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Autore: Anna Santarello

Attacco dei Talebani a Kabul: 18 morti e 145 feriti per un’autobomba

La Stampa – 7 agosto 2019

kabul attentato

Una grande esplosione all’entrata di un commissariato di polizia della capitale afghana: colpiti civili, donne e bambini.

KABUL. Almeno 18 persone sono morte e 145 sono rimaste ferite nell’esplosione di un’autobomba, guidata da un kamikaze a Kabul, che ha sollevato una massiccia colonna di fumo sulla capitale afghana. A rivendicare l’attacco sono stati i talebani. Si tratta dell’ultimo episodio dell’escalation di violenza, in corso nel Paese mentre gli Stati Uniti e i talebani sono impegnati in negoziati di pace, alla vigilia delle elezioni del 28 settembre.

L’autobomba e’ esplosa a un check-point all’entrata di un commissariato di polizia, nella zona occidentale di Kabul, intorno alle 9  (le 7 in Italia), ha fatto sapere il portavoce del ministero dell’Interno, Nasrat Rahimi. Il ministero della Sanità ha reso noto che i feriti sono per lo piu’ civili, tra cui donne e bambini. Alla locale tolo tv, le autorità hanno confermato anche il bilancio di 18 morti. I talebani hanno fatto sapere che «un centro di reclutamento» e’ stato attaccato da uno dei loro kamikaze. «Un gran numero di soldati e di poliziotti sono stati feriti o uccisi» ha annunciato il gruppo ribelle.

KABUL. Una grande esplosione ha scosso Kabul, è un attentato dei Talebani: un’enorme colonna di fumo si è alzata sulla capitale afghana frantumando finestre anche lontano dal luogo dello scoppio, avvenuto nella parte occidentale della città. Il portavoce del ministero della Sanità Wahidullah Mayar ha dichiarato che almeno 95 persone, in maggioranza civili, donne e bambini,  sono state portate in ospedale. Secondo video sui social e testimoni, colpi di armi di piccolo calibro potrebbero aver seguito l’esplosione. Una tattica di attacco comune è quella di usare un attentatore suicida per colpire un bersaglio e far seguire poi un’azione con uomini armati che irrompono nell’area.

La denuncia di Malalai Joya: «Una pace con i criminali è peggiore della guerra»

di Marta Bellingreri, foto di Alessio Mamo – 06 agosto 2019 – L’Espresso

Il governo tratta con i talebani. Ma le bombe non si fermano. «C’è un detto popolare che recita: una lotta tra cani per rosicchiare le stesse ossa. Lotta per il mantenimento del potere tra signori della guerra»

imageMentre in Afghanistan continuano gli attentati suicidi, a Doha, in Qatar, si sono svolti tra fine giugno ed inizio luglio il settimo round di negoziati di pace e riconciliazione tra Stati Uniti e leader talebani, inframmezzati da due giorni di dialoghi intra- afghani, ovvero tra governo afghano e talebani.

Sembrava un incubo scacciato via a fine 2001, dopo l’invasione americana, ma oggi più che mai quei leader estremisti religiosi che hanno tenuto sotto scacco l’Afghanistan dal 1996 al 2001, controllano metà del territorio, principalmente le zone rurali; le città di tutte le province sono invece sotto il controllo del governo centrale.

Quello che è ancora più grave è che spesso oggi gli stessi criminali di guerra, assassini ed ex-ministri di quello che si chiamava “Emirato Islamico dell’Afghanistan”, sono protetti e partecipano alla vita politica, rendendo pace e democrazia – senza giustizia – un miraggio lontano per il popolo afghano.

È quello che denuncia da oltre un decennio Malalai Joya, attivista e politica indipendente che, al contrario di alcuni suoi connazionali per anni nelle liste nere dei criminali di guerra e oggi a piede libero nel paese, è stata espulsa nel 2007 dal Parlamento afghano perché ha denunciato la presenza dei signori della guerra all’interno dello stesso.

