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Tag: Manifestazioni

Il 1 Maggio – la Giornata delle Lavoratrici e dei Lavoratori e della Solidarietà

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia- UIKI Onlus – 30 aprile 2017

1 mayis 4 599x275Attualmente stiamo vivendo le conseguenze della globalizzazione neoliberista che conferisce al capitale potere illimitato, genera in tutto il mondo disuguaglianze, sfruttamento, espulsione e distruzione degli spazi vitali ecologici e porta avanti guerre. Questa disuguaglianza ha conseguenze drammatiche e produce vittime in tutto il mondo.
Attraverso povertà, guerra e terrore attualmente milioni di persone sono costrette a lasciare il proprio Paese. Davanti alle porte dell’Europa incontrano un vento di odio e discriminazione. Anche in Germania nella società vengono alimentate paure.

L’incomprensione porta all’esclusione e impedisce una convivenza sociale pacifica. La politica (economica) responsabile delle drammatiche condizioni di vita delle persone, che a livello mondiale promuove inesorabile sfruttamento e espulsione – o quanto meno lo accetta e lo tollera – invece non viene messa in discussione e così vengono oscurate le reali cause della fuga. È questo che rende possibile che condizioni difficili nella società vengano strumentalizzate da partiti e organizzazioni di destra e che le divisioni sociali vengano rese sempre più profonde. È necessario opporre a questo con determinazione i valori della democrazia, dell’uguaglianza e della pace, mostrare solidarietà internazionale e rivendicare con forza un ordinamento sociale democratico e partitario.

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Il partito della solidarietà afghano contro la bomba Moab

dal sito di Hambastagi – 16 Aprile 2017

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Kabul, 16 aprile 2017: Attivisti del Solidarity Party of Afghanistan hanno organizzato una manifestazione per protestare contro il lancio della MOAB – la cosiddetta Madre di tutte le bombe – da parte del Governo degli Stati Uniti su Achin, un distretto della provincia di Nangarhar.

unnamed 2Gli attivisti hanno espresso la loro rabbia contro i crimini degli Stati Uniti e contro il governo fantoccio di Ghani-Abdullah. I manifestanti hanno esposto cartelli contro le politiche di occupazione del governo degli USA e hanno gridato slogan contro l’occupazione e contro il fondamentalismo: “la guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo è una presa in giro!” “La vera causa della guerra in Afghanistan è il governo degli Stati Uniti!” “Talebani e ISIS sono una creatura del governo degli Stati Uniti!” “Dobbiamo ribellarci, il nostro silenzio è la nostra morte!”.

Selay Ghaffar, portavoce di SPA, ha dichiarato:
“Sono ormai più di 16 anni che l’Afghanistan è stato occupato dagli Stati Uniti e dalla Nato. Gli occupanti, con la scusa della “guerra al terrorismo” sono entrati in Afghanistan e hanno trasformato il nostro paese in un cimitero per la nostra gente inerme. Hanno ucciso più di 250 mila afghani; hanno usato bombardamenti distruttivi; hanno sperimentato armi chimiche; e ora hanno lanciato la MOAB nel Distretto di Achin. Questo è il risultato voluto anche dal governo fantoccio afghano, che spudoratamente chiede alla nostra gente di essere grata alle forze statunitensi. Il governo afghano ha espresso apprezzamento per questo attacco, sostenendo che sono stati uccisi solo le milizie dell’ISIS e non civili afghani.

Il Governo afghano, consentendo di testare la MOAB in Afghanistan, ha firmato un accordo di schiavitù e ha commesso il crimine più atroce contro il nostro popolo. Tuttavia, le persone che amano la libertà in Afghanistan non consentiranno che il nostro paese diventi un’arena dove si combattono le potenze occidentali e orientali.”

È intervenuto poi Mahmud, un semplice cittadino di Kabul, che ha recitato una poesia. I giovani del Gruppo di Teatro del SPA ha realizzato un prototipo di MOAB trasportato da compagni con le maschere di Trump, Ghani e Abdullah. L’incontro si è concluso con la lettura di un comunicato ufficiale del Solidarity Party of Afghanistan.

