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Tag: Öcalan

Turchia. Liberare Ocalan per costruire la pace

Carla Gagliardini, volerelaluna, 25 febbraio 2025

La persecuzione dello Stato turco verso i leader politici curdi del DEM (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli) continua in Turchia, come i bombardamenti turchi in Rojava, regione siriana governata dalla DAANES (Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord-Est), a guida curda, che hanno già fatto molte vittime tra i civili.

La via dei colloqui tra Ankara e Abdullah Ocalan, leader del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), che si è aperta a dicembre per porre fine al conflitto che va avanti da cinquant’anni sembra però ancora aperta. Rimane tuttavia il quesito sul perché Erdogan invece di alleggerire la tensione la alimenti. Vuole forse indebolire il più possibile Ocalan per dover cedere molto poco sul tavolo delle trattative, che riguardano anche il Rojava, a maggior ragione oggi in una Siria dove la Turchia sta giocando una partita da protagonista?

Un tentativo per raggiungere un accordo era già stato fatto nel 2013 ma era poi naufragato nel 2015, nel pieno dell’attacco sferrato dall’ISIS in Siria contro le comunità del Rojava, in maggioranza curde. Ankara aveva favorito l’ingresso dei foreign fighters che andavano a ingrossare le fila degli jihadisti, suscitando la reazione dei curdi in Turchia che avevano dato origine a manifestazioni di protesta contro il governo, il quale aveva reagito con arresti di massa, imprigionando soprattutto le leadership curde e mettendo così una pietra sul processo di pace.

Ankara riprova a piegare quei curdi che in Turchia hanno scelto la via del confederalismo democratico, forma di governo basata su una democrazia radicale che si ispira alle idee di Ocalan, e che amministrano secondo questo modello le città e le province conquistate attraverso il voto nelle urne. Ma non sono solo i curdi a finire nel tritatutto. L’intera opposizione a Erdogan sta pagando un caro prezzo. Il 21 gennaio scorso sono stati arrestati due sindaci del distretto di Istanbul del CHP (Partito Popolare Repubblicano) con l’accusa di avere legami con organizzazioni terroristiche, oltre al rappresentante dei giovani del partito, rilasciato poco dopo. LReuters ha scritto che «le autorità turche hanno intensificato le indagini e le detenzioni di esponenti dell’opposizione: solo lunedì si sono verificate tre azioni di questo tipo, sollevando preoccupazioni circa una crescente repressione del dissenso contro il Governo (https://www.reuters.com/world/middle-east/turkeys-opposition-faces-barrage-arrests-investigations-2025-01-21/). Martedì 11 febbraio la testata giornalistica ANF News ha dato la notizia che il co-sindaco di Van e membro del DEM, Abdullah Zeydan, è stato nuovamente processato dall’Alta Corte Penale di Diyarbakır con l’accusa di aver “aiutato un’organizzazione illegale”, reato per il quale aveva già scontato in passato una pena detentiva (https://anfenglishmobile.com/news/van-co-mayor-zeydan-sentenced-to-3-years-and-9-months-in-prison-77886). L’Avvocato di Zeydan, Mehmet Emin Aktar, ha puntato il dito contro la Corte accusandola di non aver garantito il giusto processo al suo assistito e di aver impedito alla difesa di svolgere il proprio lavoro. Alla fine dell’udienza il Co-sindaco è stato condannato a 3 anni e 9 mesi di detenzione. Zeydan non si è presentato in udienza e, dopo che la notizia ha iniziato a circolare, la popolazione di Van è ancora una volta scesa in strada in sua difesa, così come aveva già fatto dopo le elezioni di marzo dell’anno scorso, quando dopo la vittoria il governo aveva provato a rimuovere il neo eletto Co-sindaco, dovendo poi desistere. Ma Zeydan era ancora finito sotto il mirino della Corte Suprema della Turchia che il 4 dicembre gli aveva notificato la revisione della decisione dell’Alta Corte Penale di Diyarbakir la quale gli aveva restituito i diritti elettorali per potersi candidare alle elezioni dmarzo 2024 (https://volerelaluna.it/mondo/2025/01/08/erdogan-e-i-curdi-tra-caute-aperture-e-repressione-permanente/). Zeydan è già stato rimosso dal suo incarico e sostituito con il governatore del Distretto, Ozan Balci. La veglia davanti al Palazzo municipale di Van continua e lo scontro con il Governo si fa più intenso. Si sono sollevati infatti anche i giovani in altri distretti, erigendo barricate e rispondendo agli attacchi della polizia turca con lanci di molotov e pietre. I partiti di sinistra sono scesi domenica 16 febbraio in piazza per dichiarare la propria solidarietà al co-sindaco Zeydan e per denunciare la repressione crescente nel Paese nei confronti dell’opposizione.

