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Autore: Anna Santarello

Aiuti di emergenza alle famiglie bisognose in Afghanistan

L’associazione Hwaca, che il Cisda sostiene da anni, racconta il suo intervento a favore delle famiglie bisognose in questo momento di estrema emergenza in Afghanistan

Hawca, 8 marzo 2022

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HAWCA, Assistenza umanitaria per le donne e i bambini dell’Afghanistan, in continuità con le sue precedenti attività di supporto per l’emergenza agli sfollati interni e le famiglie bisognose, questa volta ha sostenuto 300 famiglie a Kartai Now, Deh Muradkhan, Timani, Sar Kotal, Khoshal khan, Sarai Herati, Qala Wahid, Karti Sakhi, Niaz bik e Company area di Kabul.

Queste famiglie avevano storie tristi da condividere con noi.

Una delle famiglie che hanno ricevuto l’aiuto è quella di Fariha. Fariha vive con i suoi 6 figli in una casa di fango che ha dei buchi nel tetto e l’acqua che entra. Suo marito era nell’esercito nazionale afgano, ha perso una gamba durante i combattimenti e attualmente non è in grado di lavorare. I figli devono mendicare per strada per guadagnare i soldi per mantenere la famiglia. La figlia maggiore, di 9 anni, dice che ama studiare e vuole diventare medico e aiutare le famiglie bisognose. Fariha dice che è molto doloroso per lei vedere i sogni delle sue figlie distrutti perché non possono andare a scuola dato che non hanno  i soldi per la cancelleria e deve chiedere l’elemosina per sfamare la famiglia.

In un’altra famiglia Talawatkhan, un ragazzo di 13 anni originario di Nangarhar e attualmente residente a Qala Wahid, ha un carrello in mano e lavora nel mercato di Kota Sangi. Dice che a malapena guadagna da 100 a 150 [Afghani] al giorno [circa 1/1,5 Euro]. Il team HAWCA ha visitato la sua famiglia a Qala Wahid. La famiglia è stata molto felice di vederli e accoglierli. Hanno detto che Talawatkhan è l’unico membro sano e in grado di guadagnare denaro. Gli altri figli hanno una sorta di malattia della pelle che crea ferite sul corpo e non possono lavorare, ma loro  non hanno i soldi per curarli.

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Le donne afghane non si arrenderanno mai!

Dalla dichiarazione di RAWA per l’8 marzo 2022

Rawa, Cisda, 8 marzo 2022

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“Dopo che USA e NATO hanno consegnato le donne afghane nelle mani dei misogini talebani, il mondo le sta di nuovo dimenticando. La campagna a sostegno delle donne afghane che aspettavamo alla vigilia dell’8 marzo non ci sarà, complice la crisi ucraina che vede le superpotenze in guerra.

I talebani sono intimoriti dalle donne e reprimono le loro proteste, le imprigionano e strappano loro confessioni per reati mai commessi.

Ma le donne afghane hanno sopportato 40 di guerre, terrore e ricatti e non soccomberanno facilmente alla repressione e alle restrizioni dei talebani, che ora uccidono per strada, perquisiscono le case, controllano cellulari nei vicoli e nei mercati,… Il fascismo dei talebani è palese e, nonostante le dichiarazioni dei pakistani e dell’Occidente, non sono cambiati.

Gli USA e i loro alleati hanno ritirato le loro truppe ma continuano i loro giochi per trasformare l’Afghanistan in un centro internazionale del terrorismo. Tutto ciò che fa l’Occidente è premere affinché i talebani includano nel governo alcuni soggetti corrotti e asserviti ai loro voleri.

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8 Marzo (e oltre): #Freenadima

La storia di Nadima, famosa commediante afghana, che non vuole abbandonare le donne del suo Paese martoriato e che ora è scomparsa nel nulla

Barbara Schiavulli – La Bottega del Barbieri – 8 marzo 2022

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Nadima è un’amica. È scomparsa da 25 giorni. È una nota commediante afghana. Ha deciso di rimanere in Afghanistan perché non voleva abbandonare le donne afghane, anche se possiede il passaporto canadese. 

