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Tag: Manifestazioni

Comunicato CISDA contro gli attacchi delle forze di sicurezza afghane a una manifestazione di Hambastagi

Milano, 8 maggio 2013

Hambastagi2Il CISDA, Coordinamento Italiano a Sostegno delle Donne Afghane condanna fermamente la brutale repressione di una manifestazione pacifica di protesta contro il governo afghano organizzata dal Partito della Solidarietà.

Il 2 maggio 2013, il Partito della Solidarietà dell’Afghanistan (SPA) ha organizzato una manifestazione di protesta a Kabul per denunciare due giorni tragici per il popolo afghano, il 27 aprile 1978 – invasione sovietica – e 28 aprile 1992 – quando i mujaheddin entrarono in Kabul.

Si sono ripetuti i tragici fatti dello scorso anno quando le forze di sicurezza scatenarono una violenta repressione delle voci di protesta contro i signori della guerra nel Parlamento afghano e il Partito della Solidarietà venne sottoposto ad indagine pubblica. Solo grazie all’appoggio delle associazioni internazionali per i diritti civili, il Partito ha potuto evitare la sospensione ufficiale.

Quest’anno la polizia afghana ha ricevuto l’ordine dal palazzo presidenziale di ricorrere alla forza e all’intimidazione per fermare centinaia di manifestanti che hanno marciato con decisione e passione, gridando slogan espliciti contro i signori della guerra, contro i talebani e i loro padroni stranieri, contro gli Stati Uniti e le forze di occupazione NATO.

Centinaia di poliziotti e agenti di sicurezza hanno circondato il corteo chiudendo tutta la zona per evitare che la gente sentisse gli slogan che venivano gridati e si unisse alla protesta. Le forze di sicurezza hanno arrestato almeno nove persone. Secondo quanto riferisce Human Rights Watch, sei di loro sono stati trattenuti in carcere per tre giorni e sottoposti a brutali maltrattamenti: pugni, calci, e colpi di calcio di fucile mentre venivano interrogati sugli organizzatori della protesta.

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Afghanistan: brutale repressione di una protesta pacifica

Human Rights Watch – 7 maggio 2013

HRsW copyKabul – “Le autorità afghane dovrebbero indagare gli arresti e le torture inflitte a pacifici manifestanti da parte delle forze di sicurezza a Kabul”, così ha dichiarato oggi Human Rights Watch. “Gli abusi sono stati effettuati per mettere a tacere ogni forma di pubblico dissenso contro il governo.”
 
Il 2 maggio 2013, centinaia di persone hanno partecipato ad una manifestazione nel quartiere del Cinema Pamir di Kabul, organizzata dal Partito della Solidarietà dell’Afghanistan, per protestare contro il fallimento del governo nel perseguire gli abusi dei signori della guerra, compresi quelli che sono ora al governo. Le forze di sicurezza hanno cercato di fermare la manifestazione – che pure era autorizzata – e hanno arrestato almeno nove persone. Sei di loro, come è stato appurato da Human Rights Watch, sono stati trattenuti in prigione per tre giorni, sono stati duramente picchiati con pugni, calci, e calci di fucile, mentre venivano interrogati sugli organizzatori della protesta.
 
Afghanistan1Web«L’arresto e il brutale pestaggio di manifestanti pacifici è stato fatto per dissuadere tutti gli afgani dal criticare pubblicamente il governo», ha detto Brad Adams, direttore della sezione Asia di Human Rights Watch. “Il Presidente Karzai dovrebbe ordinare un’immediata indagine su quanto è successo e punire tutti i responsabili per questi abusi”.
 
Le sei persone intervistate da Human Rights Watch hanno detto che gran parte del loro maltrattamento si è verificato durante il trasporto in prigione, subito dopo l’arresto, e mentre erano ammanettati. Human Rights Watch ha osservato che le lesioni fisiche sono coerenti con quanto denunciato dai detenuti, compresi i lividi e il gonfiore. Due di loro sono stati seriamente feriti: a uno di loro è stato rotto un ginocchio con il calcio del fucile e sarà necessario un intervento chirurgico. Vari detenuti hanno riferito la confisca di quanto possedevano. Tutti sono stati rilasciati senza ALCUNA ACCUSA PENALE.
 
Human Rights Watch ha chiesto informazioni sulle azioni delle forze di sicurezza al Ministero dell’interno, ma non ha ricevuto alcuna risposta.
 
