Skip to main content

Autore: Anna Santarello

Afghanistan 2001-2016 – La nuova guerra dell’oppio

LocandinaMI taglio 214x300Il nuovo libro di Enrico Piovesana, Afghanistan 2001-2016 – La nuova guerra dell’oppio (Arianna Editrice), verrà presentato ai lettori milanesi il prossimo martedì 24 maggio, presso la libreria La Feltrinelli di via Manzoni 12.

Come recita la comunicazione ufficiale, si tratta di un “viaggio-inchiesta che conduce il lettore alla scoperta del lato più oscuro e meno dibattuto della guerra in Afghanistan: quello della convivenza delle forze di occupazione americane e alleate con il business dell’oppio e dell’eroina in nome di una cinica scelta di realpolitik. Una spregiudicata strategia, orchestrata dalla CIA secondo una pratica operativa attuata dall’agenzia fin dalla sua nascita, che ha provocato il boom della produzione dell’oppio afgano (bandita dai Talebani nel 2000) e del traffico internazionale di eroina, con il coinvolgimento degli stessi militari alleati, italiani compresi.

Ne è seguita una nuova epidemia mondiale di eroina da 100mila morti l’anno che sta investendo anche l’Italia, soprattutto gli adolescenti. A trarne vantaggio sono in tanti: da grandi banche sopravvissute alla crisi solo grazie ai capitali frutto del narcotraffico, all’ISIS che sta facendo del traffico di eroina afgana uno dei suoi principali canali di finanziamento.”

Il libro verrà presentato dall’autore. Interverrà Licia Veronesi del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane).

La musica di Negin contro i talebani

di Flavia Cappadocia – La Repubblica – 3 maggio 2016

140418981 59643411 bca9 4a69 9fb7 949f26dd554f“Chiudo gli occhi e sogno Beethoven”

Sogna di duettare un giorno con il pianista cinese Lang Lang e ascolta Chopin anche mentre dorme. Negin Khpalwak ha 19 anni ed è la più giovane direttrice d’orchestra dell’Afghanistan. I capelli lunghi e neri sono in parte nascosti dal velo e gli occhi scuri illuminano il viso.

Per la musica ha sfidato il regime talebano, ribellandosi alla sua famiglia e a un destino già scritto. ”Nella mia città non ci sono scuole e studiare musica è impossibile. Mi dicevano che una ragazza non può suonare, che è contro la tradizione”.

Ma a queste parole Negin non ha mai creduto. Nata nel 1997 a Chatral, in Pakistan, città di 20 mila abitanti sulla sponda occidentale del fiume Kunar, a pochi chilometri dal confine con il territorio afghano, è cresciuta in una famiglia conservatrice di etnia pashtun.

Il regime talebano, istituito nel 1996, ha proibito l’educazione femminile bandendo ogni forma d’intrattenimento, compreso l’ascolto della musica, e cancellando qualsiasi possibilità di avvicinarsi al mondo dell’arte.

Oggi Negin dirige la Zhora Orchestra, un ensemble sinfonico tutto al femminile che unisce musica occidentale e tradizionale. Ha iniziato a suonare il pianoforte di nascosto, a 13 anni, quando si era già trasferita in un orfanotrofio di Kabul [l’orfanotrofio di AFCECO, NdR] nel 2006 per frequentare la scuola.

”La musica è tutto per me. Mi piacciono Chopin, Beethoven. Anche Tchaikovsky”, racconta. ”Sono i miei preferiti, ma io adoro tutta la musica occidentale. Mi ricordo che un giorno sono tornata a casa con una collezione delle sinfonie di Beethoven. Chiudevo gli occhi e mi venivano in mente solo cose belle. Cercavo di immaginare la sua vita. Quando la partitura all’improvviso cambiava, cercavo di capire che cosa volesse raccontare, che cosa avesse vissuto”.

Continua a leggere

Quando l’esercito occupa le scuole

di Sune Engel Rasmussen – The Guardian – 16 aprile 2016

bambiniscuola 300x172Due scuole della provincia di Helmand che erano state ricostruite e riaperte con fondi britannici per l’aiuto umanitario sono oggi occupate dall’esercito regolare afgano. È solo una delle tante prove che l’intensificarsi della lotta tra i talebani e le forze governative sta mettendo a rischio i pochi progressi fatti negli scorsi 15 anni.

