in ambito economico, politico e sociale. L’aver collocato la trasformazione femminista della società curda al centro del movimento, diventando un esempio unico a livello mondiale, ha sollecitato l’attenzione ed il supporto delle femministe di tutto il mondo. In tutti gli attacchi del Movimento di Liberazione Curda, lo stato turco punta in modo deliberato e sistematico alle donne e alle organizzazioni delle donne. Ciò è stato ben documentato, in particolare dalle invasioni di Afrin e Serekaniye (8) ed include l’uso sistematico della violenza di genere e del femminicidio come strumento di guerra e occupazione (9). L’attuale offensiva militare va anche compresa all’interno di questo contesto. Le politiche dell’AKP-MHP non riguardano solo il genocidio contro i curdi; tentano di uccidere i valori del movimento, e i principi che il  movimento ssta costruendo,  attraverso una società democratica, come la liberazione delle donne. Divenendo organizzato e politicamente attivo, il Movimento delle Donne Curde, è capace di difendersi ed essere la spina dorsale di un forte movimento sociale di democrazia e contro l’imperialismo. Lo stato turco sa che il movimento delle donne ed il supporto internazionale che questo ha, sono alla base della lotta per la libertà del Kurdistan. Le implicazioni dell’imperialismo dello stato turco e il suo attacco alla trasformazione femminista sono noti globalmente. 

4. Supporto e azione internazionale

La persistente resistenza diretta dell’invasione da parte delle forze di autodifesa è stata decisiva. Oltre a questo, dall’inizio dell’invasione, le organizzazioni della società civile, i gruppi politici e i gruppi umanitari del mondo, hanno condannato questi attacchi. E’ importante intensificare il supporto internazionale. Il TJK-E si appella a tutte le organizzazioni di donne, ai movimenti, ai gruppi e ai loro alleati per supportare il popolo curdo contro l’invasione e il genocidio. Abbiamo un bisogno urgente che tutti le organizzazioni per i diritti delle donne, i diritti umani e le organizzazioni della società civile in Europa levino le loro voci contro questa guerra. Tutti i governi dovrebbero essere spinti a prendere posizione contro l’imperialismo, la brutalità e i crimini di guerra di questa guerra condotta da un membro della NATO. Chiediamo al pubblico internazionale, in particolare alle donne di tutto il mondo, di schierarsi con noi contro questi attacchi. 

Kurdish Women’s Movement in Europe TJK-E 

Movimento Curdo per le Donne in Europa TJK-E

Crisi donne afghane: duro botta e risposta Onu-Usa

FarodiRoma, 27 aprile 2022, di  Maria Anna Goni  donne afghane Onu USA

Reuters scrive che un report delle Nazioni Unite attribuisce la sofferenza delle donne in Afghanistan alle autorità dello Stato Islamico, ma anche al congelamento dei beni imposto dagli Usa, che sta contribuendo a questa situazione.

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SOLIDARIETÀ CON CHI LOTTA PER LA LIBERTÀ E MOBILITAZIONE CONTRO IL FASCISMO TURCO PER SOSTENERE LA RESISTENZA

Appello del Coordinamento RiseUp4Rojava – 20 aprile 2022

rojavaA tutt* coloro che stanno dalla parte della lotta di liberazione curda, alle e agli antifascisti, socialisti, femministe, anarchici, comunisti, ecologisti e a chi lotta per una vita e un mondo migliori. Ai media e all’opinione pubblica.

A partire dal 14 aprile la Turchia ha nuovamente intensificato i suoi attacchi oltre frontiera contro i territori liberati delle zone di difesa di Medya, nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), segnando l’inizio di una nuova offensiva, chiamata “Blocco degli artigli”, annunciata poi il 17 aprile dal regime Erdoğan-AKP. Da quel momento le truppe di terra turche e le forze speciali stanno nuovamente cercando in tutti i modi di mettere piede nelle regioni di Zap, Avaşîn e Metîna.

Con un massiccio supporto aereo (pattugliamenti, bombardamenti, jet da combattimento, droni armati, elicotteri d’attacco) e bombardamenti di artiglieria pesante le truppe turche cercano di entrare nella regione sia scendendo a terra con gli elicotteri sia cercando di avanzare sul terreno dalle postazioni militari di confine e dalle regioni controllate dal KDP, che collabora apertamente con gli invasori e gli occupanti turchi.