Il Ministero degli Interni ha infatti autorizzato in un primo momento lo svolgimento della manifestazione del 2 maggio, ma poi le forze di sicurezza hanno obbligato i residenti e gli imprenditori locali a lasciare la zona interessata dalla manifestazione e hanno rifiutato l’accesso a diverse centinaia di manifestanti.
 
Una giornalista ha anche denunciato a Human Rights Watch che le forze di sicurezza le hanno impedito di fare interviste e svolgere il suo lavoro.

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Condanniamo fermamente il brutale attacco delle forze di sicurezza e l’arresto di manifestanti SPA!

Comunicato di HAMBASTAGI – Solidarity Party of Afghanistan

spa demo 12 saur 1392 54 Maggio 2013 – Kabul

Chiediamo a tutti i democratici, a coloro che lottano per la giustizia, agli anti-fondamentalisti, di alzare la voce contro la violenza e il fascismo dell’odiato governo Karzai. Non dobbiamo consentire l’esistenza di un governo di criminali, in mano ai signori della guerra, che reprime ogni richiesta di libertà e di giustizia!

Il 2 maggio 2013, il Partito della Solidarietà dell’Afghanistan (SPA) ha organizzato una manifestazione di protesta a Kabul per denunciare due giorni tragici per il popolo afghano, il 27 aprile 1978 – invasione sovietica – e 28 aprile 1992 – quando i mujaheddin entrarono in Kabul. Volevamo che questa manifestazione si tenesse il 28 aprile, ma il governo afghano non ce lo ha permesso.

L’anno scorso, quando organizzammo la stessa manifestazione, la reazione dei signori della guerra afghani è stata violenta e il nostro partito ha affrontato la repressione del governo e del parlamento, hanno anche cercato di sospendere ufficialmente il nostro partito.
Ma quest’anno, la polizia afghana ha ricevuto l’ordine dal palazzo presidenziale di ricorrere alla forza e all’intimidazione per fermare la nostra manifestazione. Con tattiche diverse hanno cercato di terrorizzare i manifestanti e disperderli.

La NDS, il servizio di intelligence afghano, ha illegalmente arrestato otto manifestanti, tra cui lo speaker della manifestazione, e li hanno picchiati con violenza. Tre di loro sono ancora nelle loro mani e non abbiamo informazioni su di loro. Secondo quelli liberati, il portavoce del partito è stato selvaggiamente picchiato davanti a loro, e brutalmente insultato, il suo volto era una maschera di sangue.
In questi ultimi giorni abbiamo ricevuto molte telefonate di minacce dai lacchè dei signori della guerra, hanno provato a fermarci con l’intimidazione. Giovedì 2 magio, la mattina presto, i soci e simpatizzanti del partito riuniti nel centro di Kabul, hanno notato la presenza di più di 1.000 agenti tra polizia e “servizi” NDS, la zona era interamente sotto assedio e i negozi erano stati costretti a chiudere con la forza.

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Bavaglio a Kabul: proteste e repressione

Contropiano – 7 Maggio 2013 di Enrico Campofreda

7ca267a298337b3f387b0e4ea581dcbc 720x300Intimidazione e repressione
Nonostante il numero di aderenti al corteo crescesse agenti del NDS, l’Intelligence afghana, vietavano agli organizzatori di muoversi sotto la minaccia di arresto.

Fin quando Ayub Salangi, il capo della polizia in persona, dava il benestare a un percorso breve con la messa al bando di slogan ostili a Warlords e jihadisti che, assieme al governo fantoccio di Karzai e agli occupanti Nato, erano l’obiettivo della protesta.

Perentorio il diktat poliziesco: le immagini dei criminali, sfuggite a un iniziale sequestro, non dovevano essere né bruciate né calpestate. I manifestanti risultavano circondati da una vera  armata con decine di plotoni di forze dell’ordine che li separavano dai cittadini di Kabul.

Eppure gli slogan risuonavano durante il percorso, tanto che agenti in borghese inseriti fra gli attivisti cercavano di innescare alcune provocazioni. La maggiore s’è verificata al comizio finale, nello slargo Chawk Sopahy Gomnam dove uno dei responsabili di Hambastagi che aveva concluso l’intervento, ormai fuori dalla visuale dei giornalisti, veniva agguantato. 

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Afghanistan: manifestazione nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani

RAWA.ORG – 23.12.2012

saajs ihr day dec 10 12 1Nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani i dimostranti afghani chiedono la condanna dei criminali di guerra.