Una delle due scuole, quella del villaggio di Sayedabad (distretto di Nad Ali), è tuttora attiva e frequentata dai ragazzi. È stata ristrutturata utilizzando circa 100.000 sterline donate alla Squadra di Ricostruzione (Provincial Reconstruction Team, PRT) britannica.Oggi, i militari afgani hanno costruito una torretta di avvistamento sul tetto della scuola e vanno e vengono dal cortile armati in assetto di guerra.

La seconda scuola si trova a Chahe Anjir, nello stesso distretto. Anch’essa è stata ristrutturata con l’aiuto governativo britannico, ammontato in questo caso a 450,000 sterline. È stata abbandonata sei mesi fa e passata all’esercito come avamposto.

Le vittime civili del conflitto in corso in Afghanistan aumentano in continuazione e quando le scuole stesse diventano campi di battaglia i bambini rischiano di rimanere uccisi nel fuoco incrociato. Attualmente si stima che una vittima civile (ferita o uccisa) su quattro sia un bambino. Nella provincia di Helmand, in cui sono state impegnate soprattutto truppe britanniche (con numerose perdite), la prima linea ora sta invadendo aree che fino a qualche mese erano relativamente tranquille.

Continua a leggere

Senza perseguire i criminali del 27 aprile 1978 e 28 aprile 1992, il nostro popolo non potrà mai vedere pace e prosperità!

Hambastagi – Partito della Solidarietà dell’Afghanistan – 5 maggio 2016

afghanistan war crimes 350x197Nonostante siano ormai passati molti anni da quei giorni bui del 27 aprile 1978 e 28 aprile 1992 (ndt. ingresso dei jihadisti a Kabul, inizio della guerra civile), il popolo afghano sta ancora pagando le conseguenze disastrose di quei due giorni infausti.

Quei terribili giorni hanno causato centinaia di migliaia di vittime del nostro paese; milioni di sfollati; la scomparsa di migliaia di esseri umani liberi e consapevoli; lo stupro di bambine di 7 anni e di anziane di 70; la distruzione delle nostre infrastrutture economiche e sociali.

Ogni istituzione della nostra nazione è stata saccheggiata e sono state commesse brutalità e depravazioni di ogni genere. Conosciamo i colpevoli: le fazioni Khalqi-Parcham e i leader jihadisti sono le principali cause della distruzione del nostro paese e di quanto succede oggi. E’ a causa del loro tradimento che l’Afghanistan è diventato il terreno di scontro tra Pakistan e Iran, e di occupazione permanente per ben quaranta paesi guidati dagli Stati Uniti.

Ma è ancora più doloroso quando gli autori di quelle violenze stanno ancora governando il nostro paese e il destino del popolo afghano, protetti dagli Stati Uniti e dai loro alleati. E ancora sono responsabili di oppressione, avidità e crimini, con la pretesa di definirsi “eroi”.

Continua a leggere

Taliban, aria di primavera

Enrico Campofreda – 3 maggio 2016 dal suo BLOG

taliCome ogni primavera i Talib afghani rinnovano l’offensiva interna. Stavolta l’hanno anticipata alle prime settimane d’aprile, chiamandola ‘operazione Omari’ in onore del leader del movimento (mullah Omar) di cui nei mesi scorsi è stata annunciata definitivamente la scomparsa. In realtà le loro offensive non si sono mai fermate, in autunno c’è stato l’assedio di Kunduz, in inverno continui attentati nella stessa capitale.

È una strategia che mira a tenere sotto pressione l’esercito locale, mostrandone l’inefficienza senza il supporto statunitense e diffonde un chiaro messaggio alla popolazione: il vero controllo del territorio lo stabiliscono le nostre milizie.

Le rinnovate offensive primaverili hanno colpito contemporaneamente parecchi distretti che circondano Kabul da est (Laghman, Nangahrhar, Kunar) e a nord (Parwan), quelli meridionali (Helmad, Kandahar) e settentrionali (Sar-e Pol, Faryab, Badghis). Azioni capaci di evidenziare organizzazione, audacia, coordinamento che impongono al presidente in carica una subalterna rincorsa, la stessa che balbetta da due anni

La campagna ribadisce il rifiuto a sedersi al tavolo delle trattative con Ghani, Sharif e gli emissari di Obama e Xi Jimping, e lancia un ottimismo smisurato di vittoria, mai apparso così evidente neppure durante l’enorme offensiva del 2009-2010 che mise in gravissima difficolta un esercito d’occupazione salito a 100.000 unità. I talebani promettono a tutti gli abitanti delle aree interessate una salvaguardia nei confronti di milizie Isis e dei mujahhedin che potrebbero intervenire in quei territori.