Secondo le notizie che arrivano dai territori aggrediti e le dichiarazioni delle Forze di difesa del popolo (HPG), negli ultimi giorni si sono verificati pesanti scontri che hanno avuto luogo soprattutto nelle regioni di Zap e Avaşîn, e i combattimenti stanno continuando. Allo stesso tempo gli attacchi sulle linee del fronte di Til Temir, Ayn Îsa e Zirgan, in Rojava, sono aumentati; l’ISIS ha dichiarato l’inizio di una nuova offensiva e l’esercito iracheno ha attaccato diversi posti di blocco delle YBŞ, nella regione di Şengal.

Questa nuova operazione dello stato fascista turco e dei suoi collaboratori contro il movimento di liberazione curdo deve essere visto nel quadro più ampio della continuazione della guerra degli ultimi anni, portata avanti in tutta la regione. Non è scollegata dalla lotta in Rojava, ma profondamente legata ad essa. Questa guerra contro la lotta per la liberazione vede anche l’approvazione e il consenso dalla NATO-USA ed è chiaro che vogliono raggiungere i loro obiettivi nel momento in cui il mondo guarda solo alla guerra in Ucraina.

L’anno scorso l’esercito turco ha fatto largo uso di armi chimiche contro i guerriglieri che resistevano; immaginiamo che non si fermeranno, ma intensificheranno l’uso di armi chimiche nelle zone di difesa di Medya.

Dall’inizio dell’anno i preparativi della Turchia per cercare “finalmente” di eliminare la resistenza nel 2022 sono in corso. Il primo tentativo, insieme all’ISIS, è stato fatto a gennaio, quando hanno cercato di liberare migliaia di combattenti dell’ISIS dalla prigione di Hesekê e di lasciare che il Rojava (Siria del Nord-Est) cadesse nel caos. Questo ha portato a pesanti combattimenti nel sud di Hesekê per più di una settimana; poi hanno intensificato i loro attacchi con droni armati su Şengal e sul Rojava, hanno consolidato i loro accordi con il KDP e parzialmente con il governo iracheno per costruire un muro di confine tra Şengal e Rojava, per assediare e isolare le regioni in lotta, tagliare i collegamenti tra loro e unirsi direttamente alle operazioni pianificate. Il loro obiettivo è ovvio: vogliono distruggere e liquidare chiunque abbia una volontà libera, e per farlo mirano al cuore della resistenza, la guerriglia.

Per difendere lo Şengal e il popolo Êzidî, per difendere il Rojava e la rivoluzione, per difendere la speranza di un futuro migliore e per distruggere il fascismo dobbiamo prendere posizione ora!

Vi invitiamo a manifestare contro il fascismo turco, le sue istituzioni e i suoi sostenitori nella regione. Organizzatevi e siate creativi nel mostrare la vostra solidarietà con la resistenza antifascista in Kurdistan!

Schiacciamo il fascismo turco e costruiamo il fronte antifascista internazionale!

Mettiamoci insieme per resistere e #UniteInResistance!

Coordinamento #RiseUp4Rojava

20 aprile 2022

*[trad. a cura di CISDA]

La Germania sfratta le famiglie afghane per far posto ai rifugiati ucraini in fuga dalla guerra

Oltre a questa notizia ci  risulta che vari paesi anche europei stanno effettuando rimpatri di richiedenti asilo afghani asserendo che nel paese c’è ancora violenza, ma non tutti sono presi di mira dai talebani” [v. qui la notizia]

Luce, 26 aprile 2022, di Marianna Grazi  

Centinaia di persone, di famiglie, fuggite dopo il ritprofughi afghaniorno dei talebani al potere sono ora costrette a lasciare le loro case per la decisione del governo tedesco di dare priorità a coloro che arrivano dal Paese in guerra

A Berlino centinaia di famiglie di rifugiati afgani sono state sfrattate per fare spazio ai profughi in arrivo dall’Ucraina, come riporta la rivista Foreign Policy.

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Afghanistan: le famiglie afghane sopravvivono a pane e acqua mentre la crisi economica peggiora. Metà della popolazione – 23 milioni di persone, tra cui 14 milioni di bambini – fa i conti la fame

Ennesimo appello di Save the Children sulla grave situazione umanitaria in Afghanistan

Save the Children, 26 aorile 2022  

L’aumento del costo del cibo in Afghanistan, Fame_bambini.jpgche ha visto il prezzo di alcuni alimenti quasi raddoppiare rispetto al giugno dello scorso anno, costringe molte famiglie e i loro bambini a sfamarsi solo con pane e acqua durante questo Ramadan. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

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BASTA GUERRA DI OCCUPAZIONE TURCA IN KURDISTAN!

