Viva la sincerità

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Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su I colloqui sulla presenza USA in Afghanistan innervosiscono le potenze regionali
The New York Times, April 18, 2011 – By ROD NORDLAND
KABUL, Afghanistan
È senza dubbio un processo delicato in un momento altrettanto critico. Funzionari afghani hanno espresso la preoccupazione che i negoziati possano affossare i colloqui di pace con i talebani, ora nelle fasi iniziali, perché i ribelli hanno insistito sul fatto che le forze straniere debbano lasciare il paese prima di futuri accordi. Il fatto che i colloqui non si siano interrotti indica la disponibilità a un compromesso sui tempi del ritiro – ma è difficile immaginare l’accettazione da parte dei talebani di una presenza duratura americana. Colloqui formali su un accordo a lungo termine sono iniziati lo scorso mese con Marc Grossman – il funzionario che ha sostituito Richard C. Holbrooke, il diplomatico morto a dicembre – come inviato dell’amministrazione Obama per l’Afghanistan e il Pakistan. Una delegazione ha visitato Kabul, sotto la direzione di Frank Ruggiero, un funzionario del Dipartimento di Stato che ha gestito Provincial Reconstruction Team di Kandahar fino all’anno scorso. La reazione regionale è stata immediata. Il ministro degli interni iraniano ha fatto una visita precipitosa a Kabul, seguito a breve dai consiglieri della sicurezza nazionale di India e Russia. I russi, in genere favorevoli al ruolo della NATO in Afghanistan, sono stati allarmati per la prospettiva di una presenza a lungo termine occidentale.
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su Le donne afghane al bivio: essere agenti di pace o vittime della pace?
La situazione attuale in Afghanistan e le donne
Dopo circa dieci anni di presenza militare internazionale, è provato in modo irrefutabile che la guerra non è una soluzione ai conflitti che continuano ad avvelenare l’Afghanistan. Nonostante alcune precise garanzie per le donne inserite nella Costituzione, la lotta delle donne per i propri diritti è ancora ardua – e non è un compito facile.
A partire dal 2006, parallelamente al deterioramento della sicurezza in molte aree, hanno ricominciato a ripresentarsi vecchi fenomeni negativi, con il calo di iscrizioni nelle scuole femminili, specialmente nelle scuole superiori. Nel corso di tre anni, tra il 2004 e il 2007, il numero di impiegate donne è diminuito del 9,2 per cento. Le donne che lavorano nel settore sociale hanno ricominciato a sentirsi sempre più in pericolo nel raggiungere le aree remote delle province. E tuttavia, nonostante i rischi enormi, spesso continuano il loro lavoro – ma la crescente paura fa le sue vittime.
Nonostante il 27 per cento dei seggi parlamentari siano occupati da donne, il Parlamento ha approvato una controversa legge sull’amnistia, invocando l’impunità per tutti coloro che sono stati coinvolti in violazioni dei diritti umani e dei diritti delle donne in tempo di guerra. Inoltre, il Parlamento ha approvato la Legge shiita sullo stato personale, che assoggetta le donne sciite ai tradizionali controlli religiosi (legge che è stata poi rivista e corretta in alcune parti). E intenzionalmente non ha mai ammesso candidate donne per la posizione di ministro degli Affari Femminili.
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su Affari di guerra
Petrolio e gas, miniere e marmo, strade e aeroporti, energia e agricoltura. È ricco e variegato il menù del primo accordo quadro di cooperazione economica firmato martedì a Kabul tra governo italiano e governo afgano.
La delegazione commerciale guidata dal ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, era composta, tra gli altri, da rappresentanti di Eni, Enel, Enea, Gruppo Trevi (perforazioni petrolifere), Gruppo Maffei (estrazioni minerarie), Iatt (pipeline sotterranee), Fantini (segatrici per marmo), Assomarmo, Margraf e Gaspari Menotti (estrazione del marmo) e AI Engineering (costruzioni).
Il protocollo d’intesa prevede che investimenti italiani nell’estrazione di petrolio (nel nord dell’Afghanistan ci sono giacimenti da 1,6 miliardi di barili, per un valore di 85 miliardi di euro), gas naturale (nella stessa zona vi sono riserve da 16 miliardi di metri quadri, per un valore di 39 miliardi di euro), risorse minerarie (oro, rame, ferro, carbone e il prezioso litio, forse presente nei laghi prosciugati della provincia di Herat) e pietre preziose (smeraldi e lapislazzuli).