islamici manifPuntano a porsi come unica alternativa armata all’esercito afghano e alle restanti truppe occupanti della Nato. Nelle operazioni degli anni passati i turbanti miravano ad avvicinare alla propria causa i soldati locali, entrando in contatto con loro tramite intermediari che li avvicinavano all’esterno delle caserme oppure coinvolgendone i familiari. Stesse tattiche sono utilizzate per i prigionieri catturati durante in battaglia, sebbene gran parte dei raid si dipanano secondo il consolidato meccanismo della sorpresa e della successiva fuga, evitando di fare ostaggi.
Comunque chi è catturato, se titubante a unirsi a loro viene rilasciato sotto la solenne promessa di non tornare a vestire la divisa, seguita dalla minaccia che se dovesse accadere su di lui e sui parenti cadranno sanguinose vendette.

Recenti studi di alcuni analisti attorno ai piani talebani notano come nell’odierna propaganda ci sia una generalizzazione degli obiettivi da colpire. Gli annunci d’un anno fa indicavano come obiettivi le truppe presenti nelle basi e in pattugliamento, i contractors, gli agenti dell’Intelligence, finanche i diplomatici, oltre a eventuali ministri.

Stavolta si prospettano attacchi ad ampio raggio un po’ in tutto il Paese, rivolti ai punti forti del nemico (le basi aeree attaccabili anche usando kamikaze), mentre per gli omicidi mirati si guarda ai comandanti dei centri urbani. Negli eventuali scontri aperti bisogna evitare di colpire i civili, per distinguersi da quei “danni collaterali” provocati da caccia e droni statunitensi che fanno salire l’odio della popolazione. I dati forniti dall’Unama per il 2015 assegna ai talebani la percentuale maggiore di vittime civili (62%). L’agenzia Onu si può pure annoverare come struttura avversa, ma la ricaduta negativa a proprio danno resta e sembra che i turbanti comincino a tenere in considerazione la propria immagine più degli americani.

Continua a leggere

Messaggio di AFCECO in merito alle iniziative del mese di aprile e speciale menzione per il concerto organizzato a Piadena il 10 aprile scorso.

AFCECO – Newsletter aprile 2016

afceco banner 300x128Dear Sponsors and Friends of AFCECO,

During April, the children settled into their routines of going to schools, doing sports, attending their courses such as painting, computer and core studies. Besides this we have some more exciting stories to tell you.

As you are aware a group of our girls attended April 23rd Children Festival in Turkey. This was the first time that Afghanistan was invited in this important festival. Our children performed two pieces of Afghan traditional dance. All of the girls stayed with their Turkish host families while they were there and had a very good time. The girls returned on the 25th and had lots of stories to tell to their friends at the orphanage. The Turkish families were extremely kind to our girls and once they learned about our orphanages they collected lots of clothes, shoes, socks and stationary for the children and then sent them along with girls. Here is the link to photo gallery of the festival and their journey in Turkey.

We are also honored to let you know that Women Economic Forum of ALL Ladies League has awarded AFCECO Founder and Chairperson, Andeisha Farid the award of “Global Women Peace Leaders of the Decade”.  Women Economic Forum is a mega marquee global event hosted by ALL Ladies League (ALL) the world’s largest league of women. ALL has recognized Andeisha “as a humanitarian leader, you have energized the cause of goodness and peace in our world through your innovative and courageous approach. In recognition of your outstanding leadership for humanity and peace, and for your caring and concern for social inclusion and service to society

And we are extremely proud of our music students who continue to excel on big stages and make headlines. Negin, who is the first female conductor of Afghanistan is now a well-known star and has been featured by several prominent world media like BBC and Huffington Post. Here are few links of the recent news coverage:

This month we celebrated Abdul Bari’s birthday along with other children whose birthdays were in April. Thanks to our generous sponsor Terry Cardwell who funded this big party.

Continua a leggere

Islam e controllo delle nascite, la sfida delle donne afgane.

Internazionale – 2 maggio  2016

Schermata 2019 01 04 alle 00.21.49In Afghanistan la contraccezione è un tabù e avere accesso alla pillola o al preservativo è complicato. Per combattere i pregiudizi radicati nella società, l’ong Marie Stopes international ha deciso di collaborare con le autorità religiose per trovare nel Corano dei passaggi che consentano il controllo delle nascite.

Secondo la Banca mondiale, nel 2014 il tasso di fertilità in Afghanistan era di 4,8 bambini ogni donna, tra i più alti in Asia.