Afghanistan: due presidenti al prezzo di uno
Dal blog di Enrico Campofreda – 13.7.2014
Raddoppia un Karzai e chiamalo governo d’unità nazionale che poi sarebbero Abdullah più Ghani – i due contendenti alla presidenza che si contestano per brogli – più i pashtun divisi fra i due fronti e tajiki e uzbeki e signori della guerra e degli affari. Riuniti tutti appassionatamente.
È questa la quadratura del cerchio imposta dal segretario di stato americano Kerry per salvare da ulteriori complicazioni il giochino elettorale che doveva proseguire la comparsata democratica d’un Afghanistan a misura occidentale.
Così è stato, perché gli Usa minacciavano di tagliare i finanziamenti a ciascuno dei soggetti che in gran parte vive di denari esteri (oltre 15 miliardi di dollari annui e nei momenti di punta addirittura 30), un obolo cui gli afghani del potere e del crimine non possono rinunciare.
Budget affiancato a quello della produzione e del traffico d’oppio, un commercio, è bene ricordarlo, cui l’Occidente spacciatore e consumatore risulta interessatissimo.
Poiché a loro volta gli Stati Uniti non mollano una presenza nel Paese, ora metamorfosizzata militarmente nell’occhio strategico delle basi aeree, e s’interessano di sfruttamento del sottosuolo e delle possibili pipeline verso le ex Repubbliche sovietiche caucasiche dell’energia, lusingate dagli altri giganti Russia e Cina, tutto doveva restare immutabile.
E così è stato.