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Autore: Anna Santarello

Kurdistan turco, pena di morte per via

Blog di E. Campofreda – 7 gennaio 2016

sirnak 700x325C’è modo e modo di assassinare a sangue freddo. I boia sauditi lo fanno con la spada, i compari-antagonisti che provano a superarne fondamentalismo e cinica ferocia usano coltellacci, poi c’è chi spara indiscriminatamente sui civili. L’ha fatto ancora l’Isis a Parigi, lo fa lo Stato turco da due mesi accanito contro le popolazioni kurde del sudest del Paese. Lo fa e se ne vanta per bocca del presidente Erdoğan, orgoglioso dei tremila e cento kurdi assassinati, che lui definisce terroristi, siano militanti del Pkk o semplici cittadini, compresi tredicenni o donne ultra ottuagenarie.

La furia repressiva del presidente alleato, di cui s’occupa e che preoccupa la Casa Bianca, imbarazzata di fronte ai recenti farneticanti paralleli con Hitler, ha stroncato le vite di altre tre attiviste:

Sevê Demir, Pakize Nayır, Fatma Uya, impegnate in vari ruoli.

Sevê aveva conosciuto le carceri di regime dov’era stata rinchiusa dal 2009 per cinque anni. Era quindi diventata rappresentante del Partito Democratico delle Regioni nell’area di Mardin e Şırnak.

Pakize era copresidente del Consiglio del Popolo a Silopi, Fatma militava nell’organizzazione delle Donne Libere. Bastava questo per considerarle pericolose terroriste, secondo la crescente paranoia razzista che il presidente turco teorizza ormai apertamente.

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Analisi: la rinascita dei talebani in Afghanistan

Aljazeera.com di Dawood Azami – 27 Dec 2015

FightingAfghanTaliban 300x169Considerevoli progressi delle forze talebane in Afghanistan. Mai come ora, dal rovesciamento del loro regime a seguito dell’intervento a guida USA nel 2001, i talebani hanno ampliato la loro presenza e acquisito maggiore influenza nel paese. L’insorgenza dei combattenti talebani costituisce una sfida critica per il governo afghano e per le rimanenti forze USA e NATO.
C’è una strategia su più fronti dietro le recenti campagne e la violenta avanzata dei talebani. Il loro obiettivo è quello di creare santuari “permanenti” e roccaforti per formare sistemi amministrativi funzionali. Vogliono anche controllare ampie aree del paese per prendere il sopravvento nel processo di pace in stallo, che dovrebbe avere inizio nel 2016.

Sicurezza in deterioramento

La situazione della sicurezza in Afghanistan si è deteriorata in modo significativo dal lancio dell’offensiva della primavera 2015 dei talebani. L’Afghanistan non è mai stato così insicuro come ora negli ultimi 14 anni. Più afghani sono stati uccisi nel 2015 rispetto a qualsiasi anno a partire dal 2001. I talebani hanno pianificato la loro insorgenza nel 2014 con l’obiettivo di espandere il loro controllo territoriale imprimendo una svolta a loro favore. Riferiscono lo spostamento di un gran numero di combattenti dal Pakistan in Afghanistan. Inoltre, altri tre fattori cruciali hanno contribuito alla loro recente insorgenza in Afghanistan.

  1. La fine della missione di combattimento degli Stati Uniti e della NATO che è stata completata alla fine del 2014 e il ritiro della maggior parte delle forze straniere dal paese. La minaccia di bombardamenti e irruzioni si è ridotta significativamente dopo la diminuzione del numero di forze straniere e il cambiamento della missione USA-NATO. La nuova coalizione internazionale a guida NATO, Resolute Support, che consiste di circa 12.500 soldati stranieri (soprattutto americani), ha avuto inizio il 1 gennaio 2015 ed è orientata soprattutto a formazione, consulenza e assistenza alle forze di sicurezza afghane e alle istituzioni.
  1. Diverse migliaia di combattenti principalmente uzbeki, arabi e pakistani dei distretti del nord Waziristan, hanno attraversato il confine con l’Afghanistan dopo che i militari del Pakistan hanno lanciato l’operazione Zarb-e-AZB nel giugno 2014. Il contributo di questi combattenti stranieri ha intensificato ulteriormente la lotta contro il governo l’afgano.
  2. Da quando le forze di sicurezza afghane hanno assunto la piena responsabilità per la sicurezza, hanno dimostrato capacità e coraggio, ma sono mal finanziate e mal attrezzate. Ai militari afgani mancano anche potenza aerea e capacità di ricognizione. Nel frattempo, i talebani hanno cercato di aprire più fronti per distogliere l’attenzione delle forze afghane. Aumentando il numero di attacchi in tutto il paese, i combattenti talebani sono riusciti a sopraffarle.