11 febbraio 2017 – Manifestazione Nazionale a Milano Libertà per Öcalan e per tutte le prigioniere e i prigionieri politici Pace e Giustizia per il Kurdistan

UIKI

Ocalan 214x300La lotta del Movimento di Liberazione Curdo per la democrazia, la coesistenza, l’ecologia e la liberazione delle donne ha raggiunto primi risultati positivi con l’allargamento del modello di autogoverno democratico nei territori liberati dal giogo delle bande ISIS. Ma con l’estensione della situazione di guerra attuale nel Bakur-Turchia, Rojava-Siria e nel Medio Oriente, i curdi e le altre popolazioni della regione affrontano gravi pericoli; lo stesso Movimento di Liberazione subisce nuove e pesanti minacce.

Per garantire la sua presidenza, Erdogan si è alleato con i fascisti e i nazionalisti turchi, così da affrontare la questione curda con la violenza e la repressione: tutto ciò che è collegato con i curdi e la loro identità è un obiettivo. Vengono commissariate le municipalità, i co-sindaci sono arrestati e sostituiti con amministratori fiduciari di nomina governativa. La brutalità della guerra in Kurdistan che ha visto la distruzione di intere città, è già costata la vita a migliaia di civili, arresti di massa di politici, intellettuali, accademici, giornalisti, attivisti, avvocati e magistrati, fino ad arrivare al piano per l’eliminazione fisica di Öcalan.

La pesante tortura psicofisica inflitta al leader curdo Abdullah Öcalan, nel corso degli ultimi 18 anni in condizioni di isolamento totale, è stata inasprita con ulteriori limitazioni del suo regime carcerario. Dal 5 aprile 2015, dopo che Erdogan ha messo fine al negoziato “per una soluzione politica e democratica della questione curda”, i contatti con l’isola di Imralı sono praticamente interrotti.

In base a recenti informazioni ci sono gravi motivi di preoccupazione per la stessa vita di Ocalan. Nel mentre il regime di Erdogan si prepara a reintrodurre la pena di morte.

Abdullah Öcalan è il rappresentante riconosciuto del popolo curdo, egli svolge un ruolo decisivo per una possibile soluzione duratura e democratica della crisi profonda del Medio Oriente.

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Manifestazione contro Gulbuddin Hekmatyar.

KABUL, AFGHANISTAN – 22 settembre:
spa protest against gulbuddin nytManifestazione anti-Gulbuddin Hekmatyar organizzata dal Partito della Solidarietà dell’Afghanistan, a Kabul, in Afghanistan il 22 settembre 2016.

Secondo quanto riferito, un progetto di accordo di pace tra Hizb-e-Islami guidata da Gulbadin Hekmatyar e il governo afghano è stato firmato a Kabul il 22 settembre.

Altre informazioni sul sito di Hambastagi

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Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan

dal sito UIKIonlus – 8 settembre 2016

14333117 301479236885103 7121683861910355876 nDa oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città – Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice – vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.

Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 Luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan dà il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.

Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.

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Manifestazione anti-rapimenti a Kabul.

AGCcomunication – di TOMMASO DAL PASSO AFGHANISTAN – Kabul 17/06/2016

kabulmanifestazione 1I residenti di Kabul sono scesi in piazza il 16 giugno per chiedere al governo di garantire la sicurezza pubblica, la protezione delle autostrade e l’arresto dei funzionari che appoggiano i talebani.

Il corteo di protesta, riporta Pajhwok, arriva dopo i recenti episodi avvenuti nella provincia nord-orientale di Kunduz in cui i militanti avevano rapito 220 passeggeri sull’autostrada Kunduz-Takhar in due occasioni a maggio. Diciotto dei passeggeri sono stati uccisi, mentre altri 21 sono ancora prigionieri; il resto degli ostaggi sono stati rilasciati dai rapitori o liberati dalle forze di sicurezza.

