Un campo pieno di uomini, una donna straniera e nessuna donna afghana

شفق همراه Kiyomars Samadi, 15 dicembre 2025
La presenza di Maulvi Amir Khan Muttaqi, ministro degli Esteri dei Talebani, nel campo di gara del Buzkashi [Gioco praticato in Afghanistan, in cui squadre di cavalieri avversarie si contendono il possesso della carcassa decapitata di una capra] in uno degli stadi di Kabul, insieme a diversi diplomatici stranieri, tra cui Veronika Boskovic-Pohar, incaricata d’affari dell’UE in Afghanistan, è più uno “spettacolo politico calcolato” che un evento sportivo o culturale, uno spettacolo che i Talebani stanno cercando di usare per ottenere legittimità, normalizzare lo status quo e tenere nascoste le attuali atrocità nella società.
I Talebani sono interessati al Buzkashi non per interesse personale ma per la sua funzione simbolica e tradizionale. Tutti sanno che il Buzkashi è uno sport radicato in tradizioni rurali, patriarcali e apparentemente violente (secondo i critici, ovviamente); uno sport il cui pubblico principale è maschile e che ha scarso appeal per le nuove generazioni, soprattutto le donne.
I Talebani si ritrovano perfettamente in questo tipo di cultura tradizionale, una cultura che è coerente con l’esclusione delle donne, la negazione della diversità sociale e l’attuazione di una politica di controllo sulla vita dei cittadini. Al contrario, gli sport popolari tra i giovani – sia ragazze che ragazzi – come calcio, pallavolo, futsal, corsa, boxe ecc. sono completamente vietati o praticamente fuori dalla portata delle donne.
Mettendo in risalto il Buzkashi, i Talebani investono consapevolmente in una cultura rurale e patriarcale, che costituisce la loro base sociale. Sostenere il Buzkashi è un tentativo di compiacere le classi rurali e tradizionali, mentre i Talebani non sono riusciti ad attrarre le generazioni urbane, istruite e più giovani.
Una mossa teatrale
In questo contesto, la presenza di Muttaqi sul campo è una mossa teatrale: dimostrare che i funzionari talebani sono tra la gente e non hanno paura di stare in pubblico, ma rappresenta una chiara contraddizione dei Talebani, che accettano lo sport non come un diritto sociale fondamentale, ma come uno strumento ideologico. Cioè lo sport è permesso ovunque possa presentare un’immagine innocua, tradizionale e maschile della società, ed è proibito e represso, con il pretesto del pericolo di “diffondere la sedizione” e “togliere il velo”, quando preveda la presenza delle donne, della libera competizione e della vitalità delle giovani generazioni.
Anche la presenza di diplomatici stranieri che assistono alla gara di Buzkashi fa parte di questo progetto teatrale. I talebani vogliono dire: “Guardate, sono arrivati i diplomatici stranieri, quindi la sicurezza è garantita e siamo accettati, o dovremmo essere accettati”.
Ma la realtà è che pochi diplomatici – ognuno con giubbotti antiproiettile – che assistono a una scena controllata e protetta non significa garantire realmente la sicurezza pubblica. Sicurezza significa che i cittadini afghani – uomini e donne – possono andare a scuola, all’università, allo stadio e al lavoro senza paura. Significa che le donne afghane possono sedersi tranquillamente nello stesso stadio dove i diplomatici stranieri siedono accanto ai talebani. È chiaro che questo non accadrà finché i talebani saranno al potere.
Il luogo giusto e appropriato per la presenza dei diplomatici stranieri è alle cerimonie di apertura di scuole, università, centri di formazione e progetti di emancipazione femminile: luoghi decisivi per il futuro del Paese. Se i Talebani credessero nell’istruzione, nella conoscenza e nel ruolo sociale delle donne potrebbero invitare i loro ospiti stranieri a tali spettacoli e celebrarli come una conquista.
Ma la realtà è che i Talebani non sono particolarmente interessati a tali cerimonie, perché non esiste una scuola o un’università in cui siano presenti ragazze e donne. Pertanto, quando arriva un ospite straniero lo portano sul campo di Buzkashi, un luogo compatibile con il pensiero tradizionale e ideologico dei Talebani e dove la questione della presenza femminile non è un problema rilevante.
Una “vetrina” per i talebani
La cosa più amara è la presenza di una donna straniera in mezzo a una folla di spettatori maschi, una presenza che i Talebani sfruttano sfacciatamente nella loro propaganda, usando la sua presenza come “vetrina” per nascondere la totale assenza di donne afghane.
I Talebani vogliono dire: “Guardate, c’è una donna straniera e può facilmente andare ovunque a Kabul”. Questo è vero, ma questa donna europea non rappresenta le donne afghane, che invece hanno perso il diritto di studiare, lavorare, viaggiare e persino di essere presenti in pubblico.
La scena presentata dai Talebani non è né un orgoglio né una conquista, ma una vergogna: uno stadio pieno di uomini, con una donna straniera liberamente presente, in un paese dove donne e ragazze sono confinate nelle loro case. Questa non è un’immagine di “progresso”, ma un’immagine di “discriminazione di genere”.
Ma ancora peggiore è vedere come i trucchi dei talebani siano efficaci: non si può negare che alcuni paesi e organizzazioni straniere, consapevolmente o inconsapevolmente, sono stati ingannati da tali dimostrazioni, interpretandole come un segno di normalizzazione della situazione.
Ci sono però anche paesi che hanno compreso l’essenza dei trucchi dei talebani e sanno benissimo che organizzare spettacoli come il Buzkashi con la presenza di una donna straniera non può giustificare o nascondere la continua oppressione delle donne afghane.
Purtroppo, per qualche ragione, questi stessi paesi preferiscono l’interazione con i talebani alla difesa dei diritti umani.