So che tutti sono presi dall’Ucraina. 

Ma far parlare di questa donna, colpevole di avere un pensiero, è un nostro dovere. Le persone internazionalmente conosciute sono più protette. Oggi è l’8 marzo, e se ha un significato, questo è #freenadima.

Quando la incontrai la prima volta era il giugno scorso a un pranzo tra amici, poco fuori Kabul; pensai che fosse una delle donne più affascinanti ed eleganti che avessi mai visto. Il sorriso le faceva il giro del volto e catturava chiunque le fosse intorno. Con lei riuscivi a essere seria cinque minuti e poi eri contagiata dalla sua fragorosa risata. Gettava la testa indietro ridendo, piegando il turbante colorato che indossava. Non portava il velo come tutte le donne afghane, ma già nel suo modo di vestire poteva affiorare una discrepanza, quella con il mondo talebano, che sarebbe arrivato. 

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Nuova alleanza per la tutela dei diritti umani in Afghanistan

I membri dell’Alleanza mirano a lavorare insieme per cercare i responsabili di tutte le violazioni e gli abusi dei diritti umani in Afghanistan

Amnesty International – 3 marzo 2022

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Un variegato insieme di organizzazioni per i diritti umani si sono unite in un’alleanza per monitorare collettivamente la terribile situazione dei diritti umani in Afghanistan e sostenere la protezione dei diritti umani e il riconoscimento delle responsabilità per tutte le violazioni e gli abusi.

I membri dell’Alleanza per i diritti umani in Afghanistan sono Amnesty International, Front Line Defenders, Freedom House, Freedom Now, Human Rights Watch (HRW), MADRE, l’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT), la Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH) e la Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà (WILPF).

La situazione dei diritti umani in Afghanistan è drammaticamente peggiorata dal crollo del governo afghano e dal ritorno al potere dei talebani il 15 agosto 2021. I combattimenti nel Paese sono terminati ma le gravi violazioni dei diritti umani continuano senza sosta. I talebani hanno commesso e continuano a commettere diffuse violazioni dei diritti umani, comprese esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, torture, detenzioni arbitrarie, una massiccia cancellazione dei diritti di donne e ragazze, censura e attacchi contro i media e rappresaglie contro difensori dei diritti umani, tra cui attiviste per i diritti delle donne, donne in ruoli di alto profilo, giornalisti, minoranze religiose, persone LGBTI e membri e alleati dell’ex governo. 

“Non c’è mai stato un bisogno così grande che le organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo si uniscano ed esigano responsabilità e giustizia per il popolo afghano. Le persone in Afghanistan sono intrappolate tra gli abusi dei talebani e un disastro umanitario e la comunità internazionale può e dovrebbe fare di più per proteggerli”, ha affermato Samira Hamidi, attivista regionale di Amnesty International.

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Giornata internazionale delle donne: un appello alla giustizia

Le donne del Congresso nazionale del Kurdistan lanciano un comunicato stampa contro la doppia oppressione subita dalle donne curde

Kongrakurdistan – 7 marzo 2022

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Le guerre stanno aumentando in tutto il mondo e con il conflitto tra Russia e Ucraina la carneficina ha raggiunto il territorio europeo. Gli sviluppi politici mostrano anche che la libertà e la democrazia sono minacciate, insieme ai loro pilastri fondamentali del diritto internazionale, dei diritti umani, dei diritti delle donne e della sovranità statale. In questa nuova era, regna la legge del più forte.

Sfruttamento e oppressione dovuti alla crisi del sistema capitalista sono stati la genesi dell’8 marzo e della lotta internazionale delle donne. Come nel XX secolo, le donne non si aspettavano più nulla dagli stati e dal patriarcato, poiché sapevano che queste erano la causa della loro sottomissione. L’8 marzo è quindi un simbolo della ribellione e della rivoluzione delle donne contro ogni tipo di sistema oppressivo.