Attivisti per i diritti umani hanno organizzato una manifestazione nella Giornata Internazionale per i Diritti Umani e hanno chiesto che tutti coloro che hanno commesso crimini di guerra vengano processati e condannati.

Questa giornata viene celebrata ogni anno dal giorno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani emessa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.

I dimostranti, per la maggior parte donne, hanno criticato il governo attuale, i suoi predecessori e le forze internazionali presenti in Afghanistan.

Secondo quanto ci riportano, i vari governi susseguitisi in Afghanistan e le stesse forze internazionali sono state coinvolte nelle violazioni dei diritti umani o sono rimaste silenti di fronte ad esse.

Reha Nawin, una delle organizzatrici della manifestazione, afferma: “Continueremo le nostre proteste. Chiediamo che la Comunità Internazionale, capeggiata dagli Stati Uniti e arrivata in Afghanistan in nome dei diritti umani, dei diritti delle donne e della democrazia, porti realmente diritti umani e democrazia. In realtà, con la presenza degli USA i crimini sono aumentati, non sono diminuiti, e la guerra civile continua tuttora”.

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Afghanistan: Università di Kabul intitolata al criminale Rabbani, continuano le proteste degli studenti

Gloria Geretto del C.I.S.D.A., 28 Ottobre 2012

Non si placano le proteste degli studenti di Kabul contro la decisione di Hamid Karzai di intitolare all’ex presidente Burhanuddin Rabbani l’Università di Kabul.

Il decreto presidenziale prevede infatti di rinominare l’ateneo di Kabul in onore a Rabbani, fondatore e capo del partito religioso afghano Jamiat-i-Islami, ucciso il 20 settembre del 2011 in un attentato suicida nella sua residenza di Kabul, situata nel quartiere diplomatico Wazir Akbar Khan.

Rabbani, presidente afghano durante la sanguinosa guerra civile tra il 1992 e il 1996, è noto come uno dei più grandi criminali in Afghanistan e per aver commesso feroci crimini di guerra contro la popolazione nella prima metà degli Novanta, uccidendo più di sessantacinque mila civili, costringendo molti afghani a lasciare il paese e distruggendo la città di Kabul. Secondo un rapporto del 2005 intitolato Blood-Stained Hands (mani macchiate di sangue) pubblicato dall’Osservatorio sui Diritti Umani, Human Rights Watch, Rabbani e le sue milizie avrebbero torturato, rapito, stuprato e ucciso centinaia di migliaia di civili anche negli anni successivi alla guerra fazionale, gettando acido sul volto delle studentesse della stessa Università di Kabul in cui oggi è affissa una targa in suo onore. Nel 1993, proprio a pochi passi dall’università che da qualche settimana porta il suo nome, Rabbani insieme alle milizie di Ahmad Shah Massoud e Rasool Sayyaf uccisero barbaramente centinaia di civili di etnia Hazara in un attentato che divenne noto come il massacro di Afshar.

Nominato nel 2010 capo dell’Alto consiglio di pace e incaricato di mediare con i talebani, Rabbani non fu mai processato da un regolare Tribunale Internazionale per i crimini commessi grazie all’amnistia concessa dal governo di Karzai nel 2010 che graziò molti signori della guerra tra i quali lo stesso leader jihadista per le atrocità compiute negli ultimi trent’anni, legittimandoli così agli occhi della comunità internazionale. 

Ad un anno esatto dalla morte di Rabbani, il presidente Karzai ha rinominato l’ateneo della capitale e la strada circostante in ‘Università del Martire della Pace e Professore Burhanuddin Rabbani’, in ricordo dell’ex leader jihadista.

Da subito la controversa decisione del presidente Karzai ha scatenato le proteste di centinaia di studenti afghani che dal 23 settembre scorso continuano a manifestare ogni giorno davanti all’università di Kabul chiedendo che il decreto venga immediatamente revocato e la targa commemorativa rimossa. Non sono mancati gli scontri e gli arresti: una ventina di studenti sono stati fermati mentre alcuni studenti e poliziotti sono rimasti feriti. Le proteste si sono poi estese davanti al Parlamento quando un gruppo di studenti ha bloccato l’entrata del palazzo che ospita l’Assemblea invocando la revoca del decreto. Secondo fonti locali, tre studentesse che manifestavano nella Piazza del Parlamento sono state investite da un’auto guidata da un deputato della provincia di Herat, sostenitore di Rabbani, che poco prima aveva tentato di prendere a calci alcuni manifestanti.