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su Orzala Ashraf, attivista per i diritti umani, sulla costruzione della nazione afghana
Raccomandiamo la visione di questo video tratto dalla pagina dedicata all’Afghanistan nel sito di The Guardian.
Orzala Ashraf afferma: “È chiaro che nel processo di costruzione di una nazione la comunità internazionale merita di giocare un ruolo. Ma questo non significa che sia responsabilità della comunità internazionale costruire una nazione, costruire una identità nazionale o addirittura costruire uno Stato. Costruire una nazione, costuire una identità nazionale, scrivere la storia di un Paese o di una regione è responsabilità della gente che vive in quel Paese.”
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su Afghanistan – Arrivederci al 2014
Le truppe americane e occidentali rimarranno in Afghanistan fino al 2014, data in cui le forze afgane prenderanno il controllo totale della sicurezza del paese: è questa la decisione finale presa alla conferenza internazionale tenutasi a Kabul lo scorso martedì 20 luglio.
L’enfasi posta sul 2014 sarebbe, secondo diverse opinioni, un tentativo per distogliere l’attenzione dalla precedente scadenza fissata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, la quale prevedeva il ritiro delle truppe americane dal paese a partire dal 2011 e che per molti significava la resa ai talebani.
La nuova linea politica dimostra invece come questo ritiro dall’Afghanistan sarà graduale e verrà stabilito in base alla situazione nterritoriale, pertanto i termini di scadenza stabiliti sono da considerarsi puramente indicativi.
Tuttavia, è proprio questo il nocciolo della questione: l’attuale situazione del paese – che ha reso il ritiro delle truppe a partire dal 2011 alquanto improbabile visti gli obiettivi stabiliti – lascia intendere che anche il ritiro totale delle truppe dall’Afghanistan fissato per il 2014 è piuttosto irrealizzabile (a meno che un improvviso peggioramento della situazione non lo renda necessario, ovvero, nel caso di un avanzamento dei talebani che minaccerebbe così una sconfitta imminente).
Pertanto, la drammatica saga afghana è destinata a proseguire, al meno nel futuro più prossimo, e la missione della Nato potrebbe prolungarsi contro ogni logica nonostante la mancanza totale di risultati tangibili.
L’aspetto più sorprendente della recente conferenza di Kabul è stata l’enorme incongruenza tra la retorica del Segretario di stato americano Hilary Clinton e del Segretario generale della Nato Andres Fogh Rasmussen, e ciò che sta realmente accadendo sul terreno di guerra in Afghanistan.
In un articolo pubblicato il giorno successivo alla conferenza, Rasmussen ha definito l’incontro ‘un punto fondamentale’ nel processo che vedrà il popolo afgano nuovamente artefice del destino del proprio paese.
‘L’Afghanistan si sta finalmente muovendo nella direzione giusta’, ha dichiarato Rasmussen. ‘Probabilmente gli insorgenti stanno aspettando la nostra uscita di scena, noi invece resteremo fino a che il nostro lavoro non sarà terminato’.
All’uscita sulla carta stampata delle dichiarazioni di Rasmussen, era già ben noto a moltissimi osservatori internazionali che il 2009 è stato l’anno con il più alto numero di attacchi talebani degli ultimi otto anni e che il 2010 si prospetta ancora più sanguinolento e letale per le truppe della coalizione occidentale.
Se è vero che la maggior parte del territorio afgano è sotto il controllo dei talebani, dall’altro lato, le offensive militari della Nato – definite da Rasmussen ‘di grandissima importanza politica’ in quanto ‘accelerano il processo di marginalizzazione delle forze politiche e militari talebane,’ – si sono rivelate un fallimento: le truppe della coalizione occidentale e quelle dell’esercito afgano incontrano enormi difficoltà nel difendersi dai violenti contrattacchi talebani e in tutto questo, il governo afgano non è riuscito ad garantire alcun tipo di servizio al popolo ‘liberato’.
