Skip to main content

Autore: Anna Santarello

“Chi ha le armi ottiene la terra”

Da decenni in Afghanistan dopo ogni sconvolgimento la proprietà terriera diventa una ricchezza cruciale per ricompensare i seguaci di chi è arrivato al potere

Thomas Gibbons-Neff, Yaqoob Akbary, New York Times, 6 dicembre 2021

AFGHAN LAND DISPUTES 2

Per decenni, circa 1.000 famiglie hanno chiamato casa il quartiere basso di Firqa, con le mura di fango. Alcuni si sono trasferiti durante la guerra civile degli anni ’90, mentre ad altri sono stati forniti alloggi durante il governo precedente.

Subito dopo l’acquisizione talebana del 15 agosto, il nuovo governo ha detto loro di andarsene.

Ghullam Farooq, 40 anni, il mese scorso sedeva nell’oscurità del suo negozio a Firqa descrivendo come i combattenti talebani armati arrivassero di notte, espellendolo con la pistola dalla sua casa nella comunità, un quartiere della città di Kandahar nel sud dell’Afghanistan. “Tutto ciò che i talebani hanno detto è stato: prendi la tua roba e vattene “, ha detto.

Coloro che sono fuggiti o sono stati allontanati con la forza sono stati rapidamente sostituiti da comandanti e combattenti talebani.

In un’economia in rovina e senza denaro, migliaia di afghani stanno affrontando questi sconvolgimenti traumatici perché il nuovo governo talebano usa la proprietà per risarcire i suoi combattenti per anni di servizio militare.

Continua a leggere

Vittime in Afghanistan: nuova ricerca di Amnesty International

Le vittime della violenza di genere sono state abbandonate dopo la conquista dei talebani.  La loro rete di sostegno è stata smantellata e i loro rifugi quasi scomparsi

Amnesty International – 6 dicembre 2021

download copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy

I servizi essenziali per le donne e le ragazze sopravvissute alla violenza di genere in Afghanistan sono stati decimati in seguito all’acquisizione del paese da parte dei talebani, ha affermato oggi Amnesty International.

In 26 nuove interviste, vittime e fornitori dei servizi hanno detto ad Amnesty International che i talebani hanno chiuso i rifugi e rilasciato i detenuti dal carcere, inclusi molti condannati per reati di violenza di genere. 

Molti sopravvissuti – così come il personale degli shelter, gli avvocati, i giudici, i funzionari governativi e altri coinvolti nei servizi di protezione – sono ora a rischio di violenza e morte. 

“Le donne e le ragazze vittime della violenza di genere sono state sostanzialmente abbandonate in Afghanistan. La loro rete di sostegno è stata smantellata e i loro rifugi sono quasi scomparsi”, ha affermato Agnès Callamard, Segretario generale di Amnesty International.

“E’ incredibile che i talebani abbiano aperto le porte delle carceri in tutto il paese, senza pensare ai rischi che i colpevoli rappresentano per le donne e le ragazze che hanno vittimizzato e per coloro che hanno lavorato per le vittime.

Continua a leggere

I gruppi minerari cinesi perlustrano l’Afghanistan alla ricerca di opportunità

In Afghanistan, mentre Pechino entra nel vuoto lasciato dagli Stati Uniti, gruppi minerari cinesi cercano di accedere alle miniere di rame e litio del paese

NEW7H – 6 dicembre 2021

download copy copy copy copy copy copy copy copy copy

I gruppi minerari cinesi sono alla ricerca di opportunità in Afghanistan per accedere alle miniere di rame e litio del paese, mentre Pechino entra nel vuoto lasciato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati pochi mesi dopo che i talebani hanno preso il potere.

Secondo un alto funzionario a Kabul e un rappresentante di un’associazione industriale cinese, un gruppo di rappresentanti dell’industria mineraria ha visitato l’Afghanistan nelle ultime settimane.

Gli sforzi della Cina per garantirsi i diritti minerari arrivano mentre l’Afghanistan si trova ad affrontare una crisi finanziaria e umanitaria urgente dopo il ritiro ad agosto delle forze statunitensi e della coalizione e dopo che i leader di Pechino e dei talebani hanno tenuto colloqui prima del ritiro degli Stati Uniti.

“La Cina sta cercando di mantenere una linea diretta di comunicazione con i talebani dall’agosto 2021 ed l’essere stato uno dei primi paesi a inviare aiuti ha sicuramente rafforzato le loro relazioni con i talebani. “, ha affermato Claudia Chia, analista presso l’Istituto di Studi dell’Asia meridionale dell’Università nazionale di Singapore.

