Skip to main content

Autore: Anna Santarello

Trump fa assassinare Soleimani

Enrico Campofreda, dal suo blog – 3 gennaio 2020

Trump Se la follia può orientare la geopolitica la scelta comune di Trump e del Pentagono di uccidere a Baghdad il generale Qassem Soleimani, capo della Forza Al Quds (i reparti d’eccellenza dell’esercito iraniano) e l’uomo di fatto più potente della nazione dopo la Guida Suprema Ali Khamenei, è un passo che aiuta nuove escalation di guerra. Ampliando i conflitti locali già in corso, quelli che da tempo divorano vite inermi in Siria, Yemen e in Iraq.

Continua a leggere

Afghanistan. Dove i lupi si travestono da capre.

2 Gennaio 2020 – Confronti – di Malalai Joya. Attivista, scrittrice e politica afghana.

(intervista a cura di Enrico Campofreda)

ImmagineGià posticipata al 14 novembre, la pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali afghane è stata rimandata a cause delle proteste di alcuni candidati come il primo ministro Abdullah Abdullah, antagonista del presidente Ashraf Ghani per la poltrona dell’Arg, il palazzo presidenziale di Kabul. Ma l’Afghanistan può davvero cambiare?

Abbiamo intervistato Malalai Joya, attivista, scrittrice e politica afghana. Già all’età di 4 anni è stata costretta a rifugiarsi con la sua famiglia in un campo profughi in Iran e successivamente in Pakistan. Dopo il ritiro delle truppe sovietiche e la conseguente guerra civile terminata con la presa del potere da parte dei talebani, nel 1998 rientra in Afghanistan.
Eletta come membro della Loya jirga dalla provincia di Farah, il 17 dicembre 2003 ha denunciato nell’assemblea riunita per ratificare la costituzione dell’Afghanistan la presenza di persone da lei definite “signori e criminali di guerra” e da allora ha subito diverse minacce di morte e deve vivere sotto scorta.

Continua a leggere

Diario afghano: le donne di Rawa e i piccoli miracoli di resistenza

Cristiana Cella – globalist –  29 dicembre 2019

17E02E70 2C61 4F04 99BB D5EA8CC999C1

La Revolutionary Association of the Women of Afghanistan è la più antica e tenace organizzazione di donne afghane, che combatte per i diritti e la democrazia dal 1973, in totale clandestinità

Si viaggia per ore sulle piste polverose, nella luce asciutta dell’ovest afghano. Montagne brulle all’orizzonte. Case, fattorie, campi coltivati, sono circondati da muri alti di paglia e argilla come castelli. Le donne scivolano via veloci nelle strade dei villaggi chiudendosi addosso il lungo chador nero o marrone, di foggia iraniana. Il luogo deve restare segreto come tutti i piccoli miracoli di resistenza in questo paese. Nessun dettaglio, nessuna coordinata. Proteggerne la bellezza è indispensabile.

Entriamo da un grande portone in ferro battuto dipinto a colori vivaci. Dentro le mura ci si sente protetti, al sicuro, lontano da sguardi indiscreti e rapaci che registrano, calcolano, organizzano. Non possiamo restare molto né tornare domani. La notizia di una presenza occidentale si sparge in fretta, i talebani sono a pochi chilometri. 
La resistenza, qui, è un campo di zafferano. Il sole è appena sorto e i fiori, ordinati nelle loro squadriglie, si aprono lentamente sugli 8000 metri quadrati del campo. Timidi e schivi come le raccoglitrici che aspettano.

Arrivano tutte insieme, in fila indiana, con passo marziale, dondolando il cestello rosa. Sembrano un esercito di infermiere, divisa azzurro pallido, cappellino ospedaliero sopra il chador, mascherina, guanti. Ci guardano con occhi di fuoco, rapidi come lampi, chiuse. Si apriranno più tardi, come i loro fiori. Si spargono per il campo, staccando, rapide e precise, il loro bottino da fate. 
La mattina si fa più calda, arriva il sole a far splendere il viola e il rosso dei fiori. Pian piano avanzano nel campo, chiacchierando, scambiandosi cenni, riempiono i cestini di viola. Qualche primo sorriso nella nostra direzione.

Continua a leggere

Siria. La grande fuga da Idlib dei profughi dimenticati: 235mila in cerca di salvezza

Asmae Dachan – Avvenire.it – 28 dicembre 2019

In fuga dai bombardamenti. In Siria si sta consumando l'ennesima tragedia (Reuters)

Un marea umana cerca di sottrarsi agli attacchi aerei del regime siriano e dell’alleato russo avviati il 15 dicembre contro i gruppi terroristi. Ma che colpisce i civili rimasti intrappolati.

In fuga dai bombardamenti. In Siria si sta consumando l’ennesima tragedia (Reuters)

«Alla mia età dovrei lasciare definitivamente la mia casa solo per il cimitero», afferma tra le lacrime un’anziana donna di Maarrat al-Numan, incontrata e immortalata dal giornalista siriano Saad Zaidan.

Costretta su una sedia a rotelle, una coperta sulle ginocchia e un gatto nascosto tra le braccia. È forse una delle immagini più emblematiche della tragedia in corso in questi giorni nella regione di Idlib. L’offensiva aerea congiunta del regime siriano e dell’alleato russo, iniziata lo scorso 15 dicembre, ha già provocato, secondo le stime dell’Onu, oltre 235mila nuovi sfollati e più di 80 vittime.

