Turchia, lacrimogeni contro manifestanti 1 maggio: oltre 160 arresti
Adnkronos – 1 maggio 2017
Più di 160 persone sono state arrestate dalla polizia oggi a Istanbul in seguito agli scontri scoppiati tra le forze dell’ordine e un gruppo di manifestanti che volevano radunarsi in piazza Taksim, per celebrare il primo maggio nonostante il divieto delle autorità. Lo riferisce l’agenzia di stampa Dogan.
In precedenza l’emittente Ntv aveva parlato di circa 70 fermi nel distretto di Besiktas.
Gli agenti hanno utilizzato i gas lacrimogeni contro un gruppo di manifestanti che si era radunato nel quartiere Mecediyekoy, sventolando delle bandiere con degli slogan contro il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan.
La Turchia celebra il potere del Labour Day, due settimane dopo un referendum che ha rafforzato significativamente i poteri del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Attualmente stiamo vivendo le conseguenze della globalizzazione neoliberista che conferisce al capitale potere illimitato, genera in tutto il mondo disuguaglianze, sfruttamento, espulsione e distruzione degli spazi vitali ecologici e porta avanti guerre. Questa disuguaglianza ha conseguenze drammatiche e produce vittime in tutto il mondo.
Gli attivisti hanno espresso la loro rabbia contro i crimini degli Stati Uniti e contro il governo fantoccio di Ghani-Abdullah. I manifestanti hanno esposto cartelli contro le politiche di occupazione del governo degli USA e hanno gridato slogan contro l’occupazione e contro il fondamentalismo: “la guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo è una presa in giro!” “La vera causa della guerra in Afghanistan è il governo degli Stati Uniti!” “Talebani e ISIS sono una creatura del governo degli Stati Uniti!” “Dobbiamo ribellarci, il nostro silenzio è la nostra morte!”.
La lotta del Movimento di Liberazione Curdo per la democrazia, la coesistenza, l’ecologia e la liberazione delle donne ha raggiunto primi risultati positivi con l’allargamento del modello di autogoverno democratico nei territori liberati dal giogo delle bande ISIS. Ma con l’estensione della situazione di guerra attuale nel Bakur-Turchia, Rojava-Siria e nel Medio Oriente, i curdi e le altre popolazioni della regione affrontano gravi pericoli; lo stesso Movimento di Liberazione subisce nuove e pesanti minacce.




Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città – Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice – vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.
I residenti di Kabul sono scesi in piazza il 16 giugno per chiedere al governo di garantire la sicurezza pubblica, la protezione delle autostrade e l’arresto dei funzionari che appoggiano i talebani.
A Kabul ci sono grandi manifestazioni dopo l’assassinio di 7 persone, tra cui donne e bambini, nella provincia di Zabul. Partecipa anche Hambastagi? Lo chiediamo a Ahmad Ubaid Kabir, portavoce del partito Solidarietà (Hambastagi , l’unico partito di opposizione afghano) in questi giorni in Italia, su invito del Cisda (Comitato italiano di solidarietà con le donne afghane), per partecipare a iniziative pubbliche e avere incontri con i partiti.
Il CISDA aderisce alla giornata globale di azione per Kobane: Il 1^ Novembre 2015 scendete in piazza e manifestate.