Malalai Joya, allora ventisettenne, era stata infatti eletta in Parlamento nel 2005 dalla lontana provincia occidentale di Farah, dove godeva di un forte sostegno, in particolare da parte delle donne, per il suo attivismo sociale, diventato presto attivismo politico.

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Le trattative di pace viste da Kabul

CISDA – 11 agosto 2019 – Linda Bergamo

negoziati
In questi giorni, la stampa internazionale dedica qualche trafiletto all’Afghanistan.
Gli americani, scrivono, stanno facendo pressione perché il processo di pace con i Taliban sia finalizzato entro il primo settembre. I rappresentanti americani infatti si ritrovano a Doha per l’ottava volta al tavolo con alcuni capi Talebani per discutere del futuro del paese.

Al tavolo dei negoziati però non partecipa il governo afgano, escluso per volontà dei Taliban perché ritenuto illegittimo. Infatti, reclamano innanzitutto un accordo con gli americani che preveda il ritiro delle loro truppe e di quelle dei loro alleati NATO dal paese e fino ad allora non ci parteciperanno a incontri con le autorità ufficiali.
Nel frattempo, auto-bombe e attentati suicidi organizzati dai Taliban stanno massacrando Kabul e la sua popolazione.
Ovviamente tra i punti discussi ai negoziati di Doha, negoziati di pace, figura l’impegno dei Taliban nell’impedire che l’Afghanistan ritorni un rifugio sicuro per il terrorismo internazionale, e che il territorio venga occupato da altri gruppi terroristici come Daesh e Al Qaida.

“Cosa ne pensi delle trattative di Doha in corso tra Taliban e Stati Uniti?” ho chiesto a un amico, militante nel partito politico Hambastagi (partito della solidarietà): “Beh, porteranno i Taliban ma non la pace perché, è importante sottolineare, oggi i Taliban combattono una guerra per procura per gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, il Pakistan, l’India, l’Iran, l’Arabia Saudita, in Afghanistan. Mi sembra ovvio che gli Stati Uniti non troveranno un accordo con Russia e Cina, che ambiscono al ruolo di superpotenze mondiali, o con l’Iran.

TalebanoGli USA porteranno alcuni gruppi di Taliban al potere, quelli che già supportano e con cui stringono accordi, mentre gli altri gruppi supportati dalle altre potenze continueranno la guerra. Il prossimo anno ci sono le elezione negli USA, il governo vuole dimostrare di star facendo qualcosa ai suoi cittadini, ingannandoli di star facendo la cosa migliore per il popolo afgano. Pensiamo che la guerra e il massacro continueranno perché i belligeranti non possono essere angeli della pace. Inoltre, gli Stati Uniti stanno supportando il progetto dell’ISIS per rimpiazzare le milizie talebane e continuare la guerra per procura contro Russia e Iran sul campo.

Mentre i capi talebani avranno posizioni di prestigio al governo, le loro milizie entreranno nell’ISIS… in Afghanistan diciamo che il turbante bianco dei Taliban verrà ricoperto dal turbante nero dell’ISIS.”

La violenza a Kabul continua, i Taliban guadagnano terreno più che mai prima d’ora dopo l’operazione militare che seguì l’11 settembre.

“La pace è una richiesta di ogni afgano, e non c’è dubbio che la pace stia arrivando” ha detto il presidente Ashraf Ghani durante il suo discorso dopo la preghiera dell’ Eid al palazzo presidenziale “Una pace che rispetti la dignità di ogni afgano”. Dignità.