Decine di abitanti di Kabul e attivisti della società civile si sono radunati nella capitale, sollecitando le autorità a intervenire con decisione per evitate altri rapimenti. In un documento indirizzato al governo, i manifestanti hanno chiesto al governo di unità nazionale di rilasciare informazioni complete sul rapimento dei passeggeri da parte dei talebani; sottolineando che le persone devono essere certe dell’arresto dei rapitori. Il documento chiede anche al Consiglio di Sicurezza Nazionale di rafforzare il coordinamento tra le istituzioni di sicurezza del paese, perseguendo quelli collusi con in talebani.

 

Ahmad Ubaid Kabir: «Anche i pashtun sono solidali con le vittime»

Il Manifesto – G. Sgrena – 12/11/2015

Sgrena Ubaid 150x150A Kabul ci sono grandi manifestazioni dopo l’assassinio di 7 persone, tra cui donne e bambini, nella provincia di Zabul. Partecipa anche Hambastagi? Lo chiediamo a Ahmad Ubaid Kabir, portavoce del partito Solidarietà (Hambastagi , l’unico partito di opposizione afghano) in questi giorni in Italia, su invito del Cisda (Comitato italiano di solidarietà con le donne afghane), per partecipare a iniziative pubbliche e avere incontri con i partiti.

«Ci sono i nostri militanti, è una manifestazione della società civile, di tutte le etnie, non solo degli hazara che sono stati colpiti da quest’ultimo attacco. Hambastagi farà nei prossimi giorni una manifestazione a Jalalabad, ce l’hanno chiesto i nostri militanti per dimostrare che anche loro che sono pashtun (come i taleban) sono solidali con le vittime, perché il tentativo è invece quello di provocare lo scontro tra le varie etnie».

In Afghanistan ora si assiste anche a scontri tra taleban e militanti dell’Isis.
I taleban erano un gruppo afghano mentre l’Isis è un gruppo di fondamentalisti islamici internazionale, i taleban che sono entrati nell’Isis lo hanno fatto perché spinti dagli Usa che li vogliono usare contro la Russia, la Cina e l’Iran. Non è un fatto nuovo la presenza dell’Isis, l’arrivo è stato preparato. Già nel 2013, con inviti ufficiali del governo, sono arrivati in Afghanistan gruppi di arabi provenienti dal Qatar e dall’Arabia saudita. Si erano stabiliti a Fara e Helmand, ufficialmente per cacciare uccelli (i famosi falchi) che dovrebbero servire per aumentare la virilità. Ma poi hanno portato anche le loro famiglie e per darsi una credibilità si sono inventati progetti umanitari: distribuzione di cibo, costruzione di strade, moschee e scuole, in realtà erano madrasa, scuole coraniche. Improvvisamente nel giugno 2013 sono cominciati gli scontri con i taleban, che controllavano la zona e che avevano l’appoggio dell’Iran, e hanno costretto i gruppi dell’Isis ad abbandonare la provincia di Fara e a spostarsi a Herat. Ora la presenza dell’Isis è soprattutto nel nord e nell’est del paese.

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Turchia al voto sull’orlo della guerra civile.

CORE Circuiti Organizzati Resistenze Editoriali – Glocal – pubblicato da Fabio Ferrari – 31 ottobre 2015

A Roma manifestazione in solidarietà con il popolo curdo, per la pace in Turchia e in Siria, dalle ore 15 in Piazza dell’Esquilino.

Le elezioni di domenica 1° novembre saranno un importantissimo passaggio nella storia della Turchia democratica. Dai risultati dell’imminente tornata elettorale scaturiranno conseguenze irreversibili sugli equilibri politici interni del paese, i cui effetti sono destinati a produrre anche profondi riflessi sul futuro dai paesi ai confini di Ankara, in Siria prima di tutto.

Che la posta in gioco sia altissima, lo testimoniano le tante mobilitazioni internazionali in favore della pace. La manifestazione romana di oggi, convocata con un appello alla pace e alla democrazia in Turchia e in Siria, è l’ulteriore e non ultimo tassello di una lunga campagna di solidarietà con il popolo curdo a cui i movimenti, in Italia come in altri paesi d’Europa, hanno dato vita da ormai oltre un anno a questa parte.

Rojava Calling, nata con l’obiettivo di aiutare la ricostruzione di Kobane, è diventata un utile strumento per approfondire la conoscenza di una realtà politica esistente e resistente, da ormai oltre un biennio, in quella porzione del settentrione siriano abitato dai curdi altresì conosciuto come regione autonoma del Rojava.