Molti degli obiettivi stabiliti alla conferenza di Kabul – tra i quali conferire al governo afgano ulteriori responsabilità amministrative in cambio di una maggiore trasparenza ed efficenza – erano già stati fissati in passato in diverse conferenze come quella svoltasi a Londra nel 2006 e a Parigi nel 2008. Tuttavia, con il passare degli anni, la situazione è senza dubbio peggiorata.
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su Afghanistan, vietato dissentire
Peacereporter – 4 Aprile 2011
Kabul teme il contagio delle rivolte arabe: arresti e intimidazioni contro i promotori delle manifestazioni contro l’occupazione Usa e il governo Karzai. “Gli agenti dell’intelligence afgana ultimamente sono dappertutto perché ci sono voci che una protesta simile a quelle dei paesi arabi potrebbe essere organizzata in Afghanistan, anche presto, probabilmente entro fine aprile. Noi non crediamo che accadrà, ma gli ufficiali governativi hanno questa convinzione e associazioni come la nostra e Hambastagi sono sospettate di essere parte dell’organizzazione e quindi sottoposte a maggiore sorveglianza”.
Potrebbe essere spiegata con questa dichiarazione giunta al Cisda, il Coordinamento italiano a sostegno delle donne afgane, la serie di atti intimidatori messa in atto nell’ultimo mese dalla polizia afghana ai danni di una serie di associazioni e attivisti afghani che operano a favore dei diritti umani. La denuncia è giunta proprio da uno dei maggiori movimenti democratici afgani impegnato nella lotta per l’emancipazione femminile, le cui sostenitrici sono costrette a una vita in clandestinità a causa dei loro aperti attacchi nei confronti del governo Karzai, definito un governo fantoccio imposto dagli Usa, corrotto fino al midollo e presieduto dai signori della guerra.
Ma quello che sembra avere infastidito maggiormente le forze governative è stata la manifestazione contro organizzata lo scorso 6 marzo a Kabul dal partito Hambastagi, l’unico partito democratico laico e antifondamentalista d’Afghanistan, che aveva raccolto nella capitale centinaia di militanti, soprattutto donne, al grido di “Morte all’America! Morte ai talebani!” e che erano state riprese dalle telecamere delle agenzie di stampa internazionali. La protesta era indirizzata in particolare contro la ventilata istituzione di basi permamenti americane in Afghanistan, attaccava il governo Karzai reo di “legittimare la colonizzazione del Paese” e inneggiava alla protesta dei paesi arabi percepita non solo come sollevazione contro l’autoritarismo dei dittatori, ma anche contro le basi americane nei loro territori e l’influenza israeliana nella regione.
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su REPORT DI HAWCA (Humanitarian Assistance for the Women and Children of Afghanistan) sulla 55^ sessione di CSW (Commission on the Status of Women) tenutasi a New York
DA HAWCA NEWS
Selay Ghaffar, direttrice esecutiva di HAWCA e attivista di rilievo per i diritti delle donne afghane, è stata ancora una volta la portavoce delle donne e dei bambini più vulnerabili durante la 55^ sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne (CSW) tenutasi quest’anno a New York.
CSW è il principale organismo globale delle Nazioni Unite interamente rivolto ad esaminare lo stato di avanzamento delle donne. Il Movimento Internazionale per i Diritti delle Donne è stato lanciato 36 anni fa alla Conferenza Mondiale di Città del Messico, tenutasi in seguito a Nairobi, Copenhagen e Beijing allo scopo di sostenere i diritti delle donne e il loro progresso. L’attuazione delle Risoluzioni 1325, 1880 e 1888 sulla donne, la pace, la sicurezza e i diritti umani testimoniano l’impegno delle ONG e l’efficacia della collaborazione fra le ONG, i governi e le Nazioni Unite.
Il tema di quest’anno su “accesso e partecipazione delle donne e delle ragazze all’educazione, formazione, scienza e tecnologia, inclusa la promozione dell’accesso paritario all’impiego e ad un lavoro dignitoso” ha evidenziato la necessità di avere donne attivamente impegnate in questo processo. Durante la prima settimana della 55^ sessione del CSW, i membri dei vari stati hanno raggiunto l’accordo di accelerare l’attuazione degli impegni esistenti, inclusi quelli indicati nella Piattaforma d’Azione di Beijing.