In risposta a questa previsione di pace imminente, vi propongo questo messaggio di un amico, un talentuoso giovane pianista afgano che vive a Kabul, studia musica a Kabul, sogna a Kabul…

“Negli ultimi giorni a Kabul ci sono stati numerosi attacchi terroristici. Domenica ero dalle mie zie quando abbiamo sentito il rumore di un’esplosione. Circa un’ora dopo, abbiamo sentito un’ambulanza proprio fuori casa. Aveva trasportato il corpo del vicino di casa di mia zia, ucciso durante l’attacco. Sua madre, sua moglie (che aspetta due gemelli), le sorelle e altri membri della famiglia urlavano e piangevano mentre il corpo veniva portato fuori dall’ambulanza.

attentato kabulDa allora ci sono stati numerosi altri attacchi. Oggi, finito il mio esame, sono andato fuori per raggiungere i miei amici. Ho chiesto a un amico del suo esame e mentre stavamo parlando, un suono fortissimo fatto tremare la scuola. Il suono era veramente forte, così forte che l’ho sentito spingermi. Ho sentito rompersi i vetri. Mi sono guardato intorno per capire cosa stesse succedendo. Non ne ero ancora sicuro. Tutti iniziarono a correre all’interno dell’edificio mentre suonavano gli allarmi.

Entrai nella stanza blindata mentre e alcuni di noi controllarono le aule per assicurarsi che tutti fossero al riparo. Dopo essere entrato nel bunker, ho visto alcuni dei giovani studenti scioccati, piangere … Il personale e gli anziani stavano ancora coraggiosamente assicurandosi che tutti fossero nella camera blindata. Rimanemmo lì per un po ‘di tempo e una volta stabilito dove fosse avvenuto l’attacco, agli studenti venne detto di rimanere a scuola. In meno di un’ora l’orchestra ha iniziato le prove come non fosse successo nulla di straordinario.

Circa 20 persone sono state uccise e circa 150 ferite in un’esplosione di autobomba a pochi passi dalla nostra scuola… Eppure, sembrava la vita di tutti i giorni. Come se niente fosse…
È davvero questa la vita? Una roulette russa in cui sperare al meglio che, se sei fortunato, potresti vivere abbastanza a lungo per vedere un altro giorno… Non capisco perché gli umani non possano vivere in pace e armonia. Siamo in grado di raggiungere la luna, ma non possiamo amarci? Cosa ci vorrà? Quando sarà finalmente abbastanza?”

Appello contro l’occupazione turca

ANF – Rete Kurdistan – 1 agosto 2019

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Nella risoluzione finale di una conferenza convocata dal KNK (Congresso nazionale del Kurdistan) contro l’occupazione del Kurdistan del sud da parte della Turchia, organizzazioni curde come KCK (Unione delle comunità del Kurdistan), PDK (Partito democratico del Kurdistan)e YNK (Unione patriottica del Kurdistan)vengono inviate con urgenza a prendere misure comuni.

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Appello per una giornata internazionale di azione contro il femminicidio

Retejin – 31 luglio 2019

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Facciamo del 3 agosto la Giornata internazionale della lotta contro il femminicidio attraverso la nostra organizzazione congiunta!

Il 3 agosto 2019 ricorre il quinto anniversario dell’attacco genocida da parte del cosiddetto Stato islamico (IS) alle curde e curdi êzide/i (Yazide/i) nella città di Sinjar nell’Iraq del nord. A partire dal 3 agosto 2014, gli attacchi e i massacri hanno causato una catastrofe umanitaria, ma soprattutto hanno avuto l’obiettivo genocida di sradicare l’intera comunità êzida. Le donne sono state sistematicamente prese di mira nell’ambito di questo genocidio e pertanto si tratta anche di un femminicidio.

Il 3 agosto 2014 il mondo è diventato testimone di un attacco genocida da parte dello Stato Islamico, con l’obiettivo finale di eliminare una delle più antiche comunità religiose del mondo, quella êzida. Reso debole e indifeso quando le truppe peshmerga del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) si ritirarono dalle loro posizioni in Sinjar senza preavviso, la comunità êzida subì massacri sistematici, stupri, torture, sfollamenti, schiavitù di ragazze e donne e il reclutamento forzato di ragazzi come bambini soldato.

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Afghanistan, le bombe del sangue e dell’angoscia

Enrico Campofreda, dal Blog – 31 luglio 2019

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Cosa dice la bomba che stamane ha colpito un bus sulla via di scorrimento fra Kandahar ed Herat?