Appello della  coalizione Women Defend Rojava  che chiede azioni urgenti per fermare la campagna genocida della Turchia contro i curdi nel territorio del Kurdistan.

Rete jin, 23 aprile 2022  STOP TURKISH INVASION

“Opponiamoci alla guerra in Kurdistan! Sosteniamo un mondo in cui tutte le persone possano vivere insieme in solidarietà e uguaglianza” ha detto Women Defend Rojava in un appello contro la guerra di occupazione turca in Kurdistan.

Traduciamo da ANF News (22 aprile 2022).

La coalizione Women Defend Rojava ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede azioni urgenti per fermare la campagna genocida della Turchia contro i curdi nel territorio del Kurdistan.

L’appello pubblicato venerdì è il seguente:

“In tutto il Kurdistan, la situazione si sta attualmente inasprendo e la guerra turca si sta intensificando immensamente. A ripetizione è stato annunciato che Erdogan avrebbe potuto espandere la sua guerra di occupazione nell’ombra della guerra in Ucraina. Anche se la guerra in Kurdistan stava già avendo luogo davanti agli occhi di tutti in ogni caso, ma comunque indisturbata, c’è ora una totale mancanza di attenzione.

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Appello degli Hazara: “Fermate il genocidio in Afghanistan”

La comunità degli Hazara è scesa in piazza a Roma per protestare contro il genocidio in corso in Afghanistan da oltre un secolo

Brando Ricci, DiRE, 20 aprile 2022

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ROMA – Fiori, candele e momenti di raccoglimento per ricordare le vittime degli attentati di martedì 19 aprile a Kabul, soprattutto studenti, ma anche appelli a “riconoscere il genocidio della comunità degli hazara” in corso in Afghanistan, che “prosegue da oltre un secolo”, e a portare i responsabili davanti alla Corte penale internazionale con sede all’Aia. Immagini e messaggi che hanno segnato una manifestazione convocata dalla diaspora hazara e da organizzazioni della società civile italiana nei Giardini di Piazza Vittorio di Roma, cuore multiculturale della capitale.

GLI ATTACCHI DI IERI

Nell’attacco di ieri – due esplosioni davanti a un liceo e un lancio di granata davanti a un centro studi – hanno perso la vita almeno sei persone, mentre 11 sono rimaste ferite, stando a fonti del dipartimento per la sicurezza citate dall’emittente afghana ToloNews.

NEGLI ULTIMI 5 ANNI ALMENO 35 ATTACCHI CONTRI GLI HAZARA

In una nota le organizzazioni promotrici dell’iniziativa, che si è svolta a Roma ieri sera, hanno denunciato che i fatti di ieri rientrano in una “serie di attacchi coordinati ai centri d’istruzione hazara” che va avanti da anni.

Lo scorso maggio a essere colpito era stato un liceo femminile nello stesso quartiere di Kabul dove si sono verificate le ultime esplosioni. In quell’occasione avevano perso la vita almeno 85 giovani.

Secondo fonti indipendenti citate nella nota, negli ultimi cinque anni sono stati condotti almeno 35 attacchi contro gli hazara.

“LE NAZIONI UNITE TUTELINO L’ESISTENZA DELLA COMUNITÀ HAZARA”

Da qui l’appello: “In assenza di un Stato legittimo e riconosciuto in Afghanistan, chiediamo alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite di prestare attenzione alle uccisioni degli hazara e di adottare misure per salvaguardare la loro esistenza“.

Tra le richieste anche quella di “indagare sul genocidio” e “sulle violazioni dei diritti umani commesse ai danni degli hazara dalle autorità dei talebani e da altri gruppi fondamentalisti, presentando il caso presso la Corte penale internazionale con sede all’Aia”.

Nell’appello si esortano “con urgenza” le organizzazioni in Italia “ad alzare la loro voce contro le violazioni dei diritti umani umani degli hazara commessi dai talebani”, al potere a Kabul dallo scorso agosto, “dallo Stato islamico di Khorasan e da altre entità terroristiche che operano nella regione”.

Al governo di Roma si chiede inoltre di “usare le sue risorse diplomatiche all’Onu, nei forum internazionali e nelle relazioni bilaterali con altri Paesi a tutela dei diritti umani degli hazara in Afghanistan”.