Teheran sotto l’attacco jihadista
Enrico Campofreda dal suo Blog
Il terrorismo jihadista arriva a Teheran. Quel che non era accaduto si è verificato stamane con un duplice attacco in due luoghi simbolo: il Parlamento e il Mausoleo dell’ayatollah Khomeini. Un commando di tre persone armate di khalashnikov, ha colpito e ucciso una guardia nel palazzo del Majlis. Si registrano alcuni feriti fra militari e funzionari.
Gli assalitori tengono in ostaggio un gruppo di persone mentre l’intera area è circondata da polizia e reparti dell’esercito. In contemporanea nella zona sud della capitale, al Mausoleo di Khomeini posto lungo la via dell’aeroporto internazionale, un uomo s’è fatto esplodere senza provocare vittime. Il luogo è di solito frequentatissimo, tre giorni fa ricorreva l’anniversario della morte del padre della Rivoluzione Iraniana e decine di migliaia di cittadini si erano recate nella moschea, un’area dove sorgono anche due hotel e un parco giochi per bambini. Fortunatamente nell’ora mattutina dell’assalto non c’era la solita moltitudine, un lancio dell’agenzia Fars parla, comunque, di alcuni feriti. Sembra che due membri del commando cui apparteneva il kamikaze siano riusciti a fuggire, mentre è stata fermata una donna. Non c’è stata finora alcuna rivendicazione, sebbene stile e finalità degli assalti rientrino nella prassi jihadista.
Il bilancio delle vittime s’appesantisce: sono dieci le guardie del Majlis a essere cadute sotto il fuoco degli assalitori, un fuoco fitto i cui schiocchi sonori sono stati trasmessi da alcuni media. L’attacco in sé era inatteso, nonostante la tensione internazionale cresciuta negli ultimi giorni attorno alla vicenda dello scontro in seno al Consiglio della Cooperazione del Golfo, con le dinastie Saud e Al-Thani ai ferri corti proprio per presunti apprezzamenti pro iraniani dell’emiro qatarino. Attualmente, nonostante l’intera area del Parlamento che sorge in una zona centrale di Teheran sia completamente circondata da militari e reparti speciali di Pasdaran, alcuni dei quali sono nell’edificio istituzionale, quel che resta del commando è ancora asserragliato all’interno e tiene sotto tiro quattro ostaggi. Mentre anche lì un kamikaze s’è fatto esplodere, l’agenzia Reuters ha mostrato due immagini: nella prima uno dei miliziani si affaccia e guarda fuori sempre imbracciando l’Ak 47, nella seconda lo stesso miliziano tiene sotto tiro un uomo che all’esterno recupera un bambino che gli viene porto da una finestra, probabilmente da un altro membro del commando. Un gesto inedito per uomini del terrore. Una nota del Ministero della Sicurezza iraniana ha affermato che stamane gli attacchi previsti nella capitale erano tre: uno è stato preventivamente sventato, pare si trattasse di un paio di autobomba che sono state intercettate.
Attentatore alla finestra
Gli altri due che sono invece andati a segno. L’Intelligence interna, che come simili strutture nel mondo mostra di non poter filtrare tutto, ha comunque dichiarato di avere bloccato nei mesi scorsi decine di possibili attentati. Dunque il Paese non era affatto tranquillo come sembrava, sebbene da tempo non subisse le attenzioni distruttive del terrorismo. Il maggiore assalto s’era svolto nella zona meridionale del Baluchistan, provincia dove agiscono gruppi talebani, era il 2010 e le vittime furono 39. Poi si ricordano le uccisioni di alcuni scienziati e ingegneri legati al progetto nucleare che subìrono rocambolesche aggressioni con ordigni esplosivi collocati su moto e auto. Si parlò di opera del Mossad o della Cia, certamente il Vevak non mostrò un’efficienza e soprattutto quella prevenzione che una nazione assediata dall’embargo s’aspettava durante la presidenza del basij Ahmadinejad.
Certo l’articolazione degli agguati odierni, che risultano rivendicati dall’Isis, evidenziano un piano d’azione meditato e preparato da tempo. Gli uomini armati che sparano e si fanno saltare in aria non sono lupi solitari bensì elementi addestrati, occorre vedere se combattenti stranieri filtrati dalle aree sensibili, il citato Baluchistan a sud-est o l’area nord-occidentale dove agisce una guerriglia kurda che qui non è organizzata come altrove. Oppure sono soggetti entranti con quel turismo che da un anno a questa parte ha avuto una sensibile ripresa, seppure le maglie dei controlli risultano copiosi e vigili.