Precedentemente, mercoledì 12 febbraio, sempre ANF News aveva fatto sapere che otto persone erano state arrestate con la doppia accusa di “partecipare ad attività organizzative illegali all’interno dei confini di Ankara” e di portare avanti la propaganda via social media a favore di un’organizzazione illegale (https://anfenglishmobile.com/kurdistan/resistance-in-van-continues-77899). Tra queste si trova anche la parlamentare del DEM Pakize Sinemillioğlu.

In Turchia la persecuzione politica degli oppositori è una costante e le patrie galere strabordano di politici, intellettuali, artisti, professionisti e militanti di organizzazioni che hanno reagito al dispotismo del potere che governa il Paese. Persino le istituzioni europee hanno più volte lanciato l’allarme chiedendo alla Turchia di porre fine agli arresti arbitrari e alla violazione dei diritti fondamentali e dei detenuti.

L’avvio del processo di pace chiesto dal partito di ultradestra MHP (Partito del Movimento Nazionalista) e appoggiato dall’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) di Erdogan sembra molto tortuoso perché è instancabile la repressione che Ankara continua a esercitare sul DEM e nel Rojava. Il Governo turco ha però la possibilità di dimostrare che la sua intenzione di portare a buon fine le trattative è reale e non un tranello. Lo può fare con la liberazione di Ocalan, aprendo le porte della cella dove da più di venticinque anni è rinchiuso, permettendogli così di portare avanti i negoziati da uomo e politico libero. Certo è che un Abdullah Ocalan libero con il suo carisma e la sua capacità di guidare il suo popolo non può che intimorire Ankara.

Difendiamo il Rojava, manifestazioni a Roma e Milano

Pressenza, 10 febbraio 2025, di L’Ideota

Il 15 febbraio 2025, a Roma e Milano, manifestiamo per chiedere la libertà di Abdullah Öcalan, segregato dal 1999 nelle prigioni turche.

Öcalan ha influenzato una rivoluzione che mette al centro l’emancipazione delle donne, ispirata all’ecologia sociale e al municipalismo libertario dell’intellettuale americano Murray Bookchin.

Il 15 febbraio scendiamo in piazza per sostenere il Rojava e la sua rivoluzione fragile, imperfetta e precaria, messa a rischio dalla guerra. Una rivoluzione minacciata dagli attacchi indiscriminati di Erdogan.

Incontriamoci per far uscire questo tema dal cono d’ombra, perché quella del Rojava è una popolazione che è stata tradita troppo volte.

Tradita da chi evita di informarsi sui fatti del mondo.

Tradita da un Occidente che si ricorda del Rojava solo quando mette in agenda la lotta contro l’ISIS.

Tradita da un Occidente che fornisce armi alla Turchia, un Paese Nato, per consentire a Erdogan di compiere i suoi massacri.

Tradita da un Occidente che si riempie la bocca di “valori occidentali” e “superiorità morale” mentre fa guerre imperialiste e volta le spalle a un esperimento di società autogestita, egualitaria, femminista ed ecologista.

Tradita dai campisti rossobruni che considerano “radical chic” qualsiasi battaglia ecologista, femminista e antiautoritaria.

Tradita da chi non capisce che si può (e si dovrebbe, in un mondo ideale) essere contro tutte le ingiustizie, contro tutte le forme di capitalismo, contro l’imperialismo occidentale, contro l’imperialismo dei BRICS, dalla parte di chi si ribella alle teocrazie. Perché “il nemico del mio nemico è mio amico” è una logica assurda che ha fatto troppi danni.

Tradita dagli stalinisti che disprezzano l’esperimento del Rojava perché non possono piantare la loro bandiera su questa esperienza di emancipazione collettiva.

Tradita da Assad, dagli Stati Uniti, dall’Europa, dall’Italia, dalla Russia, dall’ONU, dai BRICS.

Tradita dai padroni delle piazze virtuali che spesso censurano chi affronta questo tema.

Tradita dal silenzio (rotto raramente) di radio, televisioni, giornali e intellettuali.

Tradita da chi non rinuncia a muri e confini.

Tradita dal benaltrismo, da chi ha passato gli ultimi anni a dirci “ci sono questioni più urgenti”, “ora non è il momento”, “magari un’altra volta”.

Tradita da chi sogna rivoluzioni e non si rende conto che proprio ora, davanti ai nostri occhi, è in corso una rivoluzione fragile e precaria che rischia di essere spazzata via anche a causa del disinteresse.

Il confederalismo democratico del Rojava è stato tradito troppe volte.

Questa volta cerchiamo di essere una moltitudine, perché i post su Facebook non faranno mai la differenza.

Il 15 febbraio è il 26esimo anniversario della cattura di Öcalan.

Quel giorno incontriamoci per manifestare:

A Milano, Largo Cairoli, ore 14.30;
A Roma, Piazzale Ugo La Malfa, ore 14.30.