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l’Afghanistan è il Paese meno sviluppato in Asia. Questi i risultati della classifica dell’indice sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite

RawaNews – TOLOnews.com, di Shakeela Ibrahimkhil – 26 dicembre, 2015.

DonnaAfghana 300x200Donna afgana chiede la carità con i suoi figli.

L’Ufficio Sviluppo Umano delle Nazioni Unite ha classificato l’Afghanistan come 171° su 188 paesi, nell’indice di sviluppo umano. Malgrado i miliardi di dollari USA in Afghanistan negli ultimi 14 anni, il Paese è ancora tra i meno sviluppati.

Il rapporto ha misurato lo sviluppo dei paesi sulla base di disuguaglianza di genere, tasso di mortalità materna, tasso di natalità, quota femminile di seggi in parlamento, popolazione con almeno qualche istruzione secondaria e tasso di partecipazione alla forza lavoro.
In questa relazione, la Costa d’Avorio, il Malawi e l’Etiopia sono dopo l’Afghanistan mentre Norvegia, Australia e Svizzera sono il primo, secondo e terzo posto rispettivamente.

Malgrado i miliardi di dollari USA investiti in Afghanistan negli ultimi 14 anni, il Paese è ancora tra i quelli meno sviluppati.
Il governo afgano ha elencato una serie di ragioni per questo.
“L’economia dell’Afghanistan è stata dipendente dagli aiuti stranieri negli ultimi 13 anni e il ritiro delle 120.000 truppe [internazionali] e di 400.000 contractors ha soffocato l’economia del paese, ma quello che abbiamo lottato per avviare è stata la posa della prima pietra per programmi economici permanenti” ha detto Sayed Zafar Hashemi, vice portavoce del presidente.

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Commercio, Afghanistan entra nel Wto. Azevedo: lunga strada per mantenere impegni

Velino International – (AGV NEWS) Nairobi 17 dicembre 2015

DSC9254L’Afghanistan ha di fronte a sé una lunga strada per attuare gli impegni che ha assunto come membro appena accolto nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Lo ha detto il direttore generale Roberto Azevedo durante la cerimonia di adesione.

“Oggi è un traguardo importante, ma non è la fine del viaggio. Altrettanto importante al processo che conduce all’adesione stessa è l’attuazione degli impegni e delle riforme”, ha detto Azevedo. Afghanistan diventa il membro 164 dell’Omc e il paese numero 36 a unirsi al corpo dai paesi meno sviluppati (Pms) dell’elenco delle Nazioni Unite, 11 anni dopo la prima domanda di adesione. La Liberia si è unito all’organizzazione mercoledì. “Continueremo a sostenere l’Afghanistan su questa strada”, ha ribadito Azewedo.

Per saperne di più vai su WTO

 

Is crea radio in Afghanistan, da ‘Voce del califfato’ messaggi contro governo

Adnkronos – 17 dicembre 2015

Afghanistan Xin 300x203Si chiama ‘Voce del califfato’ la radio che il sedicente Stato islamico (Is) ha lanciato nella provincia di Nangarhar, nell’est dell’Afghanistan, con l’obiettivo di attirare nuove reclute e fare propaganda contro il governo. L’emittente, come hanno riferito alcuni esponenti del governo provinciale e deputati citati da Tolo Tv, trasmette nel capoluogo Jalalabad e in alcuni distretti limitrofi.

“È chiaro che (l’Is, ndr) ha una propria radio che sta facendo molta propaganda antigovernativa”, ha dichiarato Nasir Kamawal, esponente del governo di Nangarhar. “La radio avrà un impatto negativo su noi musulmani e sulla nuova generazione”, ha aggiunto il deputato Fridon Khan Momand.

Alcuni abitanti che hanno avuto modo di ascoltare ‘Voce del califfato’ hanno raccontato che la radio incoraggia i giovani a combattere contro le autorità di Kabul. “Il governo deve chiudere la stazione radiofonica perché ha un reale effetto sulla gioventù”, ha sottolineato un residente a Jalalabad, aggiungendo che “i militanti di Daesh (acronimo dell’Is in arabo, ndr) stanno reclutando i giovani per la loro guerra, in particolare quelli disoccupati”. Il portavoce del governatore di Nangarhar, Attaullah Khogyani, ha annunciato che le autorità si sono già attivate per spegnere l’emittente, senza aggiungere altri dettagli in merito.