Continua a leggere

L’esportazione di metanfetamina dall’Afghanistan è un problema

Il paese è già uno dei maggiori esportatori di eroina, ma un nuovo sistema di produzione di metanfetamina potrebbe cambiare le cose

Rossana Tanzi – il Post – 5 dicembre 2021

download 1

Da qualche anno in Afghanistan è stato trovato un modo per produrre metanfetamina purissima a partire da una pianta spontanea: i costi di produzione di questa droga si sono così ridotti rispetto al metodo usato in precedenza e questa scoperta potrebbe cambiare molte cose, sia per il mercato internazionale delle sostanze stupefacenti sia per l’Afghanistan, che secondo gli esperti dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) potrebbe produrre ed eventualmente esportare migliaia di tonnellate all’anno di metanfetamina.

Il governo dei talebani – che si è insediato ad agosto dopo aver conquistato il paese – ha promesso di reprimere l’industria della droga, ma un possibile tracollo dell’economia afghana e l’assenza di aiuti internazionali potrebbero favorire la produzione illegale di questa metanfetamina: secondo l’EMCDDA potrebbe arrivare anche in Italia, sfruttando i canali già ben rodati del traffico di eroina, di cui l’Afghanistan è il maggior produttore.

In Europa e in Italia il consumo di metanfetamina – una droga sintetica con effetto stimolante che rende rapidamente dipendenti – è ancora marginale, ma ci sono ragioni per temere un forte aumento del suo traffico.

Continua a leggere

I Talebani annunciano un decreto contro i matrimoni forzati

Una mossa strategica per ottenere il riconoscimento internazionale

RaiNews – 3 dicembre 2021

download copy copy copy copy copy copy copy copy

Arriva una notizia dall’Afghanistan che ha tutto il sapore di una mossa diplomatica da parte dei Talebani, che cercano di guadagnare la fiducia internazionale per ottenere il riconoscimento del loro governo e quindi il ripristino degli aiuti finanziari. E la mossa diplomatica ha riguardato le donne, il loro ruolo e i loro diritti. Venerdì è stato promulgato un decreto che vieta i matrimoni forzati. Il divieto, annunciato dal leader della Corte Suprema, Hibatullah Akhunzada, irrompe in un paese devastato dalla guerra e in cui la povertà sta rapidamente aumentando, dopo che ad agosto i talebani hanno preso il potere dopo la ritirata delle forze statunitensi e internazionali. Nel decreto si legge: “Tutti e due (uomini e donne) devono essere uguali” e ” nessuno può forzare una donna a sposarsi con la forza e la coercizione”.

I diritti delle donne sono marcatamente aumentati nel periodo della presenza internazionale nel Paese, ma su queste conquiste è calata la mano pesante dei talebani, che quando erano al potere nel 1990 avevano praticamente ridotto le donne alla clausura. I matrimoni forzati sono diventati sempre più frequenti tra la popolazione più povera e di tradizioni più conservatrici. Spesso si danno in sposa le figlie più piccole in cambio di un piccolo compenso economico, che serve per pagare i debiti della famiglia. Il decreto non menziona l’età minima per il matrimonio, che prima era fissato a 16 anni.

Continua a leggere

Il Consiglio d’Europa avvia una procedura di infrazione contro la Turchia

Rete Kurdistan Italia – 2 dicembre 2021 Consiglio UE 700x325

Più di 32 membri del Consiglio d’Europa hanno votato per imporre sanzioni contro Ankara, che rifiutandosi di rilasciare Osman Kavala e Selahattin Demirtaş, ha sfidato la sentenza dell’organo della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Continua a leggere

Di freddo e di fame: così si muore nell’Afghanistan dimenticato

Uno scenario drammatico è quello che viene presentato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in una nota ufficiale sull’attuale situazione dell’Afghanistan

Globalist – 4 dicembre 2021 – Umberto De Giovannangeli globalist 4 12 21

L’inferno afghano. Freddo, carestia. Uno scenario apocalittico. Che mette a rischio la vita di milioni di esseri umani. L’allarme di Unhcr

Uno scenario agghiacciante, è il caso di dirlo, che l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati tratteggia in una nota ufficiale: “Considerato l’aumento di gravi esigenze umanitarie, l’Unhcr, chiede di assicurare un sostegno molto più consistente ai 3,5 milioni di sfollati interni in Afghanistan, comprese le 700.000 persone costrette a fuggire nel 2021.

La carenza di alloggi coibentati e di indumenti pesanti, la disponibilità ridotta di combustibili per il riscaldamento e la quantità inadeguata di cibo e forniture mediche sono solo alcune delle privazioni a cui le persone costrette a fuggire devono far fronte in Afghanistan, in una fase in cui le temperature iniziano a scendere nettamente sotto zero. Dopo più di 40 anni di conflitto, quella in Afghanistan resta una delle situazioni umanitarie più complesse al mondo, con persone in fuga nel Paese a causa di emergenze correlate al clima e catastrofi naturali.