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Non permettiamo che le scuole afghane siano intitolate ai traditori

Revolutionary Association of the women of Afghanistan, 22/10/2012

Anti rabbani protest sep 29 2012 150x150I nostri giovani patrioti, i difensori del nostro popolo sfortunato, devono sapere che questo movimento, per quanto piccolo, è il germe di un movimento che domani condurrà una più dura lotta contro i collaborazionisti e i traditori nazionali.
Il governo corrotto che loda e sostiene i macellai della nostra nazione, che sostiene i signori della guerra e i traditori, ha intestato un istituto di formazione e una strada della capitale a Burhanuddin Rabbani, uno dei distruttori di Afghanistan. Fortunatamente, questa volta, i nostri giovani che sono stanchi e consapevoli si sono mobilitati contro questo atto vergognoso di Karzai.
Le loro proteste, nelle ultime tre settimane, hanno messo il governo traditore, i ladri che siedono in parlamento e l’intero apparato oppressivo, in una posizione disperata.

Se in passato, la nostra gente avesse fortemente protestato contro il governo, quando alcuni luoghi a Kabul e in altre province vennero dedicati ad assassini come Mazari, Massoud, Tora Baz Khan, Atta Mohammad, Abdul Haq, Abdul Saboor Farid e altri, nessun traditore avrebbe osato insultare la nostra nazione, commemorando i suoi assassini.

khoshalmeena 1992 150x150Fortunatamente, la maggior parte dei giovani dell’Università di Kabul insieme hanno dichiarato di trovare vergognoso studiare in un luogo intitolato ad un criminale brutale e che non permetteranno mai che questo governo di macellai di raggiunga il suo scopo infido. Si opporranno con fermezza a questa decisione. Le forze di sicurezza comandate dagli assassini Jamiati e Shoray Nizari, hanno attaccato i giovani che hanno protestato pacificamente ferendone e arrestandone alcuni. Questo atto fascista ha ulteriormente provocato la rabbia e il risentimento dei ragazzi.

I nostri giovani patrioti, i difensori del nostro popolo sfortunato, devono sapere che questo movimento, per quanto piccolo, è una preparazione per la lotta di domani che sarà più dura contro i collaborazionisti e traditori nazionali. Questi giovani non devono essere intimiditi e devono continuano a resistere fino alla fine.
Dovrebbero imparare dai giovani dell’Iran e di altri paesi che si oppongono contro i regimi più dispotici, accettando la tortura, le catene e la prigione, e anche di sacrificare la propria vita per la loro causa. I nostri giovani dovrebbero guardare ai loro coetanei in Iran come esempio. Il regime dei Vilayat-e Faqih (i guardiani della giurisprudenza islamica), con la sua forca e le sue prigioni, è stato umiliato dalle proteste dei suoi giovani. Essi dovrebbero guardare a Majid Tawakali come modello, questo eroe del movimento studentesco iraniano, la cui passione, la cui parola senza paura nelle università, ha scosso il regime. Sono tre anni che ha trasformato il macello del regime in un campo di lotta e resistenza.
Oppure dovremmo guardare Yousof Rashidi, che ha alzato un cartello con la scritta “presidente fascista, non c’è spazio per te nel Politecnico”, durante il discorso di Ahmadinejad. E ‘da diversi anni che si trova nelle prigioni di Ahmadinejad – e del regime medievale Khamenei ma non si è arreso. Studenti consapevoli che lottano per la libertà come Neda Agha Sultan, Mohammad Mokhtari e Saney Zhala, hanno sacrificato la loro vita durante le rivolte degli studenti.

