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Tag: Diritti delle donne

I talebani hanno vietato di costruire finestre da cui si possano intravedere delle donne

Il Post, 30 dicembre 2024

Per esempio quelle che danno su cucine o cortili: è l’ennesima misura adottata in Afghanistan per rendere la loro vita ancora più difficile e isolata

Sabato 28 dicembre il regime dei talebani che governa in Afghanistan dal 2021 ha emanato un decreto che vieta di costruire, nei nuovi edifici, finestre che si affaccino su stanze e ambienti altrui dove potrebbero esserci delle donne. «Vedere le donne che lavorano in cucina, nei cortili o nei pozzi mentre raccolgono l’acqua, potrebbe indurre ad atti impuri», si legge nel decreto.

È soltanto l’ultima di una serie di regole imposte negli ultimi anni per limitare la vita sociale, l’indipendenza e l’autonomia delle donne, che secondo l’interpretazione dell’Islam estremamente conservatrice praticata dai talebani godono di molti meno diritti rispetto agli uomini.

Il decreto è stato emesso dal leader del regime afghano, Hibatullah Akhundzada, ed è stato annunciato su X dal suo portavoce Zabihullah Mujahid. Dal testo del decreto emerge una visione profondamente stereotipata e discriminatoria delle donne, che secondo i talebani appartengono agli ambienti della casa tradizionalmente associati alla cura e all’accudimento della famiglia: la cucina, appunto, e altri luoghi dove si può reperire e preparare del cibo per la famiglia.

L’indicazione del decreto non si limita agli edifici di nuova costruzione, ma anche a quelli già esistenti. Se una stanza ha già una finestra che si affaccia su una cucina o un cortile il proprietario dell’edificio è obbligato a trovare un modo per «evitare danni», per esempio installando un muro o qualcosa che schermi la vista. La norma renderà la vita delle donne ancora più separata da quella degli uomini, in una condizione ormai permanente di subalternità.

I talebani stanno applicando norme simili a quelle che emanarono durante il loro primo regime, dal 1996 al 2001, durante il quale alle donne furono negati moltissimi diritti. Quando ripresero il potere, nel 2021, cercarono di presentarsi come un gruppo moderato e aperto, che avrebbe trattato le donne in maniera diversa rispetto agli anni precedenti.

Già nei mesi successivi tuttavia divenne chiaro che non sarebbe stato così. Tra le altre cose, negli ultimi tre anni i talebani hanno chiuso le scuole secondarie femminili (l’equivalente di medie e superiori italiane), hanno proibito alle donne di accedere all’università, e hanno vietato l’accesso a parrucchieri e saloni di bellezza.

Lo scorso agosto hanno approvato la prima legge emanata dal ministero per la Prevenzione dei vizi e la Promozione delle virtù, creato per promuovere il rispetto di un’interpretazione estremamente rigida della dottrina islamica. La legge, divisa in 35 articoli, stabilisce per esempio che le donne non possano cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico, dato che secondo i talebani la voce di una donna è qualcosa di intimo e deve rimanere privata. La legge vieta inoltre alle donne di viaggiare senza essere accompagnate da un uomo con cui hanno un legame di sangue, e di avere incontri di qualsiasi tipo con uomini che non siano loro parenti.

Due giorni dopo l’emanazione del decreto sulle finestre, inoltre, il regime ha annunciato che chiuderà le associazioni e le ong afghane e straniere che impiegano delle donne. Già nel 2022 i talebani avevano emanato un divieto simile, che però di fatto non era stato applicato.

Afghanistan, la stretta dei talebani: Le Ong con personale femminile costrette a chiudere

Il Fatto Quotidiano, 30 dicembre 2024

Il Ministero dell’Economia di Kabul ha annunciato la chiusura di tutte le Ong nazionali e straniere che impiegano personale femminile.

Nell’Afghanistan dei Talebani, che a dispetto delle promesse di cambiamento sembrano ricalcare fedelmente quella degli anni 90, un nuovo tassello si aggiunge al processo di cancellazione dei diritti delle donne. Dopo averle costrette a indossare il velo, averle escluse dagli spazi pubblici e dalla scuola oltre la prima media, e vietato l’accesso a gran parte dei lavori, ora arriva un ulteriore restrizione: alle donne sarà vietato lavorare nelle Ong.

Il Ministero dell’Economia di Kabul ha annunciato la chiusura di tutte le Ong nazionali e straniere che impiegano personale femminile. In una lettera pubblicata su X, le organizzazioni sono state avvertite che non rispettare il divieto comporterà la revoca immediata della licenza.

Lo stop riguarda qualsiasi attività che coinvolga donne all’interno di enti non controllati dai Talebani, un provvedimento che conferma la repressione nei confronti della libertà femminile. “In caso di mancata collaborazione, tutte le attività di quell’istituzione saranno cancellate e anche la licenza di attività concessa dal ministero sarà annullata”, ha ribadito il ministero.

 

DICHIARAZIONE DEL CONSIGLIO DELLE DONNE SIRIANE

22 dicembre 2024

DICHIARAZIONE DEL CONSIGLIO DELLE DONNE SIRIANE

Siamo donne che vivono in Siria, abbiamo vissuto per molti anni sotto le politiche nazionaliste e unilaterali del regime nazionalista baathista che non hanno riconosciuto la volontà delle donne. I popoli della Siria che si sono sollevati contro il crudele regime nel 2011 hanno subito la guerra, la migrazione, l’occupazione e la persecuzione dell’ISIS nei 13 anni successivi, periodo durante il quale le donne sono i soggetti che hanno sofferto di più.