In Kurdistan ogni giorno è l’8 marzo
L’8 marzo è una giornata internazionale di lotta contro le guerre patriarcali, capitaliste e nazionaliste. Tuttavia, ogni giorno va vissuto come l’8 marzo, poiché anche gli altri 364 giorni dell’anno meritano il nostro costante impegno per l’uguaglianza. Le potenze egemoniche del mondo che sperano di far morire di fame le anime delle donne curde non vinceranno. La loro oppressione ha portato a una rinascita, che si diffonderà non solo in Kurdistan, ma in tutto il Medio Oriente e poi nel mondo. In effetti, ogni donna globale condivide un legame comune in questa lotta e qualsiasi vittoria per una di noi è un trionfo per tutte noi. Ma non dobbiamo aspettarci che la libertà e la pace ci vengano semplicemente date, dobbiamo coglierla con tutto il nostro spirito.

Donne curde: la doppia oppressione richiede una doppia rivoluzione
L’analisi politica del movimento delle donne curde, emersa come risultato della strategia e dell’analisi politica del leader curdo Abdullah Ocalan, ha preparato le donne curde agli sconvolgimenti del 21° secolo. Le donne curde hanno imparato dalla tragica storia del Kurdistan che devono combattere una doppia lotta, dal momento che le potenze coloniali che occupano il Kurdistan hanno usato il genocidio contro la loro identità etnica e il femminicidio contro l’identità di genere.

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L’Afghanistan è sull’orlo della carestia.  Come può Biden dimenticarsi di noi?

theguardian.com -Selay Ghaffar -5 marzo 2022

Selay Ghaffar, da quando è uscita dall’Afghanistan, non è più la portavoce del Partito Hambastagi (Nota della Redazione)

Le persone fuggono in cerca di cibo, libertà e sicurezza a causa della catastrofe economica e umanitaria causata da 20 anni di occupazione degli Stati Uniti

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Nel mio paese d’origine, l’Afghanistan, l’inverno è rigido e i bambini hanno fame.  Quasi tutti i genitori affrontano la tortura di non avere abbastanza cibo per sfamare le proprie famiglie.

 In tutto il paese, 5 milioni di bambini sono sull’orlo della carestia.  Molti giovani sono disperati;  il suicidio è in aumento.

La rapida escalation della guerra in Ucraina è destinata a peggiorare ulteriormente questa crisi.  Temiamo ora che l’impennata dei prezzi del grano – che ha raggiunto il livello più alto dal 2008 a seguito dell’invasione – possa moltiplicare l’impatto di una carestia in Afghanistan.

Le Nazioni Unite hanno visto l’entità della nostra miseria, lanciando il suo più grande appello di fondi per un paese: 4,4 miliardi di dollari.  Ma invece di dare ascolto a questo appello, Joe Biden ha deciso di reclamare i nostri soldi nel momento del nostro più grande bisogno.

L’anno scorso sono stata costretta all’esilio per il mio attivismo politico e la difesa dei diritti delle donne quando i talebani hanno preso il controllo del paese.  Guardando da lontano, non potevo credere alla rapidità con cui il nostro Paese è scomparso dalle notizie, alla rapidità con cui la nostra sofferenza ha cessato di interessare anche i critici della “guerra senza fine” in Afghanistan.

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AFGHANISTAN: SEMPRE PIÙ FAMIGLIE DISPERATE COSTRETTE A VENDERE GLI ORGANI

Mamme.it – 3 marzo 2022

La fame mette in ginocchio l’Afghanistan: uomini, donne e bambini costretti a vendere i propri organi per mangiare. La povertà attanaglia il Paese, un rene di un adulto viene pagato circa 1.500 euro e consente ad una famiglia di andare avanti per un po’.

Depositphotos 355742318 S 620x420Un rene per sfamare la famiglia

Mamma e papà afgani stanchi di sentire i loro figli addormentarsi piangendo per i morsi della fame sono disposti a tutto per un pezzo di pane. Il mercato nero degli organi esiste da molti anni, ma la presa del potere da parte dei Talebani e le sanzioni internazionali che sono state imposte dallo scorso agosto, hanno messo in ginocchio l’economia del Paese. 