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LA PROTESTA DEGLI STUDENTI AFGHANI BLOCCA L’INGRESSO AL PARLAMENTO

by Abasin Zanini, 29.9.2012,  RawaNews

Il veicolo di un parlamentare ha investito i manifestanti, ferendone tre. Non è stato reso pubblico il nome dell’investitore.
 
two women beaten in student protest near parliament1 300x209La foto che vedete è stata fatta circolare su Facebook, e mostra due studentesse dell’Università di Kabul picchiate da guardie del corpo di Nazir Ahmad Hanafi, rappresentante della provincia di Herat. Questo “warlord” (signore della guerra) appartiene a Jamiat-e Islami ed è un sostenitore di Burhanuddin Rabbani, oltreché alle dipendenze di Ismail Khan. Le ragazze hanno anche dichiarato che una di loro è stata investita dalla sua auto e ferita ad un piede.
Sabato scorso (29 settembre 2012) centinaia di studenti hanno nuovamente protestato bloccando l’ingresso al Parlamento, contro la decisione di Karzai di intitolare l’Università di Kabul a Burhanuddin Rabbani, capo del partito Jamiat-i-Islami, responsabile di crimini contro la popolazione afghana e ucciso lo scorso anno in circostanze poco chiare.
 
Hamdullah, studente di letteratura, ha dichiarato all’agenzia di stampa afghana Pajhwok: “un certo numero di parlamentari sono usciti dal parlamento per minacciare i manifestanti. Inoltre il veicolo di un parlamentare ha colpito i manifestanti, ferendone tre” ha asserito lo studente “senza farsi riconoscere!”.
Pare che l’autore dell’investimento sia proprio il deputato della provincia occidentale di Herat, Nazir Ahmad Hanafi, che prima ha tentato di prendere a calci i manifestanti e poi ha tentato di investirli con la sua auto davanti al Palazzo del Parlamento. Naturalmente il suo autista ha negato ogni addebito.

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“Adultera” lapidata, le donne di Kabul in piazza

Repubblica, 12 luglio 2012 – per vedere le foto clicca qui

174058040 57e06e78 ea0c 4416 a2c7 579405eddceeVogliono giustizia le donne di Kabul. A centinaia sono scese oggi nelle strade della capitale afgana a sostegno delle vittime di abusi e violenza e per rivendicare la tutela dei diritti della popolazione femminile.
Le attiviste, insieme a qualche dozzina di uomini, hanno sfilato con cartelli e striscioni per la città, in segno di protesta per la recente esecuzione di una giovane ventiduenne accusata di adulterio, uccisa pubblicamente dal marito tradito con una raffica di proiettili. Nel corteo c’erano donne a volto scoperto, donne con il burka e donne sfigurate con l’acido.

Per i giovani di Kabul la pace si fa con la pace

Osservatorio Iraq, 3/7/2012, di Anna Toro

I ragazzi, circa 150, hanno pregato per i “poveri martiri della guerra” e hanno osservato un minuto di silenzio.
Dopodiché si sono recati nel cortile dell’albergo e hanno piantato un cespuglio di rose, a simboleggiare il fatto che questo non è che l’inizio.
Contro i raid e gli attacchi dell’una e dell’altra parte, talebani, governo e truppe internazionali, un movimento di giovani che “vuole la pace attraverso la pace” sta finalmente nascendo anche a Kabul.

L’attacco all’Hotel sul lago
L’hotel-ristorante Spozhmai si trova sul lago di Qargha, non lontano da Kabul. Si tratta di uno dei luoghi turistici per eccellenza della zona, dove nel weekend centinaia di afghani, comprese donne e bambini, organizzano dei pic-nic o vi si recano a trascorrere brevi vacanze, dimenticando per qualche ora il lavoro, le incombenze quotidiane, e ogni tanto persino la guerra.

Questo fino a dieci giorni fa.
La notte tra il 21 e il 22 giugno, a mezzanotte in punto, un commando di guerriglieri talebani ha fatto irruzione nell’hotel in cui era in corso una festa, prendendo in ostaggio una quarantina di persone e ingaggiando con le forze di sicurezza afghane e internazionali una battaglia durata oltre 12 ore.
I talebani erano in cinque, armati fino ai denti con tanto di bombe a mano e armi pesanti, e a nulla sono serviti i tentativi da parte del personale di sicurezza di contrastarli: tre guardie e un poliziotto hanno perso la vita quasi immediatamente.
Complici anche le tenebre, nemmeno l’intervento delle forze Isaf, che hanno assunto il comando dell’azione di difesa, è riuscito a bloccare subito il commando: lo scontro a fuoco è durato fino all’alba e solo verso mezzogiorno le forze internazionali hanno finalmente ripreso il controllo totale dell’hotel-ristorante.
Non senza aver pagato un alto prezzo in termini di vite umane: 26 i morti, tra cui i 5 talebani responsabili dell’attacco e, come abbiamo visto, ben 12 civili che si trovavano nell’albergo, tra ospiti e personale di servizio.

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