Che l’escalation di violenze sarebbe ripresa non stupisce nessuno. Il governo di Damasco aveva infatti annunciato più volte la sua intenzione di riconquistare Idlib, ultima città ribelle, dove si nascondono alcune migliaia di uomini appartenenti a gruppi terroristi vicini ad al-Qaeda, tra cui Hayat Tahrir al-Sham.

Continua a leggere

Allargamento della lotta

Rete Kurdistan – 26 dicembre 2019

131933 700x325

Retrospettiva 2019. Turchia. Ankara punta sulla guerra per coprire spaccature in politica interna. Le elezioni comunali a livello nazionale del 31 marzo in Turchia, sono diventate un vero e proprio referendum sul dominio del partito di governo islamico-nazionalista del Presidente Recep Tayyip Erdogan.
Manipolazioni dei registri elettorali, in cui l’elencazione di elettori fantasma morti da più di cento anni erano solo l’apice della truffa, non hanno potuto impedire la sconfitta elettorale del blocco al governo costituito dall’AKP e dall’MHP fascista.

Il CHP kemalista sostenuto dalla scissione dell’MHP, IYI, ha vinto tutte le città importanti della Turchia occidentale comprese Ankara e Istanbul.

Continua a leggere

Elezioni in Afghanistan: Ghani in testa nei risultati preliminari.

Le elezioni del 28 settembre scorso che hanno visto una percentuale di votanti molto bassa a confronto con le precedenti evidenziando la scarsa fiducia nel cambiamento del popolo afghano così come varie nostre fonti hanno più volte ribadito e con  parte del paese sotto il controllo dei talebani si danno i primi risultati preliminari che vedrebbero vincitore l’attuale presidente Ashraf Ghani. [N.d.R.] 

fe829afb613dc2d288f61fe43557a550Sicurezza Internazionale – 22 dicembre 2019

Dopo mesi dalle votazioni, la Commissione Elettorale Indipendente dell’Afghanistan ha riferito i risultati preliminari delle elezioni del 28 settembre: l’attuale presidente, Ashraf Ghani, sarebbe il favorito con 923.868 voti, pari al 50,64% delle preferenze. 

Continua a leggere

Afghanistan, il corpo delle donne.

Nel reportage viene illustrata l’esperienza del centro di maternità di Emergency nella regione del Panjshir che dal 1999 rappresenta una speranza di vita e di riscatto per tante donne afghane. [N.d.R.]

anabah 0206 smallIl Manifesto – 21 dicembre 2019, di Laura Salvinelli

«Una donna Kuchi che aveva già messo al mondo tanti figli aveva un bambino molto grosso in presentazione podalica, quindi il parto non sarebbe stato semplice. Fu lei – com’è giusto che sia ma accade raramente – a dirmi in pieno travaglio: “Tu non hai capito, questo bambino non scende giù, io lo so, lo sento”. Si mise in piedi sul lettino, torreggiando con la sua montagna di carne, e partorì con un atto volitivo quasi di prepotenza.

Continua a leggere

La guerra sporca di Erdogan contro i curdi non si è fermata.

A un mese dall’invasione delle truppe turche nella Siria del nord  la sorte dei curdi non è più sulle prime pagine dei giornali ma la guerra continua ed sempre peggio per le popolazioni di quel territorio [N.d.R.]

Armi chimiche, bombe sulle ambulanze, favori all’Isis che ha moltiplicato gli attacchi. Rapporto dal fronte siriano di cui non si parla più.

image copyL’Espesso – 19 dicembre 2019 di MARTA BELLINGRERI DA QAMISHLI (SIRIA) – FOTO DI ALESSIO MAMO

A distanza potrebbe sembrare uno dei tanti tel. In arabo significa collina e, dai tel che caratterizzano quest’area, prendono il nome molte cittadine della zona di confine tra Siria e Turchia, come Tell Abiad o Tell Tamer. Ma quella che si scorge sulla strada all’orizzonte non è affatto una collinetta. È una montagna. Una montagna di fumo nero che domina tutto il paesaggio circostante.

Continua a leggere

Il futuro prossimo dell’Afghanistan

afghanistan rifugiati 768x480QuasimezzoGiorno – 20 gennaio 2019, di Lorenzo Peluso

Mi chiedo spesso, come sarà il futuro prossimo dell’Afghanistan; è necessario interrogarsi su questo considerando l’annunciato ritiro di oltre 4mila militari della coalizione internazionale che da 17 anni operano nel paese. Per comprendere il futuro prossimo di questo Paese è necessario, come sempre dare uno sguardo ai numeri, perché loro fotografano la realtà, nuda e cruda, fornendo uno spazio di riflessione immediata.

Continua a leggere

Khalalilzad e l’Afghanistan dei boss

Qaisari dari Dal Blog di Enrico Campofreda – 19 dicembre 2019

Viaggia mister Khalilzad nell’eterna missione di “stabilizzare” l’Afghanistan. I suoi interlocutori taliban avevano appena rivendicato un attacco alla base di Bagram che lui è volato in Pakistan per sondare i vertici dell’inquieto Convitato di pietra degli affari che accadono sul suo confine occidentale.

Quindi s’è fermato a Kabul incontrando tre calibri che i turbanti snobbano: Ghani, Abdullah e l’ex presidente Karzai. Lui dice d’aver discusso coi tre un piano “per ridurre la violenza e pavimentare la via dei negoziati”, dichiarazione utile per l’immagine e le notizie di prammatica, non per la realtà. Comunque ha voluto incontrare egualmente questi simboli di ciò che poco conta per una vera pacificazione, elementi al più utili per la spartizione di affari e contrasti interni.

Continua a leggere