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su Democracy Now Intervista con Malalai Joya
AMY GOODMAN Ci parli della situazione oggi in Afghanistan, la serie di uccisioni di civili di cui gli Stati Uniti ha dovuto scusarsi – il responsabile, il generale David Petraeus, ha dovuto formulare le scuse per la prima volta un paio di settimane fa, soprattutto intorno alla uccisione di bambini. Che cosa sta succedendo?
MALALAI JOYA Sai, la nostra gente ora, è stufa di ascoltare le scuse della Casa Bianca, questi guerrafondai, e dei governi della NATO, e anche del regime fantoccio, mafioso e corrotto di Hamid Karzai. Vogliamo la fine di questa guerra brutale, disgustosa – questa guerra, quest’occupazione – il più presto possibile. Durante questi 10 anni, decine di migliaia di civili innocenti sono stati uccisi, la maggior parte dei quali donne, bambini e uomini innocenti. E anche loro, in questi nove anni della loro occupazione, hanno usato fosforo bianco, bombe a grappolo. Bombardano le nostre feste di matrimonio. Forse hai sentito del rapporto di Der Spiegel, che insultano anche i corpi senza vita del mio popolo; queste forze di occupazione sbefffeggiano i cadaveri. E il loro governo, quando uccidono civili innocenti, facendo stragi, pagano 2.000 dollari alla famiglia di ogni vittima. L’offerta di questi dollari sanguinosi significa che la vita degli afgani vale $ 2.000 per questi guerrafondai, mentre la maggior parte del tempo il mio popolo rifiuta questi soldi.
Purtroppo, quando Obama è entrato in carica, la sua prima notizia per il mio popolo è stato più conflitto, più guerra, perché dice “più truppe in Afghanistan”. E il risultato di questo è stato più miserie, più stragi, più tragedie. E anche in confronto con l’amministrazione Bush, c’e’ stato un aumento del 24 per cento di morti civili. E molte altre miserie e la violenza sono ancora in corso nel mio paese. E per l’ennesima volta, la recente relazione dimostra che oggi in Afghanistan, specialmente in questi nove anni, l’uccisione del mio popolo per loro è come uccidere gli uccelli. Ma, purtroppo, i media sempre scorrono le verità, e diminuiscono il numero di morti civili senza vergogna, chiamandoli ribelli, terroristi.
Scritto da Anna Santarello il . Pubblicato in Notizie 2011. Nessun commento su L’esercito USA si scusa per le orribili immagini trasmesse dall’Afghanistan
Per vedere le foto spiegel.de
di Matthias Gebauer e Hasnain Kazim
Le immagini sono ripugnanti. Un gruppo di canaglie dell’esercito americano in Afghanistan uccide civili innocenti e poi posa con i loro corpi. Lunedì Spiegel ha pubblicato alcune delle foto – e le forze USA hanno prontamente risposto con delle scuse. La NATO teme ancora che le reazioni in Afghanistan possano essere violente.
Gli Stati Uniti e la NATO sono preoccupati dalla possibilità di reazioni intense a seguito della pubblicazione di immagini che documentano le uccisioni perpetrate da soldati americani in Afghanistan. Le immagini sono apparse sull’ultima edizione de Die Spiegel che ha infiammato le edicole lunedì.
Il Segretario di Stato Hillary Clinton ha già contattato la sua controparte afghana per discutere della situazione. Anche il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Tom Donilon si è messo in contatto con le autorità di Kabul. Il caso minaccia di inasprire la già fragili relazioni tra USA e Afghanistan in un momento in cui i due paesi stanno negoziando per la stanziamento permanente di basi militari americane nel paese.
In una dichiarazione rilasciata dal Colonnello Thomas Collins, l’esercito americano, che sta preparando una corte marziale per processare 12 sospettati legati alle uccisioni, si è scusato per la sofferenza che le foto hanno causato. Le azioni rappresentate nelle foto, la dichiarazione spiega, “sono ripugnanti per noi come esseri umani e contrarie ai valori e agli standard americani.”
I sospetti perpetratori fanno parte di un gruppo di soldati americani accusati di svariate uccisioni. La corte marziale dovrebbe partire al più presto. Le foto, si legge nella dichiarazione dell’esercito, “sono in forte contrasto con la disciplina, la professionalità e il rispetto che hanno caratterizzato le performance dei nostri soldati negli ultimi 10 anni di intense operazioni.”