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Manifestazione globale per la libertà e la ricostruzione di Kobane

UIKI Onlus – 6/10/2015

Kurdi 300x158Il CISDA aderisce alla giornata globale di azione per Kobane: Il 1^ Novembre 2015 scendete in piazza e manifestate.

APPELLO URGENTE ALL’AZIONE: Manifestazione globale per la libertà e la ricostruzione di Kobane. Appuntamento per la Manifestazione Globale: 1 novembre 2015, ore 14.00.

La resistenza determinata degli uomini kurdi e delle donne kurde in quella regione di confine strategica che è il Rojava (Kurdistan occidentale in Siria), ha ispirato persone e governi in tutto il mondo quando l’assedio della città da parte di Stato Islamico (ISIS) è stato respinto con successo appena un anno fa. La loro lotta è diventata un simbolo della resistenza popolare contro la violenza senza pietà e le orrende atrocità commesse da ISIS.

In risposta, il 1 novembre 2014 è stato lanciato un appello urgente per una giornata globale di azione per Kobane e per l’umanità chiedendo a tutte e tutti di mostrare solidarietà con Kobane e di dare assistenza umanitaria e materiale.
In tutto il mondo centinaia di singole e singoli e di organizzazioni che rappresentano migliaia di persone hanno firmato quell’appello, comprese personalità di spicco come il Professor Noam Chomsky e l’Arcivescovo Desmond Tutu, che entrambi sono da molto tempo sostenitori della lotta kurda per l’autodeterminazione, che Premi Nobel come Adolfo Erez Esquivel e Jose Ramos-Horta, già presidente di Timor Est e Nora Cortinas, cofondatrice delle Madri della Plaza de Mayo in Argentina e la cantante palestinese Reem Kelani.
Tuttavia non c’è sostegno ufficiale, la logistica dell’invio di aiuti a Kobane è stata gravata da difficoltà insormontabili e la popolazione di Kobane ha continuato a soffrire e molte famiglie sono fuggite verso luoghi più sicuri. Per questo ora è ancora più urgente aprire un corridoio umanitario che vada dalla Turchia a Kobane per facilitare l’arrivo del flusso di aiuti nella città che sta ancora affrontando gli attacchi di ISIS.

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Afghanistan proteste contro i talebani “sono seguaci degli USA”

ImolaOggi – 2 agosto 2015

spa protest anti taliban crimes 2 aug 2015 350x197 1Più di 500 persone, in maggioranza donne, hanno manifestato a Kabul contro i talebani e il fondatore mullah Omar, opponendosi ai negoziati di pace tra il governo afghano e il gruppo terroristico. In un episodio senza precedenti nella capitale, i dimostranti hanno mostrato cartelli con scritte come ‘Trattare con i talebani è tradire la nazione afghana’ e ‘I talebani sono seguaci di Pakistan e Usa’.

Hanno anche mostrato fotografie di vittime degli attentati del gruppo e del suo ex leader, la cui morte nel 2013 è stata annunciata mercoledì dal governo di Kabul. “La morte del mullah Omar è un giorno di festa e felicità per gli afghani, almeno uno dei criminali è stato eliminato dalla lista”, ha dichiarato Nabila, una donna che prendeva parte alla protesta.

“Da due decenni, la nostra sfortunata gente ha sperimentato omicidi, distruzione e dolore atroce a causa degli ordini dettati da un uomo ignorante, assassino e sconosciuto, chiamato mullah Omar”, ha commentato l’organizzatrice della protesta, Sailai Ghafar.

Durante un discorso ai dimostranti, Ghafar ha aggiunto che il processo di pace “non avrà un risultato positivo” per l’Afghanistan, perché lo Stato islamico continuerà la guerra ancor più del gruppo del mullah Omar. “Invece di dar loro posti nel governo, i talebani e i gruppi criminali devono essere portati davanti ai tribunali per aver ammazzato migliaia di afghani innocenti in attacchi suicidi ed esplosioni”, ha detto un’altra dimostrante, Murssal.