Abbiamo lottato contro il regime baathista, contro l’ISIS, e anche contro tutte le forme di oppressione e di schiavitù. Abbiamo pagato un prezzo elevato, ma non abbiamo perso la speranza di vivere in una Siria libera e democratica. Siamo donne di tutte le etnie, religioni e culture, abbiamo fondato il Consiglio delle donne Siriane (Syrian Women’s Counsel),determinato a costruire un futuro libero per tutte le persone della Siria. Ora più che mai abbiamo la volontà e la determinazione di svolgere un ruolo di leadership più efficace in questo processo.

Gli sforzi per costruire un nuovo ordine in Siria dopo la caduta del regime baathistacontinuano. Questo percorso deve riconoscere la volontà delle donne a cui deve essere garantita rappresentanza equa e paritaria in quanto rappresentano più della metà della società siriana. Solo con la partecipazione paritaria delle donne e di tutti i gruppi religiosi, culturali ed etnici della Siria, potremo costruire il Paese democratico, giusto e sicuro che desideriamo.

In questi 13 anni, le donne del nord-est della Siria hanno lottato e si sono organizzate in tutti i settori della vita, ottenendo importanti conquiste. Hanno acquisito importanti competenze in politica, economia, autodifesa, giustizia e in molti altri campi. È ora che tutte le donne siriane beneficino delle conquiste fatte dalle donne in questa regione,ottenute con grandi sacrifici e alti costi, ed è quindi fondamentale difenderle. Una delle condizioni più importanti per la legittimazione a livello regionale e internazionale del nuovo sistema che si instaurerà in Siria è che sia garantito il ruolo delle donne nella creazione e nella gestione del nuovo sistema siriano.

La caduta del regime di Assad è stata un fattore positivo. Tuttavia, purtroppo, i crimini contro le donne a Idlib, Afrin, Jarablus, al-Bab, Serekani e Gire Spi – come le uccisioni, i rapimenti e la privazione dei diritti fondamentali – continuano. In questi luoghi, e ora anche a Minbij, i gruppi armati sostenuti dalla Turchia commettono crimini e proseguono conl’occupazione.

Oggi, mentre celebriamo la caduta del regime baathista, assistiamo anche a un allarmate aumento della violenza contro le donne e le minoranze religiose ed etniche – in particolare cristiane, alawite e druse – nelle regioni costiere e meridionali. Inoltre, continuano gli attacchi nel nord-est della Siria e i crimini efferati, come le brutali uccisioni e la decapitazione di donne, come è avvenuto a Tal Rifaat, da parte di fazioni armate sostenute dalla Turchia. Pertanto, al fine di prevenire queste violazioni e di porre fine alla paura e al pericolo che i nostri popoli stanno affrontando, chiediamo a tutte le forze politiche in Siria di lavorare per raggiungere i seguenti obiettivi.

I popoli siriani devono determinare il futuro della Siria.
Le norme internazionali e gli accordi di pace devono essere rispettati; fine della guerra e dei conflitti nella nostra regione e quindi chiusura dello spazio aereo siriano alle attività militari; cessazione di tutti gli attacchi sul territorio siriano e ritiro di tutti gli eserciti occupanti.
Rilascio immediato di tutte le donne ancora prigioniere nelle carceri dei gruppi armati a Idlib, Afrin, Jarabulus, al-Bab, Gire Spî (Tal Abyad) e Serekaniye (Ras al-Ain).
Istituzione di un comitato con la partecipazione attiva delle donne per garantire il ritorno sicuro dei rifugiati siriani sfollati e fine dell’occupazione del territorio siriano.
Garanzia di un’equa rappresentanza delle donne e delle organizzazioni delle donne di tutte le zone della Siria nella costruzione di un paese democratico e nel nuovo Comitato costituzionale.
Attuazione della Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; adozione di misure per garantire la partecipazione delle donne ai processi di pace; misure per prevenire i conflitti e per prevenire la violenza contro le donne durante e dopo i conflitti; effettiva partecipazione delle donne nei processi decisionali, di attuazione e di responsabilità nell’adozione di queste misure.
Istituzione di una commissione per la verità e la giustizia che indaghi e persegua tutti i crimini contro le donne e i diritti umani.
Garanzia che le donne partecipino in maniera equa e libera a tutti i meccanismi decisionali e settori della politica, dell’istruzione, della scienza e dell’economia.
Riconoscimento giuridico del diritto delle donne all’autodifesa.
Piena attuazione e garanzia del rispetto dei diritti umani sanciti dalle convenzioni internazionali, come la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW). Garanzia dei diritti fondamentali e dei diritti sociali delle donne.
Istituzione di un comitato che lavori per includere la volontà delle donne nelle istituzioni pubbliche e politiche sulla base della pari rappresentanza.
Istituzione di comitati di giustizia per i bambini che hanno subito danni psicologici e fisici a causa della guerra e della violenza.
Istituzione di un comitato che indaghi sulla distruzione dell’ambiente, sui crimini ambientali e per perseguire i responsabili, tra le altre misure necessarie da adottare.

Consiglio delle Donne Siriane

Syrian Women’s Counsil

20.12.2024