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‘Sono civilizzati’, ‘Non siamo in Afghanistan’: il razzismo di media e politica sulla guerra in Ucraina

Valigiablu.it – Laetitia Leunkeu – 5 marzo 2022

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Il conflitto degli ultimi giorni in Ucraina, la cui sovranità è ora ostaggio delle bombe russe, ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire per cercare riparo nei paesi circostanti. Di fronte alla crisi umanitaria in corso ai suoi confini, l’Unione Europea si è detta pronta a dare una risposta comune, con una serie di azioni volte in primo luogo  ad assicurare la sicurezza degli esuli.

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Peshawar, la bomba

Enrico Campofreda dal suo Blog – 4 marzo 2021

Peshawar è a pochi chilometri dal confine Afghano ed è dove migliaia di rifugiati e sfollati afghani si trovano tuttora, intrappolati , senza documenti o in attesa di un visto che stenta ad arrivare. Lì ci sono rifugiati dai tempi dell’occupazione russa, con nessun riconoscimento né documenti validi.

PK Blast copyTornano le bombe e i corpi sventrati in medioriente. Mentre l’attenzione mediatica è concentrata sullo scenario ucraino, dove i venti di guerra non tendono a fiaccarsi e investono anche un impianto nucleare, la moschea sciita di Peshawar si riempie di sangue innocente.

Nel corso della preghiera del venerdì un commando non identificato ha attaccato a colpi di kalashnikov la vigilanza esterna, mentre due miliziani penetravano nel luogo di culto. Un sopravvissuto ha dichiarato alla polizia, che sostiene d’aver avviato indagini: “E’ stato un attimo, non ho fatto in tempo a girare gli occhi che mi si sono riempiti di polvere. Una deflazione tremenda, corpi mutilati e lamenti”. Oltre a trenta cadaveri si contano per ora sessanta feriti e si teme che molti non ce la faranno. L’area centrale nel quartiere Namak Mandi, dove sorge la moschea Kosha Risaldar e lo storico bazar Qissa Khwani, è stata isolata dalle forze dell’ordine, sebbene il nucleo che ha perso il kamikaze pare scomparso nel nulla.

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Afghanistan, Sahel e non solo. ll rischio terrorismo in Italia

Formiche.net –  Stefano Vespa – 28 febbraio 2022

Dalla relazione annuale dei Servizi al Parlamento emergono vari elementi: sul fronte dell’immigrazione resta grande l’attenzione ai flussi da Tunisia e Libia anche se non ci sono evidenze di un uso sistematico delle rotte per infiltrare jihadisti. Non mancano i movimenti “interni” che rischiano di destabilizzare la sicurezza

Isis jihad terrorismo 720x390Un terrorismo jihadista molto vivo, con al Qaeda che cerca di conquistare la leadership a scapito dell’Isis e con due aree su cui concentrare l’attenzione: l’Afghanistan e il Sahel. È il cuore dell’analisi sull’integralismo islamista contenuta nella relazione annuale dei Servizi al Parlamento.

Sul fronte dell’immigrazione, resta grande l’attenzione ai flussi da Tunisia e Libia anche se non ci sono evidenze di un uso sistematico delle rotte per infiltrare jihadisti.

Il rischio Afghanistan

L’Emirato islamico proclamato dai talebani ha costretto l’intelligence a monitorarne gli sviluppi e le dinamiche di al Qaeda e dell’Isis. I qaedisti sono da tempo presenti in Iran e in Afghanistan e sono attivi con le filiazioni Aqis (al Qaeda nel Subcontinente indiano) e Aqap (nella Penisola arabica). In Afghanistan cresce il ruolo dell’Iskp (Islamic state Khorasan province) che sta facendo proselitismo reclutando molti talebani per contrasti nel movimento che ha preso il potere a Kabul. È proprio in Afghanistan che potrebbe svilupparsi una guerra per la leadership del jihadismo mondiale con al Qaeda che punterebbe a creare basi sicure oltre a quelle dell’Est. La preoccupazione dell’intelligence, condivisa con gli alleati, è che le due organizzazioni “hanno avviato una riorganizzazione dei rispettivi assetti che ha portato a una decentralizzazione delle strutture di comando e controllo e a una conseguente moltiplicazione di fronti”. Il timore è che quanto avvenuto in Afghanistan possa scatenare effetti emulativi in altre aree.

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