Continua a leggere

L’Afghanistan imprigionato tra attendismo e fame

La crisi umanitaria diventa ogni giorno più drammatica. I talebani non sono in grado di governare a causa anche delle loro divisioni interne e di altri gruppi terroristici presenti nel paese. I paesi limitrofi restano in attesa di capire cosa fare. I paesi occidentali che hanno lasciato l’Afghanistan nelle mani dei talebani anche loro attendono nel frattempo gli afghani sono lasciati soli.

L’Indro – 2 dicembre 2021 – di Gabriella Peretto Indro 2 12 21

In Afghanistan il governo dei talebani è sempre più in difficoltà. La crisi umanitaria non fa che diventare di giorno in giorno più drammatica –

l’ONU prevede che più della metà più della metà dei 38 milioni di abitanti dell’Afghanistan rischiano di morire di fame questo inverno-, l’ISIS-K si fa sempre più insidioso, anche perchè la povertà è un fattore che favorisce il reclutamento da parte del gruppo, e la comunità internazionale continua nel suo ‘attendismo‘. Per altro la situazione sociale non fa che implementare la dipendenza storica dei talebani dalla finanza illecita, dal contrabbando e dal clientelismo criminale, poiché il gruppo deve ora gestire un intero Paese e fornire servizi di base, dall’assistenza sanitaria e l’istruzione alla sicurezza e alle forze dell’ordine, a milioni di persone, senza soldi e senza competenze di governo.

Queste reti hanno enormi coinvolgimenti regionali e internazionali, sottolineano gli esperti dell’area.
Ahmed Rashid, scrittore pachistano tra i massimi esperti di Afghanistan, in una intervista a ‘La Stampa‘ ha tra il resto dichiarato: «La crisi umanitaria dilaga e bisogna negoziare per far arrivare gli aiuti prima che monti l’onda profuga, una minaccia per l’Europa e un ulteriore impoverimento per il Paese. Il negoziato non è un riconoscimento politico: urgono medicine, cibo. Gli afgani pagano per quanto i taleban e altri hanno fatto al mondo».

Continua a leggere

Emirato dell’Afghanistan: le promesse, la realtà

Dal Blog di Enrico Campofreda – 30 novembre 2021 campofreda 30 11 21

Le vendette si consumano a freddo, anche i regimi adottano questa norma. Così mentre il premier dell’Emirato dell’Afghanistan nega che ci siano ritorsioni in corso, men che meno violente, e mentre la leadership talebana continua a rassicurare i lavoratori del vecchio governo, circola un documento di Human Rights Watch che all’inverso parla di esecuzioni sommarie verso cittadini che avevano ricevuto le medesime rassicurazioni.

Afghani che nuclei di turbanti sono andati a cercare nelle loro case, li hanno prelevati e passati per le armi. La colpa: aver vestito la divisa dell’esercito locale, addestrato dalle truppe della Nato. Soggetti responsabili di ‘atti imperdonabili’ – dicono taluni comandanti taliban – che sono diventati essi stessi vittime di altrettanti ingiustificabili assassini. E’ l’Afghanistan delle faide, conosciute peraltro da decenni, cui hanno contribuito un po’ tutti i protagonisti di cinquant’anni di conflitti.

Continua a leggere

I regolamenti di conti in Afghanistan passano sotto silenzio

Le luci si stanno spegnendo sull’Afghanistan e i talebani sempre più indisturbati continuano le esecuzioni sommarie e i regolamenti di conti nonostante neghino la volontà di vendicarsi e abbiano annunciato un’amnistia generale. 

Internazionale – 1 dicembre 2021- Pierre Haski, France Inter, Francia 166034 md

Quando smettiamo di parlare della situazione in un paese non significa necessariamente che tutto vada bene. Molto spesso è vero il contrario, e semplicemente le informazioni smettono di filtrare.

Il 30 novembre l’organizzazione non governativa Human rights watch ha pubblicato un’inchiesta minuziosa sull’Afganistan che ha accertato l’esecuzione sommaria o la scomparsa forzata di più di cento militari o funzionari dell’ex regime afgano caduto lo scorso 15 agosto. Il rapporto è intitolato “Nessun perdono per quelli come te”, un’esplicita citazione delle parole di un capo taliban.

I ricercatori della ong hanno analizzato decine di casi in quattro province e sottolineano con preoccupazione il carattere ripetuto di queste esecuzioni. Sono atti che mettono palesemente in discussione le dichiarazioni dei capi taliban che negavano qualsiasi volontà di vendicarsi e soprattutto la realtà dell’amnistia annunciata per tutti coloro che avevano collaborato con il precedente governo.

Continua a leggere