Intima a chiunque di restare dov’è, di non viaggiare e neppure transitare, pena la morte.
Quella che hanno subìto soprattutto donne e bambini che erano sul mezzo e che sono crepati in trentaquattro. Finora, perché si contano feriti gravissimi sia fra i passeggeri, sia fra i disgraziati che al momento dell’esplosione erano per via.

 

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“La nostra linea è la legittima autodifesa”

Erdal Er, Rete Kurdistan, parte 1 e 2 – 29 luglio 2019

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Pubblichiamo la riduzione redazionale dell’intervista, pubblicata sul quotidiano “Yeni Özgür Politika”, del giornalista Erdal Er  al comandante generale delle Forze democratiche della Siria (FDS), Mazlum Abdi, che si esprime sulle minacce della Turchia di dare avvio a un’offensiva a est dell’Eufrate,  parla della relazione con il regime siriano e della presenza delle potenze internazionali nella Regione. 

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Altri 1,4 miliardi di Euro per l’accordo UE-Turchia

ANF – Rete Kurdistan – 21 luglio 2019

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Nell’ambito dell’accordo UE-Turchia, la Commissione UE ha deciso altri 1,4 miliardi di Euro di aiuti per la dittatura dell’AKP.

La Commissione UE ha approvato un pacchetto di aiuti per 1,4 miliardi di Euro nell’ambito dell’accordo UE-Turchia.

La Commissione UE ha deciso altri 1,4 miliardi di Euro di aiuti per la dittatura dell’AKP. Il pagamento fa parte dell’accordo UE-Turchia.

Profughi che arrivano sulle isole greche possono essere respinti in Turchia.
Dal 21 marzo 2016 (entrata in vigore della dichiarazione UE-Turchia) fino all’inizio del 2019 in questo modo alcune migliaia di persone sono state “riaccompagnate“ in Turchia.

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Trump: “Potrei distruggere l’Afghanistan in dieci giorni”. Dura reazione dell’Iran: “Parole razziste e pericolose”

Repubblica.it – 24 luglio 2019

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Il ministro degli Esteri iraniano, Mousavi: “Dichiarazioni che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”. Durante una visita del primo ministro pakistano Imran Khan alla Casa Bianca, il presidente Usa aveva detto che non avrebbe attaccato l’Afghanistan per non uccidere “10 milioni di persone”

TEHERAN – “Se avessimo voluto combattere una guerra in Afghanistan e vincerla, avrei potuto farlo in una settimana”. E ancora: “L’Afghanistan sarebbe sparito dalla faccia della terra, letteralmente, in dieci giorni”.
Nell’Ufficio Ovale incontrando il premier pachistano Imran Khan, lunedì il presidente degli Stati uniti Donald Trump in pochi minuti ha detto diverse cose, tra queste anche: “Lì agiamo da poliziotti, non da soldati, perché non voglio uccidere 10 milioni di persone, è scorretto in termini umanitari”.

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La rivoluzione è sotto attacco! Difendiamo la rivoluzione delle donne!

Retejin.org – 24 luglio 2019

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La rivoluzione è sotto attacco!

Difendiamo la rivoluzione delle donne!

Spirano sempre più forti e minacciosi i venti di guerra contro la Confederazione della Siria del Nord e dell’Est e contro il movimento di liberazione curdo che ha dato vita all’esperienza rivoluzionaria più avanzata e bella degli ultimi anni.

Il 19 luglio scorso abbiamo festeggiato i primi sette anni dell’esperienza rivoluzionaria nata nei territori della Siria del Nord e dell’est. Una rivoluzione in cui il movimento delle donne ha un ruolo fondamentale. Una rivoluzione nata sotto il segno dell’autogestione delle genti, della democrazia radicale, dell’ecologismo politico e soprattutto della liberazione delle donne e quindi di tutta la società dal patriarcato.

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