La penetrazione dell’Is in Afghanistan rappresenta una nuova sfida per il Paese martoriato da decenni di guerre e sotto la minaccia dei Talebani. Secondo i servizi afghani il gruppo capeggiato dal ‘califfo’ Abu Bakr al-Baghdadi è già operativo nelle province di Helmand, Nangarhar e Farah. Nei mesi scorsi i ministeri di Interno e Difesa ha annunciato l’uccisione di decine di combattenti dell’Is.

Kobanê, la buona scuola per contrastare l’Isis

Enrico Campofreda dal suo blogblog – 17 dicembre 2015

kurdi bimbi 1La forza di certa politica rivolta al popolo sta nel realizzare quel che serve in maniera opposta al populismo che spesso enuncia solo e non fa. Dal Rojava – regione sul confine turco-siriano dove la vita è comunque bella seppur difficile, visto che gli abitanti devono vedersela coi miliziani neri dell’Isis – giungono notizie su una particolare riforma della scuola.

In situazione d’emergenza, perché lì vige il primum vivere, ma argutamente le autorità kurde del cantone di Kobanê, hanno compreso che contro ogni assedio un’arma formidabile è rappresentata dall’istruzione della propria gente.

Certo, gli oltre settemila bambini in età scolare primaria (i dati riguardano una fascia corrispondente alle nostre elementari) devono accontentarsi solo di sette edifici ancora in piedi, risparmiati da ogni genere di bomba e granata.

Ma in quella precarietà pulsa un progetto educativo a tuttotondo che adotta princìpi semplici della pedagogia: stabilire ascolto e relazione fra insegnanti e alunni, evitare le punizioni, soprattutto quelle fisiche che in alcune zone rurali, per consuetudini sedimentate, sussistono tuttora.

Nel piano di formazione, anche comportamentale della comunità, ci si rapporta ai familiari dei bambini affinché antichi retaggi scompaiano e si crei collaborazione e comprensione in ogni fase della vita infantile e adulta.

Un insegnante che ci ha narrato la vicenda non nasconde la difficoltà del percorso, ma evidenzia il robusto legame seguito ai copiosi sforzi di attenzione, spiegazione, partecipazione fra quest’idea di scuola e la società dove si sta sviluppando.

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COMUNICATO STAMPA APPELLO DI SOLIDARIETÀ PER BAKUR (SUDEST DELLA TURCHIA)

Mezzaluna Rossa – Kurdistan Italia Onlus – 15 dicembre 2015

suraassa 300x200Nella regione sud orientale della Turchia da questa estate la popolazione è soggetta a periodi di coprifuoco durante i quali intere città sono bloccate con mezzi militari e in alcuni casi i centri urbani sono stati bombardati con elicotteri. Da agosto a dicembre gli attacchi violenti e ripetuti delle forze di polizia e militari hanno provocato la morte di 140 civili, fra questi donne e bambini; distrutto le infrastrutture (rete elettrica, acquedotti, strade, fogne) le attività commerciali, le case private ma anche gli edifici di culto.

Negli ultimi quattro mesi la situazione è precipitata ed in queste ore è stata dichiarata la chiusura a tempo indeterminato delle scuole e degli uffici governativi nella regione. Il distretto di Sur nella capitale del Bakur, Amed (Diyarbakir) è ancora oggi, per il 13° giorno sotto il sesto assedio e solo oggi sono stati uccisi due giovani di 18 e 20 anni. Le azioni di polizia speciale con artiglieria pesante e bombardamenti stanno distruggendo il quartiere storico riconosciuto dall’UNESCO patrimonio dell’umanità e stanno provocando un numero sempre maggiore di profughi interni.

La MLRKI Onlus è vicina alle famiglie delle vittime, denuncia il massacro di civili e la distruzione di interi quartieri delle città che la Turchia sta compiendo nel sudest del Paese. Chiede all’opinione pubblica di mostrare la propria solidarietà con la popolazione curda facendo una donazione sul conto corrente della MLRKI Onlus con causale Bakur, i contributi saranno usati per la ricostruzione delle infrastrutture.

Bilancio di quattro mesi di attacchi alla popolazione civile in Bakur (nord kurdistan), i dati sono riferiti al periodo 16 agosto/ 11 dicembre (dove non specificato).

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Rapporto sulle detenute private dei loro diritti.

Rawanews – 15 dicembre 2015

female prisoners afghanistan deprived rightsL’Associazione Afghana Paywand (PAA) martedì ha pubblicato il rapporto sul sistema penale femminile afghano nel tentativo di “portare all’attenzione sul fallimento del sistema stesso, un argomento a lungo ignorato, delle principali parti interessate incluso il Governo afghano e la comunità internazionale”.

La loro ricerca vuole essere un tentativo di fornire un’analisi descrittiva delle leggi e politiche esistenti che hanno effetto sulle vite delle donne nel sistema detentivo.

“Inoltre il rapporto tenta di gettare luce sulla situazione attuale delle carcerate in 5 prigioni dell’Afghanistan.”

Dipinge un quadro desolante della detenzione femminile – e infatti mette in guardia: “il rapporto non sarà di facile lettura. È importante riconoscere che nonostante le disparità, molti enti che ricevono fondi per questo problema hanno ignorato la situazione delle donne nel sistema carcerario.”

“Questo rapporto è un richiamo a un maggior controllo. Sollecita a considerare attentamente il messaggio in esso contenuto e ad unirsi per trovare soluzioni per i problemi discussi nel rapporto.”

La PAA ha trovato che la comunità internazionale ha speso milioni di dollari per la riforma del sistema giudiziario dal 2001, ed assicurare i diritti umani e delle donne è stata una delle principali priorità del Governo Afghano e della stessa Comunità Internazionale.

“Comunque i diritti dei detenuti ed il loro reinserimento nella società – in generale di tutti ma più specificatamente della popolazione carceraria femminile – è stato completamente trascurato.”

Il rapporto riferisce che secondo il Centro Internazionale di Studi sulle carceri, il numero totale di detenuti, includendo anche quelli in attesa di giudizio nel 2012 era di 25.289, di cui 7.365 donne in attesa di giudizio e 854 detenute.

Ci sono in tutto 34 prigioni provinciali, 187 centri distrettuali di detenzione e 30 centri di riabilitazione per giovani – tutti in cattive condizioni.

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ABOLIRE LA GUERRA UNICA SPERANZA PER L’UMANITÀ: IL DISCORSO DI GINO STRADA ALLA CERIMONIA DEI NOBEL ALTERNATIVI

Right Livelihood Award Ceremony 2015 – Stoccolma 30 novembre

GINO STRADA 538 322Gino Strada, fondatore di EMERGENCY, ha ricevuto il Premio Nobel alternativo davanti al Parlamento svedese “per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”.

Il Premio Right Livelihood è stato concepito per “onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo”.

Quest’anno la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 paesi. A partire da oggi i Laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e provengono da 67 paesi diversi. È la prima volta che il Premio viene dato a un cittadino italiano.

Davanti ai parlamentari svedesi, Gino Strada ha fatto un appello speciale alla comunità internazionale.

 «Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili.

A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo. Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette “mine giocattolo”, piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po’, fino a quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l’aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita.
Mi è occorso del tempo per accettare l’idea che una “strategia di guerra” possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del “paese nemico”. Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili.

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Partecipa alla raccolta fondi per l’orfanotrofio di Kabul: Che questi volti continuino a sorridere!

OB WH999 0211ny J 20130211170603In un paese dove la musica e le arti sono state vietate e le donne e bambini sono stati oppressi da molti anni, una giovane ragazza è appena diventata la prima direttrice d’orchestra in Afghanistan.

Il suo nome è Negin Khpolwak ed è una ragazza di 17 anni che vive in un orfanotrofio di Afghan Child Education and Care Organization (AFCECO). Negin proviene da una famiglia povera della provincia di Kunar dell’Afghanistan, una zona ancora fortemente dominata dai talebani. Nonostante le sue condizioni, Negin, fin da piccola voleva studiare musica.

Quando aveva appena nove anni, suo padre la mandò in un orfanotrofio di AFCECO con la speranza di aiutarla a realizzare i suoi sogni. Presso l’orfanotrofio, Negin poteva ascoltare musica, assistere a spettacoli, e infine studiare al Afghanistan National Institute of Music (ANIM). Recentemente, Negin  ha fatto la storia diventando la prima direttrice d’orchestra in un concerto di ANIM.

La storia di Negin è una storia di avversità, di speranza, e di trionfo. AFCECO le ha reso possibile realizzare i suoi sogni e speranze.

Come Negin, ci sono tante altre ragazze afghane negli orfanotrofi di AFCECO con la speranza di diventare musiciste, medici, ingegnere, giornaliste, avvocatesse e altre professioniste che potranno essere delle protagoniste nel loro paese. Con il generoso sostegno dei donatori e sponsor, AFCECO è stato in grado di fornire a queste ragazze un luogo sicuro in cui ricevere un’istruzione e diventare donne che faranno la differenza nel futuro dell’Afghanistan.

Purtroppo, i progressi fatti da AFCECO insieme alle ragazze afgane hanno anche attirato l’attenzione negativa da parte dei talebani / ISIS.

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